Parallelo: conseguente (sovrapposto).
Studiato. Come una lesione.
Che ti
aspetti e dunque che ti attendi; che hai calcolato anzitempo, preventivamente.
In ogni guerra tale “misura” viene presa in considerazione. Ma non conta
oltremodo. Nel senso che, “sì, dispiace, ma…”. No? Il più che classico “è uno
sporco lavoro, ma…”. Sullo stile, “armiamoci e partite…”.
O,
ancora:
“alcuni di voi potrebbero morire ma è un sacrificio che
sono disposto a fare…”.
Lord Farquaad
Hai presente?
Come, del resto, “fare il gay con il culo degli altri”.
Tenendo conto, dunque, del principio della proporzionalità? Bah. Come al solito,
“sulla carta”. Tenendo conto o calcolando anche l’eventuale contesto “legale”
che sussiste sia prima che durante/dopo la guerra.
Anche se “una guerra è per
sempre” quando questo strumento è costantemente mantenuto accordato.
Ergo,
quando ne dipende anche la “legge” stessa. Chi vince?
Guerra, infatti, non è solo s-boom,
sdeng, crash, etc. Come forse hai potuto imparare, la guerra è anche la
“guerra”:
anche quando non è dichiarata ma… c’è, in maniera sottile.
Quella
“commerciale” ad esempio. O quella “fredda”. Con la guerra più apparente che
entra in scena quando è l’ultima misura. Alias? Bè, ad esempio ma causalmente,
allorquando uno Stato è fallito economicamente e allora pur di continuare a far
finta di niente = insistere, non esita a fomentare il più che classico conflitto
armato sino ai denti.
E, dal momento in cui non è che la guerra la dichiari
“così”, allora la stessa va innescata con ogni misura del “caso”. Ergo, dopo o
durante la “pandemia fantasma”, che ha provocato miliardi e miliardi e miliardi
di “danni collaterali” a causa della “cura” imposta, e dopo il fallimento della
US Corporation, che dire?
È proprio di una guerra aperta e condivisa, che gli
“Usa” necessitano al fine di stendere un pietoso velo sul disastro già avvenuto,
all’insegna dell’essere “già successo” di più antica data (o, meglio, da cui
occorrerebbe contare il proseguo degli anni a decorrere conseguentemente).