Secoli fa il mio cognome si scriveva diversamente.
Da dove vieni?
Da nessun posto in particolare. Vado dove voglio e faccio quello che posso. Per questo sono nei guai. Diciamo che sono quella cosa che parecchi sentono… in esilio.
Perché sei nei guai?
Un uomo onesto è sempre nei guai… ricordatelo.
La follia di Henry
La natura è frattale, ossia, (ri)flette; immagina te che gli appari davanti… è te che ella riflette. E uno specchio è, forse, dotato di intelligenza? È, esso, vivo nella misura in cui lo sei tu? Lo specchio che hai conosciuto nella fiaba di “Biancaneve” è vivo solo perché risponde alla domanda iniziatica? E che cosa dice? Che cosa afferma? Che cosa… provoca, evoca?
L’inconoscibile ha ormai preso, in questa (ir)realtà, una forma preventiva e prevenuta. Tutto passa attraverso un inquadramento programmatico, che (con)segue nel tempo convenzionale…
All’individuo spetta il compito (non scritto) di interpretare ciò che ode, attraverso la propria bussola interiore, che non si sa nemmeno se funzioni. Tutto è così… “malfermo”.
Ci sono tre terze persone…La follia di Henry
- Egli
- Ella
- Essi…
La persona è una categoria grammaticale che indica il ruolo o la posizione di qualcosa o qualcuno rispetto a chi sta parlando. Si tratta di un riferimento… profondamente legato al contesto in cui nasce l'atto dell'enunciazione. Gioca un ruolo di primo piano nella coniugazione.Alcune grammatiche classificano le persone noi, voi, essi rispettivamente come quarta, quinta e sesta persona. È però più consueto considerarle come prima, seconda e terza persona plurale.
- la prima persona (io) indica grammaticalmente chi sta parlando;
- la seconda persona (tu) indica l'interlocutore;
- la terza persona è la più complessa e funge da categoria di riserva, raccogliendo in sé un po' tutto ciò che non trova posto nelle prime due; comprende di solito gli oggetti, persone che non rientrano nelle prime due categorie e le forme di cortesia nella lingua italiana o in altre come quella tedesca.
Non è scontato poter dire quali e quante siano le persone di una lingua, dato che la persona non è una categoria universale, il che vale soprattutto per il plurale:
basti pensare al fenomeno del noi inclusivo ed esclusivo, ad esempio nella lingua indonesiana, in cui esistono due forme della prima persona plurale (noi):
kita e kami si distinguono tra di loro perché la prima indica un'inclusione di chi sta ascoltando, mentre la seconda indica un'esclusione.
In italiano vale invece il discorso contrario, dato che l'uso di noi può includere l'interlocutore o anche escluderlo (e può dunque causare equivoci).La stessa definizione di plurale si differenzia in vari casi, potendo esistere anche il duale (la lingua yele ha un pronome duale), eventualmente distinto in inclusivo ed esclusivo...
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- la terza persona è la più complessa e funge da categoria di riserva, raccogliendo in sé un po' tutto ciò che non trova posto nelle prime due
- alcune grammatiche classificano le persone noi, voi, essi rispettivamente come quarta, quinta e sesta persona. È però più consueto considerarle come prima, seconda e terza persona plurale
- non è scontato poter dire quali e quante siano le persone di una lingua, dato che la persona non è una categoria universale, il che vale soprattutto per il plurale
- basti pensare al fenomeno del noi inclusivo ed esclusivo, ad esempio nella lingua indonesiana, in cui esistono due forme della prima persona plurale (noi)
- kita e kami si distinguono tra di loro perché la prima indica un'inclusione di chi sta ascoltando, mentre la seconda indica un'esclusione...
- è la più complessa
- raccoglie in sé tutto ciò che non trova posto nelle prime due
- prima, seconda, terza persona plurale
- non è scontato poter dire quali e quante siano le persone di una lingua
- fenomeno del noi esclusivo... indica un’esclusione… di chi sta ascoltando.
