mercoledì 27 marzo 2024

A che gioco giochiamo.


Il “titolo” è in un “libro”:

A che gioco giochiamo è un saggio dello psicologo Eric Berne, pubblicato nella sua prima edizione in lingua inglese nel 1964. L'autore, grazie alla rappresentazione della realtà quotidiana, attraverso le varie metodologie e tipologie di gioco, ha formulato un nuovo modello di analisi terapeutica, denominata analisi transazionale

Alias? L’autore ha formulato una “teoria”, ignorando nella sostanza la frattalità espansa, non essendoci, non applicandosi mediante analogia frattale espansa. Risultato

L’ennesima “mezza misura” o “verità” = la verità che si “incarna”, condensandosi nella “teoria” ch’è come prendere lucciole per lanterne, se non ci sei (se non sei Te).

Così, tutto è verità, nonostante può cristallizzarsi in “verità”. Questo succede quando… continua a succedere, non visto (ricordato) che è già successo; cioè, non esiste ma c’è un/il… “precedente”, da cui il “prossimo”. 

Così come un “mai passato di moda”, auto imperversa l’esse-Re “Moda”

altro che “Re Mida”, colui che “trasmutava tutto quanto toccava, in oro”. 

Piuttosto, quell’atteggiamento che trasforma tutto quanto è nel proprio interesse in “oro” = il l-oro ideale. Certo: 

qualcosa che può valere anche per Te

peccato che (qua, così) sei “te”

davvero, un… peccato (originale) o l'è-voluto.

Dunque:

l'analisi transazionale è una teoria psicologica ideata da Eric Berne negli anni cinquanta…

Una “teoria” accettata dal “Mercato”, a quanto pare (poiché non bollata dal marchio registrato, “complottismo”). A tal pro, è utile non solo leggere questo:

una “svalutazione consiste nell'ignorare un elemento utile alla soluzione del proprio problema o nel conferire eccessiva enfasi ad un elemento che impedisce la soluzione. Contrastare le “svalutazioni” permette di ricreare una situazione di Problem Solving… = attività, stato e capacità dell'individuo “spontaneo”, un metodo che consiste nell'individuare i propri bisogni e desideri, con precisione e realismo, ed agire in maniera concreta ed efficace per realizzarli in tempo utile, impiegando tutte le informazioni a disposizione

Va da sé che questa “teoria” ti rifornisce di “arco e frecce”, tuttavia è insito il blocco: 

la “faretra” è mancante (Te sei “spontaneamente te” nell’AntiSistema).

Così, l’auto “svalutazione” di Te comporta che la fase di “problem solving” sia applicata alle “necessità” artificiali AntiSistemiche = denaro-lavoro + ogni sorta di rumore di fondo “famigliare”

Tuttavia, la mancanza di “presenza” scompiglia tutto, lungo la via della “tua” vita (qua, così).
Ecco che la “svalutazione”, nell’AntiSistema, è tutto quello che comporta il continuo auto depistaggio “spontaneo” o, meglio, ciò che reputi utile pensando da “te” in “te” a “te” per “te” con “te”. Ossia, come essere su una tratta parallela al come dovrebbe essere, pari ad una proprietà de-privata da Te = in “casa altrui”. 

Un po’ come passare dal mondo fisico a quello eterico, che gli assomiglia parecchio ma non è il mondo fisico, godendo di molteplici “licenze”.


Si tratta di riconoscereil gioco che stiamo giocando” e di cominciare a guarire attraverso la comprensione del ruolo che ci siamo assegnati, nel quale siamo caduti o al quale siamo stati costretti. Questo mettere il proprio gioco di fronte a se stessi e sapere - anche se per caso è necessario continuare a farlo o è (ancora) impossibile interrompere -diventa il primo termine di riferimento per la costruzione di un contesto, di un ambiente psicologico ed eventualmente sociale e organizzativo, alternativo all'unico modello esistente, che ha dati caratteri e dati fini e date malattie (fra cui la violenza e la guerra)…

Attenzione:

guarire
attraverso la comprensione del ruolo che
ci siamo assegnati
nel quale siamo caduti
o al quale siamo stati costretti


Uhm. La “presenza” non è una malattia né necessita di cura, se non applicandosi mediante atteggiamento sostanziale che, allora sì, è comprensibile anche mediante il linguaggio in codice sviluppato o applicato in società.
Poi, ecco che la consapevolezza “gioca” un ruolo portante, allorquando non sei solo un “lettore”, sviluppando il potenziale del “renderti conto sostanzialmente”:

comprensione del ruolo che
ci siamo assegnati
nel quale siamo caduti
o al quale siamo stati costretti

Il “ruolo”, essenzialmente, cosa significa. Perché Berne prende spunto dal “gioco”? Cosa mai lo avrà “ispirato” in tal modo? E perché? Ovvio è che “tu” non hai risposte, perché “non ci arrivi” essendo nell’AntiSistema (qui, ora):

ecco la “svalutazione spontanea” a cosa/chi ammonta

a “te” (qua, così).

Come (in) “Alice”, allora:

sei “caduto (precipitato)” = è già ac-caduto = successo.

Cosa? Che... sei “costretto, assegnandoti” un… ruolo. Dove? In società, sin dalla “tua” manifestazione in-direttamente “dentro”. Per questo non nasci ma ti ci auto manifesti all’interno. 

Anche perché non riesci a concepire un “esterno”.
Se non relativamente alla... pancia della mamma:
ch'è ancora un dentro a...

Al limite, provi qualcosa per… l’eterno, che ammonta allo “spazio oscuro” dell’universo, ora multiverso. Anche se il multiverso è, d+, qualcosa di relativo, appartenente, al “mondo digitale” e allora va da sé (se ci sei, se sei Te) che anche l’universo non sia meno: 

come, “quel ramo del lago di…”. Ok?

