È da tempo che, infatti, in SPS i termini “al maschile/femminile” sono stati riunificati per mezzo della contemporanea presenza degli stessi (in ogni caso, di riferimento tradizionale all’uno e/o all’altro genere).
Ma, così, si fa fatica “in ogni senso”, sia a seguire che a concepire l’atto stesso del riferimento scritturale/creativo/logico.
- il numero “3” è stato scelto come ulteriore semplificazione simbolica, a partire dal già esistente “quantificatore esistenziale”, essendo – questo – un carattere molto difficile da trovare e produrre, per mezzo della canonica tastiera da Pc o smartphone, etc.
Il quantificatore esistenziale è un carattere tipografico scientifico, molto usato sia in insiemistica che in logica, due campi tra loro affini della matematica; il nome del ∃ ha un'etimologia facilmente ricercabile:
con la parola quantificatore si intende la sua funzione di indicare la grandezza o l'estensione di un'affermazione e con esistenziale il fatto che tale proposizione vale sempre almeno per un caso, che dunque esiste...
La sua lettura matematica corrisponde a "esiste un/una", e la sua forma viene dalla lettera E maiuscola invertita, l'iniziale capovolta della parola inglese Exists.
Storia e utilizzo.
Il quantificatore esistenziale è un'invenzione risalente all'anno 1879 del famoso matematico ottocentesco Frege, che si fregiò anche della creazione del quantificatore universale∀; lo studioso sognava infatti di unire la logica aristotelica con quella matematica, ma ciò pareva impossibile perché parole come tutti e esiste (presenti in proposizioni come "Tutti gli uomini sono mortali" o "Esiste almeno un filosofo greco") non si potevano tramutare direttamente in linguaggio matematico.Nonostante l'idea di quantificatore esistenziale sia dunque da attribuire a Frege, furono Peirce e Peano ad ideare il simbolo ∃, che oggi è senz'altro più usato del vecchio segno introdotto dall'inventore del XIX secolo e mai più adoperato in seguito.
Un esempio di utilizzo del quantificatore esistenziale è il seguente:
Che si legge "per ogni x esiste una y tale che x al quadrato è uguale a y".
Esistono naturalmente anche numerosi altri usi, dove ∃ può assumere anche il significato di qualche (in opposizione a ∀, che vuol dire tutti)...
Un altro contesto di utilizzo è per definire l'unicità aggiungendo un punto esclamativo dopo di esso " ∃! ".
In questa forma si legge "esiste ed è unico".
Link
quantificatore universale… un simbolo scientifico, largamente usato in diversi campi della matematica (soprattutto in insiemistica e in logica); il ∀ viene detto quantificatore perché serve a indicare la grandezza o l'estensione di una affermazione ed universale perché l'estensione indicata è sempre totale:
non per nulla, infatti, esso ha lettura "per ogni".
La sua forma è quella di una lettera A maiuscola capovolta:
- la sua lettura matematica corrisponde a "esiste un/una"… ossia, “allo stesso tempo maschile e femminile” con un solo… abbraccio, utilizzando il quantificatore esistenziale
chi/che cosa?
- tutto… di/in quel “genere di riferimento”.
- se definiamo “umanità” il… genere, allora, assumiamo “tutti (tutta l’umanità)” con un solo… abbraccio, utilizzando il quantificatore universale.
Da ciò, puoi ricordare quanto sia cardinale persino la struttura concettuale della “tua” tastiera, attraverso la quale vieni condizionato/a a… pensare/immaginare (conseguire), etc.
“Un” carattere alfabetico totale (esistenziale), per definire “allo stesso tempo” sia il femminile che il maschile, senza distinzione gerarchica, senza riferimento alla convenzione, tradizione, abitudine, status quo “qua, così”, ma… depurato dalle “mancanze” codificate, causalmente, nella tastiera dei dispositivi tecnologici, che usi ed userai sempre di più “qua, così”:
- “3” (esiste)
e
- “V” (tutto, totale, intero, uno)
nella formula “allo stesso tempo”, ovverosia
- quando al “3” segue il carattere “V”, in virtù di desinenza ex genere/parte
- “3V” (in questa maniera ricodifichi la “tua” tastiera, riportando alla luce la sua capacità/proprietà di essere “allo stesso tempo” altro, tutto, potenziale).
