Chiedendomi costantemente perché ho attratto una cosa piuttosto che un’altra, ieri sono rimasto colpito da una mail pubblicitaria inerente il prossimo arrivo di David Icke in Italia, nel particolare da una piccola frase contenuta nel messaggio e inerente al suo prossimo libro:
“Icke descrive ciò che ha definito ‘Moon Matrix’, ovvero la falsa realtà trasmessa dalla Luna che viene decodificata dalla nostra mente, in maniera simile a quanto avveniva nella trilogia cinematografica Matrix”.
Bene. Nello stesso istante è riaffiorato alla mente un’analogia che feci, tempo fa, e che poi dimenticai, questa:
Se rappresentiamo il flusso dell’esistenza universale come acqua che scorre nel letto di un fiume, e prendiamo quel ramo che è inerente alla nostra discendenza familiare, è come se le Vite dei nostri genitori, nonni, antenati, avessero increspato il moto placido e perfetto delle acque ed, in un certo qual modo, alcuni aspetti irrisolti si fossero arenati e messi come di traverso.
Coloro che seguono, ad esempio un figlio, vive nell’influsso di quelle ‘increspature’, nella loro ombra, nel flusso distorto della ‘corrente’… Proprio come dice Icke, descrivendo l’effetto Moon Matrix.
Ossia, una illusoria realtà che diventa vera per chi la subisce.
È questo un meccanismo Celeste di evoluzione. La famiglia Karmica al lavoro. Se osserviamo un fiume o un canale in estate, caratterizzato da una minima pendenza che permetta di non definirlo uno stagno, potremo osservare che, l’effetto di ogni corpo arenato è di generare un disturbo nell’acqua a forma di Cono o di Piramide, con vertice nel punto di 'blocco' e progressivo allargamento a cascata ad avvolgere quello che segue.
Se noi viviamo in quel tratto di acque increspate, ombrose, colorate da quell’effetto, assolutamente vivremo le conseguenze di quell’effetto su di noi. Ciò equivale a dire che la linea di discendenza trasmette ciò che non ha ancora ‘risolto’ ai diretti interessati, in questo caso, i figli.
Dal punto prospettico dell’Anima, queste ‘cose’ sono evidenti, ed è per questo motivo che può scegliere attraverso quali genitori ‘passare’. Semplicemente sceglie il percorso più idoneo allo scioglimento dei propri blocchi, decidendo di incarnarsi nei blocchi di un ramo familiare o dell’altro.
Tutto ciò descrive un gioco di specchi e di riflessi, un ritmo evidenziato dal vorticare della luce tra Sole e Terra, di cui il frattale più evidente è una eclisse…
Ciò dimostra che ‘tutto’ lascia un’ombra e che questa ‘ombra’ è un effetto, una conseguenza, di una presenza, di un modo di fare e di essere. L’ombra descrive il frattale della responsabilità nei confronti del ritenuto ‘fuori’, della percezione dell’esterno di sé, che in realtà non esiste.
Se io calpesto dei fiori o delle formiche, in maniera del tutto indifferente perché li ritengo insignificanti, è la mia ombra che annuncia la mia presenza. La mia ombra è sopra di loro. Il mio influsso nefasto li colpisce. Con sagacia è possibile che l’ombra non ci sia, mettendosi di fronte alla luce solare. Dunque?
Questo testimonia come sia possibile aggirare l’evidenza, tramite un uso contorto dell’intelligenza previsto nel Libero Arbitrio. Se coloro che scrutano nei cieli al fine di percepire luce ed ombra sanno anche di poter essere ingannati dall’illusione della luce, cosa possono fare per trasmettere la loro conoscenza ed il loro messaggio alle generazioni successive, imprigionate dai riverberi melliflui del passato? Incidere quel messaggio o conoscenza in una maniera differente: non so ancora come, ma penso che la figura della Piramide sia incontrovertibilmente adatta, visto la sua grande diffusione in tutto il mondo antico.
