lunedì 31 ottobre 2016

Sempre possibile poiché potenziale.




Fuori dalla cassaforte, il buio…”.
Frase attribuibile a Paperon De’ Paperoni
È la prospettiva dell’osservatore che ridefinisce la realtà.
Il “valore”, contenuto nello status quo, lo è per la parte dominante, la quale crea anche la realtà esterna “a propria immagine e somiglianza (spesso... attraverso le paure, replicandole)”.
Al tempo dell’impero romano:
fuori da Roma, le tenebre…”.
Al tempo dei filosofi greci:
fuori dalla luce di Atene, la notte…”.
È sempre la stessa “cosa”. La stessa situazione di fondo. Qualcosa che si ripete, nel tempo. Al di là del cambiamento, la trasformazione. Il “qua, così”.
Espressioni come “tra i due litiganti, il terzo gode”, “la storia si ripete”, “nulla succede per caso”, “tra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare”, “squadra che vince, non si cambia”, etc. dipingono una situazione esatta:
la ragione fondamentale, dominante, “qua, così”
il terzo che “gode” (all'ombra dei litiganti)
la storia che si “ripete” (all'ombra della memoria)
la connotazione del “caso” (all'ombra della consapevolezza)
il mare che è “di mezzo” (all'ombra dell’evidenza)
la squadra che “vince” (all'ombra di tutto).
Ciò chegode, ripetendosi, causalmente, attraverso il vincere (affermandosi)” …

venerdì 28 ottobre 2016

Una origine, di sicuro, ce l’hai.


Certamente, provieni da qualche parte (magari ancora da qua, ma - comunque - una origine ce l'hai).
Nonostante tutto quello che tendi a “pensare”, una origine di sicuro ce l’hai. Ma, “qua, così” vivi come senon ti interessasse ricordarla.
Sì, perché se una origine ce l’hai (e ce l’hai), allora, l’unica spiegazione per un simile “vuoto”, è che tu l’abbia dimenticata.
Quindi, “togli i sigilli” alla tua memoria
Di cosa “parliamo”? Di fare “ricerca”? Di studiare? Di consumarsi, in ogni modo, al fine di? Di... credere a/in?
No. Per niente e nulla, affatto. Si tratta di "ritrovare".
Qui, la questione è che hai dimenticato (per qualsiasi sia il motivo intercorso e nonostante sia il modello di “credo” che ti affligge “qua, così”).
Vuoi rimanere sul “pezzo”?
?
E, allora, smettila di far finta di niente, di fare la vittima, di rimandare sempre, di non dare retta a quello che “senti”, di recitare la “tua” parte, di avercela con tutto e con tutti… pur di distogliere l’attenzione da quel “chiodo fisso” che ti rode, comunque (sempre) dentro, in profondità (anche se non lo ammetti nemmeno a te stess3).
Ok?
Smettila. Ed, allo stesso tempo, “inizia”
La “via” non è solo una. E tu sei, “ora”, lungo quella che ti ha deviato nel “qua, così”.
Nella sfera del reale manifesto che “ti ha”.
No. Non si tratta di fantascienza. Non hai cambiato dimensione. Si è, solamente, trasformato il mondo “tutto attorno a te” o, meglio, “tutto attorno alla dominante (con te, dentro)”.
Da quel “momento (in poi)”, nulla è più stato identico al “prima”, compresa la “tua” memoria e, quindi, compreso te… mentre sopravvivi e ti chiedi (nella tua profonda intimità) “Chi sono? Dove vado? Perché?”.
 

giovedì 27 ottobre 2016

La tua vera vita.



