domenica 10 gennaio 2010

Il senso di stare "qua".








Vivere in Terra significa vivere secondo un “senso” spirituale; che questa spiritualità si fonda e coincida anche con una certo modo logico di pensare e di essere non è casuale. Le nostre paure materializzate, l’Antisistema, hanno provveduto sapientemente ad utilizzare quello che di logico c’è nello spirito per manipolare il flusso della co creazione ad opera dell’intero genere umano. Noi tutti crediamo nella forza elettrica, nel magnetismo naturale, nella gravità che costituiscono una trinità del tutto invisibile tuttavia manifesta nella propria “impronta” in termini di effetti fisici sull’uomo e sul contesto che lo attornia. Qualcosa ci ha indotti a credere a queste forme non visibili, qualcosa ci ha autorizzati ad utilizzarle perché affini al corso dell’evoluzione “oscura” in corso dettata dall’Antisistema. Parallelamente non sono state “riconosciute” altre forze invisibili che sottintendono alle leggi del creato, una su tutte la natura dell’etere, il cosiddetto quinto elemento, oppure le forze naturali energetiche che si sprigionano dal sole e che la Terra riflette. La legge d’attrazione e la “forma” olografica e frattale del tutto, costituiscono verità troppo scomode ed evidenti per poi essere nuovamente nascoste. Ma i tempi sono irrimediabilmente maturi. Quando agli inizi del 1900 l’umanità si diede una spinta quantica eccezionale in avanti, fiorirono i primi evidenti “segni” della vera natura del creato: fu dimostrato che tutto è energia. L’uomo evolse in tutti i settori dello scibile umano e scoprì che l’Inquisizione non aveva potuto bruciare “tutto” tramite i roghi secolari nelle pubbliche piazze. Nella figura contrastata di Einstein è riassunta tutta l’incredulità dell’uomo di scienza di fronte al crollo di ogni certezza dettata dalla lunghezza di una vita intera. Con la frase “Dio non gioca a dadi” egli manifestò il ritegno e lo stupore uniti insieme, dovuti al fatto che la natura subatomica della materia non risponda alle leggi ferree della “superficie”. Einstein aprì una porta che subito preferì richiudersi subito alle spalle. L’uomo di scienza si fermava sulla soglia della porta spalancata ad osservare esterrefatto ciò che la propria immaginazione lo aveva portato ad intuire, a vedere con occhi nuovi. E si sa che proprio nella diversità e nel numero delle genti umane, una porta oramai “forzata” non potrà mai più resistere ai fragili tentativi di apertura alla quale è sempre stata esposta. Una porta oramai evidenziata, segnata sulle mappe della navigazione dei “vascelli” umani ha il tempo contato, come le dogane che segnavano i vecchi e superati confini tra gli stati e gli imperi che non esistono più. Il flusso umano è inarrestabile. A volte percepisco l’Antisistema come un blocco che non permette l’apertura della porta della Vita all’intero genere umano che spinge dalla porta opposta, ma che vede l’Antisistema indietreggiare irrimediabilmente, strisciando i piedi nel fango, al fine di opporsi alla spinta sempre più grande da controbilanciare. La massa critica che spinge è sempre più sontuosa. Il resto del genere umano, un cuore alla volta, leva forza all’Antisistema e la aggiunge alla forza che deve contrastare. Le invenzioni che hanno potuto vedere la “luce” sono state permesse proprio perché, in questa lotta, l’uomo ha conquistato spazi sempre più avanzati. Ciò che non poteva essere ancora manifestato è stato nascosto tramite uno sforzo notevole delle forze oscure; per questo motivo Tesla, Reich, Ighina e moltissimi altri sono stati “esclusi” con le modalità più adatte per i tempi che li vedevano esistere. Ma questo sforzo notevole che l’Antisistema ha dovuto mettere in gioco, lo sta pagando proprio in questi tempi, in cui l’onda umana sta per debordare gli impedimenti e i blocchi schierati sul proprio cammino. L’Antisistema nasce da noi, dalla nostra paura, è una nostra creatura che ora vuole sopravvivere mantenendo il proprio “stile di Vita”. Ma in realtà ciò che le forze oscure auspicano segretamente è di essere trasmutate nella luce tramite di noi; per questo ci sono rientrate dentro. Il “gioco” è molto sottile e sfuggevole, eppure osservandolo da questo punto prospettico assai semplice. Ogni “aspetto” del creato auspica la nostra trasfigurazione a livello di genere umano, anche il “buio” che ha compreso che necessita della “luce”. Tutto è in evoluzione. Occorre tuttavia prestare sempre grande attenzione al nostro ruolo nel delicato puzzle in via di completamento, perché basta un tassello sbagliato per spingere avanti nel tempo la fine del senso spirituale della Vita sulla Terra. L’Antisistema il più delle volte ha il controllo del nostro inconscio, ha dunque ancora enormi carte da giocare. L’inconscio umano è un grande mago potente che, una volta programmato, è difficilmente attaccabile. Dalle nostre “fortezze” interiori che costituiscono dei reami che si oppongono al cambiamento, s’elevano eserciti di contraddizioni che confondono il senso del percepito. È dentro di noi che deve nascere il cambiamento. Il “nemico” siamo noi stessi. Tutto è allineato con il Piano Divino eppure tutto è talmente sfuggevole, provvisorio, temporaneo che può dare luogo ad ogni manifestazione evidente sul piano fisico. 
Al “dividi e impera” dobbiamo contrapporre “l’unisci e consolida”…    

“Ogni uomo è in potere dei suoi fantasmi fino al rintoccare dell'ora in cui la sua umanità si desta” William Blake.


sabato 9 gennaio 2010

La "verità" nei frattali.







Le persone non prendono sul serio la propria condizione esistenziale. Non si rendono conto perché immemori. E perché drogate, ipnotizzate e sotto incantesimo. Esistono infiniti motivi che “trattengono” e che deviano l’energia vitale verso altre direzioni. Gli obiettivi della Vita diventano allora esclusivamente materiali e basati su una grande “corsa” che dura sino al tempo della pensione; tempo che una volta giunto accompagna l’uomo verso un limbo, un parcheggio forzato e motivato con il fatto che “non si è più produttivi”. Mi si contorcono le interiora a questo pensiero. Nell’antichità gli uomini e le donne più anziane erano soggetti alla venerazione, oggi soggetti alla finta compassione, al rifiuto, all’esclusione. Le due fasi che aprono e chiudono la parentesi incarnata della Vita, sono state neutralizzate dall’Antisistema, perché evidenziano i due momenti più pericolosi per la propria sopravvivenza. Lo spirito “bianco” dei bambini e quello “variopinto” degli anziani è una occasione, una opportunità per cambiare la polarizzazione degli eventi sulla Terra. Per questo viene regolarmente soppresso tramite svariate tecniche. Le persone non vedono, non capiscono, non intendono questa chiave di lettura perché sfuggevole per l’inconscio programmato e la mente logico razionale. Le persone pensano ad altro. A qualcosa di più magnetico. A qualcosa che attira di più. Si corre, si suda, ci si affaccenda senza memoria. Sempre più lontani dal proprio “scopo”. Scopo che nemmeno esiste più. Annichilito nel marasma delle città virulente, nel rumore, nella velocità. Ogni aspetto della realtà che ci circonda è stato progettato per tenerci sotto incantesimo. Nulla è per caso. Il progresso è una illusione che certifica l’ipnosi di massa. Sulle ali dei tempi moderni la “stretta” è aumentata a dismisura. Tramite la tecnologia e la scienza, siamo stati convinti di fare parte di un mondo molto diverso dalla sua vera essenza, oramai celata alla “curiosità” dei sensi. La nostra forza vitale è incanalata e gestita da “altri”, serve per gli “altri”. Chi sono gli “altri”? Parti di noi, parti aliene ed energia primordiale di controllo, il tutto inserito nel lento scorrere del Piano Divino o “grande apertura di fiducia nella creazione”. Per quanto decideremo ancora di rimanere prigionieri? La natura educativa del “luogo” è chiara; è tempo di destarsi oramai. Ma se ciò non succede ancora occorre interrogarsi sul vero perché. Il tempo trascorso è stato molto esteso, dilatato, allungato… il “nostro avversario” raccontato dalla Cabala lo può fare. Ed in tutto quel tempo ha trovato il modo di “difendersi” nel migliore dei modi: penetrando il genere umano ed insediandosi nelle sue profondità. Fuori e dentro di noi la neuro simulazione di questa Vita artificiale produce intere generazioni di macchine, di automatismi, di pseudo-persone…
L’Antisistema è tutto attorno a noi, come recitano alcune pubblicità. Come la banca che diventa ectoplasma e si trasforma in una “carta” magnetica “sempre a disposizione” o come il denaro che diventa virtuale, finto, una illusione anch’esso. Quanti frattali minori attorno a noi che ci raccontano dei “fratelli” maggiori. Quante ombre mascherate da luci. Come se si vivesse in un eterno Carnevale di maschere, stelle filanti ed allegra confusione. Ci sono nella nostra fisicità degli “innesti”, degli impianti che ci allontanano da noi in continuazione. Come dei by-pass che conducono l’energia da “altre parti”. Non è dunque tutta farina del nostro sacco questo abominio nel quale siamo non proprio orgogliosi di vivere. La distanza tra questo mondo ed il mondo dello spirito è solo vibrazionale. Questa vibrazione non viene colmata dal possesso del denaro. E scrivo questo non per demonizzare il denaro o la materia, ma per evidenziarne la natura corruttrice nelle mani di un individuo “assente” dai propri processi più profondi. Nella “stanza dei fili” dell’uomo si è inserito il pilota automatico. Si vive sempre più a lungo, rispetto al medioevo, ma inseriti nel ciclo degli ospedali, dei dottori, dei dietologi, degli avvocati, del lavoro, delle macchine…
La Vita è divenuta una sfrenata corsa al fine settimana o alle vacanze. Gli obiettivi sono inerenti al “tirare sera”. I progetti a lunga scadenza riguardano solo i mutui accesi sempre più in tenera età, che si porteranno in dote o per via testamentaria ai propri figli. Lo zio Sam è cambiato; il sogno americano un vecchio ritratto per nostalgici o antiquari. Tutto muta e cambia nella propria tremenda fissità. I padroni del “vapore” sono sempre al loro posto.
Chiedetevi perché in Matrix, prima di condurre Neo da Morpheus, gli viene fatto un controllo “fisico” e gli viene localizzata e aspirata una “cimice”. Cosa significa? Quel film non è solo un’opera di fantasia. È una denuncia, e anche molto forte. Una “denuncia” che giunge dai canali dell’Antisistema, come un messaggio pirata, proprio come l’equipaggio della Nabucodonosor o Nebuchadnezzar. Sino a quale livello il genere umano affonda le proprie radici nella cultura millenaria e nella spiritualità è un qualcosa di assolutamente inverosimile, nel senso che la “superficie” delle città moderne riflette immagini che abbagliano le prospettive e che intaccano solo lievemente il substrato originale dell’evoluzione umana. Ogni aspetto che contraddistingue la natura umana è impregnato di spiritualità o perlomeno di attaccamento alle proprie “radici” dimenticate, come una sonda spaziale che ha lasciato il Sistema Solare e che non può più essere controllata dalla Terra, ma che ancora continua a “funzionare”. Leggendo su Wikipedia qualche accenno a Nabucodonosor, mi sono imbattuto in questa lista di nomi:
  1. Mignonette 0,2 lt
  2. Demi 0,375 lt - mezza bottiglia
  3. Magnum 1,5 lt - 2 bottiglie,
  4. Jéroboam 3 lt - 4 bottiglie,
  5. Réhoboam 4,5 lt - 6 bottiglie,
  6. Mathusalem 6 lt - 8 bottiglie,
  7. Salmanazar 9 lt - 12 bottiglie,
  8. Balthazar: 12 lt- 16 bottiglie.
  9. Nabuchodonosor 15 lt - 20 bottiglie,
  10. Melchior/Salomon - 18 lt - 24 bottiglie,
  11. Primat - 27 lt - 36 bottiglie,
  12. Melchisedec - 30 lt - 40 bottiglie.
Sono guarda caso 12 “nomi” attribuiti alle diverse capacità di contenimento della “champagnotta” (bottiglia per lo Champagne) la quale costituisce la tredicesima versione, quella con capacità standard di 750 ml. Il numero 12 + 1 ricorda il totale dei “commensali” dell’ultima cena dipinta da Leonardo, tanto per scriverne una. Perché le versioni di questa bottiglia sono proprio 13? Sarà un caso?

