lunedì 28 dicembre 2015

Scende la pioggia, ma che fa.



Tu nel tuo letto caldo
io per le strade al freddo
ma non è questo che mi fa triste.

Qui fuori dai tuoi sogni
l'amore sta morendo
ognuno pensa solo a se stesso.

Scende la pioggia ma che fa
crolla il mondo intorno a me
per amore sto morendo.

Amo la vita più che mai
appartiene solo a me
voglio viverla per questo.

E basta con i sogni
ora sei tu che dormi
ora il dolore io lo conosco.

Quello che mi dispiace
è quel che imparo adesso
ognuno pensa solo a se stesso...
 
Scende La Pioggia - Gianni Morandi
 
In un “insieme”, strutturato per “funzionare… in automatico”, la relativa realtà manifesta deve essere caratterizzata dalla “natura”, al fine di porre apparentemente in “secondo piano (abitudine, normalità)”, tutto ciò che concorre alla regolazione delle esistenze in Vita, ivi contenute.
Ovvio, una simile prospettiva è proprio inerente e riguardante, il “carico umano senziente” e trasportato lungo la serie di rotazioni cicliche che, costituiscono quella forza primordiale che traccia “l’imprinting celeste”.
La natura è “automatica”, ossia, toglie certe preoccupazioni all’individuo, lasciandolo in preda di altre, più alla sua “portata convenzionale”; rimane, così, tutto ciò che deve sforzarsi di fare, per sopravvivere “qua, così”, ma – non – tutto quello che riguarda il funzionamento infrastrutturale del Pianeta (ad esempio, la Terra “gira” senza che tu venga chiamato/a ad agire in tal senso). 
Il “clima” si disciplina attraverso auto regolamentazione “fisica”, ossia, attraverso “Applicazioni naturali”.
La società umana è, semmai, capace di diventare (influenzare) uno di questi “fattori”, allorquando diventa “troppo grande per non essere neutrale”.
Tuttavia, gli umani – in assenza di una tecnologia all’altezza (certamente di carattere dominante e, dunque, non manifesto) – entrano a far parte del “mix” e non diventano il “mix (ciò che permette il regolamento/funzionamento atmosferico, climatico del Pianeta).
  

giovedì 24 dicembre 2015

Quale augurio, se non quello della coerenza.


 
Che cosa è la “legge”?
È un punto di vista. Una prospettiva, imposta ad interi “parchi sociali”, legati assieme dalla paura. Paura ditutto, in primis, di “morire”.
La sopravvivenza (non di certo, un dettaglio e, non di certo, una casualità), dunque, risulta sempre centrale rispetto a qualsiasi altro tipo di “idea” e, nel provare questo, la Massa si rende dipendente da qualcosa – di altrettanto centrale ma dislocato (delegato) al di fuori della Massa stessa, pur interessandola pienamente anche “dentro”:
la “politica”.
La legge viene creata, proposta, discussa ed approvata, dalla “politica”, dove con un simile termine devi intendere un mix di interessi, che non iniziano e terminano né con l’esercizio della politica, né con i politici stessi.
Ossia, la legge dipende dall’intenzione (progetto) di un esercizio del potere, che è “prevenzione nei tuoi confronti”.
Un tipo di potere primario: dominante.
Uno “stato di fermo immagine”. Una “nube inquinante”, quando la prospettiva dominante diventa (“è”) esclusivamente “di parte (propria)”.
Usualmente, definisci la forma di realtà derivante da un simile status, come:
dittatoriale.
   

mercoledì 23 dicembre 2015

La miglior tazza di caffè al mondo.


 
"Ci siete riusciti. Complimenti. La miglior tazza di caffè al mondo. Ottimo lavoro a tutti. È bello essere qui. Ciao...".
Elf
C’è un film, si chiama Elf, che “sotto alle feste natalizie” fa sempre piacere rivedere. Orbene, nella sua trama c’è un episodio davvero curioso, legato allo spirito puro dell’umano, "che si crede elfo", perché adottato e cresciuto nella comunità degli elfi di Babbo Natale, al Polo Nord.
Quando Buddy (è il suo nome) arriva a New York, per incontrare il suo vero papà (che è stato inserito nella “lista dei cattivi”), prende tutto alla lettera, ossia:
ci crede.
La scena in questione, tra le altre, è caratterizzata dal fatto che, transitando di fronte all’insegna di un bar, si ferma attratto da quello che v’è descritto a mo’ di spot pubblicitario (e, dunque, non corrispondente al “vero”). 


Nella fattispecie:
La miglior tazza di caffè al mondo”.


Buddy, nel proprio candore originale, non “ancora inquinato dalla tabula rasa del/nel vivere sociale”, prende “per filo e per segno” quello spot pubblicitario “un tanto al chilo”, ossia (come già appuntato poco sopra) “ci crede”.


E che cosa fa? Entra nel bar e, appena dentro, si mette ad urlare – davvero compiaciuto – “Ci siete riusciti. Complimenti. La miglior tazza di caffè al mondo. Ottimo lavoro a tutti. È bello essere qui. Ciao...”. Lasciando nello stupore generale sia i clienti, che gli inservienti (perché… “quel comportamento puro – ingenuo – risulta a loro, soprattutto, deficiente”).