lunedì 20 febbraio 2012

Vivere nelle lancette degli orologi.




Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!
Hugo Cabret

Questa è ‘analogia frattale’. 

Nel fine settimana abbiamo assistito alla visione di questo splendido film, ed a ‘In Time’, un’interessante visione sulla dimensione del tempo, che sottintende alla Vita fisica. Le due opere hanno in comune, oltre alla sfera del tempo, anche la visione ad ‘ingranaggi’, o livelli, del percepito. Le aree che delimitano le ‘zone’, nel secondo film, sono vere e proprie dimensioni, oltre le quali si accede solo se si può cedere una parte del proprio tempo, in luogo dell’utilizzo del denaro.

‘In Time’ ha la grande forza di eliminare proprio l’interfaccia del denaro, per ripristinare la proporzionalità degli accadimenti 3d allo scorrere del tempo stesso. In quel Mondo ci si scambia il proprio tempo, si va a lavorare per ‘non morire’, ossia la paga quotidiana corrisponde mediamente ad un giorno di Vita in più, per la ‘classe operaia’.

Si lavora per avere del tempo in più per vivere. 

Si va veloci perché il tempo scarseggia e occorre fare tutto velocemente. Gli ‘abbienti’ sono coloro che hanno grandi quantità di tempo acquisite; tra di loro ci sono anche degli ‘immortali’ per via degli ‘eoni’ accumulati. Per ognuno di loro, moltissimi devono morire giovani, dopo i primi 25 anni di ‘bonus’: 

la stragrande maggioranza della gente.

In Hugo Cabret assistiamo allo scorrere del tempo, scandito dai grandi orologi della ‘Stazione Centrale’, e vissuto come assolutamente automatico, ossia ‘scandito per abitudine da meccanismi che regolano la Vita’. Non si sa più ‘chi controlla gli orologi, fa loro manutenzione, si occupa di loro’. Ci si limita a ‘osservarli e vivere secondo il loro scandire del tempo’.

I ‘Costruttori’ non ci sono, fisicamente, ma la loro intenzione è divenuta una ferrea regola per tutte le persone.

Dalla ‘ruota dell’orologio centrale della Stazione, si osserva la ‘Grande Piazza’, coi veicoli che vi girano attorno, che a loro volta assomigliano ad altri ingranaggi di un altro grande automatismo vissuto come routine…

Nel film ‘In Time’ ci sono i ‘Custodi del Tempo’; persone che si occupano di gestire la ‘delinquenza’? No, solo di gestire la massa, anzi, utilizzando la delinquenza locale al fine di mantenere lo status quo. In Hugo Cabret non servono, in quanto è la massa stessa ad adattarsi al ticchettio delle lancette.

La strategia parassita è stata proprio questa: non apparire. 

Mentre è stato possibile rimanere sul piano etereo, non è stato possibile eliminare il riflesso frattale nelle 3d, perché legge

Però è stato possibile confonderlo, confondendo la massa.

Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!
Hugo Cabret

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com