“Hai voluto la bicicletta? Allora… pedala!”.Il “motto” intende in questa maniera. Ossia, nella convenzione “scientifica”, anche il luogo comune ne prende spunto, forgiandosi di conseguenza, in quanto “usualità del/nel linguaggio”.
L’espressione ha più piani di lettura e di valenza, tuttavia – a parte la “filosofia” – è significativa in termini di “moto, energia, movimento, carburante, etc.”.Una simile lessico non avrebbe avuto efficacia, se all’interno di una realtà manifesta – ad esempio – organizzata sull'esistenza del moto perpetuo, perché – a parte la “filosofia” – la bicicletta avrebbe goduto di una simile proprietà.
È vero, anche, che la bicicletta, nell'esempio “morale (l’hai voluto tu. Ora datti da fare!)”, in questione, è stata scelta proprio come mezzo azionato con la forza delle gambe umane, infatti, la metafora non regge se si prende come riferimento la “motocicletta”, che è – già – una forma di “automatismo (a parte il discorso, dipendenza dal carburante, il veicolo funziona automaticamente)”.Ergo; l’automatismo comporta “assenza di ‘forza di volontà’ umana”, mentre, il meccanismo “servo alimentato” dipende proprio dalla caratteristica “forza umana”, utilizzata come motore unico.
La scelta della bicicletta, come luogo comune per il significato morale, agganciato, risente del passato umano, della storia della tecnica e della Fisica e – dunque – è la conseguenza delle varie tappe che hanno “trasportato” il sapere scientifico e l’umanità stessa, da epoca in epoca, di valenza in valenza, e di memoria in memoria.