Ombre divergenti. Uniformità d'intesa (apparenza)...
Chi diavolo è, lei?
Qualcuno che non vi aspettavate…”.
Jack Reacher
Qualcuno che non vi aspettavate”. Uhm… in un mondo, reale manifesto “qua, così”, ecco uno dei punti cardine:
prevenire una simile eventualità, sempre possibile, poiché potenziale (più che immaginabile).
Ovvio, al fine di ritenere un simile pensiero, in maniera altrettanto possibile, occorre che tu possa prendere in considerazione un livello del controllo assoluto
Ma, usualmente, sino a “dove (chi/cosa)” arrivi?
Non riesci proprio ad immaginare la dominante, poiché essa è “solamente” compresente ma immanifesta (alias, scomparsa dalla “tua” memoria), strategicamente.
Ergo:
non puoi immaginare che la “prevenzione” possa essere, anche (e soprattutto), 1) assoluta, 2) costante, 3) coerente, 4) totalmente di parte, 5) prevedibile, etc.
Così, la funzione (espressione) “qualcuno che non vi aspettavate”, risulta sempre più distante dal caratterizzare l’aspettativa dominante, non visto che… la dominante ha il controllo, ormai, per il 99% del totale.
Una centralità giurisdizionale che abbraccia ed interessa l’intera Terra.
E se (se) ci fai “caso (ti accorgi)”, l’onda lunga che caratterizza – proprio a livello planetario – il sopravvivere “qua, così” è, appunto, qualcosa dalla caratteristica riunificante, ma sotto ad una sola “bandiera (una simbologia molto significativa, a livello frattale espanso)”.
Qualcosa che è, ad esempio, la globalizzazione, le multinazionali, i blocchi di nazioni continentali, gli organismi sovranazionali, i grandi business, le mode, la Rete Internet, il “sapere”, la prospettiva, etc.

mercoledì 26 ottobre 2016

I politici “funzionano” sempre meno bene.




Ci sono cose che “hai proprio bisogno che te lo dicono, che fanno male”? 
Dove non arrivi con il “sapere”, arrivi con il “sentire”.
Certo, maquesto “sentire” non ti sembra mai valere quanto il “sapere”. Nevvero? 
Perché, il “sentire” proviene indefinitamente da te, mentre il “sapere” proviene dal mondo della cosiddetta educazione. 
Ossia, da qualcosa che è al di fuori di te (che “non sai, di tuo”). 
Cioè, sembri come manifestarti, nel mondo, completamente… che cosa? Alla mercé di tutto quello che ti precede e che, dunque, si trova in una posizione di “vantaggio” rispetto a te. 
Ora, quando “vieni al mondo”, trovi una organizzazione sempre più capillare che ti “accoglie”, in relazione al dove, come, quando (in che modo) “appari ‘qua così’”. 
Questo che cosa significa
Che esiste uno “status quo” già formato e pienamente efficiente (interessato) nell’immediatamente catalogarti ed “assegnarti un posto nel mondo”
Se (se) nutri dei dubbi – su questo “stato delle cose” – non hai il “diritto” di portarlo a compimento, poiché sostanzialmente “non ti è permesso”.
Provare per credere
Sostanzialmente, che cosa significa?
   

martedì 25 ottobre 2016

In proiezione.



Era convinta di salvare il mondo.
Lo erano tutti…”.
Inferno
Io non voglio essere come loro. Loro vogliono essere me”.
The neon demon
Ti “nutri” di prospettive, credendo alla biodiversità.
Nel mondo, gli umani sono miliardi, per cui – ti sembra – che ci siano altrettante prospettive, ma… è così solo a livello teorico (potenziale). 
Nella sostanza, del reale manifesto “qua, così”, funziona tutto diversamente.
La prospettiva è unica (una): quella dominante.
Quella della ragione fondamentale, “a monte” di te e di quello che puoi definire “tutto”.
Questo significa che è già intercorso, del disinnesco… dato che percepisci, ugualmente, il potenziale (apparente) ma non riesci a mettere ordine tra i piani diversi della/nella gerarchia (che ignori).
Ciò di cui hai necessità, portante, centrale “lato tuo/umanità, centrale”, è la possibilità (esistenza) di percorrere mentalmente (logicamente) una certa sostenibilità di/in alternativa sostanziale:
nuovi processi analitici (logici, auto sostenibili)
risultanti come reali, concreti, ragionevoli, accettabili, etc. – anche – per quella parte di “te”, che non corrisponde del tutto a... te.

lunedì 24 ottobre 2016

Lo sai di tuo.