"Considerando Noi le larghe e forti istituzioni rappresentative contenute nel presente Statuto Fondamentale come un mezzo il più sicuro di raddoppiare coi vincoli d'indissolubile affetto che stringono all'Italia Nostra Corona un Popolo"...(preambolo allo Statuto albertino)Il plurale maiestatis o plurale maiestatico (dal latino pluralis maiestatis, plurale di maestà) si ha, nella lingua parlata o scritta, quando chi scrive si riferisce a se stesso usando la prima persona plurale anziché singolare...
"Noi... gli Dei"...
“Noi”: una singola persona che parla per/a nome proprio e di altre contemporaneamente, nell’accezione di indicare “tra le righe”, oltre a se stesso/a, anche una intera categoria (famiglia, dinastia, casa… e relativi plurali) di “dominatori” (nobiltà superiore, regnanti, sovrani, capi, etc.)…
Il monarca - termine derivante dal latino tardo mona°rcha(m), che è dal greco monárchìs, composto di mónos (μόνος) "solo", "unico" e -árchìs, da árchein (ἄρχειν), "governare", "comandare" - è un capo di Stato che fino alla nascita delle monarchie costituzionali assommava in sé i tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario).Il termine sovrano ha invece un valore generico, e comprende i vari titoli usati nelle singole monarchie…Link
La parola monade deriva dal greco μονάς monas (a sua volta derivante da μόνος monas che significa "monas- " "uno", "singolo", "unico") e ha assunto differenti significati a seconda dei contesti in cui è stata utilizzata…
Link
Se sei convinto di ciò, allora… tenderai a non essere mai “solo” e, quindi, “unico” nella "tua" realtà. Il concetto di “Uno”, derivante da qualsiasi interpretazione del pensiero umano, sia alla luce religiosa, spirituale, sociale, naturale, logica, etc. ®assomiglia (in Word è curioso che digitando la lettera "r", tra parentesi tonde, si formi il simbolo del "copyright/marchio registrato". Tutto ciò è frattalmente "curioso") ad un qualcosa di “costruito ad hoc”.
Perché: per comandare indisturbato, mentre ti “aggrovigli” coi pensieri, sulle tracce di una chimera.
Chi: dalle “terze persone” che, se esistono nella grammatica e nel codice di leggi sociali, allora devono per forza anche esistere, anzi… essere descritte frattalmente da tutto ciò che (con)segue nella (ir)realtà di (ri)ferimento (con la quale continui a “ferirti”, ossia, il loop che "ti ha", incontrovertibilmente).
Oppure… la “terza persona” indica, (in)direttamente, quella presenza d’insieme che ti controlla in leva, non localmente, attraverso la “scarsità” apparente del/nel Mondo?
C’è da avere paura, vero?
Ed è, infatti, proprio per questo che “hai evocato" qualcosa da te e/o dall’ambiente. Paura chiama paura, nel senso che… la condizione di base della realtà è la propria costruzione a partire dalla proprietà frattale e riflessiva dello scenario o circuito primario.
Tu fai parte del "circuito". |
Non importa, ora, che cosa sai, che capisci e che cosa eserciti, nello scenario reale, perché esso risponde sempre di (con)seguenza, assumendo configurazioni di se stesso in funzione delle (im)pressioni che riceve, nello stesso modo attraverso il quale un moderno schermo “touchscreen capacitivo” risponde alle sollecitazioni ordinate ed intelligenti impartite dalle tue dita.
Come (ri)assumi il naturale e l’artificiale se… ti mancano i termini per definire “naturale e artificiale”? Se non “vedi” la (com)presenza che ti precede sempre, facendoti vivere in una sorta di differita della “tua” Vita?
Il circuito secondario si interfaccia a quello primario. Come? Beh… come fa un virus?
