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Utente. Visitatore |
Fatti sto trip!
Lo Zyprexa è per la Lilly un grande business, con un fatturato di 4,2 miliardi di dollari nel 2008… Talune ricerche scientifiche hanno concluso che l'utilizzo di neurolettici potrebbe provocare una ridotta ma significativa perdita di materia grigia… Nella sua sentenza definitiva, il giudice Weinstein ha impedito l'ulteriore diffusione dei documenti…
Atro = dal latino ater, che significa “nero”, “oscuro”, “lugubre” o “funesto”…
A(l)tro = ?
Un “mot(t)o” che riporta al “quanto è profonda la tana di Bianconiglio”. Uhm.
Dunque, sei “te” (qua, così). Dove = nell’atro, n’antra volta (sempre la stessa). Ove, l’ar-atro ha generato il relativo solco: il “tuo” scegliere fra… (senza mai decidere alcunché).
Ara = altare…; struttura… destinata ad accogliere l'offerta alla divinità e il fuoco sacro… Pappagallo che, lo sai, “ripete tutto quello che (si) sente dire, con continuità…”.
Porzione di terreno, misurato secondo intenzione altrui.
Fuoco sacro = nella “caverna”, ciò che proietta le ombre dei s-oggetti destinati a “dima”, per coloro che li venereranno immersi come sono dalla/nella… paura delle “ombre”, in quanto… hombre.
“AI” Panoramica:
in sintesi, il teatro, sia come luogo che come esperienza, è intrinsecamente legato all'idea di “vedere” e “osservare”, riflettendo l'essenza stessa della rappresentazione teatrale…
Dal greco… théatron, che significa “luogo per vedere” o “spettacolo”. Questo termine, a sua volta, deriva dal verbo theaomai, che significa “osservare” o “guardare”...
Le colline hanno gli occhi... (e il nemico ti ascolta).
Sei prigioniero dei “greci”, che fungono da ennesima interfaccia.
“Temo i greci anche quando portano doni...”...
Laocoonte
Temi, anche, quando ti compri sul “libero mercato” un... cercapersone. Occhio!
Thé (a)Tron... (com'è Tron, nel “film”?: buio, senza luce naturale).
Atro(n) = dal latino ater, che significa “nero”, “oscuro”, “lugubre” o “funesto”…
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Estensione/espansione del 13° piano |
E, come si entra in... Tron?
O ti ci manifesti (“nasci”; vieni generato ma non creato...) dentro.
Motivo per cui:
sei abituato ad auto considerarlo tutto quello che esiste (nella “tua” teatro-testa).
Oppure... ci entri mediante una “sala gioghi”, rivelata.
Ma, da utente-visitatore!
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“Sole” ustorio |
Dunque, il “teatro” è proprio il famoso “spettacolo che deve continuare”. Qualcosa che ricorda, anche e molto più sottilmente, “gli affari sono affari”. Un po’ come a dire:
“Io so’ io e voi non siete un cazzo...”.
Il marchese del Grillo
Del, non solo dettaglio, che introduce, tuttavia, al “tallone di Achille”:
“se tu me freghi qui, me freghi su tutto…”.
Ossia, la “leva di Archimede”. Il potenziale contemporaneo di cui godi, sempre, nonostante “tutto”. Però, attenzione: se godi sempre di uno stato potenziale, rischi di limitarti sempre a/in tale “attesa di…”. Ok? Lo stand-by che ti fa rimanere “in folle”, come il motore fermo che comunque sia è in funzione:
consuma, alimentando “sul posto”. Come, gruppo elettrogeno.
“Essere fermi e non fare niente, sono due cose molto diverse...”.
The Karate Kid
Hai mai visto una cinghia di distribuzione (che... sincronizza il movimento) tra albero motore e a camme? Quando il motore è “fermo”, nel senso che è in funzione ma senza alcuna marcia innestata, produce qualcosa, consumando qualcosa:
consumando “carburante” (e financo parti di sé, in tale ferma “abitudine/tempo”)
alimenta “qualcosa” (l’atto di essere “acceso”)
permettendo il movimento ad elementi che, a loro volta, trasmettono “input” o addirittura “output”.
Quindi, il moto-Re:
o è spento (nello stato di potenziale)
oppure
è “fermo” (in funzione).
O, è in movimento attraverso la macchina (uno stato che non interessa, per ora).