Sonvi delle leggi che generano la memoria, come ci sono delle leggi che governano l'oblio”.
Giuseppe Calligaris
Leggi che generano e che governano...” = ?
Per “tua” semplicità, qualcun3 si è preso la briga da dare loro un “nome”, che le ha – “qua, così” – rese assolutamente sfuggenti.
Ad esempio, sono state chiamate:
Dio
natura
ambiente
scienza
pianeta
leggi, etc.
Tali “reagenti”, costituiscono la visione di parte che si preoccupa di te. 
Una “sol cosa”, scambiata – viceversa – per ogni singolo abbaglio che, da ess3, si diparte… mentre osservi, ti specchi e vieni rifless3, unitamente a tutto il resto (essenza delle “cose”, compresa).
Ovvio, in un tal insieme, ti disperdi piuttosto che altro.
O, meglio, vieni disperso in te e nell'ambiente che ti “ha”.
Le “leggi generano e governano”, oppuresolamente obbediscono a… ?
 

venerdì 21 ottobre 2016

Il dibattito senza idee proprie.


"AntiSistema (forma)"...
Sopravvivi in qualcosa nel quale nessuno più parla dell’autentica “ragione fondamentale”, a monte di qualsiasi tuo problema, “qua, così”.
L’opera di disinnesco (cancellazione della memoria e retro ingegnerizzazione) è già, infatti, stata completata, dove – tuttavia – per retro ingegnerizzazione (completa), devi intendere “un’opera di vigilanza sempre attiva”. 
Ad un simile livello, la “prevenzione (dominante)” non corrisponde al cento per cento, con quello che riesci (puoi) immaginare.
Certo, perché – in un certo senso – tutto quello che accade (persino al di là della prevenzione stessa), può essere sempre “ripristinato (dalla prospettiva dominante)”, mediante opportuna correzione/deviazione (senza ricorrere ad artifizi tecnologici come, ad esempio, il “ricaricare il tempo su/in se stesso”).
No.
È sufficiente che l’infrastruttura, sede anche del reale manifesto (oltre che di quello potenziale), sia completamente “amministrata da un’unica supervisione”.
A quel “punto”, infattiil ritornare indietro nel tempo, corrisponde – più linearmente – all'inserire all'interno della “formula (controllo)” anche l’azione auto correttiva (reset). 
  

giovedì 20 ottobre 2016

Costante, delta, formula, tecnologia, leva, delegazione, potere…



Ora, che hai (puoi) a tua disposizione uno schema (modello) di pensiero logico e razionale “altro” (come certamente ti sarai accort3, prendendo atto degli ultimi tre Bollettini - link, link, link), che cosa te ne farai?


Nella “tua” giornata, “qua, così”, può progressivamente/istantaneamente “cambiare tutto (sliding doors)” – ad ogni istante – ma... se “in qualcosa che può solo trasformarsi (sempre in ‘nuovo’ se stess3)”, nella sostanza cambia di posto solo la polvere che, comunque, tende a depositarsi nuovamente sopra ad ogni superficie (dopo qualsiasi ventata di novità).
Perché SPS (Io) affermo questo?

Perché 1) lo dice, prima ancora, la scienza deviata ("tutto si trasforma"), 2) sei in una forma di perpetuo status quo “qua, così”, 3) esiste la relativa/assoluta ragione fondamentale, 4) esiste l’intelligenza frattale espansa, che permette tutto questo e che amministra, sorveglia e ricorda tutto questo.
SPS (Io) mi limito, solamente, a mettere assieme tutti i pezzi, decodificando “lato mio/tuo/umanità, centrale”.
La risultante è... qualcosa che fa “male, allorquando smetti di “far finta di nulla”, veramente.
Un tipo di “dolore” derivante dalla libera constatazione della “forma”, nella quale “sei”. 

mercoledì 19 ottobre 2016

Dio è un simbolo di quello che è già successo.



