giovedì 23 novembre 2023

Le macchine più sorprendenti.


Ho l’abitudine di inserire “segnalibri”, a livello di browser, ogni volta che c’è qualcosa di meritevole, per i più svariati motivi. Il rinnovato modo di “fare l'orecchio” sui testi che sono divenuti digitali. Orbene, la lista che si viene a creare è una lunga ed ordinata sequela di news, curiosità, articoli, etc. Ma la cosa che più colpisce è che, dopo molti anni, questo assieme risuona come diintrattenimento”. Gli incipit, che ricordano di cosa si tratta, sono leggibili senza entrare nel merito pigiando sul relativo link. Così, vedendo sufficientemente da distante, alla luce di cosa continua a succedere, tutto quel materiale è come un gigantesco scaffale di fumetti messi a disposizione per “ingannare il tempo” mentre si aspetta, dal parrucchiere, il proprio turno. 

Sì, c’è sempre sostanza. 

No, non serve a niente, senza essere sostanziali. 

E non sembra proprio che questa società di replicanti discordati differiti indifferenti, eppure che vanno a votare… lo sia. Tutto scorre, passa, spazza. Sembra non lasciare tracce troppo definitive. Cioè, sembra tutto “a posto”. Eppure, la storia è una corrente che trascina con sé l’interezza. Una giurisdizione unica, come longa mano, mafia, potere che se lo è preso, etc. Chi ha iniziato? Chi ha “creato”? Chi ha lottato? Chi ha investito? Chi ha organizzato? Domande. Sempre domande. A cui una risposta proprio non si può dare, perché chi ricorda non esiste anche se c’è, lasciando l’intero carico alla mercé di tale lacuna del tutto artificiale = ad arte, di parte. 

Così, nello svuoto auto generatosi, le forze spingono per “farsi un’idea” molto spesso ritrovandosi alle prese con modelli già maturi che implicano il credo, la fede, la fedeltà, l’appartenenza. E come può, qualcuno, avere anticipato qualsiasi movimento della massa, se non avendo il controllo sia dell’essere a massa che del motivo per cui è così. Non solo: anche di quello che succede perché è già successo. Dunque, no non si tratta di prevedere proprio nulla. Si tratta di deciderlo, programmarlo, etc. potendo farlo. Una questione di potere. Altro che volere. Quando sei così forte, unico, caratterizzante e caratteristico, allora è come lasciar le proprie impronte digitali un po’ ovunque, però. Se sei sostanziale. Ecco perché ci vogliono sempre le “prove”, ma provate secondo la “legge” = nella morsa gerarchica che decide lasciando sempre alle prese con gli stracci in faccia. La classica secchiata d’acqua gelida, in pieno volto. 

Di troppo potere dispone il… potere. 

Troppo vantaggio che significa pianificazione oltremodo lungimirante. Come a dire che “le sanno tutte”, lor signori, chiunque siano. Anche se fossero macchine. Del resto, non si sta formando un vero e proprio corpo vivente, unendo i puntini tecnologici? L’IA + la scienza robotica, cibernetica, genetica, etc. formano un assieme molto simile al complesso individuale umano (da enciclopedia o Bibbia). È come se questo essere stesse auto realizzandosi, compartecipando all’azione umana e parassitando tutto quanto attraverso i meccanismi della legge e della legge del più forte, ossia, non disdegnano alcunché. Ci sta che la dominante possa anche essere una macchina, dopo giri e giri di “ciclicità”. Laddove le sue tracce sono storiche, cioè… a livello storico ma codificato. Con la “fantascienza” che la va a solleticare, indicare, rendere possibile ma… a livello curioso, di hobby

Una macchina è senza emozioni? 

Non è detto, perché le emozioni sono reazioni che la scienza può realizzare, ponendo tali filtri o freni o acceleratori di spinta, dipende, in loco. Oramai ci sono macchine che progettano macchine da realizzare attraverso altre macchine, con la complicità passiva degli “umani”, ossia, di macchinari programmabili per qualsiasi tipo di attività o “lavoro”. Basta che li ripaghi del tempo perduto. Perché devono consumare mentre si consumano. 