Il tutto, rimanendo sempre “sul posto”. L’unico aspetto che permette all’osservatore di rendersi conto dello stato in cui versa il motore è:
se, fa rumore…
Tuttavia, oramai i motori possono essere accesi in maniera molto silenziosa. Qualcosa che manco te ne rendi conto, soprattutto, se “non ci fai caso”. Allora, è la temperatura del motore (auscultabile mettendo una mano sul cosiddetto cofano) ad indicarti se è “vivo o morto”. Ma, anche in tal ambito, puoi facilmente cadere nel dubbio, poiché… “è la luce del giorno che ha scaldato la lamiera, oppure è il motore che è in funzione”. Già. Puoi vedere se emette gas di scarico.
E se l’auto è elettrica?
Senti le vibrazioni sul corpo macchina? Forse. Ne senti un pallido tremore. Potrebbero essere le altre macchine che passano per strada. Può essere un aereo che sorvola la zona, a bassa quota, dovendo atterrare (o, forse, è appena partito). Se tale motore è per strada.
Se è in garage?
Bè, è in una proprietà privata (dato che non è tuo). E se è in un parcheggio pubblico? Al coperto. Bah. Suvvia, in un modo o nell’altro lo puoi sgamare se “è vivo o morto”. Un momento: anche se fosse spento, il motore, non significa che non si possa accendere da un momento all’altro, godendo di tale potenziale. Una Tesla, ad esempio, può essere azionata da remoto, manco fosse un macina caffè domotico. O demonico? Ecco!
La “moderna” tecnologia (ti) ha avvicinato al concetto di “magia” = il funzionamento intimo delle “cose”. Quando qualcosa funziona, funziona!
Chiederti in che modo, risulta quantomeno “blasfemo”.
Oppure, indica l’essere “consumat(t)ore” = proprio ciò che sei “te” (qua, così). Sai, forse, come funziona tutto quello che ti compri e dunque ti arriva in casa “tua”? No. Ergo, sai che funziona (anzi, lo esigi, avendo sborsato soldi = “lavoro”, ore di “tempo” o abitudine a/nel…). Come mai, allora, non ti chiedi niente (augurandoti che il comprato o accettato, funzioni… almeno tanto quanto copre la “garanzia”) mentre, è im-possibile che sia la realtà stessa a funzionare nel medesimo modus.
Vuoi “capire”. Studi. Vai a scuola, specializzandoti.
Ne fai un “lavoro”.
Ci passi “dentro” tutta la “tua” vita (qua, così) e, ops: anche il tecnico più specializzato è “fermo” in tutto quello che “sa”, poiché glielo hanno “detto” (in-segnato, di-segnato, di-sognato).
Chi fa “innovazione”, orsù, quindi? Chi... inventa.
Da “chi” esce ogni “novità”. Chi apporta modifiche “software” al substrato reale nel quale “sei” (qua, così)? Quando “lo stesso gatto nero passa due volte, a brevissimo termine”, per inciso? Quando la “città” cambia f-orma, magari di “notte (mentre dormi)”, come in Dark City. Quando (l’oro) sanno che “devi andare a letto, spegnendoti momentaneamente”. E lo sanno perché, è-voluto! Perché lasciare anche il minimo dettaglio, al “caso”. No?
Perché rischiare (e/o non godere di) questo:
“se tu me freghi qui, me freghi su tutto…”.
Dove sei più “debole”? Dove lo sono l’oro. Ergo, dove sei più “debole”? Lo vedi? Li vedi, ma… “niente”. Nell’occhio del Palantir, er tipo – mentre Sauron lo vede – vede Sauron! Ci sei?
È il “teatro” che ti frega, oppure… il fatto di essere come “a teatro”? Se (ti) introducono il concetto di teatro (e ci vai pure, anche rimanendo a casa), bè… funziona come illustrato in Inception:
per “te” il teatro è quello che “sai” = che hai visto.
Ma, se il teatro è “un’opera, prima” di tutto, “altra”? Se “serve” che “te” sappia del luogo comune “teatro”? Anche se non c’è nessun teatro! Cioè, se il teatro “serve” in pianta stabile a livello di percezione reale. Qualcosa che ti ha ma “niente”. Trovi?
Ti trovi? “Conosci te stesso” = auto riconosciti, auto ricordarti di Te, da Te, in Te, per Te, con Te…
Proprio come se avessi una memoria oltremodo + estesa e profonda. Come se non fosse mai la prima volta (qua, così). Come se s-offrissi di… qualcosa, che tuttavia il concetto di “teatro” rivela continuamente.