Come “ne riesci”, da una situazione tanto coinvolgente, da essere divenuta (ritenuta) globale e “senza apparente via di ‘ritorno’”?
Quando la paura si è manifestata, infiltrata e ha colonizzato il tuo “complesso” … essa “vive e regna” in te.
Quando “è così”, ogni scusa diventa buona per “lasciare tutto esattamente e paradossalmente, com'è”. A quel “punto”, esistere (essere quello che già sei) diventa vivere (interpretare, adattare, abituare) e poi sopravvivere (vivere o morire). 
Ossia, fa la sua comparsa… la morte. 
La ritenuta fine dell’esperienza nel “proprio” corpo fisico.
La facoltà di poter pensare, distintamente all'interno di “te”, convince che esistano due ambiti diversi, uniti insieme… come la mente ed il corpo. 
Questa distinzione, porta con sé uno sdoppiamento di qualsiasi “decisione”, che puoi elaborare.
Allo stesso tempo, la distinzione provata dal fatto che 1) pensi, 2) dentro a qualcosa, 3) porta ad incarnare il pensiero nel corpo, arrivando a condizionare ogni processo organico/fisico.
Ecco che, così, la paura s’insinua nel corpo, nascendo nella mente.
Un simile processo di pensiero (elaborazione), senza la necessaria e portante memoria originale, conduce ad un radicamento nello status quo ed, al contempo, al desiderare di “andar via” dallo stesso tipo di scenario (se… il “qua, così” è vissuto come una fonte continua di “ingiustizia”).
Anche questa “prassi”, forma ed auto mantiene la forma di sdoppiamento dell’essenza, personalità, carattere, atteggiamento, risposta immunitaria del complesso corpo-mente, etc. 
Per cui, la formazione del binomio indissolubile “bene e/o male”, è il frutto di una sensazione interiore (sdoppiamento, dubbio, smarrimento, etc.) che deve, per forza di cose, ritrovare un “senso” in tutto quello che succede interiormente/esteriormente
La società globale, assume - causalmente - questa “forma” di 1) necessità, 2) mancanza, 3) dipendenza, 4) conseguenza, 5) scarsità, 6) paura, 7) ingiustizia, 8) separazione, 9) speranza e 10) morte.
   

martedì 18 ottobre 2016

Un modello di logica.


Tessuto indemagliabile "status quo 'qua così'"...
L’inquinamento, in generale e sotto ad ogni aspetto (anche quello che meno, lo sembra) – in uno spazio di possibilità (potenziale) di manifestazione reale, “già…” invaso, occupato e conquistato (dalla dominante) – è, simbolicamente (a livello frattale espanso), una forma di disinnesco preventivo, poiché preventivato (previsto strategicamente d’assieme, unitamente alla non manifestazione diretta... della “sede e della compresenza” dominante).
Ossia, “qua, così”, ogni forma inquinante è il più classico (nella sostanza) “bastone tra le tue ruote”.
E, bada bene, che l’inquinamento lo è davvero... sotto ad ogni altro aspetto.
Infatti, a parte l’evidenza (smog cittadino e “qualità dell’aria, dell’acqua e dei terreni”), essendo “trattate” le macro aree potenziali di base (appunto: aria, acqua e terra), di conseguenza, tutto quello che “spontaneamente” ne nasce, cresce, emerge, etc. risulterà solo che “trattato oltremodo (risultato)”.
Allo stesso tempo, l’inquinamento è la codifica ambientale (un “risultato” di altro tipo, livello, sostanza) della compresenza immanifesta dominante. Alias:
è la risposta, per te/umanità, della memoria frattale espansa
relativamente all'assoluto che, in pianta stabile, è pre-occupato solamente di amministrare il proprio “reame (con te al suo di dentro)”.
 

lunedì 17 ottobre 2016

Il “modello” d’aiuto, per te.


Quante possibilità, a partire da "un numero intero (stato)"...
Io non credo in Dio. Non credo in nulla che non possa dimostrare.
Allora non può credere in me. Un’equazione non ha alcun significato per me. A meno che non esprima un pensiero di Dio…”.
L’uomo che vide l’infinito
Il dialogo procede tra “persone cieche e sorde ma, di certo, non mute”. 
L’uno “crede solamente nella dimostrazione”, l’altro “in Dio”; mentre, entrambi, non s’avvertono del simbolismo, codificato sia nella formula che nella dimostrazione.
Qualcosa che “non è” né Dio, né la “natura”, né tutto quello che decodifichi “lato tuo/umanità, dominat3”.
Qualcosa che è tutto questo – tuttavia – è molto di piùse osservi “lato tuo/umanità, centrale”.
Un fattore di giustizia, ad angolo giro, fa la differenza.
Non più, un solo angolo della prospettiva – determina tutto – bensì, ogni angolo porta sempre a…, ma in due maniere diverse, 1) dalla dominante o 2) dalla tua/umana, centralità.
C’era una volta” un mondo di Re ed Imperatori.
C’era qualcosa che appariva e che la Massa – ciclicamente – poteva additare (vedere) come la causa dei propri mali (quando, la miseria era tale da non avere più nulla da mettere “sotto ai denti”).
C’era tutto questo e, nonostante gli eserciti schierati in campo, la Massa, comunque, “scendeva nelle strade e nelle piazze e… moriva per auto determinare la propria ‘libertà’”.