La Piramide focalizza e distribuisce. Il suo vertice indica qualcosa. La sua base è salda in Terra. Tuttavia, penso che la figura della Piramide sia una 'mezza figura', proprio come la punta dell’iceberg. Al di sotto della superficie direttamente osservabile, essa continua, e probabilmente potrebbe esserci anche la sua controparte rovesciata per dare vita ad un ottaedro, uno dei cinque Solidi Platonici relativi alla Geometria Sacra. Una figura molto simile a quella di un cristallo…
Questa figura è direttamente agganciata al suono, alla risonanza, all’Etere. L’Etere è un qualcosa che è dappertutto e descrive proprio delle caratteristiche molto simili a quelle dell’acqua. Per cui il ragionamento sopra esposto trova ancora maggiore vigore se pensiamo all’Etere. Rimanere imprigionati nell’ombra, nell’increspatura, di qualcun altro è come vivere con minore energia, visto che faremo esperienza di una mancanza di luce. Meno luce uguale a meno energia. Meno energia uguale a meno Amore.
Dobbiamo completare ciò che i nostri genitori, nonni, avi, etc. hanno lasciato irrisolto della propria dimensione, perché in realtà la loro dimensione è la nostra dimensione, essendo noi stessi facenti parte della loro estensione e della loro ombra.
Aiutare loro significa migliorare noi stessi.
Ripulire il nostro campo significa rimuovere anche ciò che occlude a monte, perché in realtà le correnti d’acqua o di Etere possono risalire anche il flusso principale, proprio come sanno coloro che navigano i fiumi. Infatti lungo le rive la corrente è contraria al flusso dello scorrere del fiume. In questa maniera è possibile ripulire il passato vivendo bene il presente. Vivere in equilibrio nel presente significa non temere il futuro.
In questa maniera focalizziamo i tre tempi in uno, proprio come il vertice di una Piramide.
La figura dell’ottaedro è transitoria ed in evoluzione. Il suo completamento condurrà l’essere vivente chiamato Terra ad 'accendere' la propria MerKaBa e ad ascendere. La sua accensione dipende anche da ogni organismo vivente presente in essa e su di essa.
“Nell'antico Egitto l'Uno, quindi Dio, era identificato con il termine di Neter o Atum (o Netjer, letteralmente 'spirito divino', 'Dio'), mentre gli dèi venivano indicati al plurale, con il termine Neteru (o Netjeru). La concezione del divino è di tipo immanente: Dio, e quindi tutti gli dèi da esso emanati, permeano il cosmo, forgiano l'universo, sono l'energia divina che costituisce la parte più sottile di tutto ciò che esiste. Gli dèi sono dunque presenti in ogni cosa, in ogni luogo e nell'interiorità spirituale dell'uomo stesso, sono nei fenomeni naturali: nella pioggia, nella crescita di un germoglio, nel soffiare del vento. Il divino va cercato dentro se stessi e nel mondo in cui l'umanità vive”.
Wikipedia
“Le qualità della luce divina descritta nei testi sacri nella mitologia Egizia sono rappresentate dai Neter. Gli dei del Pantheon Egizio. Questi 22 Neter sono il simbolo delle qualità divine, così come in Astrologia i diversi pianeti rappresentano i diversi aspetti della personalità. Questi 22 Neter sono gli aspetti vibratori di una unica divinità”.
Youtube
Non è molto difficile associare il termine ‘Neter’ con il termine ‘Etere’, no?
“Dio, e quindi tutti gli dèi da esso emanati, permeano il cosmo, forgiano l'universo”.
Stiamo parlano della stessa cosa immanente:
L'Etere è la sua ombra, anzi la sua luce che diventa fioca a causa dell’inabissarsi delle condizioni esistenziali della densità, dove il gioco della luce conduce all’illusione della paura e del distacco. Il suo respiro è in realtà sempre con noi, ma per ‘ricordarlo’ occorre sviluppare 'sensi' diversi.
A volte mi succede che, come per vedere un autostereogramma, riesca a vedere la ‘pelle’ della Terra. Come una seconda vista che permette di ordinare ogni sassolino, rametto, foglia, impronta, etc. disposti a ‘caso’ al suolo, evidenziando come una sorta di trama che ricorda molto la lavorazione a scaglie della pelle.
È quella una prova sufficiente per comprendere che la Terra è un enorme essere vivente?
Infine vorrei soffermarmi su questa intuizione:
osserviamo una foto di binari del treno, o un molo come nell'esempio, presi in primo piano. Cosa descrivono, allontanandosi dal punto di osservazione della base della fotografia? Una Piramide. È un gioco prospettico ovviamente…
Prospettiva.
L’effetto prospettico trasforma la visione, unifica il parallelo, sorvola la dualità, converge.
La Piramide rappresenta l’unione o la divisione a seconda di come la si osserva.
Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011