Una lobby è, ad esempio, ad un certo “punto di/del reale” una terza persona. (Ri)corda che esistono anche “persone giuridiche” (persone non fisiche) (ri)conosciute dall’ordinamento sociale degli Stati “evoluti”…
Una persona giuridica è un “contenitore” (non umano) che "ha", al suo interno, un “complesso organizzato di persone e di beni al quale l'ordinamento giuridico attribuisce la capacità giuridica facendone così un soggetto di diritto”… Link
Ad esempio:
tra i due litiganti, il terzo gode.
Ma… la più strategica (com)presenza della “terza persona” è quando accade che il principio “terzo” (ri)esce a controllare la situazione osservata, modificandola ad hoc (interesse) senza che per questo, il principio terzo stesso debba necessariamente apparire nel medesimo piano (scena) entro il quale auto avviene l’accaduto.
- (auto)avviene: ciò che avviene in una scena sembra “accadere per cause tutte presenti in loco” ma, in realtà, ciò è solo quello che le parti in causa suppongono veder avvenire, non (ri)uscendo a tenere in considerazione (percepire) la (com)presenza, che dirige l’accaduto dalla propria posizione (im)possibile da osservare. Le persone si convincono che tutto (auto)avviene da sé, per cause proprie e, dunque, naturali.
- avviene: ciò che accade, in “soldoni”, tenendo in considerazione ogni tipo di attore più o meno “visibile” entro la scena. È una situazione desumibile frattalmente anche attraverso la constatazione del “fatto”, che la scena è inserita in un contesto che fuoriesce da un passato e, dunque, da una storia pregressa. Qualcosa che solitamente tende a (s)fuggire ma non a placarsi in termini di (con)seguenze.
Attraverso la lingua tu non ti capisci e, dunque, non capisci.
È tutto insito in quello che “vedi”, anche se quello che vedi è parziale (Analogia Frattale).
A qualcosa di te, che in te non si auto realizza e che contribuisci (in)direttamente a rafforzare in questi termini. A quella parte di te che non è “terza, rispetto a te”, dove per “te” devi intendere “te stesso, nella tua sostanza unica ed inalterabile, che "è" e che non tende a divenire nient’altro da quello che è"…
Tu sei l’Uno e ciò non significa che sei il tutto, nè tanto meno che sei (ri)compreso nel tutto.
Senza paura.
Osa. Credici. In te c’è tutto sin da ora e da sempre. Perché (s)fuggi da te stesso? Che cosa te lo fa credere?
La “terza persona” è (in)scritta dappertutto. E, ciò, non è mai casuale…
La realtà, questa realtà… è corrosiva e virale; in essa attecchiscono le muffe, la ruggine, la (ri)conversione di tutto nel tutto che, poi, è un “nulla”… visto che “non sai”.
Come sei capitato “qua”?
Oppure, sei un costrutto artificiale?
E, dunque, come puoi credere che tu sia l’Uno? Che tu sia una “invenzione della terza persona”?
E (ri)torni a ruotare, come una colonia artificiale che continua a vorticare attorno all’interesse che l’ha voluta “lì”, in quella forma e dimensione.
Quando qualcosa è dappertutto, non la vedi più.
Questa realtà è “marcia”:
che cosa significa?
Se intendi iniziare a (ri)edificare, “da qua il qua”… allora fa per te il “Programma e LSD”.
Democrazia, libertà, modernità, agio, tecnologia, gas e acqua calda, diritto di voto, etc.
Il “controllo ti offre corda”; in questa maniera diventi più malleabile, offrendo meno resistenza e, dunque, divenendo sempre più “flaccido”.
Su cosa si regge questa realtà? |
In India si racconta una bellissima storia. È nelle Upanishad. Anticamente in India i bramini, per tradizione, dovevano dare via ogni cinque anni tutto quello che avevano accumulato col loro lavoro. Ogni cinque anni dovevano dare via tutto! Questo voleva dire che non valeva la pena di accumulare molte cose:
così non ci sarebbe stato gran ché di cui disfarsi…Ora noi chiediamoci:
l’ego ha una continuità?