“Nel XVIII secolo la produzione di bottiglie in vetro cominciò a diffondersi presso le classi agiate”.
Fonte: Wikipedia

Le classi agiate storicamente hanno sempre mantenuto una linea diretta con il “sapere” e nel passato si sono quasi sempre identificate con la “nobiltà” della propria casata; hanno, dunque, sempre avuto una maggiore “memoria” di quella che fu la nostra epoca smarrita nel tempo. Le classi agiate hanno sempre avuto il favore dell’Antisistema, perché “egli” necessita di individui “cuscinetto”, pronti a tutto e soprattutto pronti a difendere il proprio “stile di Vita”. Le bottiglie in questione erano dirette proprio a queste famiglie nobili, agiate, arricchite, chiamiamole come vogliamo. Consideriamo questa lista come una spugna o un tessuto marchiato del passato antichissimo del genere umano. La verità è dappertutto per colui che la sa discernere. Questi nomi non hanno nulla da spartire con la forma della bottiglia, forse con la capacità, ma comunque esprimono una lista di nomi non espressa per caso. Affinché qualcuno si fosse preso la briga di scriverli, questo qualcuno doveva conoscerli per qualche motivo religioso o d’altro tipo. Non interessa il vero motivo, ma semmai è sufficiente notare la radice storica spirituale che affiora dal passato e si unisce al presente, come un biglietto da visita molto discreto, velato dall’apparenza della “forma” della bottiglia. Nulla è per caso. Ogni frattale permette di “indagare”, procedere, comprendere. Tutto si trasforma ma nulla scompare definitivamente. Il “sapere” è sparso per ogni dove. A volte talmente evidente da risultare inosservato. Per non smarrirsi nel “dedalo”, ad esempio, l’uomo ha lasciato delle tracce del proprio cammino, una direzione indelebile nell’elemento più “solido” ed evidente che possa esistere sulla Terra: la roccia nelle sue più svariate composizioni.
È infatti con la roccia calcarea che sono state costruite le Piramidi della piana di Giza,  a memoria, monito di qualcosa che è successo in un remoto passato e che, oggigiorno, è stato solo nascosto dalle “sabbie” dell’Antisistema. Di sicuro le dimensioni delle Piramidi non hanno reso facile il compito di distruggerle, era più semplice mutarne la "destinazione d’uso". Nelle Piramidi come nelle bottiglie di Champagne si trova traccia del passato, a diverse "gradazioni"  sicuramente, eppure i frattali parlano la stessa “lingua”. La chiave per comprendere, una delle chiavi diciamo, è l’analisi dei frattali. In questa “democratica” struttura del creato non possiamo perderci perché il filo conduttore del tempo è sapientemente registrato. Chi avrebbe pensato nel 1500 di poter trovare il responsabile di un omicidio analizzando le impronte digitali lasciate sul luogo del delitto? Eppure oggi è solo ed esclusivamente routine. Le tracce dei misfatti dell’Antisistema coincidono con quelle dell’uomo stesso, suo “manovrato”. Ma con il giusto punto prospettico l’uomo che si è prestato a simili atti, può essere inquadrato nelle diverse organizzazioni segrete di vario stampo. Ecco che queste organizzazioni iniziano a prendere “luce” come un negativo che lentamente “emerge” dalle proprie ombre. Le organizzazioni analizzate con il metodo dei frattali conducono verso la vetta della “piramide”. Percepita la “via” l’investigazione può condurre verso l’alto senza perdersi in orizzontale. Con la fisica dei Quanti si potrà anche inondare di “luce” il vertice che risiede nascosto dalle “nuvole” artificiali dell’ignoranza. Mi scuso se ho scritto concetti molto ermetici, ma talvolta occorre farlo al fine di espandere l’Universo. Grazie per la pazienza a tutti coloro che sono riusciti a vincere ciò che sentivano nascere dentro mentre continuavano a leggere. Avete superato una sonante prova di determinazione e qualcosa prenderà “luogo” da questa lettura…

venerdì 8 gennaio 2010

Ciascuno a suo modo.