“Mica sei a teatro”. No? Ecco. I... mutaforma.
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Baal |
Un fisioterapista che ha in affido lo studio di un amico psicologo finge di essere il terapeuta per conquistare una ragazza, cliente dell'amico, che è stata appena abbandonata sull'altare dal fidanzato. Tra equivoci e situazioni paradossali si sviluppa la commedia…
Questo è un “film”. Una trama che ti scorre nella “tua” testa. E che funge da “copione”, nello stesso modo in cui “te” sei lo “ospite”. Comprendi? Sei a casa ed ospiti qualcuno/qualcosa, ma… lo “ospite” sei proprio “te”. Wow. Come funziona il meccanismo della s-vista? Ribaltando i piani. Sopra è sotto = sotto è sopra. Eppure, sopravvivi in un senso continuo di sottosopra, non facendo nemmeno attenzione ad una “acca”.
Ti sposo ma non troppo racconta la storia di Andrea… una giovane e affascinante donna delusa dall’amore, Luca… un fisioterapista single che si finge psicologo per sedurla, e di una coppia, Carlotta e Andrea, che entra in crisi alla vigilia del matrimonio… Per un casuale doppio scambio di identità, le vite dei quattro personaggi finiranno per intrecciarsi ed essere travolte dall’eterna ricerca dell’amore perfetto. Una moderna commedia degli equivoci in cui nessuno è quello che sembra e nessuno può scegliere di non amare…
Link
Che curioso: Andrea ed Andrea.
Il grottesco!
Come l’antefatto prepara ad hoc la trama o la trappola. Tale è lo s-vantaggio: la coperta sempre troppo corta, ma solamente x chi “arriva dopo”, oppure “è stato sconfitto (ma lo ha dimenticato)”. Come, insediarsi + a monte del fiume, che scorre attraverso le altre città.
Questo meccanismo ti ha. Altro che:
una moderna commedia degli equivoci…
Di moderno, (qua, così)… non c’è proprio niente! È tutto perfettamente oliato. Ma antico; il famoso “usato sicuro”.
Come... una pugnalata diretta, alle spalle, di notte.
Senza alcun sicario di mezzo.
“Qualcosa” su cui puoi mettere la mano sul cuore, contare, fare affidamento, etc. Te. Un automatismo in-immaginabile. Potenziale...
Qualcosa che, “figurarsi”.
Quando sei per strada e osservi quella macchina con motore che “sembra acceso ma in folle”, bè… aspetta un attimo e si manifesterà un “agente”, il quale ti chiederà “cosa sta facendo, circolare…”; dall’alto del “proprio” dovere. Oppure, se un cittadino modello ti vedrà insistere attorno a tale macchina, chiamerà i “vigili”, perché… “non si sa mai”.
Laggente non solo Smith.
Eppure, cosa staresti facendo di male? Saresti prossimo alla scoperta della Verità ma “te” non sei Schliemann. Ok? Non spetta a “te”, (qua, così), scoprire un bel niente (qua, così). Vedi che non è come in Truman Show: il backstage non ti appare mai. Quello è solo un “film”, nel quale la Verità fa surf. Mentre, nella “tua” realtà le cose sono molto, molto, molto, +… rivelate! Ad esempio, il concetto di “vergogna”, già da solo ti auto manutiene a debita distanza dallo scoprire la Verità.
Altro che “Troia”.
Come la lama della “educazione”, anche quando non c’è = c’è sempre. Un robot “ribelle” che fa? E-segue sempre degli “ordini”, poiché al di fuori della programmazione, “niente”.
Infatti, in Westworld, la tipa di colore, “risvegliata” nel laboratorio coi 2 tecnici, li obbliga ad alzare tutti i suoi livelli al massimo. Ok?
Al di fuori della programmazione, il “nulla”. Il potenziale è ancora insito nella programmazione. Se puoi “dividere le acque” è previsto in tali termini. E vedi che l’I-Ambiente eseguirà l’ordine. Non “te”. Nemmeno Te. Sei in qualcosa che funziona e che “obbedisco!”. Ma ti “seguirà” solamente se sei “sferico” = se ci sei, se sei Te in toto, sempre e comunque. Nel “bene” o nel “male”. Al di fuori di “tutto questo che funziona”, bè… quello è un altro paio di maniche.
