martedì 27 giugno 2017

Significativamente (1).



“Hai voluto la bicicletta? Allora… pedala!”. 
Il “motto” intende in questa maniera. Ossia, nella convenzione “scientifica”, anche il luogo comune ne prende spunto, forgiandosi di conseguenza, in quanto “usualità del/nel linguaggio”. 
L’espressione ha più piani di lettura e di valenza, tuttavia – a parte la “filosofia” – è significativa in termini di “moto, energia, movimento, carburante, etc.”. 
Una simile lessico non avrebbe avuto efficacia, se all’interno di una realtà manifesta – ad esempio – organizzata sull'esistenza del moto perpetuo, perché – a parte la “filosofia” – la bicicletta avrebbe goduto di una simile proprietà. 
È vero, anche, che la bicicletta, nell'esempio “morale (l’hai voluto tu. Ora datti da fare!)”, in questione, è stata scelta proprio come mezzo azionato con la forza delle gambe umane, infatti, la metafora non regge se si prende come riferimento la “motocicletta”, che è – già – una forma di “automatismo (a parte il discorso, dipendenza dal carburante, il veicolo funziona automaticamente)”. 
Ergo; l’automatismo comporta “assenza di ‘forza di volontà’ umana”, mentre, il meccanismo “servo alimentato” dipende proprio dalla caratteristica “forza umana”, utilizzata come motore unico. 
La scelta della bicicletta, come luogo comune per il significato morale, agganciato, risente del passato umano, della storia della tecnica e della Fisica e – dunque – è la conseguenza delle varie tappe che hanno “trasportato” il sapere scientifico e l’umanità stessa, da epoca in epoca, di valenza in valenza, e di memoria in memoria. 

lunedì 26 giugno 2017

Significativamente.



La serie “Il Significato” continua, cambiando titolo ma non significato (sostanza). 
E, ciò, è significativo, alias: 
portante. 
È come essere alle prese con il concetto scientifico di “costante”, il segno matematico di “uguaglianza” e l’equilibrio dei livelli in vasi comunicanti. O come, ad esempio, una condizione che si ripete a livello frattale
Di più, avrai certamente notato che, a prescindere dalla “forma” di governo politico… ogni Paese è sottinteso dallo stesso modello economico finanziario speculativo, globale:
nella sostanza c’è una “eguaglianza”, che nulla ha a che vedere con il concetto (universale) di giustizia (ad angolo giro).
Per evitare la noiosa ripetizione di queste parole:
"è uguale a", userò un paio di linee parallele della stessa lunghezza, perché non ci sono due cose uguali tra loro più di due rette parallele”.
Robert Recorde 
Il simbolo “=” (uguale) di per sé fa capire (incorpora) il disinnesco “già” successo. 
Perché… due rette parallele non sono per nulla affatto… “uguali”, andando a descrivere – semmai – qualcosa che non ha nulla da condividere con qualcos'altr3.
Ok?
Ergo: 
utilizzando il segno “=”, a cosa (chi) stai alludendo, seppure inconsciamente (automaticamente)? 

venerdì 23 giugno 2017

Il “significato” (6).



Quando gli altri seguono ciecamente la verità. Ricorda… Nulla è reale. Quando gli altri si piegano alla morale o alla legge. RicordaTutto è lecito”.
Assassin’s Creed
Segui l’onda di forma, il ragionamento, il filo conduttore, la trama, quella sottile ma indemagliabile strutturazione della realtà manifesta… per intuito, percezione, senso, quintessenza, valore, simbolo, significato… 
Come “in Leonardo da Vinci” v’è raccolta la sua memoria, frastagliata, annotata, conservata… in pagine di “codice”, mischiando le carte in tavola… allo stesso modo - in questo spazio (potenziale) - sono inserite comprensioni e ricordi “ad incastro”.
Laddove “nulla avviene per caso (se non lasci nulla, al caso, se è previsto così allorquando ad intendere sei finalmente, tu, anche se nel ‘qua così’)”. Accorgiti…
Immagina di vivere (sopravvivere) nella realtà manifesta, che ti appare guardando costantemente dentro ad un teleobiettivo (attraverso un effetto zoom, che sono i “tuoi” occhi). 
Se (se) una persona “ti passasse davanti… non la vedresti”, se non per una breve sensazione “ombra”, che transita velocemente nella “ripresa reale manifesta (davanti ai “tuoi” occhi)”:
ecco cosa è (e chi è) la immanifestazione compresente dominante

giovedì 22 giugno 2017

Il “significato” (5).