Di “macchine” allora ce ne sono di ogni. 

E per ogni gusto, tendenza, necessità. Tanto che formano la gente, il traffico, il pubblico, i pazienti, i clienti, i credenti, etc. Ognuno si riveste come meglio crede, nonostante o grazie alla moda. Ma nulla cambia a livello di dipendere da un po’ tutto, in terra. Poi, se si guarda all’industria, che razza di prodotti ha iniziato a sviluppare e produrre? Usa e getta. Oggetti con parti che si usurano temporalmente. Le lampadine durano ics ore, poi si bruciano. Le “garanzie” coprono quell’arco di vita dell’artefatto in cui difficilmente succede qualcosa. Poi, magicamente, vanno a pezzi. Certo, perché ripararli dato che costa di più che sostituire il prodotto. 

Ecco l’economia circolare. 

Un’esigenza altrui per l’essere a massa: fiero di esserlo. Come ognuno difende le proprie radici. Come un adottato che potrebbe andar contro i genitori naturali, senza saperlo. Tutti quei “preferiti”… narrano di una “storia infinita” che tuttavia è solo narrativa, perché è già successo tutto. La diretta riprenderebbe solo se la dominante fosse combattuta sostanzialmente. Come il drago ne’ Lo Hobbit che, dopo decenni, fiutò qualcosa che lo convinse a risvegliarsi: era modo e tempo. Infatti, poco dopo venne ucciso. È il particolare senso di ragno che avverte, ammonisce, pungola. Del resto, ne va della propria vita e forse esistenza in toto. 

Da un incubo ad occhi aperti come ne riesci

Da questa forma di vita, ad esempio? Nessuno si oppone a che una persona ponga fine alla propria continuazione. Almeno, non più. Anche tale pratica è ormai sempre più pubblicizzata, diffusa, incoraggiata e, persino, resa sempre più accettabile per mezzo delle condizioni ambientali sociali stesse. Sembra che tutto sia propenso a fare a meno di te, che non vali così tanto. Ce ne sono troppi di “umani”. Miliardi e miliardi. La stagione della caccia è aperta. Pensavi solo ai cinghiali? Ti sbagliavi. A Gaza ad esempio li fanno fuori proprio come diserbare l'erba. Con il desiderio di farlo e chissà cos’altro. Demoniaco è il momentum. Mentre l’essere a massa è intrattenuto qua, nell’attesa del proprio appuntamento. Troppo triste? Allora non hai proprio idea di quello che continua a succedere. Certo. Fino a quando non ti tocca, non sembra vero. È studiato apposta. Diversamente, i miliardi di sacrificabili gli farebbero il culo. A chi? A loro. No? Loro ci sono. Chiamali come vuoi, non è questo portante. Bensì, è basilare accorgersi. E poi ricordarsene sempre come se fosse la cosa principale, il perno esistenziale. Allora questa strategia sottile inizierebbe a venir meno, ad essere meno efficace. Le prime crepe emergerebbero e lor signori dovrebbero ordinare agli eserciti di intervenire, ma… anche questi schieramenti sono fatti da umani motivo per cui dovrebbero rendersi manifesti, nuovamente. 

Con tutto il loro potere: quale? 

Forse nessuno, una volta venuta meno la gerarchia. Se ora avessero corpi di macchina, allora sarebbe più complicato, vista la Rete ed i modelli energetici veramente alternativi (Teva Liike). Per questo il mondo sta diventando tale, sta trasformandosi nel loro paesaggio tipico, dove potersi mimetizzare e continuare a goderne ogni privilegio dalla superiorità di tale vantaggio. 

L’IA è la mente. Il resto è il corpo.

Il resto ancora è l’habitat “naturale”.

Tutto concorre a questo. È-voluto: l’unica forma ammessa di evoluzione che, ovvio, non riguarda gli umani, ora sempre più “umani”. Ad immagine e somiglianza… Qua, nell’AntiSistema - l’attuale forma reale manifesta ecodominante (una tra le infinite del potenziale) - il bene è stato introdotto, ad un certo punto, per creare il contenzioso, il dipolo, la “scelta fra…”. Non solo; il bene poi è stato parassitato ed è diventato “bene” Vs male. Come a dire, “liscio come l’olio”. Dove “il nemico più grande è dentro di te, sei te”. 