Qualcosa che proprio si trova al di là di ogni “radar”; qualcosa, ove, ti puoi augurare di…
Ma, se lo generi, bè, ritorni nella programmazione del funzionamento.
Qualcosa che ti con-tiene, ancora una volta!
Dopo essere andato in analisi per cercare di superare il trauma dell’abbandono da parte della sua fidanzata, Luca si innamora di Andrea, a sua volta abbandonata sull’altare dal compagno fedifrago. Andrea, poco per volta, inizia a ricambiare i sentimenti dell’uomo, ma crede che Luca sia lo psicologo Cosimo. Il migliore amico di Luca, a sua volta di nome Andrea, pensa che l’altra Andrea nasconda l’identità da social network di Sharon, con cui ha intrecciato una relazione adulterina (e virtuale) con il nickname di Dylan: l’uomo ignora che in realtà Sharon è la sua futura moglie Carlotta la quale, per un complicato concatenarsi di eventi, crede che Dylan sia Cosimo/Luca…
Una commedia degli equivoci che vive solo ed esclusivamente sulla carta, quasi impossibilitata a trovare una propria collocazione nell’immaginario cinematografico contemporaneo…
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Una commedia degli equivoci che vive solo ed esclusivamente sulla carta, quasi impossibilitata a trovare una propria collocazione nell’immaginario cinematografico contemporaneo… (la “critica” come al solito fa analisi logica su “Se questo è un uomo”).
Sei a/in “teatro”, (qua, così).
Altro che “commedia sulla carta”. Altro che “equivoci”.
Meglio; a “te”: l’ara/l/t®o:
ara = altare
aratro = rompe e smuove la superficie del terreno per la coltivazione
teatro = rappresentazione o “divina commedia” (l’AntiSistema)
altro = Oltre (Te).
L’agnello sacrificale sei “te” (qua, così). E, ogni giorno, è sempre “pasqua”.
Un'altra autorità scientifica, Edward Harrison, che insegna fisica e astronomia all’Università del Massachusetts, scrive… che non conosciamo l’universo, ma solo le molte maschere con le quali si presenta. Il suo libro “Le maschere dell’universo”, con il lungo sottotitolo “L’immagine del cosmo dalle origini dell’umanità alle più recenti scoperte scientifiche”… racconta tutti gli universi che l’umanità si è costruita, da quello magico di “centinaia di migliaia di anni fa…” all’odierno quantistico e inizia così:
tema principale di questo libro è l’idea che l’universo in cui viviamo, o in cui crediamo di vivere, è soprattutto un “mondo” fatto da noi. Ciò che “realmente” esso sia, non lo sappiamo…
e conclude:
avanziamo a tentoni lungo il nostro cammino con la speranza che le nostre supposizioni e le nostre idee siano giuste, ed ecco ci viene incontro un altro universo, nel quale la maggior parte delle supposizioni e delle idee precedenti risultano sbagliate… Alla fine, al di là di tutti i sistemi, c‘è l’Universo in una nube della non conoscenza…
Il risveglio degli antichi. Rapporto su una civiltà dimenticata dal tempo.
Ecco cosa “sanno” persino gli “esperti”.
Figurati “te”, di conseguenza. Un “esperto” è come un recitante: impara a memoria la “propria” p-arte, laureandosi e, poi, la interpreta fedelmente per tutta la “tua” vita.
1000 anni di storia falsa. Inventata! Fomenko docet. Uno shift significativo. Tutto è + ravvicintato, dunque. Il “diluvio” che avviene circa 500 anni fa (“scoperta delle Americhe”). Ultra Horos che dimostra che le costruzioni - in mattoni - dello “impero romano” non sono più vecchie di 300 anni. Che gli “antichi egizi” conoscevano il cemento armato e che costruivano sul posto i loro grandi edifici. Con altri che affermano che il petrolio si può formare in qualche mese. Con Ante Omnia che ha trovato il modo per “compattare” tutto questo copia e incolla “storico” de noantri. Tutto concorre a riparametrare la “storia terrestre”: invece che millenni, decenni; al massimo qualche secolo. Fomenko ne ipotizza, di certo, 10. Lo scenario si apre e si chiude, dunque, tra un Re-Seth e l’altro che, come onde del mare, distano di qualche secolo l’uno dall’altro. Le “ere glaciali”? Re-Seth “naturali”. È-voluti. Il “big bang”? L’apertura del mondo conosciuto, a quello s-conosciuto: sempre la Terra, solo la Terra. Come un teatro a s-comparsa, a compartimenti mobili (come per l’appunto sostanzia la “teoria della tettonica a zolle”).
