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Il triangolo di Penrose o triangolo impossibile è un oggetto impossibile, ovvero può esistere solamente come rappresentazione bidimensionale e non può essere costruito nello spazio, poiché presenta una sovrapposizione impossibile di linee parallele con differenti costruzioni prospettiche... Link |
Utilizzando il Metodo Indiretto e l’Analogia Frattale possiamo ‘ragionare’ in altri termini nella vegetazione Temporale, che va a formare la cosiddetta ‘realtà’, ossia quella partizione del ‘Tutto’ che emerge alla luce del Sole, scambiata come unico aspetto vero/solido/evidente/concreto della Vita.
Diciamocela tutta:
è il nostro punto prospettico che celebra uno ‘scenario’ piuttosto che un altro. Per questo motivo nell'ambito Spirituale si parla spesso di 'illusione' e nell'ambito Scientifico si parla spesso di 'impossibile':
ognuno 'vede' coi proprio occhi e ognuno 'difende la propria verità'.
Se ci convinciamo di un aspetto relativo ad una ‘cosa’, quell’aspetto verrà consolidato dalla nostra attenzione e diverrà ‘reale’. In 'realtà', non esiste nessuna differenza tra questo scenario e qualsiasi altro, così come non esiste nessuna differenza per il cervello che, semplicemente, elabora delle informazioni al livello che attualmente gli ‘compete’.
È, dunque, possibile determinare lo - stato dell’arte – di una realtà emersa, ad esempio, in una 'tribù' isolata di umani, avendo la possibilità di poterli controllare/monitorare silenziosamente, attraverso l’utilizzo della propria conoscenza distillata nel Tempo, nella pazienza e nella dedizione alla propria causa.
Controllo ed evoluzione sono la stessa cosa?
Cosa è definibile ‘naturale’ e cosa ‘artificiale’?
Il ‘declino’ di un Impero è naturale? E la ‘fine’ di una razza? Si può dire che, ad esempio, gli Indiani d’America siano andati incontro alla loro estinzione per cause naturali?
No, per il semplice motivo che essi non si sono affatto estinti. Tuttavia, questo ragionamento è perlomeno ‘zoppo’, perché ho utilizzato un termine ‘ambiguo’ nella mia elaborazione d’articolo; quale? Il termine ‘estinzione’. Ossia? Ho utilizzato un termine ‘totale’ in luogo di uno ‘parziale’, infatti il ‘potere bianco’ ha pensato bene di lasciarne in Vita un piccolo numero.
Perché? Per almeno due motivi:
- uno naturale, ma imposto, a causa della biodiversità
- uno artificiale, e voluto, a causa della propria strategia della separazione e dell’esempio per ogni altra forma di ‘resistenza’.
Lo so. Lo so. Il mio ragionamento sta seguendo delle linee storiche e temporali piuttosto bizzarre. Tuttavia, perché non potrebbe essere autentico?
Solo perchè 'complesso' e perchè non siete abituati a seguire altre vie al di fuori di quelle legate all'abitudine?
Utilizzando un 'termine mobile’, come quello precedentemente evidenziato (estinzione), si lascia ‘spazio’ alla possibilità deduttiva di ‘andare oltre’ al senso trasportato dalla frase attraverso le parole frutto di un ragionamento individuale. Questi termini ‘mobili’ costituiscono delle vere e proprie ‘porte’ su altri ‘Mondi della Possibilità’. A volte questa ‘mobilità’ permette di sgusciare letteralmente via dall’ambito in cui il ‘ragionamento altrui’ tendeva a polarizzare; del tipo:
i nativi americani non si sono estinti. Cioè? La frase è basata sul falso. Allora? Non la condivido.
Capite la sottigliezza? Il ragionamento viene come dribblato senza nemmeno prendere in considerazione il valore aggiunto che contiene. Viene semplicemente snobbato, prendendo un’uscita laterale della logica contenuta, più o meno volutamente, nell’ambito del mezzo del discorso.
Non importa se 'cinquanta milioni' di persone sono state trucidate. Importa, in quel momento, che quella razza non si sia estinta. Ma, importa veramente? No. Quell’antitesi tra termini, risuona in ogni individualità in maniera toccante, veicolando il pensiero in maniera trasversale. È come trovarsi sul ballatoio del primo piano di una palazzina; ci sono tre porte chiuse che ci ‘chiedono’ di andarcene o di aprirne una o più d'una: cosa faremo?