Quando penso ai nomi indistinti, all’ombra di quelle “famiglie” che sembrano detenere il potere da sempre sulla Terra, percepisco qualcosa che va oltre all’umano. È come se sentissi freddo e visualizzassi il pianeta dallo spazio circostante, sentendolo come… pervaso da una specie di tremito, di malattia degenerante. La nostra stupenda Madre Terra è stata fatta oggetto di un “insediamento” di una energia di tipo virale, potenzialmente nociva per l’intero ecosistema che vi alberga sin dalle origini, umanità compresa. Il genere umano si è trasformato nell’agente patogeno per il pianeta. Tuttavia ciò che anima le “disfunzioni” ghiandolari dell’umanità è un qualcosa di “alieno” all’umanità stessa; qualcosa che ha preso il sopravvento nella scatola di comando dell’umanità, ma che con essa non condivide i principi esistenziali. Qualcosa che sapeva e che ha “approfittato” della situazione. Qualcosa che pur essendo “alieno” all’umanità non è altro che il suo riflesso degenere; un figlio non riconosciuto che torna per vendicarsi e per sopravvivere. Tutti i mali dell’uomo risiedono nell’uomo stesso. Se l’uomo tramite il proprio comportamento “lascivo”, permette, attira a sè le “attenzioni” altrui, è solo l’uomo la causa del proprio male. Osserviamo i frattali minori per comprendere quelli maggiori. Visualizziamo in questo senso, cosa succede all’uomo quando non vive in equilibrio. Attira a sé le attenzioni dei virus perché è come se, vivendo “male” l’uomo stesso preparasse loro una bella casetta accogliente, un habitat idoneo alla loro sopravvivenza e prolificazione. Ma la causa della malattia, sappiamo non essere la presenza del virus, bensì proprio il disequilibrio stesso albergante nell’inconscio umano. Questo è un esempio di frattale minore, il quale permette di interpretare le dinamiche più grandi, i frattali maggiori appunto. Dunque un certo tipo di “virus” è stato attirato sul pianeta, avendo riconosciuto un ecosistema adatto al proprio insediamento ed una colonia indigena presente in loco adatta allo “sfruttamento”. Questo virus non è qualcosa di ben definibile. È piuttosto una sorta di energia che potrebbe sfruttare il corpo del virus come dimora temporanea. Il virus stesso non sarebbe che il sintomo del “male”, e questo costituirebbe un nuovo frattale che rispecchierebbe e valorizzerebbe la legge degli specchi, ossia che tutto ciò che ci sta attorno riflette solo ed esclusivamente noi stessi. Ciò vorrebbe significare che il “virus” è una forma di vita a sua volta in disequilibrio che ha attirato a sè ciò che le proprie paure hanno magneticamente “ordinato”. E così via in una ciclicità senza fine. La vera causa è localizzabile dunque nella paura. La paura è cibo per un certo tipo di “energia”. Ora, in questo periodo storico, questa energia di paura è manifesta sulla Terra, tra di noi. Attirata da noi, dalla nostra disarmonia. È qua. Non lo scrivo per alimentarla ma per evidenziarla. Ella è qua. Ella necessita di essere aiutata a comprendere se stessa al fine di trasmutarsi in luce. Tutto nel creato segue questo desiderio inconscio. Tutto ha sete di “luce”. Ma sino a che l’uomo non trasmuterà le proprie paure, questa energia non riuscirà a vincere la sua sete trasfigurata nel suo opposto, molto più facile da raggiungere. La figura del vampiro la descrive molto bene. Il vampiro è nei film raccontato come un essere nobile che è caduto in disgrazia mentre perseguiva l’amore. C’è come una sorta di malinteso nella sua caduta. Un malinteso figlio di una disarmonia di base; quella di volersi fondere totalmente, di volersi perdere in un abbaglio di amore, in un suo piccolo riverbero, di morire addirittura per amore. In questa disarmonia di base sia attua la caduta, si spalancano le porte per l’invasione delle forze oscure che cavalcano virus senza memoria di sé, a loro volta vittime del proprio malessere esistenziale. Chi è vittima e chi colpevole in questo meccanismo? Guardiamo attentamente il cartoon “A bug’s life”, nel quale si descrive la vita ordinata e “monotona” di un formicaio sotto scacco di una piccola comunità di grosse cavallette predatrici. Il capo di queste cavallette si chiama Hopper. Costui ha ben chiara in mente la giusta modalità per mantenere quel “megaminimondo” sotto controllo, tramite l’intimidazione e la paura. È veramente profonda la sua disamina della situazione, dopo un primo storico tentativo di ribellione, subito sedato, di una piccola formichina di nome Flik. Le cavallette nell’attesa di tornare alla comunità delle formiche, si godono i piaceri che derivano dai loro saccheggi, mentre qualcuna di loro inizia a chiedersi perché debbono tornare sempre in quella piccola “isola” popolata dalle formiche. Allora Hopper irrompe nella scena facendo finta di assecondare quel proposito lascivo, frutto dell’abbondanza temporanea di cibo, ma mostrando poco dopo il vero lato nascosto della sua strategia di oppressione altrui:

“Ma c’è quella formica che mi ha tenuto testa” – dice Hopper ancora trattenendosi.
“Ha si, ma possiamo pure dimenticarcela” – dice una grassa cavalletta.
“Certo, era una sola formica” – rimarca l’altra cavalletta ridendo di gusto e facendo esplodere Hopper…
Se lasciate che una sola formica ci tenga testa, allora tutte ci terranno testa. Capite? Quelle meschine formichine ci superano in numero di 100 a 1 e se mai dovessero accorgersene, addio al nostro stile di vita! Non si parla di cibo, si parla di tenere quelle formiche in riga. Perciò noi ritorniamo la!”.

Ecco spiegato ciò che accade sul pianeta. Le “cavallette” sono un frattale minore che descrive benissimo le “cose”.

C'è anche un riferimento al tema hegeliano della contrapposizione tra signoria e servitù. Il concetto espresso da Hegel che la signoria per essere riconosciuta come tale ha il necessario bisogno del riconoscimento da parte della servitù si esprime nella frase di Flik al capo delle cavallette: " Le formiche non sono serve delle cavallette, siete voi che avete bisogno di noi ". 
"Le formiche non sono fatte per servire le cavallette!!! E tu lo Sai Hopper, non è vero?" (Filk a Hopper). 
Fonte: Wikipedia

La fine del cartoon vede la comunità di formiche aprire gli occhi e liberarsi dell’oppressore, ma solo dopo avere avuto uno spunto eroico da parte di Flik. Solo a quel punto la paura svanisce e l’intero popolo diventa una sola cosa, come si vede chiaramente nelle immagini. Le cavallette spariscono all’istante a loro volta temendo, provando paura. Come se la paura fosse un testimone scomodo da passarsi senza fine di opera. No, non deve essere così. Non possiamo prosperare alle spalle di altri. È il paradigma che deve cambiare. Le paure devono trasmutarsi per interrompere il ciclo della perpetuazione del “male”. Il “male” stesso, l’ignoranza della luce, lo richiede ed attende quel momento in cui potrà finire il proprio ingrato “lavoro”. A noi è demandato il grave compito di interrompere la catena del buio, tramite un cambiamento profondo del nostro essere.

"Durante i titoli di coda è possibile vedere delle scene aggiuntive, come se i personaggi animati fossero veri attori che commettono errori". 
Fonte: Wikipedia

Ciò non corrisponde solo ad un gusto marcato ed originale dell’arte di far sorridere, ma esprime il concetto che siamo tutti “attori” in questi nostri cicli di Vita incarnata al fine di fare esperienza. Ognuno di noi è stato vittima e carnefice. Solo così possiamo comprenderne le differenze, perché tali differenze rimangono in noi, registrate nel karma, nel nostro corredo genetico, nel nostro “libro” personale, nell’Akasha, etc. Il modello evolutivo della creazione è il frattale maggiore. Sulla nave scuola Terra siamo tutti attori in cerca di opportunità di crescita.

"Sei personaggi in cerca d'autore è il dramma più famoso di Luigi Pirandello. Esso fu rappresentato per la prima volta il 9 maggio 1921 al Teatro Valle di Roma, ma in quell'occasione ebbe un esito tempestoso, perché molti spettatori contestarono la rappresentazione al grido di "Manicomio! Manicomio!". Fu importante, per il successivo successo di questo dramma, la terza edizione, del 1925, in cui l'autore aggiunse una prefazione nella quale chiariva la genesi, gli intenti e le tematiche fondamentali del dramma. È considerata la prima opera della trilogia del teatro nel teatro, comprendente Questa sera si recita a soggetto e Ciascuno a suo modo".
Fonte: Wikipedia

giovedì 7 gennaio 2010

Le immagini di noi.