La coerenza è un atteggiamento
Si può pensare che sia una “qualità”, in qualche modo, dispersa nell’aria. Che qualcun3 respira, mentre, qualcun altr3, no. Cioè, si può pensare alla coerenza come a qualcosa di casuale, di stranamente meritori3, di assegnat3 da dinamiche sconosciute e da logiche quantomeno misteriose. 
Invece, sostanzialmente, la coerenza “è”… uno stato proprio interiore, a livello universale (potenziale).
Qualche “rigo di codice”, di programmazione? Qualche configurazione neuronale o lascito ereditario genetico? Il frutto dell’esperienza tua, “tua” e consanguinea? La conseguenza interna di una compressione esterna? 
Perché (quando) una persona è definibile come “coerente”?
In seguito a quali azioni? Secondo quale prospettiva? Attraverso quale “morale (riferimento)”? 
È la distanza temporale, tra il “detto e fatto”, che permette di delineare sostanzialmente la figura altrui
È il proprio comportamento (“fatto”) nell'atteggiamento coerente con il “detto”, che ricava “per contrasto” il rilievo della in-coerenza. 
Ma, come al solito, “qua, così” una persona può essere – allo stesso tempo – coerente ed incoerente, rispetto ad una serie infinita di “valori (riferimenti)”. 
       

mercoledì 21 giugno 2017

Il “significato” (4).



Ci sono aspetti che diventano secondari, quando altri aspetti diventano (sembrano) principali. 
Solitamente, la “regola” è che la Massa vive la tal vicenda e, di conseguenza, si autoregola (sai, però, che esistono grandi network “commerciali” in grado di influenzarla). 
Ossia, tutt3 “qua, così” ti dà l’impressione che “vada da sé”, nel senso che… democraticamente, l’umanità “sceglie” liberamente, naturalmente, spontaneamente, etc. 
Infatti, le persone credono proprio di essere padrone del proprio destino. C’è questa pseudo convinzione, in “giro”
Le farfalle, ad esempio, ti dicono che – sin dal tempo della rivoluzione industriale, in Inghilterra - abbiano cambiato colore alle proprie ali, da quando gli alberi sui quali si posavano avevano, a loro volta, cambiato colore (in conseguenza dell’inquinamento industriale). 
Ok? 
Questo accadimento viene preso come “evoluzione naturale”, anche se è un adattamento alle condizioni ambientali del tutto “artificiali”. In una sola parola:
sopravvivenza.
In due parole:
sopravvivenza e controllo.

martedì 20 giugno 2017

Il “significato” (3).