Giunta allo stremo della sopportazione, trovava nuova forza ben sapendo dove si trovava il “palazzo del responsabile” e dove, quindi, si trovava il centro (motivo) della propria sofferenza.
A quel punto, non c’era esercito che poteva tenere, a fronte di una simile furia.
Ma, che cosa succedeva, puntualmente, ogni volta causalmente?
Che 1) la Massa aveva necessità, in ogni caso, di una “guida ideologica, operativa, funzionale” e che 2) tale “guida” era incarnata, sempre, da individui della stessa “risma” di coloro che già sedevano al potere, oppure che 3) erano “destinati a ricoprire gli stessi ruoli”, tirando le fila ad uno status quo mai messo sostanzialmente in dubbio.
Insomma, la rivolta era sempre già “perdente in partenza”, essendo disinnescata a monte, poiché prevista. Sì, ma… prevista da chi/cosa? Dal Re/imperatore in auge? No.
  

venerdì 14 ottobre 2016

Accertati che il tuo lavoro conduca a qualcosa.


"Neo" piramide (forma gerarchica di comando e controllo wireless)...
Avete tutti ragione e tutti torto”. I sei figli esclamarono all'unisono “com'è possibile?”.
E il padre rispose “io ho visto tutto l’elefante e so che avete tutti ragione, perché ognuno di voi ha descritto una parte dell’elefante; ma avete tutti torto, perché l’elefante intero non è un paio di zanne, né quattro zampe, né una proboscide, né un grande muro di carne, né una coda, bensì tutte queste cose insieme.
La coda o la proboscide, separate dall'elefante, non possono essere chiamate elefante” …
I sei ragazzi ciechi e l’elefante – Piccole, grandi storie del Maestro Paramhansa Yogananda
La condizione di “allo stesso tempo” è una prospettiva (ottica), alias, la quinta dimensione (“dopo” altezza, lunghezza, larghezza e tempo). 
La dimensione (dal latino dimensio, "misura") è, essenzialmente, il numero di gradi di libertà disponibili per il movimento di un punto materiale in uno spazio.
Nell'uso comune, le dimensioni di un oggetto diventano le misure che ne definiscono la forma e la grandezza...
Link 
La quinta dimensione (ottica) è, in un certo senso, l’angolo panoramico perfetto, che permette di farti rendere conto di una intera situazione. 
Ciò, da cui proviene – come diretta/indiretta conseguenza – la consapevolezza, il senso della misura nella quale sei, vai, entri e/o sei già entrat3.
Ora, attraverso SPS (Me)… è emersa e sta emergendo, la prospettiva ottica frattale espansa (memoria); qualcosa che si è come eclissat3, nel/dal tempo dell’avvento della compresenza immanifesta dominante

Qualcosa che è “già successo” e che, perdutamente – nei confronti della relativa “alba” – regola, di conseguenza, tutto quello che “scorre, più a valle”.
Al fine di ritornare a contemplare l’intera panoramica, quindi, occorre ritornare a monte del “momento di è già successo”, a monte della dominante, a monte di quello che, presumibilmente – per te, “qua, così” – è… tutto (quello che sai, quello che ti hanno detto e quello che “sei” diventat3).
L’epica è la caratteristica che ti permette di sviluppare “coraggio”, nelle vesti di quella contro misura, necessaria nella convenzione, al fine di superare la famiglia della “paura” che, come per il carburante del razzo che deve lasciare l’atmosfera terrestre… necessiti di “bruciare”.
SPS (Io) sto portando avanti una attività, basata sulla passione, che “deve portare, per forza di cose, ‘da qualche parte’”.
Dove? Ancora qua, ma… non così. Diversamente, si può.