Ci sono malattie, vecchiaia, incidenti. Bisogna passare per le mani dei dottori, dei maestri di yoga. Alla fine, muoio. Gli Indù, cioè coloro che anticamente abitavano l’India, ritenevano che l’ego continuasse, una vita dopo l’altra, a passare attraverso vari stadi di sofferenza, fino a che giungeva a realizzare il Principio Supremo.
Questo sarebbe il significato di reincarnazione, continuare ad incarnarsi, una vita dopo l’altra. Ma ora noi chiediamoci:
in che cosa consiste questa entità che dovrebbe continuare? Che cos’è l’ego?
È una realtà oppure un impasto di diversi elementi che lo compongono – il vostro nome, la vostra forma, la vostra cultura, il vostro carattere, le vostre dipendenze, il vostro dolore?
Quello però che è stato fatto, pezzo per pezzo, può anche essere disfatto! Capite? È il pensiero che ha lavorato per mettere insieme questa entità.
Il pensiero crea un’immagine che si contrappone ad altre immagini. Questa immagine è l’ego. Ora, guardate:
questa immagine è un’entità costruita dal pensiero e, se il pensiero finisce, non può più essere alimentata; quindi si dissolve in modo del tutto naturale.
Allora, prima di morire, posso vivere facendo sì che questa entità si dissolva?Quel qualcosa non può andarsene alla fine, quando morite.
Sarebbe troppo a buon mercato. A tutti capita di morire. È un fatto tanto comune morire! Ma quel qualcosa che il pensiero ha messo insieme in ottanta, novanta o cent’anni – il nome, la cultura, il carattere, l’immagine di noi stessi – quel qualcosa che costituisce la struttura stessa della nostra coscienza, può finire mentre siamo vivi!
Questo significherebbe morire mentre siamo vivi.
Capite? Significherebbe vivere con la morte, che è la fine di quello che siamo, invece di stare ad aspettare che la morte venga quando il nostro tempo è finito. Con la fine di quello che siamo, viene una tremenda energia.
Con la fine di quello che siamo, finisce la causa del dolore.
Quando c’è questa fine, viene la compassione. E con la compassione, l’intelligenza. Andare oltre questo punto, significa l’inizio della meditazione…VI – La fine di quello che siamo - La fine del dolore. Jiddu Krishnamurti
Soppressione della Sovranità Integrale (Link1, Link2)
È in questo che ti “muovi”.
Senza (ri)comprendere che non sei solo, cosa è naturale e cosa no?
La strategia è molto, molto, profonda.
Ciao Davide, sono Tiziano, come stai?
RispondiEliminaVolevo condividere questo...
E' possibile che il concetto dell'Uno sia usato per giustificare e "far digerire" le condizioni e la situazione globale (ir)reale attuale, da una prospettiva all'insegna dell'evoluzione o del progresso, nell'ambito spirituale, che trasforma o eleva (interpreta) quei significati, ai concetti di scuola e formazione, a livello appunto...spirituale, e quindi collettivo, che prende in causa la totalità.
Può questo, portare a pensare che tutto è giusto e sensato così com'è, tutto, il "gioco" delle parti, la gerarchia, il controllo...appunto perchè tutti siamo l'Uno, ed è all'Uno che tutti tendiamo nella nostra esperienza duale?
Pure che sia per tornare all'origine, autocoscienti (valore aggiunto)
Io penso che tutto questo non fà una grinza, che il significato intimo di queste idee e quindi la loro esistenza, il loro "campo di applicazione", risieda "da qualche parte" e funzioni, sullo "sfondo del mondo", che sì, (non)conosciamo (uso il tuo "stile" perchè lo trovo sensato e adatto in questo caso=)
Ma quanto e in che maniera, al di sotto del velo che ci separa da quello sfondo - dove funzioniamo con una mente e un corpo che sappiamo non poter dire di essere proprio nostri, nel senso di elementi intimi della nostra identità profonda - questi significati e valori vengono riparametrati e riadattati secondo funzione e proposito altrui, generando movimenti di idee e schemi di pensiero anche ampi e nobili, spirituali, nella mente di chi viene o vuole entrare in contatto con un sapere di ordine diverso, salvo restando che tali movimenti di coscienza rimangano interfacciati e forse anche funzionali al paradigma attuale.