Nelle etichette, applicate sulle confezioni alimentari, manca sempre (sempre) qualcosa. Per questo è stata concepita:
per illudere, apparire, deviare la "tua" attenzione, rassicurarti, etc. (ad esempio, la categoria "aromi naturali" è un insieme che sfugge complessivamente).
Nonostante tutta la “normativa” e l’apparenza (tutela del consumatore), non risultano nemmeno mancantie ciò è già di per sé estremamente significativo1) gli inquinanti (che, ormai, sono entrati a far parte delle caratteristiche “nutritive” del tal prodotto) e 2) le proprietà “altre (effetto espanso)” – in termini di “trattamento (ad opera del funzionamento del complesso umano)” - che dette sostanze incarnano, rappresentano e generano, una volta introdotte all’interno del processo, non solo in termini di “nutrizione, digestione, apporto nutritizio, etc.” ma, anche, in termini di “applicazione, destinazione, specializzazione, attitudine, effetto, reazione, significato, etc.”.
Poi, non risulta mancante nemmeno l’interferenza che la confezione (packaging) – sia in termini di “forma” che in termini di “materiali utilizzati per assemblarla” – in sé e per sé e d’assieme con il prodotto “avvolto (confezionato)”, determina 1) sul prodotto stesso e, poi, 2) nel corpo che verrà caratterizzato in seguito.
Non solo; non risulta nemmeno mancante ciò che succede al tal prodotto - a livello “energetico e di salubrità” -  dopo che è stato stoccato “per non sai nemmeno quanto tempo e modo, dove e quando”. 
Del resto, non sembra esserci nemmeno l’esigenza, né di sapere cosa succede al prodotto quando viene scaldato, per la cottura (che avviene in molti modi diversi, nonostante l’esito apparente sia sempre e solo quello dello “scaldare”), né di sapere cosa succede al prodotto nel momento in cui viene conservato “al fresco, in freezer, a temperatura ambiente, etc.”. 
Il viaggio, a cui è stato sottoposto il prodotto, ha influito sulla sua “caratteristica”? Il periodo di stoccaggio, in magazzino, ed il processo produttivo – ad esempio – hanno influito sulla “qualità” del prodotto?
La vicinanza di campi magnetici, di macchine per la produzione sempre più tecnologiche, di altri prodotti, di personale “perturbato” alle catene di lavoro e di controllo, di pratiche commerciali e di coltivazione e protezione “ai limiti”, etc. come hanno influito ed influenzato il “raccolto”
Di tutto questo non c’è nemmeno l’esigenza di “sapere”, per cui… “manca sull'etichetta”. E, poi, è sempre del tutto "opinabile". No?
  

lunedì 19 giugno 2017

Il “significato” (2).




Avrai certamente già notato che esistono molte “analogie (curiose somiglianze)” tra fenomeni apparentemente diversi
Di solito ti attira a livello di "divertimento (effimero)".
Qualcosa che desta sempre “curiosità”, ma solo in termini di “spettacolo” e di “momento (circoscritto nel/dal tempo)”. 
Ossia, sei sempre meno “impressionabile (flessibile)” e sempre più “arteriosclerotic3 (rigid3)”. 
Non solo; lo sei sempre “di meno ed all’opposto (ma sensatamente) di più”… nel reame giurisdizionale di una “forza”, compresente ed immanifesta, che senza ombra di dubbio esiste (ma non c’è) e/o c’è (ma non esiste)”, in termini di presa d’atto e, dunque, di responsabilizzazione dell’accaduto (“precipitato”). 
“Qua, così”, infatti, le “cose” succedono... e tu non riesci a seguirne, passo passo, l’intero “iter” che va dal “a monte” al “a valle”. 
Più semplicemente, ad un certo punto “appaiono (come dal ‘nulla’)”
Non a caso, del resto, sia la scienza (deviata) che la religione, pongono alla base della “forma” sociale ed umana, considerazioni cardinali che, appunto, prendono, fissano e assumono – in quanto a “ragione fondamentale” – cause prime, che possono ad ogni effetto essere, soprattutto, considerate come una sorta di “creazione dal nulla” (Big Bang e Dio) o "invenzione (teoria)".
Un modo “scientifico, religioso (di parte)” per spiegare ciò che non viene ricordat3, nondimeno, di fissare in termini egoici (interesse) una incerta situazione, al fine di renderla… “certa (deviandola ed assumendola di/in parte)”.
Questa, al di là del “mistero dell’origine”, è la “verità”. 

venerdì 16 giugno 2017

Il “significato” (1).