In questo 2010 la mia intenzione, il mio obiettivo, la mia "immaginazione", seguirà risolutamente la via della responsabilità nei confronti della nostra “società” globale. Che l’insieme di persone che abitano il pianeta sia una collettività, penso non ci siano più dubbi. Lo si intuisce dal frattale della tecnologia e dello stile di vita “imposto” o caldeggiato dalle forme pensiero, dal paradigma in auge, dal “sentimento” filo possessivo in termini assolutamente materiali. Ad ogni latitudine l’uomo è stato programmato a pensare in maniera molto simile e, tranne alcune e sparpagliate “sacche” intatte di biodiversità, il modello parla oramai una lingua universale. Cellulari, computer, modelli d’intrattenimento più o meno ludici e “passivanti”, automobili e motociclette, lavoro ad ogni costo, sogno di avere una casa di proprietà, divertimento leggero, voglia di vacanza e di staccare, ritmi sempre più indiavolati, etc. Così come anche i problemi sono diventati globali, come ad esempio l’inquinamento in ogni sua forma, la rumorosità, la frenesia, lo svuotamento dei valori personali, etc. Non è proprio possibile, insomma, sostenere che non si viva in una enorme ed unica comunità. E tutto ciò a dispetto di quello che pensiamo inconsciamente e cioè, che non consociamo nemmeno il vicino della porta accanto. Nella ritenuta solitudine viviamo forse il più grosso ed evidente problema della Terra: la paura di rimanere soli, di essere soli, che nessuno s’interessi a noi, nemmeno Dio. Non troviamo più sollievo nemmeno nelle forme religiose, dalle loro immagini pubbliche completamente “sfatte” ed improponibili. Le persone dicono di essere credenti perché fa loro “comodo”, e scrivo questa frase con il massimo rispetto di quei pochi che sono invece assolutamente immersi, anima e corpo, nel contesto di credo abbracciato. Rispetto queste anime perché l’illusione è per essi talmente forte da condurli perlomeno alla coerenza esistenziale tra il dentro ed il fuori, tra l’essere e l’apparire. Dunque, viviamo la collettività espansa al suo massimo livello dimensionale; comprendere questo “fenomeno” è già fare un passo in avanti nel processo "d’apertura" personale. I problemi non sono mai univoci ma globali e compreso questo aspetto della realtà, l’uomo dovrebbe iniziare a “sentire” una certa condivisione, se non di valori almeno di problemi, con il vicino di casa. Il motto “dividi ed impera” è stato tremendamente efficace nel corso della storia. Oggi ognuno di noi è il diretto risultato, il prodotto, di questa temibile “strategia”. Costretti ad interessarci del “giardino” di casa nostra, invidiando quello del vicino, lottando per avere la meglio sui problemi personali, scappando dalle cause comuni, ritenendoci soli ed in guerra con l’intero genere umano, pensando ad arricchire il “guardaroba”, gongolando sui problemi di tre quarti del pianeta, ritenendo i propri figli come una sorta di proprietà privata, utilizzando l’intelligenza a fini “bellici”, annullando ogni impulso spirituale, schiacciando le diversità, etc. la collettività è stata indotta a ritenersi “sola”. Abbandonata anche dalle istituzioni pubbliche, civili, sociali, religiose. L’uomo si lamenta sempre. Manifesta all’interno delle proprie case tutto il proprio disgusto per questa società, nella quale ogni mattina deve per forza ributtarsi per “guadagnarsi” da vivere. Ogni giorno sempre uguale. Trascinandosi verso la sera. Issandosi nel mezzo della giornata sullo scranno del pranzo “rigeneratore”. Tra mille ansie e difficoltà, problemi e vicissitudini, incontri e scontri… non è facile vedersi in questa maniera! Per niente facile, infatti non ci si vede proprio in questo modo. Ci si immagina “diversi” perlomeno nel tentativo di apparire agli altri. Ma quando in privato si fa una analisi personale del come ci si sente veramente, questa immagine "astratta" vacilla pericolosamente; la frequenza di vacillamento è determinata dalla cadenza dei problemi che si “abbattono” su di noi. In assenza di problemi la Vita che conduciamo sembra accettabile e siamo, come dire, sollevati. In presenza di problemi il panorama s’increspa pericolosamente, conducendo la persona verso un contrasto interno di “immagini” o effetto sfarfallio del proprio sé.
Agganciamo il seguente punto: ci si immagina diversi dal come si è “costretti” a vivere.
L’immagine di noi stessi che ci siamo costruiti, dunque non si sovrappone, non descrive a pieno, non rispecchia il modello di Vita in cui si è inseriti. La Vita viene condotta e “digerita” tramite lo sviluppo della volontà; volontà di andare al lavoro (ci si abitua perché sembra che non abbiamo alternative). Volontà in questo caso equivale a “sforzo” di volontà. È chiaramente una coercizione, un “fatto” imposto dalle regole, dalle consuetudini sociali. Il lavoro è un obbligo al quale non possiamo dire di no, perché altrimenti siamo considerati dei “diversi” dai nostri stessi “fratelli”. Colui che non lavora è una persona sospetta. Come fa a campare quello li? Ci si domanda. In questo modo nemmeno le immagini che ci siamo costruiti di noi stessi, non ci appartengono veramente. È una crisi di identità vera e propria. Il nostro mondo interno non è più a solo appannaggio nostro, ma è stato violato da oramai molto tempo. L’Antisistema vi è penetrato inesorabilmente, perché “egli” è nato da noi e conosce la strada per entrare ed uscire a proprio piacimento. Questo “potere” sa che noi siamo scintille divine e, perciò, ha diluito al massimo la nostra capacità creativa, il mondo delle immagini, mirando direttamente ai gangli di emanazione di un simile potenziale di co creazione della realtà. Non avendo nemmeno la piena padronanza di noi stessi a livello immaginifico, la volontà ben poco serve per realizzare i nostri sogni. Abbiamo in questo senso le “armi” spuntate, le facoltà lenite, drogate, ipnotizzate, sotto incantesimo. Non sappiamo più chi siamo, perché siamo qua e cosa vogliamo. Al posto degli “intenti” originali subiamo prima uno svuotamento, come se avessimo subito una lobotomia, e poi un’opera di sostituzione dell’originale con un insieme di paccottiglia informe senza energia:

“La lobotomia è un intervento di psicochirurgia conosciuto anche come lobectomia o leucotomia. Consiste nel recidere le connessioni della corteccia prefrontale dell'encefalo. Può essere eseguita con la variante dell'asportazione o distruzione diretta di esse. Il risultato più riscontrato è il cambiamento radicale della personalità. La lobotomia era usata in passato per trattare una vasta gamma di malattie psichiatriche come la schizofrenia, la depressione, la psicosi maniaco-depressiva o disturbi derivati dall'ansia. Oggi la lobotomia viene praticata, in una forma meno distruttiva e più selettiva, in casi di epilessia se il paziente è farmaco-resistente, e prende il nome di: leucotomia temporale anteriore”.
Fonte: Wikipedia

Lo schema da avere sempre presente è questo:

  • il nostro potere di co creazione è legato all’immaginazione
  • siamo controllati già a questo livello interno, perché la volontà non è sufficiente a vincere sull’immaginazione (il controllo non poteva limitarsi al livello della volontà)
  • pertanto l’immaginazione doveva essere “deviata”
  • per questo ogni bambino è un pericolo per questo “potere”
  • per questo ogni bambino viene sottoposto a “lobotomia” tramite le più svariate tecniche (vaccini al mercurio, corpo della madre intossicato, scuole senza senso, alimentazione sottosopra, mancato allattamento materno, televisione, etc. )
Quello che vorremmo fare ed essere nella Vita si adegua al paradigma in corso; essere “qualcuno” significa fare carriera, fare denaro, “contare” per questo motivo. Dentro di noi non c’è una sola immagine che ci rappresenta, ma diverse e, tra queste, c’è quella ideale di noi stessi. Quella più “pura” o vicina alle nostre origini. Questa immagine serve occasionalmente per confrontare il nostro stile di Vita attuale a quello ideale. Ebbene quando ci decidiamo a fare o “sentire” questo confronto, entriamo irrimediabilmente in crisi. Ecco che allora i cosiddetti problemi servono proprio per condurci con le spalle al “muro” e per indurre uno stato interno di “dubbio”. Il dubbio di questo tipo è diverso dal dubbio che ci vede protagonisti nelle scelte e nelle decisioni esterne quotidiane. Non si tratta di scegliere il colore delle pareti della cucina, ma di discernere tra due cammini esistenziali molto diversi. L’Antisistema va per questo motivo temuto e ringraziato. Egli rappresenta la “porta”; una porta che conduce verso la manifestazione del “nostro” volere in ogni caso. La differenza è tutta nella modalità con la quale la “affrontiamo”:
  • con paura e dubbio dovute al condizionamento
  • con fiducia e forza rinnovata se risvegliati a noi stessi
Perché quella “porta” rappresenta comunque la manifestazione del nostro volere? Perché solo noi possiamo scegliere “cosa fare”. Ma in uno stato di incantesimo ciò che “facciamo” è indotto da un fattore esterno.
Nel 2010 sarà mio dovere chiarire e perseguire sempre maggiormente questo messaggio di denuncia e risveglio globale. I tempi sono maturi. Il tempo è “tra di noi”.

“La felice intuizione del Prof. Couè sta in questo: non è la volontà che può mettere in moto le enormi forze subcoscienti che sono dentro di noi, ma la nostra immaginazione. Ma Couè scoprì un altro fatto con le sue acute osservazioni: la passività, l’incapacità di resistenza manifestata dal soggetto suggestionato o ipnotizzato non era la conseguenza della lotta tra lui ed il suggesionatore, come tutti i praticanti hanno ritenuto finora, ma doveva essere la conseguenza della lotta tra l’immaginazione e la volontà del soggetto, e scoprì che, in questa lotta, la volontà soccombeva sempre, senza nessuna eccezione. Anche nella Vita ordinaria, del resto, possiamo osservare in ogni istante questa lotta e la medesima sconfitta della volontà. Se soffriamo d’insonnia, il pensiero di non poter dormire e lo sforzo per riuscirvi (ricorso alla volontà) ci renderà più agitati, più nervosi, allontanando sempre più il sonno desiderato. Se noi invece ricorreremo all’immaginazione, ripetendoci dolcemente: “Io dormo, ora dormo, io posso dormire ecc.”, il sonno non tarderà a calare sulle nostre palpebre. È da questa importante scoperta che il professor Charles Baudouin dell’Università di Ginevra, discepolo di Couè, ha tratto la legge dello sforzo convertito

“Quando una idea si è impadronita della nostra mente al punto da farne sprigionare una suggestione, tutti gli sforzi coscienti fatti per resistere a questa suggestione non servono che a rafforzarla”. 
L’altra legge importante formulata dal professor Baudouin è quella della finalità subcosciente, per la quale: 
“In ogni suggestione, dopo che si è pensato al fine che si deve ottenere, il subcosciente si incarica di trovare da sé i mezzi per realizzarlo”.
Fonte: “Il dominio di se stessi” di Emile Couè


mercoledì 6 gennaio 2010

A mio padre.






























Avete presente una qualsiasi storia che narra di fate e magia?
Avete presente le scintille provocate dall’agitarsi della bacchetta magica?
Ebbene, mio padre era per me come una di queste scintille…
Un nobile battito di vita,
una doppia elica coerente sino alle radici più nascoste,
        una primavera fiorita,
            un giocatore rispettoso dell’avversario.
 