Certamente questo è un campo molto generale, dove è l'individuo a poter fare la differenza, io ho parlato di questo perchè trovo interessante cosa ne pensi del concetto dell'Uno, non ho mai provato del "fanatismo" nei confronti di tale concetto, ma nemmeno lo escludo da una visione filosofica se mi passi il termine, anzi credo che sia valido ed attuale, applicato ad'altra ottava di condizioni d'esistenza, mentre quì prende una "colorazione" di dipendenza, di autorità, di annullamento, ed è quì che vedo essenziale, primario, il concetto di tornare ad essere Uno con te stesso, come dici in questo articolo.
Sicuramente la differenza è sottile, ma è appunto, l'individuo a realizzarla, immaginandosi così...chissà, magari aldilà di quel "velo che ci separa dallo sfondo" fondamentalmente siamo esseri immaginatori e creatori di possibilità e mondi, e forse per motivi X, siamo entrati nel mondo immaginato da Altro/i, in funzione di qualcosa che era/è necessario? utile? dilettevole? perchè non potrebbe starci anche un motivo diverso per ognuno o quasi ognuno di noi?
Fatto stà che sembra che attualmente il motivo per qualche ragione, più "forte", sia quello dell'Altro, visti anche i concetti di karma, di ruote di incarnazioni o ritorni....di intrattenimento? per cosa...necessità?
Ops ho rifatto la stessa domanda! e finalmente un punto esclamativo...
O per difesa? come hai detto quando hai parlato di una umanità esterna, mi piacerebbe approfondire
Grazie mille per i tuoi articoli Davide, tante belle cose
Tiziano
Ciao Tiziano, sto così, così :) Potrebbe andare molto meglio. Uhm... sì, l'Uno è un'altra bella "storiella", raccontata - questa volta a livello spirituale - in maniera tale da raccogliere e separare in continuazione.
EliminaL'Uno è una "unità"; è logico che cambiando ottava, livello, prospettiva, etc. l'Uno diventa via via qualcosa di diverso. Però tutto è strumentalizzato ad hoc, essendo tutto a "valle"...
Non si prende in considerazione la (com)presenza inosservata. Tutto qua. Non ci si crede. Certe cose sono solo da film, no?
E' basilare comprendere che, esistono livelli della realtà conformanti piani diversi, "sopra e sotto". Ad ogni livello le "cose" cambiano. E' una materia del tutto da esplorare e descrivere, capire, divulgare.
Il rapporto tra atomi e loro componenti, molecole, cellule, organi, corpo, mente, umano, pianeta, sistema, galassia, universo... com'è? Nessuno si preoccupa di comprendere ciò. Ci si auto confina nel proprio reame dimensionale e si studia tutto il resto come un qualcosa di "staccato da tutto"...
E poi si parla di "globalizzazione" nell'ambito dove fa più comodo per confondere solo le acque.
Allo stesso modo, le eventuali "isole umane" disperse nello Spazio, costituiscono banchi di memoria (livelli) che, in un certo senso, possono riallineare qualcosa che si è o è stato scompigliato da eventi d'ogni tipo.
Tieni conto che generalmente l'umano ha paura e si difende. Perchè si ha paura? Da dove nasce? Beh... la difesa, dunque, può divenire lo stato di separazione tra tutto e anche dallo Spazio e dalla memoria. Chi protegge gli umani? La Nasa, gli Usa, la Nato?
Modelli di controllo che esulano dal nostro controllo diretto.
Per cui... ciò che ci difende può essere in realtà ciò che utilizza ad hoc la paura (precedentemente indotta in ogni modo) al fine di separare dall'esterno...
E nella "caverna" (Platone) al massimo si capisce come funziona l'interno della caverna. Infatti, l'Universo è guarda caso "buio".
Grazie a te, Tiziano.
Abbraccione. Serenità