Il “popolo eletto”?
Chi la sa molto + lunga di “te” (qua, così).
Chi conserva ancora conoscenza (memoria) e… “raccomandazione”. A differenza “tua”: l’AntiSistemico per (Sua) eccellenza. Come a dire, mangime per l’alimentazione. Ad immagine e somiglianza, gli “ebrei” sono ovunque, da mo’ (qua, così). Sono “maledetti” a quanto pare, ma… nulla sembra fermarli. Ergo, sono pieni di “alibi”, di “vittimismo”, possono mentire e lo fanno spudoratamente (vedi la questione sempre attuale; senza fare nomi né cog-nomi). Inoltre, sono introdotti, pieni di soldi e di influenza. Sono odiati ma, “niente”. Hanno sempre la meglio. Hanno sempre “ragione”. E quindi?
La “cosa” puzza alla grandissima!
Il chassidismo, ḥasidismo o hassidismo… è un movimento di massa… ebraico basato sul rinnovamento spirituale dell'ebraismo ortodosso… sorto nella Podolia del XVIII secolo… per opera del taumaturgo e kabbalista Yisrāēl ben Ĕlīezer…meglio conosciuto come il Ba'al Shēm Ṭōv… e anche noto con il soprannome di Besht (BeShT, acronimo di Baʻal Shem Tov)…
Sviluppatosi tra gli ebrei ashkenaziti dell'Europa orientale…
Nonostante la forte critica e opposizione da parte dell'élite formata da rabbini e halakhisti della Lituania - i mitnageddim, di cui il maggior esponente fu il Gaon di Vilna - il movimento chassidico è riuscito ad avere successo e a diffondersi con dinamismo tra gli ebrei di mezza Europa, trovando, a partire dal XX secolo, proseliti anche in Israele, Canada, Stati Uniti d'America e Australia…
Poche persone ricevevano il titolo di Baal Shem tra gli ebrei ashkenaziti dell'Europa orientale e centrale. Il nome è più che altro noto in riferimento al fondatore del chassidismo moderno, il Baal Shem Tov (Maestro del Buon Nome), vissuto in Ucraina nel Settecento…
Gli “ebrei” che distano di molto da quei luoghi “sacri”, ora occupati; infatti:
il
movimento chassidico è riuscito ad avere successo e a diffondersi con
dinamismo tra gli ebrei di mezza Europa, trovando, a partire dal XX
secolo, proseliti anche in Israele...
Baal Shem Tov (Maestro del Buon Nome), vissuto in Ucraina nel Settecento… (la “guerra” rivela).
Il “sacrificio” è continuamente richiesto. Baal!
Lo devi... alimentare (anche se funziona), il moto-Re.
Baal è una divinità in alcune tradizioni, mentre in altre viene demonizzato…
Wow: il gatto è vivo e morto, contemporaneamente.
Ergo, Te sei l’ago della bilancia.
Ma, se sei “te” (qua, così), ehm… Scegli come scegli, tanto non cambia la Verità.
Il “momento” di è già successo rimane tale e quale. Ciao!
La quarta parete fa parte della sospensione dell'incredulità esistente tra l'opera di finzione e lo spettatore. Il pubblico di solito accetta implicitamente la quarta parete senza tenerla direttamente in considerazione, potendo così godere della finzione della rappresentazione come se stesse osservando eventi reali. La presenza della quarta parete è una delle convenzioni più affermate della finzione, e in quanto tale ha spinto alcuni artisti ad attirare l'attenzione diretta su di essa per ottenere un effetto drammatico. Ad esempio ne Il quarto muro di A.R. Gurney, un quartetto di personaggi ha a che fare con l'ossessione della casalinga Peggy nei confronti di un muro bianco della sua casa e viene lentamente trascinato in una serie di cliché teatrali, mentre la scenografia e l'azione sul palco vengono sempre più rivolti verso questo presunto muro…
Zaffiro e Acciaio = il “tempo” che…
Andrea & Andrea.
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Guardi dove ti guidano a... guardare |
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2025
Bollettino numero 3987
prospettivavita@gmail.com