Il mio pensiero intende raggiungerlo e ringraziarlo per ogni cosa.
La mia preghiera è energia della sua stessa natura.
Il mio ricordo non è un sentiero senza uscita,
è più una incisione che unisce due mondi divenuti diversi;
una sovrapposizione di speranza di ritrovarsi.

Al di là di tutto questo,
nascerà un nuovo mattino in cui ogni tempo sarà presente.
Oh! Gioia di una saggezza maturata con troppo ritardo.
   
Penso di sapere dove si possa trovare in questo momento: felice tra di noi.



martedì 5 gennaio 2010

L'epifania sprofondata.








Il 6 gennaio si celebra il giorno della Befana. Ci troviamo nei giorni che intercorrono tra il Natale e l’Epifania nel periodo delle cosiddette “dodici notti sante”. In un mondo ormai globalizzato, unificato dagli interessi commerciali e dalla tecnologia  di “controllo”, ma in realtà ancora dalle infinite “sfaccettature”, noi italiani cosa sappiamo di questa “festa” che la televisione ormai “colora” di tinte commerciali? Confesso che io stesso non avevo molte cognizioni in merito a questa celebrazione, al suo significato storico e spirituale, perché io sono il risultato di una generazione cresciuta proprio dinnanzi alla televisione. Faccio testo, in questo caso, sui risultati che lo svuotamento animico perpetrato dall’Antisistema ha creato nelle generazioni più recenti tramite lo sviluppo sconsiderato degli organi massivi di comunicazione. Cosa volesse dire una volta una simile celebrazione è per me ormai cosa perduta; ad esempio di cosa io intenda dire, cito un passo di Steiner nel quale egli cerca di far comprendere cosa significhi “sentire” l'antroposofia, ma questa sua argomentazione è valida a 360 gradi:

“Vi sono molti fra noi che, ascoltando gli insegnamenti dell’antroposofia, la considerano alla stessa stregua della scienza esteriore, e così nella loro mente non vi è una netta distinzione fra di esse. L’antroposofia viene compresa in modo corretto non quando la si intende solo con la mente, ma quando in ogni sua espressione ci dà entusiasmo, quando vive a tal punto in noi da trovare il passaggio dal sistema dei nervi a quello del sangue. Quando riusciamo a entusiasmarci per le verità contenute nell’antroposofia, allora soltanto la comprendiamo. Fino a che la prendiamo solo in modo astratto, studiandola come un abbecedario, un libro di matematica, un regolamento di servizio o un libro di cucina non la capiremo. Continueremo a non capirla, studiandola come la chimica o la botanica. La comprendiamo soltanto quando ci dà calore, quando ci ricolma della vita che in essa regna".
Fonte: Essere cosmico e Io

Nel mondo “moderno” dove è stato recluso l’entusiasmo? In una esplosione di vigore quando segna la squadra del cuore, oppure quando si ricevono tanti regali. Quello che intendo dire è che se ci pensiamo bene, generazione dopo generazione è subentrata una sorta di “noia” cosmica, di frustrazione che si manifesta già in tenera età. Questo atteggiamento è determinato anche dalla troppa informazione che bombarda i nostri centri sensori e la mente. Siamo attorniati dall’informazione eppure ignoriamo sempre di più il significato di “vivere” con tutto se stessi. Come automi recitiamo le informazioni registrate e siamo molto bravi. Ma il distacco dal nostro corpo eterico è sempre più profondo perché facciamo una Vita imperniata su quello che non vogliamo solo in virtù del “dovere” e nella luce del denaro al fine di “avere tutto quello che serve” o “per mettere via per affrontare con più sicurezza la vecchiaia, che sarà sempre più lunga”. Guardiamo al futuro in virtù del passato senza vivere il presente, ossia il “momento” in cui manifestiamo il nostro intento e letteralmente “creiamo” il nostro percorso. Facendoci guardare altrove, l’Antisistema ci guida proprio come fa il conduttore di un “mezzo”meccanico.
Le Università creano uomini e donne sapienti ma troppo specialistici. Il “pezzo di carta” fa la differenza socialmente soprattutto in termini di prestigio personale ed i sacrifici del tempo dello studio vengono poi ribaltati nel prezzo del “servizio” alla società. È una società di predatori la nostra, ma in realtà le vere prede siamo noi ed il cacciatore siamo ancora noi. Noi siamo gli attori principali e siamo anche alla regia, alle luci, ai costumi, etc.
Per un bambino il 6 gennaio è la festa della Befana alias l’arrivo dell’ennesimo regalo o “riconoscimento” in forma di dono; ma riconoscimento per avere fatto cosa? Quale atto avrà mai fatto quel bambino per meritarsi il dono? Ecco lo svuotamento. Non ha fatto nulla, anzi. È vero che la Befana porta anche il carbone, ma è sempre carbone “dolce”, manna per la categoria dei dentisti e dei dietologi. Il consumismo sfrenato premia, eufemisticamente, senza senso e senza misura quella classe abbiente, ma insoddisfatta dentro, che egoisticamente non vede altro che il proprio futuro.
Cosa sappiamo della ricorrenza del 6 gennaio? Innanzitutto che la Befana è una figura che affonda le proprie origini nel passato e che è una sorta di “corollario” di una celebrazione molto più profonda chiamata epifania. Mi limito a riportare ciò che internet propone in tal senso, senza consultare siti “estremi” come quelli religiosi oppure esoterici; sto nel mezzo per la buona sensazione di tutti.

 
"Teofania, dal greco theophàneia, composto da theos ("dio") e da phàinein ("manifestarsi"), letteralmente significa manifestazione della divinità in forma sensibile. Altro termine usato in maniera analoga è epifania, dal greco επιφάνεια, epifaneia, che significa manifestazione della divinità, un concetto tipico di molte religioni.
In senso filosofico la teofania è la manifestazione della divinità attraverso le sue opere.
In senso religioso si distinguono:

  • Le teofanie dirette, che sono vere e proprie apparizioni della divinità. Nel cristianesimo la teofania diretta viene detta anche Epifania e ha la sua massima rappresentazione nella nascita di Gesù Cristo, il cui battesimo fu la Teofania della Trinità; 
  • Le teofanie indirette, che nelle scritture bibliche consistono in apparizioni di angeli o fenomeni straordinari quali nubi, voci provenienti dal cielo, colonne di fuoco.
Venne usato per indicare, nei versi degli stilnovisti, l'apparizione femminile.
Il termine epifania venne usato dallo scrittore irlandese James Joyce per identificare dei particolari momenti di intuizione improvvisa presenti nella mente dei suoi personaggi; è un momento in cui un'esperienza, sepolta da anni nella memoria, sale in superficie nella mente riportando tutti i suoi dettagli e tutte le sue emozioni. L'esempio più significativo di epifania è contenuto nell'ultima storia di Gente di Dublino, intitolata I morti".
Fonte: Wikipedia

"Il termine epifania deriva dal greco ἐπιφάνεια, epifaneia, che può significare manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina, e dal verbo ἐπιφάινω, epifaino, appaio. Nella forma 'Eπιφάνια (San Giovanni Crisostomo) assume la valenza di "Natività di Cristo", oltre che di "Epifania" come noi la intendiamo. Esiste anche l'aggettivo epifanico.
Nel linguaggio contemporaneo Epifania sta ad indicare l'Epifania del Signore, una festa cristiana che cade il 6 gennaio, cioè dodici giorni dopo il Natale. Con la Pasqua, l'Ascensione, la Pentecoste ed il Natale, quella dell'Epifania costituisce una delle massime solennità che la Chiesa celebra. Il termine ἐπιφάνεια veniva utilizzato dai greci per indicare l'azione o la manifestazione di una divinità (mediante miracoli, visioni, segni, ecc.).
Nel III secolo[1] i cristiani iniziarono a commemorare, con il termine Epifania, le manifestazioni divine (come i miracoli, i segni, le visioni, ecc.) di Gesù. In particolare, tra queste manifestazioni si sono sottolineate: l'adorazione da parte dei Re Magi, il battesimo di Gesù ed il primo miracolo avvenuto a Cana. Oggi con questo termine si intende, invece, la prima manifestazione pubblica della divinità, con la visita dei Magi.
Nel mondo ortodosso, alcuni usano il termine Epifania per indicare la festa che cade sempre il 6 gennaio (o tredici giorni più tardi nelle Chiese che seguono il calendario giuliano) e viene più correntemente chiamata Teofania. In questo giorno viene celebrato il battesimo di Gesù nel Giordano, mentre la visita dei Magi, commemorata dai Cattolici di rito latino e da altre Chiese occidentali in una festa a sé, nelle chiese di rito bizantino viene celebrata il giorno stesso del Natale".
Fonte: Wikipedia

"Con la fine dell'anno solare, il ciclo dei festeggiamenti non si conclude fino al 6 gennaio, il giorno dell'Epifania, che nella saggezza popolare "tutte le feste porta via". Il termine "Epifania", di origine greca, che significa "manifestazione" sott'inteso della divinità, è stato utilizzato dalla tradizione cristiana per designare la prima manifestazione della divinità di Gesù Cristo, avvenuta in presenza dei re Magi. Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare. Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova"
Fonte: http://www.italiadonna.it/public/percorsi/02017/02017001.htm