La realtà manifesta “qua, così” è caratterizzata da una “corsa al potere (interesse)”, ossia, alla sostanziale – per quanto ci giri intorno – sopraffazione premeditata altrui
A volte, non ci credi nemmeno tu. Ma tant'è. 
Non puoi negare che esiste un “buco” nel cielo, che chiami Sole… dal quale fuoriesce luce. No? 
Del resto, provieni - “a quanto si dice” - da una versione delle “cose”, contrassegnata dal famoso marchio “mors tua, vita mea”. 
Ora… 1) quando definiscono il presidente Usa, come l’uomo più potente al mondo e 2) lo stesso uomo è sottoposto ad “attacchi serrati (accuse)”, provenienti – da qualche/molte parti – tutt'attorno a lui… che cosa significa
Quale significato ne ricavi? 
Se è la “testa che puzza”, che fine farà il “corpo”? 
E poi ti parlano e, magari, ti accusano di… “fake news”:
una nuova “malattia sociale”. 


giovedì 15 giugno 2017

Il “significato”.



Da quest’oggi (in quanto "introduzione"), probabilmente per tre Bollettini, questo spazio (potenziale) analizzerà il “significato” (significato = simbolismo sostanziale frattale espanso) della teoria fisica applicata a “quiete e moto, sistemi di riferimento, sistemi di riferimento inerziali, traiettoria, velocità, teoria aristotelica del moto, principio di relatività galileiano, principio di inerzia, nascita del metodo di ricerca sperimentale”. 
Il tutto, nella “direzione” impartita agli argomenti, attraverso un libro di testo, per gli istituti magistrali, relativo all'anno 1988. Un testo a “caso”, laddove “il caso non esiste”. 
Ovviamente, la disquisizione sarà in “funzione della sfericità globale (valore universale)” emersa durante questi otto anni di condivisione quotidiana del “pensato”. 
La “teoria” deve sempre passare per la “dimostrazione”?
Deve essere sempre “comprovata”? Perché?
E, soprattutto, da “chi”… oltre a ciò che rappresentano ed incarnano le Istituzioni?
La riflessione è, quindi:
che cosa significatutto ciò (e, dunque, "chi" è).

mercoledì 14 giugno 2017

Giustizia ad angolo giro: “amore”.



In questo spazio (potenziale) – costantemente auto manutenuto “aperto” – emergono, di conseguenza, coerentemente (ed in maniera direttamente proporzionale, espansa “in leva”, all'intenzione autrice), concetti, teorie, prospettive, etc. “nuov3” (nel senso che… la “novità” consiste e sussiste nel fatto di prendere in considerazione la forma sociale reale manifesta “qua, così” – con tutto il relativo contenuto informativo – in maniera “altra”, oppure, “nuova). 
Si può tranquillamente arrivare a definire questo “carico”, come una supervisione assoluta (relativa ad un assoluto) che nella fattispecie “fissa tutt3 ad un momento di ‘è già successo’”, alias, all'avvento della compresenza immanifesta dominante. 
Se (se) poni attenzione e lungimiranza, la “cosa” non è differente (in “modulo”, nella sostanza) rispetto a ciò che “ha già fatto” sia la scienza che la religione, “qua, così”. 

martedì 13 giugno 2017

Oye como va…



Oye como va mi ritmo
Bueno pa gosar mulata…”.
Tito Puente/Carlos Santana
Questo articolatissimo testo è della famosa “ballata”, che tanto ha fatto smuovere energia, sin dagli anni ’60, del secolo scorso. Sai quale è la traduzione? Questa:
Senti come va il mio ritmo
buono per gustare le mulatte”.
Ovvio che c’è una “vaga” allusione alla sessualità, lì dentro. E non ci vuole molta fantasia per decodificare cosa significhi “il mio ritmo”. Vero
Il “timbro” stesso della musica è di quelli da farti comprendere già tutto, prima ancora di pensarci
È qualcosa che intuisci e che “fai tu3”, così, di per sé… essendo agganciato in qualche modo alla “natura umana”, che sembra essere una conseguenza proprio dell’atto sessuale. 
Anche se - ormai lo sanno tutt3 - la vita umana può essere concepita in vitro, ossia, in laboratorio… con buona pace del “ritmo” e dell’eventuale "divertimento" e/o romanticismo, che accompagna – come una orchestra speciale – eventi di questo calibro.
Il linguaggio è, quindi, quasi da “bar”; la sede del luogo comune più tipico per trascorrere del tempo tra “amici” che non se le mandano a dire. 
C’è anche un altro “stile” da notare; una impronta di genere. Ovvio:
quella (“dominante”) maschile:
buono per gustare le mulatte

lunedì 12 giugno 2017

Fai che ti fermi. Fermati che fai.