La nostra decisione che 'fattezze' avrà? Sarà il frutto di un volere altrui o il naturale emergere di una nostra risoluzione dell’intreccio di sensorialità che ci colpiscono?
È possibile 'dirottare' un ragionamento, inserendo al suo interno perlomeno un ‘termine mobile’, molto simile ad uno 'scambio' tra diversi percorsi su rotaia.
Di fronte ad ‘individui di mezzo’, ossia che rispecchiano la media consapevole umana, il risultato sarà sempre quello di una veicolazione del loro ‘ragionare’. E, badate bene, la ‘consapevolezza’ è un qualcosa che esula da qualsiasi status civile preconfezionato. Essa non dipende dal livello di studi o dalla casta sociale di appartenenza, né dalla quantità di denaro posseduta…
Essa è il frutto unicamente personale di un cammino lungo il sentiero dell’esperienza umana 3d. Essa si arricchisce in maniera biodiversa, ossia in una maniera che va oltre al ragionamento matematico. Uno più uno, secondo questa ‘Luna’, non sempre esprime un totale di due. Potrebbe anche esprimere uno step vicino al tre, al quattro o all’uno… Tutto è possibile.
E 'tutto' è controllabile. Sempre. Dipende dal 'livello di Controllo' che vogliamo prendere in considerazione. Allo stesso Tempo, qualsiasi tipo di Controllo dovrà sempre ammettere che l’intero processo è continuamente sfuggevole, proprio a causa di quel fattore biodiverso, che non permetterà mai di avere interamente, nel Tempo, la certezza della fermezza di qualsiasi processo evidenziato, analizzato e standardizzato.
La verità è sempre composta da 'mezze verità', che rendono sfuggevoli la comprensione totale di un luogo dimensionale. Un ‘termine mobile’ è una porta biodiversa. A volte, la presenza di questi termini è ‘non voluta’, nel senso che la sorgente non poteva tenere in considerazione la presenza biodiversa che, in quel momento, partecipava in almeno uno dei componenti della Massa in ascolto.
I ‘termini mobili’ esistono in ogni ambito dello scibile umano. Possono essere edifici, mezzi, situazioni, cose, presenze, parole, sensi, momenti, etc.
Tutti insieme danno luogo ad un vero e proprio ‘labirinto’ della possibilità in cui siamo inseriti. Per essere efficaci necessitano di una presenza umana, ossia di una entità capace di assumerli come una pillola per il controllo della pressione. Ovvio, perché stiamo narrando di umani e io sono umano, per cui è un discernimento tra umani, ma non è detto che il tutto si fermi alla sola nostra ‘latitudine’.
Occorre sviluppare un metodo che metta l’umano da parte, pur utilizzandolo come centro.
Ok? È questa la ‘matematica’ di quinta dimensione. Una realtà che prende in considerazione le due facce della medaglia allo stesso Tempo:
come l’alieno Griffin in Man in Black III.
La ragione, in filosofia, è la facoltà per mezzo della quale si esercita il pensiero, soprattutto quello rivolto ad argomenti astratti. La ragione è ritenuta dalla maggior parte dei filosofi una facoltà universale, tale da essere condivisa tanto dagli umani quanto, teoricamente, da animali (per i quali si preferisce parlare di istinto), o intelligenze artificiali che userebbero la ragione intesa come calcolo.
Sono molti i pensatori che si sono dedicati allo studio di questa nozione, dando luogo a molteplici prospettive, spesso reciprocamente incompatibili.
L'originario significato di ragione come discorso lo si ritrova nell'antico modello argomentativo della geometria di Euclide, il quale, facendo uso di premesse iniziali per giungere a delle conclusioni, si serviva a loro volta di quest'ultime come premesse per ulteriori conclusioni.
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Domanda:
e se le ‘premesse iniziali’ fossero ‘di parte’? Le ‘conclusioni’ come sarebbero? E le ‘ulteriori conclusioni’?
Risposta:
non è possibile non avere ‘premesse inziali’ non di parte, ossia, le premesse iniziali sono sempre ‘di parte’, alias, riferibili a precisi attaccamenti esistenziali di entità che, in qualche maniera, hanno trovato il modo di essere un po’ più in ‘diretta’ rispetto al resto della Massa, che vive costantemente nella ‘differita’ della realtà.
La 'differita' rende maggiormente controllabili e strumentalizzabili, soprattutto se raccolti in 'infrastrutture' offerte dal Controllo stesso (Matrix).