"La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè manifestazione) è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi. L'iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po' di carbone (forse perché è nero come l'inferno o forse perché è simbolo dell'energia della terra), ma in fondo non è cattiva. Curioso personaggio, saldamente radicato nell'immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine? Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali. Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana. C'è chi sostiene che è vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l'immagine dell'anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l'usanza di bruciarla. Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare. Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo. In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. La Befana coincide quindi, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità. Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini. I bambini buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, ma quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell'anno passato. Il potere psicologico della Befana sui bambini è quindi molto forte ed i suoi aspetti pedagogici non vanno di certo trascurati. In alcune regioni, come il Lazio, la Befana è una figura molto importante ed intorno alla sua festa si svolgono importanti fiere culinarie, ma è anche l'ultimo giorno di vera festa, l'ultimo in cui si tiene l'albero di Natale a casa. Addirittura, in molte regioni d'Italia, c'è l'usanza, anche tra gli adulti, di scambiarsi dei regali più modesti rispetto a quelli del 25 dicembre, oppure, soprattutto tra innamorati, cioccolatini e caramelle.
La leggenda della Befana
Secondo il racconto popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.
Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare".
http://www.ilnatale.org/epifania/befana.htm

Tra il sacro ed il profano le informazioni non mancano e proprio questa diluizione, questa commistione produce lo smarrimento facendo impazzire l’ago della bilancia della nostra essenza. Dove ci si fermerà nell’approfondimento ci descrive. Con quale forza agiremo su noi stessi al fine di capire meglio le vere origini  ed i significati degli eventi che ancora oggi si celebrano, è solo nostra “farina”. Trovare il giusto “impeto” per superare gli ostacoli della giornata media, sta solo a noi. Nessuno farà questo al nostro posto. Ognuno di noi “corre” nella propria corsia. Da un sol “corpo” ci siamo illusi di scinderci per manifestare la nostra vanagloria? No. Non è questo il senso della nostra venuta su questo mondo di terra e sudore. Non sarà un credo artificiale o un soldo d’oro a riempire il vuoto che con il tempo ci siamo scavati. Oggi “l’energia” ci aiuta a comprendere con il cuore ciò che una corsa sfrenata ha soffocato per lunghissimo tempo. Il significato del 6 gennaio è la celebrazione divina di una nascita e della sua manifestazione al mondo; di un miracolo che corrisponde al miracolo della Vita. Che altro? Serve altro? Nessuna religione o credo può impossessarsi di un simile evento tanto meraviglioso. Le origini vengono svuotate, il vuoto sempre più ampio, l’uomo sempre più immemore. Da tutto ciò emerge il passato glorioso della figura femminile, letteralmente distrutta dall'opera di svuotamento ed il significato di "potere" e di controllo che è stato agganciato a questa celebrazione, soprattutto sui bambini.
Ma non sarà così ancora per molto. Le nuove generazioni, tanto bistrattate, spazzeranno via questo velo di apatia. Il nuovo aiutato dal vecchio e dal consolidato. Solo così potrà funzionare. In una nuova trinità di valori…

Epifania(solstizio d'inverno).
"La festa dell'epifania (cioè della befana, ovvero della "donna più anziana"), deriva da un antico rito pagano in cui la donna più anziana della famiglia o dell'intera comunità, la sera del 5 gennaio doveva preparare la cena, perché era la più vicina ai defunti, numi protettori della casa che avrebbero portato doni. La "befana" era dunque un punto di raccordo tra i vivi e i morti. In questa occasione i giovani fidanzati si dovevano donare reciprocamente delle castagne, come simbolo di fesrtilità femminile e di virilità maschile, e già nell'antichità esisteva l'usanza del rito delle "pasquelle", poi cristianizzato attraverso l'immagine dei Re Magi che portano i doni a Gesù: si trattava dell'usanza per cui i bambini suonavano e cantavano strofe augurali alle porte delle case, per ricevere in cambio dei dolci o altri cibi. Si vede dunque l'analogia con il rito moderno della "calza" della befana che porta doni ai bambini, in forma di dolciumi. La quantità di cibi che venivano consumati e donati durante tutto il periodo che va da Natale fino a Carnevale, era nell'antichità dovuto al fatto che, col sopraggiungere dell'inverno durante il quale i contadini dovevano restare in casa in attesa di poter tornare al lavoro nei campi in primavera, e con la necessità dunque di continuare ad alimentarsi in assenza di cibi freschi provenienti dai raccolti e con un fabbisogno moltiplicato dal freddo, si procedeva all'uccisione degli animali da allevamento, in particolare il maiale, che con la sua carne ricca di grassi e di proteine, garantiva una scorta di energie per il periodo invernale. Il maiale non a caso costituisce la base lipidica e proteica dei cibi tipicamente natalizi, che sono tutti eredità della tradizione contadina (zampone, cotechino, cappello del prete, torlellini, ecc). Il maiale era un animale talmente importante per la sussitenza di tutta la comuntià che si celebrava anche una festa a lui dedicata, denominata le "nozze del porco", festeggiata nel giorno del 17 gennaio, in occasione della festa di S.Antonio Abate (infatti raffigurato nell'iconografia sacra insime ad un maiale); festa che consisteva in una uccisione collettiva di alcuni maiali allevati dall'intera comunità e poi suddivisi tra tutti. Il motivo dell'allevamento collettivo (cioè condiviso tra varie famiglie) non era solo per garantire a tutte le famiglie di avere una forma di sussustenza alimentare, ma soprattutto per suddividere il senso di colpa per l'uccisione di un animale che i popoli antichi consideravano al pari degli attuali animali domestici".
http://astrologiaesoterica.blog.dada.net/


lunedì 4 gennaio 2010

L'Avatar Uomo.







"(Ansa) - Roma, 3 Gen - Giulio Tremonti concorda con il monito del Papa contro le previsioni sul futuro, da quelle degli oroscopi a quelle degli economisti.
'E' un pensiero molto profondo. Il futuro degli uomini dipende dagli stessi uomini e volerlo sapere è arroganza e superstizione', dice il ministro dell'Economia che aggiunge: 'Il futuro non è un destino fisso, un progresso o un declino inevitabile. Il nostro futuro dipende da noi, dalla nostra libertà, dalla nostra saggezza, dalla nostra speranza".

Fonte: http://it.finance.yahoo.com/notizie/papa-tremonti-il-futuro-dipende-da-uomo-ansa-de78b2ee91c5.html?x=0

In ogni religione presente sul globo si narra di un “albero della Vita”; ebbene, senza entrare nei particolari, penso che se uno stesso aspetto dell’Universo viene messo in luce da così tante prospettive, significa che si vuole esprimere, descrivere, una “verità”. La foto di apertura dell’articolo l’ho scattata qualche mattina fa; i raggi del sole illuminavano le gocce d’acqua che lo stesso calore procurato aveva prodotto, sciogliendo le formazioni di brina della notte fredda. Ossia la fonte di luce cosmica determina lo stato di “consapevolezza” delle molecole d’acqua; tramite la vibrante presenza del proprio timbro energetico, la luce porta quel calore atto a trasmutare, a cambiare persino l’apparenza. Le vibrazioni fluttuanti della luce “colorano” la Vita. Se rimaniamo ad occhi chiusi assaporando i primi raggi di Sole caldi in una mattina d’inverno, scopriamo il significato della Vita stessa; l’andare avanti, lo scorrere verso il bacino di “raccolta”. Quella carezza gentile in forma di calore, mantiene un contatto tra quella parte di noi, solo sopita, ed il “nesso” animico che “spera” nel risveglio. Ciò che d’estate giunge persino a “dare fastidio”, d’inverno regala la gioia di un contatto piacevole, necessario. La prospettiva cambia con la stagione e con noi “dentro”. Oggi la neve scende copiosa da un cielo bianco dal quale, diffusa, s’emana ancora luce gentile, senza ombre, capace di saturare i colori e di renderli addirittura più brillanti e “vivi”. È fantastico questo nostro mondo cosparso di magia alla quale non crediamo più, eppure crediamo ancora. In un contesto di paradossi, camminiamo certi di quello che “vediamo”, ma cosa vediamo in realtà? La realtà che riusciamo a percepire in maniera molto limitata. Ma come limitata? I sensi non sono facoltà estremamente sviluppate che ci hanno permesso di uscire dalle nebbie della sopravvivenza? Dalle grotte dell’uomo primitivo? Certo. La verità passa anche da questa “latitudine”, così come da tante altre, circondando il mondo di una fitta maglia di “panoramiche”. E ognuno sceglie la propria. I sensi servono e sono serviti ad uno scopo ben preciso: andare avanti. Come la funzione dei raggi di Vita del Sole, anche i sensi permettono di “progredire” alba dopo alba. La funzione di ogni sviluppo biologico sulla Terra ha sempre un compito ed un "senso" ed, in genere, un tempo; quello che per l’uomo significa dare una data di scadenza ad un suo prodotto “deperibile”. Tutto è limitato nel tempo e dal tempo, anche la nostra forma e le sue peculiarità. Andare avanti, dunque. La capacità di pensiero e d’immaginazione hanno forgiato questo mondo, tramite ciò che i sensi trasmettevano, attraverso i sensi che di rimando fornivano un certo livello di simbiosi con il mondo circostante; tale “associazione” ha generato dentro e fuori limiti e convinzioni di avere il “controllo”. Il frattale da osservare è proprio la modalità di “crescita” basata sull’esperienza dei sensi, proprio come per la cellula il passaggio sensorio delle sostanze dalla propria membrana superiore ha determinato l’evoluzione e la formazione del nucleo centrale e dunque dello sviluppo della propria unicità ed intelligenza. Dall’ascoltare l’interazione con l’esterno si è modificata la Vita sulla Terra. Tramite analisi dell’input esterno ma anche di sinergia con la “sostanza” interna e con la propria volontà insita di “superare” le ritenute avversità del clima, prima e della presenza animale e dei propri simili, poi. L’intervento di altri fratelli più evoluti, discesi dalle stelle, è registrato anch’esso nelle “cronache” mitologiche e nelle credenza religiose filtrate di tutto il mondo. L’evoluzione in corso è opera di molte “mani”. Aprire la mente anche a questa “possibilità” renderebbe il genere umano meglio assortito con la linea della creazione. Come quando un certo giorno, l’uomo si accorse che la Terra non poteva essere piatta, dopo avere “errato” per centinaia di anni nelle false convinzioni che l’ignoranza della luce generava. Persino immemore della sapienza che giungeva da lontano e che sussurrava delle “visioni” lungimiranti della nostra natura. L’albero della Vita è una struttura sensibile ed intelligente che mantiene ogni cosa al “proprio posto”; che alimenta tramite strutture energetiche il costrutto esistenziale in ogni sua forma. Questo albero esiste perché viene descritto da tutte le angolazioni umane. Non lo si vede perché immerso nella scarsità della luce. Per questo occorre immaginarlo e nel compiere questo “sforzo”, andiamo avanti. Tutto è progettato per condurre “avanti”. I rami dell’albero della Vita sono infiniti e ricordano l’espansione di un tessuto nervoso. Proprio come in Avatar, gli uomini prendono il controllo del corpo “indigeno” (l’Avatar appunto) al fine di fare esperienza e di muoversi su un pianeta sconosciuto, l’anima è scesa in Terra attraverso lo sviluppo di terminazioni nervose che, con il tempo e le diverse priorità, le hanno permesso di controllare sempre di più il veicolo fisico umano. Quel sistema nervoso che Steiner definisce “un riflesso diretto dell’Universo”. Si intuisce il filo nascosto dalla trama e dalle esigenze spettacolari del prossimo ed imminente “lavoro” dell’industria cinematografica americana. La verità è cosparsa nel tutto:

  • uomini tecnologicamente evoluti che scendono su un pianeta sconosciuto per portare via del materiale nativo, un tipo particolare di minerale presente in gran quantità sul pianeta
  • un pianeta che contiene già la vita umanoide
  • uomini che per meglio adattarsi alle condizioni di vita del pianeta, utilizzano la propria scienza al fine di costruire degli “esoscheletri” biologici da comandare tramite il proprio tessuto nervoso
  • questi Avatar, una volta a terra, sono sottoposti alle leggi fisiche del nuovo mondo, le quali hanno capacità trasformanti ed interagenti con la propria e precedente “realtà”
  • uomini che muovono veicoli fisici con un intento, con una missione e che interagiscono con la Vita già presente in loco
  • uomini che cambiano la propria prospettiva nel tempo
Leggendo i libri di Zecharia Sitchin ricordiamo gli Anunnaki, o Nefilim ricordati nella Bibbia come i “Giganti” ma che letteralmente significa “Coloro che sono stati gettati giù”, ossia che sono scesi dal cielo. Costoro sembra che avessero delle esigenze di estrazione dell’oro terrestre. E sembra che abbiano lasciato ampie tracce del proprio passaggio in Terra; non da ultima la loro “immagine” nella nostra specie. Geneticamente loro sono in noi. Le loro caratteristiche di combattività, capriccio, sofisticazione, ambizione, arte, scienza, ricchezza e povertà, giustizia e morale, etc. contraddistinguono il genere umano. Sembra che tutti noi abbiamo il compito di ripulire non solo il nostro karma o destino, ma persino il loro, e ciò va proprio nello spirito unitario della creazione che, a cerchio, unisce gli eventi, le cause e le conseguenze, i ”perché” al “dove”, al “come”, al “quando” al “in che modo” nel rispetto della propria volontà di intendere e volere.
Se decidiamo di ascoltare, in cuor nostro nasceranno i “segni” come moderne stimmate o”marchio” della presenza divina presso l’indefinitezza dell’uomo. L’espressione in apertura di articolo, evidenzia proprio questo secondo me: è l’uomo che si sceglie la via attraverso le proprie “sensibilità”, marchiato dal passato ma forgiato nello spirito. Occorre lavare l’onere, il peso, del “marchio” subìto, onorando l’origine ed elevarsi trasmutando se stessi mediante alchimia di ciò che è già presente in se stessi: il marchio d’origine o spirito di trasfigurazione.
I due “marchi” hanno peso e significati diversi e sono “tesi” a dare ed a togliere nel pieno rispetto delle leggi universali…
La foto d’apertura di un albero di casa mia è la stessa che segue, alla quale è stata tolta quasi completamente la “luminosità”. Ecco che d’incanto abbiamo una immagine dell’Universo. Una mancanza di luce che permette di vedere le “stelle” e che devia la nostra consapevolezza verso quei puntini luminosi, ignorando la struttura nascosta dall’assenza di luce: l’albero della Vita.






domenica 3 gennaio 2010

Guidare il cambiamento.



 


“C’è mai stata una invenzione più bella di quella dell’automobile? Da quando esiste ha reso la nostra vita più piacevole ed ha contribuito alle grandi rivoluzioni della società. Ma oggi è ancora in sintonia con la società?  Perché qualcuno può viaggiare mentre altri possono a malapena spostarsi? Perché il piacere di alcuni deve pesare sulla vita di altri? Perché godere della nostra vita oggi, implica una minore qualità della vita domani? Noi di Renault crediamo che sia ora di cambiare le cose.  Crediamo che il piacere di un viaggio non debba essere solo di chi guida ma di tutti quelli che lo circondano. Crediamo che sicurezza non significhi utilizzare manichini nei crash test, ma impegnarsi per salvare persone e vite. Crediamo che il riscaldamento del pianeta non sia solo una questione di gas di scarico, ma una sfida da affrontare nella sua totalità: prima, durante e dopo. Crediamo sia ora di diffondere l’auto elettrica. Perché ci guidi di nuovo verso un futuro diverso, nel rispetto delle persone  e della vita. Renault. Drive the change. Renault vi augura un felice anno nuovo”.