Ci sono “passi”, nella storia indefinita della cosiddetta “diversità umana (tra razze, genti, popoli, famiglie e, persino, tipologia di genere sessuale)”, caratterizzati da uno schema fisso
Questo:
gruppi che sopravvivono, dominati (all'ombra di altri gruppi)
ad un certo punto, sovvertono l’ordine convenzionale (ad esempio, gli ebrei, i cristiani e la specie maschile).
Sì… ciò che si ripete, costantemente, è qualcosa che inizia con la diversità e che si conclude nella fissità, di un interesse particolare
Quindi, hai a che fare “qua, così”, con qualcosa che “si ripete” e che intende divenire “ferm3”:
una sorta di ciclicità (da cui, per contrasto, nasce l’idea di misurare ciò che succede, rendendo possibile l’esistenza del tempo, in quanto “distanza tra un evento ed un altro”). 
Se la realtà manifesta si stabilizzasse, “fermandosi” ad un solo ed unico stadio (momento), allora il tempo potrebbe anche non esistere
A meno che, fosse proprio la concezione dell’interesse dominante a prevederlo, in quanto infinito delimitatore dello scandire “naturale” del ritmo:
qualcosa che pur essendo ferm3, non lo può mai auto ammettere (dichiarare), andando a rilevare – d’assieme all’evidenza giorno/notte/stagione – ogni segno caratteristico del passaggio del tempo anche sulla propria “pelle”. 
Una grande strategia, che non puoi nemmeno prendere in considerazione (immaginare), se la ragione fondamentale – portante – è compresente ma immanifesta. 

venerdì 9 giugno 2017

Interno meno esterno uguale a “segreto”.


Centralino… Questa telefonata sarà monitorata per la sua sicurezza”.
Manhattan
Hanno sempre fatto così. È per la “tua” sicurezza. Nulla di nuovo dal “fronte”… anche se, questa ricorrente “scenetta” ti permette di agganciare lo schema, la ridondanza ricca di significato simbolico sostanziale frattale espanso. Quale?
Che qualsiasi forma di “organizzazione (non solo tecnologica. Anche quella per le "mosche bianche", se concepita convenzionalmente)” costituisce un collo di bottiglia, un filtro attraverso il quale si depositano e passano (al vaglio) le informazioni in transito (un po’, come il canale artificiale di Panama).
Ergo:
qualcosa che serve, anche, per spiare, tenere sotto al controllo, sorvegliare, soppesare, prevenire, etc. 
Quindi, tutto ciò presume che ci siano delle parti in gioco/giogo. 
Quali? 
Usualmente, ricavi le consuete:
agenzie segrete non solo militari, che credi lavorare sempre per gli Stati, ignorando il potere delle multinazionali, dei grandi gruppi industriali e di tutto quello che tende, per sua “natura”, a sfuggire
Tutte queste “forze” sono sottodominanti e sono lasciate “libere” di fare, dal momento in cui… servono così, “qua, così”.
A chi?

giovedì 8 giugno 2017

Col cerino acceso in mano.