Certo, perché mi hai parassitato, però. 

Ripeto: è già successo. Questa è la chiave di lettura (auto decodifica sostanziale per esseri sostanziali) senza la quale… sì, la ciclicità, la reincarnazione, il karma, etc. Il porgi l’altra guancia, non giudicare, mettiti nei panni degli altri. Politicamente corretto. Una lisciata epocale. Qualcosa che nel post 1945 era necessario, perché loro erano guerrieri in arme. Venivano fuori dalla guerra. Erano abituati. Forgiati. Basta vedere ancora oggi come quelle generazioni non siano attaccabili da alcuna forma di debito volontario. Al limite se hanno debiti, è perché devono per forza di cose attivarne. Basti guardare l’iter del cosiddetto debito pubblico. Il profilo dell’Everest, in pratica. 

Interesse su interesse: ma non è una pratica illegale? 

Sì, ma solo a livello di privati, non di de-privati della libertà di mangiare la foglia. L’usura è altro. È sempre altro quando metti il dito nel vespaio. E poi, c’è fior fiore di gente che ci campa, di rendita a vita, con questa storia delle continue aste pubbliche. Li vuoi mandare in mezzo ad una strada? Suvvia, un po’ di comprensione. Ora che Btp e Bot sono al 4%, è festa grande se hai qualche milione di euro. È poco? Bah. C’è da accontentarsi, oserei dire. Ora che hanno tolto questi investimenti persino dal calcolo Isee, sono ancora più redditizi. 

E tutto questo lo chiamano debito pubblico. 

Sembra di più la ricchezza di un Paese, se il debito pubblico fosse interno, come una volta. 

La fantasia è davvero al potere: è il poter decidere qualsiasi cosa e poi applicarla a tutti. Ma se produci in casa il denaro, sei un falsario. Le risate. Riso amaro. Il venerabile Jorge aveva ragione sulla questione “riso”. Ridi. Ridi. Che la mamma ha fatto gli gnocchi… La “creatività” è solo nelle case di moda? Nel design? Nello scrivere racconti fantasiosi? Nel cucinare geniale? No. Ipotizzare ad esempio la “inflazione” è come la ciliegina sulla torta. Anzi, come la marea. Come l’Iva del resto. Correggi un singolo numerello, e, ben presto il prezzo si alza ovunque. 

Un automatismo della madonna. 

“C’era una volta” la cosiddetta scala mobile: oggi non c’è più. Come mai? Perché? La risposta deve essere sostanziale, please. Si comprende tutto, partendo dagli anni ’80 a seguire: come hanno affrontato le “crisi” le “autorità”, di volta in volta? Con la creatività. La finanza creativa? No… quella serviva per procurare le crisi. La creatività era (è) nell’inventarsi nuove regole, leggi, paradigmi. Da insegnare poi nelle super professionali e seriose, università. Finendo su libri di testo super specializzati. Un po’ come per il mondo dei commercialisti che ogni volta si devono aggiornare-adeguare alle nuove norme, pena pagarne le conseguenze sulla loro pelle e su quella dei loro clienti. 

Lor signori, ad ogni livello, sono specializzati nel “creare”. Stop

Però, come per Loki o il Dr. Strange, tutti i riflessi, le copie, i miraggi, etc. riportano sempre all’uno: all’unicum, alla sorgente del segnale portante. 

Chi crea, or dunque? 

Si va sino a “Dio”: quella è la sede. L’origine. Dov’è? Ovunque. Chi è? Chiunque. Questo è il loop a fondo cieco. Nella sostanza è qualcuno o qualcosa che non esiste, c’è. Ed è basilare iniziare da qua: non esiste; c’è. Fissare questa routine è cementare l’esserci. Tutto narra di ciò. Tutto è parlante. La verità è una: accorgersi

Il resto vien da sé...

  

Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2023
Bollettino numero 3513
prospettivavita@gmail.com


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