Dove s(c)orre il... lago, con zampe caprine

Quindi, pur “assegnando alla teoria” il ruolo di qualcosa contenuto nell’AntiSistema, rimane certo che sarà un mezzo vettore per la verità, della verità, seppure “verità”. Ed è proprio così che allora si ci “mette in viaggio”, ben sapendo che si passerà dalla “selva oscura” laddove tutto è sotto (dentro) ad “incanto”:

la verità, ch’è pietrificata in “verità”, però, questa volta non impedirà per auto “svalutazione” di… passare tutto quanto alla fase di decodifica sostanziale. Vai!

La teoria del rapporto sociale, abbastanza diffusamente trattata in Transactional Analysis, può essere così riassunta. Spitz ha notato che i neonati privati di cure manuali per un certo periodo di tempo alla lunga tendono a sprofondare in una irreversibile depressione per soccombere infine a disturbi intercorrenti. In sostanza questo significa che la privazione emotiva, come la chiama Spitz, può avere un esito fatale. Queste osservazioni portarono alla formulazione del concetto di fame di stimolo e indicarono che le forme di stimoli particolarmente desiderate sono quelle generate dall'intimità fisica; e alla luce dell'esperienza quotidiana non è difficile accettare questa conclusione. Un fenomeno analogo si nota negli adulti soggetti a privazione sensoria. Sperimentalmente essa può provocare una passeggera psicosi, o almeno disturbi mentali temporanei. Già in passato si era notato che la privazione sociale e sensoria aveva avuto effetti del genere sui detenuti condannati a lunghi periodi di isolamento. Infatti l'isolamento è una delle punizioni più temute anche dai detenuti incalliti alla brutalità fisica, e ai nostri giorni è diventato, come si sa, un sistema per ridurre all'obbedienza gli avversari politici (viceversa, l'arma migliore per combattere l'acquiescenza politica è l'organizzazione sociale). Dal punto di vista biologico, è probabile che la privazione emotiva o sensoria tenda a instaurare o almeno a favorire dei mutamenti organici. Se il sistema attivatorio reticolare del cervelletto non riceve abbastanza stimoli, si può avere una degenerazione delle cellule nervose, per lo meno indirettamente. Può darsi che si tratti di un effetto secondario dovuto a difetto d'alimentazione, ma questo a sua volta può derivare da apatia, come nei bambini sofferenti di marasma. Si può dunque postulare l'esistenza di una catena biologica che va dalla privazione emotiva e sensoria all'apatia e di qui alle modifiche degenerative e alla morte. In questo senso la fame di stimolo ha con la sopravvivenza dell'organismo umano lo stesso rapporto della fame di cibo. Difatti si può stabilire un parallelo tra fame di stimolo e fame di cibo non solo sotto l'aspetto biologico ma anche sotto l'aspetto psicologico e sociale
Eric Berne

Come non ritornare ai “lockdown”. No

Perché sono stati pre-visti? Per quello che Berne riporta. Loro (seppure sottodomino) non buttano via niente, di tutto ciò che com-porta continuamente “acqua al proprio mulino”. Perché “Noè” fu prescelto da “Dio” al fine di garantire la continuità alla “specie umana”? Fra eco-dominante e qualsiasi sottodomino cosa non esiste; c’è? , oltre all’eco-dominante stessa, non esiste proprio che un sottodomino decida in sua vece, pur essendo ad immagine e somiglianza. 

Ad un certo punto “Eywa” prenderà posizione. Ok? 

Laddove, “Eywa” può essere di volta in volta, in base al contesto, o l’eco-dominante oppure l’I-Ambiente. Dunque: il loro piano sta andando a gonfie vele

Dipende da chi intendi per “loro”. 

Se loro sono a livello sottodomino, qualsiasi ambizione di eliminare il prodotto della “creazione” eco-dominante, non andrà mai a buon fine, poiché “squadra che vince…”. No? 

Se loro sono a livello eco-dominante, allora puoi recitare il “Requiem”, poiché in assenza di Te, sarà davvero la “fine del mondo”. Come se qualcuno, però, pigiasse sul tasto dell’autodistruzione

Uhm. Chi userebbe davvero le bombe nucleari. O perchè?

Dato che “Dio” ha fermato la distruzione totale del “genere umano”, va da sé che - in assenza di un cambio di prospettiva (piano industriale) – ogni sottodomino avrà sempre le “mani col-legate” alla decisione univoca eco-dominante

Questo sempre in assenza di Te. 

Viceversa, se Te “ritorni”, allora occorrerà prendere in considerazione portante l’esse-Re terzo incomodo, poiché dotato del potenziale contemporaneo, proprio come l’eco-dominante

Sì, è proprio un bel “librogame”. Vero? 

“Resta di stucco…”, allora: mentre il “barbatrucco” non esiste; c’è. E, a ripagarne ogni spesa, sei sempre “tu” = Tu = la realtà manifesta come dovrebbe essere

La “svalutazione” di Te, comporta il (qua, così) o AntiSistema. L’avresti mai detto, pensato, immaginato? Bè, a prescindere, sei Te che hai perennemente il “bastone tra le ruote” (qua, così). 

A che gioco giochiamo? 

Al… giogo AntiSistemico (“tu”, qua, così) o qui ed ora. Nella differita by è già successo, mentre la diretta la agganci attraverso la “presenza (esserci, Te)”, oppure sgamando l’eco-dominante, dalla cui “cabina di Re-già” decide come se non ci fosse domani.

  

Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2024
Bollettino numero 3664
prospettivavita@gmail.com


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