Ma anche questo è un processo a scatole cinesi:
chi può dire dove ‘termini’? E chi può seguire interamente il suo percorso quando, ad esempio, passa tra le trame decisionali/possibili di una vecchina che sta decidendo di attraversare o meno la strada sotto casa?
Nel calcio si dice: la palla è rotonda. Ossia ‘tutto è possibile’… Mai dire mai.
La ragione, in questo senso, era intesa come la facoltà, o il processo, in grado di produrre inferenze logiche. A partire da Aristotele, che si rifece al modello euclideo, tali ragionamenti sono stati classificati sia come ragionamenti deduttivi (che procedono dal generale al particolare) sia come ragionamenti induttivi (che procedono dal particolare al generale), sebbene alcuni pensatori non siano d'accordo nel vedere l'induzione come un ragionamento.
Nel XIX secolo, Charles Peirce, filosofo americano, ha aggiunto a queste due una terza categoria, il ragionamento adduttivo, intendendo ‘ciò che va dalla migliore informazione disponibile alla migliore spiegazione’, che è diventato un importante elemento del metodo scientifico.
Nell'uso moderno, ‘ragionamento induttivo’ include spesso ciò che Peirce ha denominato ‘adduttivo’…
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- ragionamenti deduttivi, che procedono dal generale al particolare
- ragionamenti induttivi, che procedono dal particolare al generale
- ragionamenti adduttivi, ciò che va dalla migliore informazione disponibile alla migliore spiegazione.
Ecco spiegato come il moderno metodo scientifico possa essere manipolabile da un controllo esterno/interno allo stesso Tempo. La sua ‘cecità’ è di Natura Antisistemica ed ha lo scopo di ‘trattenere nelle 3d’:
la ‘migliore informazione disponibile’ che Natura ha? Da lei discenderà la ‘migliore spiegazione disponibile’. È logico che tutto quello che la scienza pensa di avere capito dipende dall’input che ha introdotto nella propria capacità di ragionare.
I primi due ragionamenti sono lo ‘zoom’ della capacità umana di discernere e rispecchiano la direzione biunivoca della possibilità che si riflette e viene riflessa (‘ritmo’ di Ighina, ad esempio). Il terzo ragionamento è Antisistemico, cioè dipende dalla Natura del corpo docente presente in Terra 3d:
trattenere per rafforzare/permettere nel Tempo la Conoscenza di Se Stessi.
Paradossale, vero?
Il terzo stato quantico della possibilità attraverso il presente è rispecchiato dal momentum umano: da noi. Ma si potrebbe andare avanti per interi trattati con questa discorsività…
Lasciamo andare da ‘solo’ il processo di emersione e ricerca delle informazioni. Ognuno tragga la propria verità.
L'inferenza è il processo con il quale da una proposizione accolta come vera si passa a una seconda proposizione la cui verità è dedotta dal contenuto della prima.
Inferire è quindi trarre una conclusione.
Inferire X significa concludere che X è vero; un'inferenza è la conclusione tratta da un insieme di fatti o circostanze. Gran parte dello studio della logica esplora la validità o non validità di inferenze e implicazioni.
Esiste una differenza tra implicare e inferire. Se scriviamo che tutti gli uomini sono mortali e Socrate è un uomo, implichiamo che Socrate è mortale, ma un lettore così attento da notare la nostra implicazione e pensare 'quindi Socrate è mortale', inferisce che Socrate è mortale.
'E quando qualcuno vi propone di credere a una proposizione voi dovete prima esaminare se essa è accettabile, perché la nostra ragione è stata creata da Dio, e ciò che piace alla nostra ragione non può non piacere alla ragione divina, sulla quale peraltro sappiamo solo quello che, per analogia e spesso per negazione, ne inferiamo dai procedimenti della nostra ragione'.
Guglielmo da Baskerville in Il nome della rosa pag. 139, Umberto Eco
In linguistica si parla di 'formulazione di inferenze' nello schema di Jakobson sulla lingua intesa come sistema di segni utili alla comunicazione. Si tratta di un procedimento che non prevede nessun emittente volontario ma solo la presenza di un oggetto che viene interpretato come messaggio.
Esempio.
Oggetto: 'case dai tetti spioventi' → messaggio interpretato:
'qui nevica spesso'. La formulazione di inferenze consiste quindi nella capacità di formulare deduzioni traendo informazioni da un oggetto reale.
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In informatica, un motore inferenziale è un algoritmo che simula le modalità con cui la mente umana trae delle conclusioni logiche attraverso il ragionamento. Fa parte dei software detti 'sistemi esperti'.