- umano e/o umana (la "distinzione")
diventano
- uman3V o Uman3V
- “3V” = il riferimento è - allo stesso tempo - a “tutta l’umanità sia di genere maschile che femminile”.
Inoltre, non a caso, il “3” è il simbolo della tri-unità (uno), ossia, del “lato umanità, centrale”, del terzo stato, della prospettiva (ottica) frattale espansa (lente)... che riassume il paradosso “onda/particella” come possibile, infatti:
- tu sei, allo stesso tempo (3V)
- sia umanità (V)
- che umano/a (3)
ossia
- sia umanitV
- che uman3.
- “3V” = nel “tutto… esiste almeno un/una (essere umano), come te” (allo stesso tempo).
Solo che, a differenza di quello che accade nell’AntiSistema (la “tua” realtà manifesta, ordinaria, “qua, così”), in questo spazio web è “lato umanità, centrale”, alias:
- lato umanit3V, centrale.
Sia “umano” che “umana” si scrive, qua, “uman3V”.
Per non incorrere in questa "complessità strategica", occorre semplificare... |
Dopo tutto questo discorrere, capisci perché, ad esempio, in inglese il termine “human” non abbia genere?
Femminile e maschile è duale, esprime distinzione, differenza, utilizzo, servizio.
Qualcosa che “qua, così” esprime condizione di schiavitù e “divide et impera”.
Come ti spieghi, a livello frattale espanso, l'aumento esponenziale di quello stato di mezzo (terzo stato) legato alla sessualità?
Uno stato che “riassume, allo stesso tempo” gli altri due…
Ok?
- umana e/o umano, diventa uman3 (molto vicino alla codifica inglese, per la quale dovremmo, in realtà, scrivere “uman” italianizzando).
La lingua italiana è quanto di più “ridotto e gerarchizzato” esista. Come il concetto di "alcol" in chimica:
- la riduzione ai minimi termini
- alla dissoluzione nel "qua, così"
- l'auto disinnesco, etc.
Le desinenze di genere, pongono pesantezza e tradizione, ad ogni frase (contesto).
E il riferimento per “default” al genere maschile, impone una dominante di auto accettazione, anche per il genere femminile, che consegue (pur maturando la sensazione di “emanciparsi”).
Le “donne” si sono indirizzate, come acqua sospinta dalla corrente dominante (che è “3V”), verso la direzione/prospettiva preventivata nello status quo “qua, così”.
Oggi, ci sono donne che ricoprono incarichi prestigiosi, ma che amministrano nell’unica maniera permessa:
- da perfett3 sotto dominanti, inconsc3.
Riesci, forse, a distinguere una differenza di genere, allorquando pretendi di affrontare una tematica sensibile, come quella di “anima”?
Accorgiti
“A loro viene raccontata la storia che la partita è regolare. Ma sappiamo entrambi che è regolare quanto quella ad un tavolo di dadi a Tombstone Arizona…”.
Billions
Ciao Davide :-)
RispondiEliminaQuanta apertura che c'è...
… una desinenza di genere, essendo un genere tutto (V), proprio come “Io Sono”.
Femminile e maschile è duale, esprime distinzione, differenza, utilizzo, servizio.
Qualcosa che “qua, così” esprime condizione di schiavitù e “divide et impera”.
Un abbraccio
Ps: Ho provato a commentare sul nuovo blog ma non essendo ancora nel gruppo ho commentato qua.
Fabio
Caro Fabio, la prospettiva dalla quale inquadri tutto, fa la differenza.
EliminaAltro che "ispirazione" :)
In "SPS sotto" sei autorizzato.
Grazie e un caro abbraccione.
Serenità