Questo spot pubblicitario di una multinazionale, come Renault, (premiato in ambito internazionale) è stato, secondo me, anzi per me, il più bel regalo ed il migliore augurio per affrontare positivamente il 2010. Analizzando queste parole, sapientemente scelte dai creativi del mondo pubblicitario, il cuore entra in risonanza con il messaggio che esse stesse conducono verso tutti i fruitori televisivi e non. Sono sicuramente parole che sottintendono ad una scelta di cambiamento operata dalla casa francese automobilistica. Uno dei player globali di questo importante settore dell’economia mondiale. Forse proprio uno dei costruttori più in difficoltà, più schiacciato dai numeri della crisi internazionale. Non deve sfuggire questo importante aspetto della crisi, perché dalla crisi nasce l’opportunità di “cambiare”. Questa onda di numeri negativi non giunge affatto per caso, come ogni aspetto di questa realtà. Ma è solo il “nodo che giunge al pettine”. È solo una questione di tempo e, prima o poi, gli eccessi si “pagano”. Le soluzioni basate sul debito non sono sostenibili nel lungo periodo. Io non sono un economista, ma lo “sento”. È solo saggezza del buon padre di famiglia, come lo siamo tutti quanti. Allora perché ci troviamo in questa situazione che, noi tutti, abbiamo permesso? Leggiamo le parole dello spot Renault; facciamole nostre con il cuore. Sentite l’onda del cambiamento? Capite perché, a questo punto, la crisi è necessaria? Comprendete perché occorre distruggere prima di costruire? Perché con fondamenta “marce” non si costruisce solidità, bensì castelli di carta come le montagne di debito virtuali che pesano SOLO sull’ultimo anello della catena: quello dove siamo noi. Questi debiti diventano reali solo per il cittadino di “base”. Sulla casa che ha acquistato esiste il vero valore, mentre tutto il resto è virtuale. Però è giunto il momento che anche il virtuale inizi a pesare nei bilanci delle banche e compagnia bella che, seppure ancora “sofisticati”, appaiono perlomeno “poco affidabili”. Il cambiamento è già tra di noi. Renault è la prima casa internazionale che annuncia una modifica nel paradigma globale. Renault è parte dell’Antisistema; ha prosperato perché “utile” ai fini dell’Antisistema. Eppure ora annuncia a tutto il mondo un ribaltamento dei valori. Non conosco il management di questa azienda, ma presumo che ai vertici sia avvenuto un cambiamento di uomini. Ma fosse solo anche una strategia per sopravvivere, va bene comunque ai fini del Piano Divino. Il settore automobilistico è troppo importante per non essere uno dei primi ad evidenziare una cambio radicale nell’orizzonte, nella modalità di fare “azienda”. Infatti insieme alle strutture economiche più consolidate, come banche ed assicurazioni, è stato tra i primi ad essere spazzato via dalla crisi. La massa critica che alimenta la nuova energia che spira sul pianeta, inizia a manifestare i primi segni di un nuovo “sogno” che coinvolgerà progressivamente ognuno di noi. Le "cose" stanno già cambiando. È sufficiente notare il fenomeno. Sembra che tutto sia fermo, invece il tutto non è mai stato così “liquido ed in pendenza”. Obama ha accettato un gravoso incarico, pur sapendo che sarebbe stato “parificato”, per valore morale, ai suoi precedenti. A parte il premio Nobel vinto, la gente e molti influenti economisti non lo vedono più di buon occhio, perché egli è ritenuto il continuatore della “crisi”, avendola fermata, non avendo fatto nulla per cambiare e permettendo che il potere delle grandi lobby continui ad imperversare facendo il bello ed il cattivo tempo. In realtà Obama lavora dietro alle quinte. Già il fatto di occupare quella “posizione” rende possibile ad una nuova energia, irradiata anche da lui, di agire per la prima volta direttamente nei cardini del potere “esecutivo”. La riforma sanitaria in atto negli USA è qualcosa di storicamente unico. Sembra ai più un altro intrallazzo per le aziende assicurative, ma non è così. Da valore alla gente. La fa sentire più vicina, più tutelata; opera all’interno della gente un aumento della fiducia nella Vita. La campagna internazionale dei vaccini contro l’influenza A, è stata avallata anche da Obama, ma occorre notare il lavoro di cesello che egli mette in mostra, al fine di non “sparire” prima del tempo da questo piano dimensionale. Come dire: un passo avanti e tre quarti indietro. Il risultato è comunque sempre positivo. E ciò che non viene enfatizzato dall’opinione pubblica, questa volta, sono certo che “lavora” per tutti noi.
Le parole dello spot Renault sono la vetta di un “isola” che sta emergendo tra le energie vetuste su e tra i continenti. È l’inizio dell’opera. La cima dell’iceberg. Ciò che è ancora sotto al livello della manifestazione fisica, è una massa determinata a spingere molto in alto il movimento in corso. Tale massa si avvale del favore della Madre Terra e delle energie cosmiche che spirano da tempo sopra tutti noi. Siamo protetti. Siamo amati. Siamo una sola cosa…

Grazie di cuore Renault!
Auguri di cuore Mondo!

"Non lasciate che la forza di gravità del Vostro pianeta appesantisca la Vostra coscienza. Eravate già a conoscenza dell'effetto della gravità sugli oggetti materiali, ma è stato solo di recente, grazie ai viaggi spaziali, che avete cominciato a nutrire il sospetto che essa costringa e limiti anche la Vostra coscienza".
Da "Trasmissioni Stellari" di K.Karey




sabato 2 gennaio 2010

Intrisi di "verità".








Siamo stati talmente indotti a crederci separati ed impotenti che non esitiamo a credere di avere bisogno di un integratore o di un “succo” naturale miracoloso, per equilibrarci, stare meglio, guarire, etc. Abbiamo accettato questa visione delle “cose” solo dopo avere perduto la “conoscenza” che gli Antichi possedevano da tempi immemori. Gli ultimi a possederla furono coloro che furono arsi vivi nei roghi della Santa Inquisizione, ma per fortuna gli “ultimi non sono stati gli ultimi”. Nella biodiversità umana, il “sapere” ha sempre trovato il modo di destreggiarsi tra infinite difficoltà e possibili terminazioni, per cui in un certo senso ha sviluppato doti proprie di “mimetismo” camaleontico. Il sapere o conoscenza o verità si è sparpagliato come zucchero a velo sopra ad ogni aspetto della “realtà” percepita. Come un eterno caleidoscopio di giochi ad effetto, egli ha interagito con la pressoché totale ampia cerchia dello sviluppo umano, sia esso fisico sia esso mentale, sia esso sacro sia esso profano. In ogni singola molecola, atomo, particella subatomica, singolo costrutto umano la verità è presente. Diluita in maniera diversa, altalenante eppure sempre "attiva", attorcigliata oppure evidente, difficile soprattutto da agganciare alla verità di colui che a turno osserva. Come un puzzle complicato, un estremo rompicapo, la verità porta alla saggezza. Saggezza di unire i “puntini” per chiudere i “cerchi”, le ampie spirali che conducono alla convergenza nel loro punto d’origine. Sulla scuola Madre Terra non esiste in realtà il difficile o il facile; esiste quello che si sa e quello che si ignora. O quello che ancora non si sa. Tutto è raggiungibile solo grazie ad un cammino dettato dal proprio intento di “conoscere”, “giungere a…”.
“Aiutati che il cielo ti aiuta” – recita la saggia “tradizione” racchiusa nei proverbi.
“Volere è potere” – recita un altro “detto”.
Tra queste due verità, una lo è maggiormente dell’altra, pur essendolo nella loro accezione entrambe. La seconda modalità “vibrazionale” non è completa perché manca il “preambolo” qualificante, l’aspetto necessario senza il quale la volontà da sola “non basta”: l’immaginazione. La prima modalità “vibrazionale” è completa e solamente limitata dall’impegno profuso, dal Karma e dalla “lunghezza” raggiunta dal libero arbitrio. In ogni caso l’atto dell’aiutarsi è sufficiente per meritarsi perlomeno una “risposta” olografica, frattale, una eco, un riverbero dall’Universo. Colui che si vuole bene può fare del bene. Il substrato sul quale “poggiamo” determina la qualità del terreno esistenziale ed il magnetismo agganciato alla nostra “visione della realtà”. Credere che una pillola si possa sostituire a Dio, a noi, non porta molto lontano; semmai l’effetto placebo può servire per trovare una via di fuga dalla gabbia nella quale ci siamo chiusi. Ma oltre ad un breve “lampo” in termini di opportunità, ciò che si ingurgita dall’esterno non serve a gran chè. In questi termini la verità è ancora presente anche nella pillola miracolosa perché la verità è stata sparsa ad arte nel tutto. Tutte le vie sono buone e nessuna via porta direttamente alla trasmutazione della propria esistenza. Diciamo che occorre più volte scegliere, sentire, partecipare, cambiare, evidenziare, decidere…
Nel film Sherlock Holmes le verità si sprecano e solo esigenze cinematografiche allontanano dal ricalcare questa nostra realtà comunemente percepita. Secondo tempi diversi e secondo un “piano” tuttora in auge. In alcuni punti della “visione” le emozioni erano talmente forti da portare la mia essenza ad includersi nella trama del film. Come se io fossi il regista. È ovvio che anche le sale cinematografiche hanno lo scopo, similmente alla televisione, di ipnotizzare e provocare lo strappo con la propria anima, tramite meccanismi scientifici altamente evoluti che sfiorano già il futuro prossimo. Tuttavia la verità è dappertutto. Anche in una sala cinematografica colma di persone che trangugiano popcorn e Coca Cola. Il “messaggio” giunge da tutte le parti ed in ogni modo. Persino per coloro che sono già staccati dalla propria anima. Perché nulla è perduto per sempre in ambito spirituale. Nulla. Non credete mai a chi Vi dice il contrario. Noi siamo eterne scintille divine. Non ci fermiamo nemmeno davanti all’evidenza di una realtà dimensionale, perché la “magia” ci guida e ci nutre e ci protegge. La nostra forza latente è talmente grande da spezzare ogni sorta di “incantesimo”, come nella migliore tradizione delle fiabe animate per bambini.
Sino al punto di non ritorno sarà così. È questo punto che occorre non superare. Ed in cuor mio credo che nemmeno il punto di non ritorno potrebbe fermarci per l’eternità. Sarebbe solo una questione di tempo…
Mi sono spinto troppo oltre le “Colonne d’Ercole”, mi fermo qua.     

“Il cervello destro "sa", il cervello sinistro "indovina" e ipotizza.
Gli unici limiti sono le proprie convinzioni.
Lo sviluppo di queste doti porta potere, e il potere porta responsabilità.
Il nostro potere personale ci permette di controllare la nostra vita. Non deve servire a controllare le vite altrui. Possiamo mostrare ad altri cosa debbono fare per ottenere questo controllo, ma non dobbiamo farlo per loro. Noi siamo responsabili solo di noi stessi, e a prescindere dalla bontà delle intenzioni, abbiamo la responsabilità di non interferire coi piani di vita degli altri. È questa la responsabilità del potere”.
Da “Il potere mentale” di E.Hoffman


venerdì 1 gennaio 2010

Ricordare il Tempo.








Ricordare il tempo per

onorarne le impronte
 

imbevute di colori diversi

lambirne i tremuli contorni

accarezzandone il soffio vitale

celebrarne l’aspetto evocativo.

E’ sottile lo spazio che conduce a tal ricordo

confuso comè tra pareti d’osso:

onorarlo

lambirlo

celebrarlo

permette di degnare di un sorriso la vita.

Un brindisi al tempo che scorre pienamente coccolato.