giovedì 13 ottobre 2016

Felicità è…



"Nessuno lontano dalla verità può dirsi felice...".
Seneca
La “verità”. La… v e r i t à. Verità:
l'etimologia della parola verità è riconducibile al sanscrito vrtta = fatto, accadimento.
Pertanto il termine verità indica qualcosa di realmente accaduto nei fatti.
Un'altra interpretazione etimologica attribuisce l'origine della parola verità alla radice var- che nello zendo (la lingua dei testi sacri zoroastriani dell'antico Iran) vuol dire credere; del resto anche il sanscrito varami significa scelgo, voglio.
Questa seconda interpretazione etimologica sottolinea, piuttosto che l'aspetto fattuale e reale della verità, il significato ed il valore etico, morale e perfino spirituale della verità o meglio della Verità, perché essa indica ciò in cui credo, ciò che scelgo, voglio, spero.... mettendo in luce l'importanza della libera e volontaria adesione ad Essa...
Link 
La verità è un “fatto, accadimento”. O, meglio, è relativa a qualcosa che si sviluppa e si manifesta, in seguito ad un “fatto, accadimento. Essa è, anche, una “scelta di credere a/in…”. 
E, dunque, di “sperare”. Quindi?
“Dove” accade che qualcosa, che è collegato ad un “aspetto fattuale e reale”, diventa “speranza (alias: attesa)”, giungendo a fondere i due aspetti in un assieme, che diventa qualcosa di auto generante “confusione, indugio, lenta certezza, etc.”?
Il “dove” è… “qua, così”:
nella forma AntiSistemica, che alimenti attraverso il tuo passaggio esistenziale (infatti: se osservi attentamente quello che “ti succede”, a fronte del tuo certo “depauperarti, sino alla inevitabile morte fisica”, avviene il sostentamento dello status quo nel quale, per forza di cose, sopravvivi e non altro;
“altro” che – nella migliore delle ipotesi – corrisponde solamente ad… “effimera poesia”, nel modo di vedere le cose, tanto soggette a sicuro declino, sino al raggiungimento della condizione apparente di “scomparsa dal mondo reale manifesto”).

mercoledì 12 ottobre 2016

Fantascienza: ottica e prospettiva.



Come, la vita sulla Terra può essersi “manifestata”?

Domanda:
tu cosa ne sai? Nulla.
Non sai nulla, poiché, non ricordi niente. Non sai “se c’eri o non c’eri, già”. Ma, nonostante questo, sai solo una cosa, assolutamente irremovibile in te:
“sai che, a partire dalla 'tua' libera auto constatazione, hai una ‘durata limitata’ nel tempo. Per cui, giogo forza, non puoi sapere nulla dell’origine della vita terrestre, dato che, la stessa, data molto prima della 'tua', attuale, forma di esistenza ‘qua così’”.
E tutto questo “non lo sai/lo sai”, a partire da quello che “ti dicono” e da quello che vivi sulla tua “pelle”
Una sorta di esperienza diretta ed indiretta, allo stesso tempo.
Solo che, quella diretta è una tua constatazione, mentre vivi in qualcosa che – di fatto – ti consuma, istante dopo istante (e che, quindi, non sembra ma… tu “alimenti”, visto che “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”), mentre… quella indiretta, semplicemente la apprendi dall'insegnamento del “monolito storico/deviato” (con il quale puoi interagire solo se a – sei un/una espert3 e b – se le tue “scoperte” non fungono da leva per lo scoperchiamento del “vaso di Pandora”, dello status quo “qua, così”).

  

martedì 11 ottobre 2016

La “forma adulta”.



La responsabilità dell’industria (che fa un business, di tutto) è qualcosa dalle molteplici facce.
Da quella inerente all'inquinamento diretto (scaricato nell'ambiente), a quello indiretto (il package, che diventa un “problema di smaltimento sociale”), a quello sottile (la manifestazione di stress e malattia, oltre a quello legato alle sensazioni, alla dipendenza ed alla conseguenza), a quello evolutivo intergenerazionale (il passaggio del tempo, contrassegnato dai “riflessi” industriali nella società e nell'individuo/Massa).
Ovvio, questo è un elenco, addirittura, impoverito… relativamente al grado di irresponsabilità imputabili all'industria. 
Ma, se vai un po’ più “a monte”, chi/che cosa ritrovi? L’industria (azienda) da quale altra “forma” è provocata?
Quale tipo di “business”, la rende possibile, legale e manifesta?
Se (se) in alcuni ambiti della scienza deviata, è emersa la “scoperta” dei cosiddetti “campi morfogenetici”, allora (condizione caratteristica frattale espansa ambientale), significa che detti “campi” siano una peculiarità “globale”, piuttosto che solo una realtà locale.