C’è qualcosa da “capire”, in ciò che “non sei interessat3 a capire”
Sì… Oltre a quello che c’è da ricordare (da “accorgerti”), c’è – anche – il “perché non sei interessato a farlo”. 
La questione è reale, ed è dentro alla realtà manifesta “qua, così”…
Compartimentazione.
Non mi hanno mai mostrato un organigramma.
L’esercito non vuole che si sappia chi è l’incaricato…”.
Manhattan
Il disinteresse è “tuo”, quanto lo è – ad esempio – il “sapere quanti anni ha una delle lune di Giove”: non te ne frega niente. Ma c’è qualcun3 interessato a saperlo. E questa conoscenza, poi, diventa “tua”, ossia, viene divulgata proporzionalmente al livello di opportunità dell’informazione stessa, nei confronti della “sicurezza (quieto vivere, ordine pubblico, etc.)”, il che incarna l’interesse dominante (che ha tutto l’interesse a far si che “squadra che vince non si cambia”). 
Morale della questione:
non sei disinteressat3; sei sottopost3 ad interferenza, deviazione, possessione, etc.
In quale forma? In quella che prevede, nel tempo, l’installazione della App “auto”, che rende automatiche tutte queste “funzioni (scaricate dalla ‘Rete Mentale Inconscia’: quella sorta di Area 51, che è il ‘tuo’ inconscio – nel conscio – sede dello spazio per sol3 ‘addett3 ai lavori’, ricavata dentro a/di te).
In maniera tale da, rendere interferenza, deviazione, possessione… auto interferenza, auto deviazione, auto possessione.
Ho bisogno di parlare con il suo capo. Sono il numero G11…
Deve rivolgersi al responsabile… del progetto.
Sì, ma chi è?
Non ci ho mai parlato di persona. So che…”.
Manhattan

mercoledì 7 giugno 2017

Chi ti ha messo in testa il "tuo" sogno?

Lui era un buon fisico.
E un comunista attivo.
Dieci anni fa lo era la metà degli scienziati, in America. Non era un problema.
Lo diventa quando menti durante il colloquio di ammissione…”.
Manhattan
Perché tendi a “mentire”? Perché temi per/che… 
Quindi, la paura è “tua”, come lo è il mentire, che è una conseguenza della forma ambientale
Da questa logica, tu non hai colpa. 
Dunque:
non menti ma esprimi la verità, da un’altra prospettiva
Qualcosa che necessita di una decodifica simbolica sostanziale frattale espansa (che cosa significa). 
Tuttavia, se (se) sempre “qua, così”, allora la decodifica verrà meno, mentre verrà evidenziato solamente l’aspetto del mentire, risultando – in questa maniera – il “tuo” tradimento, la “tua” menzogna, il “tuo” doppio gioco, etc.
Distaccati da tutto ciò. 

martedì 6 giugno 2017

Quante ne sai?



Questa è una guerra di idee…
Costruite una bomba atomica.
Preferiamo chiamarla gadget
È tutto un segreto…”.
Manhattan
Quanto di quello che “fai”, usualmente, è parziale rispetto a quello che “potresti fare”, potenzialmente
Ovvio, il riferimento assoluto non è ai “super poteri”, bensì, a “quello che puoi fare in assenza di ogni impedimento ambientale”. 
Quello che pensi, in questo momento è “definisci ‘impedimento ambientale’, prego”. 
Certo. Senza un simile distinguo, la tua elaborazione risulta monca o, meglio, “(non) risulta monca”. Nel senso che, 1) lo sai solo tu che ti manca qualcosa ma 2) non ne hai la matematica certezza, quindi 3) non lo puoi dimostrare nemmeno a te stess3. 
Pensa, allora, a quale livello... ristagna l’esterno di te, che non conosce nemmeno questo tuo punto 1). Pensa, di conseguenza, a come l’esterno sia, rispetto a te, più “povero, in termini di informazioni” e come, tu sia importante per l’esterno. 
Ma (ma) pien3 di dubbi, internamente, tendi ad adeguarti all’esterno che, a sua volta, “pende dalle tue labbra (spera in te)”. Con il risultato che:
interno ed esterno si rassomigliano sempre di più
tendendo a ritrovarsi in quella sorta di “lavagna comune”
che è la realtà manifesta, la proiezione di ogni “dubbio, mascherat3 di certezza”