Analogamente al comportamento logico, il motore inferenziale può trarre delle conclusioni di tipo deduttivo (o 'forward chaining', quando da un principio di carattere generale ne estrae uno o più di carattere particolare) oppure di tipo induttivo (o 'backward chaining', quando accade il contrario).
Il meccanismo del motore inferenziale è basato su delle 'regole' di soluzione del problema che vengono scelte ed attuate a seconda del problema in oggetto.
Un motore inferenziale è costituito dai seguenti elementi:
- interprete: decide la regola da applicare;
- schedulatore: decide l'ordine di esecuzione delle regole;
- memoria di lavoro: in essa viene memorizzato un elenco delle operazioni svolte e da svolgere;
- rafforzatore di consistenza: ha il compito di testare la veridicità delle ipotesi fatte.
Chi è il ‘rafforzatore di consistenza’? Chissà perché risuona tanto, alle mie orecchie, molto simile al 'suono' di: Massa umana. Chi sono coloro che sono descritti nei tre punti precedenti?
Leggiamo il monito espresso da Wikipedia nei giorni scorsi:
gentile lettrice, gentile lettore,
il comma 29 del disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali (rif.) - se approvato dal Parlamento italiano - imporrebbe ad ogni sito web, a pena di pesanti sanzioni, di rettificare i propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine.
Wikipedia riconosce il diritto alla tutela della reputazione di ognuno - già sancito dall'articolo 595 del Codice Penale italiano - ma con l'approvazione di questa norma sarebbe obbligata ad alterare i contenuti delle proprie voci indipendentemente dalla loro veridicità, anche a dispetto delle fonti presenti e senza possibilità di ulteriori modifiche. Un simile obbligo costituirebbe una limitazione inaccettabile all'autonomia di Wikipedia, snaturandone i principi fondamentali.
Wikipedia è la più grande opera collettiva della storia del genere umano, in continua crescita da undici anni grazie al contributo quotidiano di oltre 15 milioni di volontari sparsi in tutto il mondo. Le oltre 930 000 voci dell'edizione in lingua italiana ricevono 16 milioni di visite ogni giorno, ma questa norma potrebbe oscurarle per sempre.
L'Enciclopedia è patrimonio di tutti. Non permettere che scompaia.
Con l'approvazione di questa norma sarebbe obbligata ad alterare i contenuti delle proprie voci indipendentemente dalla loro veridicità.
Continuiamo...
Un 'sistema esperto' è un programma che cerca di riprodurre le prestazioni di una o più persone esperte in un determinato campo di attività, ed è un'applicazione o una branca dell'intelligenza artificiale.
I programmi utilizzati dai sistemi esperti sono in grado di porre in atto procedure di inferenza adeguate alla risoluzione di problemi particolarmente complessi, a cui potrebbe, se posto in una dimensione umana, porre rimedio solo un esperto del settore disciplinare in cui rientra la questione da risolvere. Ciò implica che tale sistema possa avvalersi in modo risoluto e autorevole delle istanze inferenziali che soggiacciono al corretto funzionamento del programma, cosicché sia capace di superare le incertezze e le difficoltà su cui volge la propria attività.
I sistemi esperti si differenziano dunque da altri programmi simili, in quanto, facendo riferimento a tecnologie elaborate in funzione dell'intelligenza artificiale, sono sempre in grado di esibire i passaggi logici che soggiacciono alle loro decisioni:
proposito che, ad esempio, non è attuabile da parte della mente umana.
Il sistema esperto si compone in sostanza di tre sezioni:
- una base di conoscenza, in cui sono accumulate le regole deduttive e i dettami procedurali di cui il sistema si serve nel suo operato;
- un motore inferienziale, in cui il programma si occupa di applicare in concreto le nozioni contenute nella base dati;
- un'interfaccia utente, che permette interazione fra il soggetto umano e il programma che deve dare risposta ai sui problemi.
Queste informazioni sono piuttosto generiche, ed estremamente flessibili per ciò che concerne la designazione di un programma con una tale definizione. Non esistono infatti sistemi capaci per davvero di soddisfare nella sua interezza il tipo di conoscenza che dovrebbe caratterizzare un sistema di tale fatta.
Difatti, nella maggior parte dei programmi, le componenti che presiedono alle procedure di inferenza, non riescono ad attenere il rigore connaturato ad un algoritmo, in quanto nelle situazioni altamente complicate sarebbe troppo dispendioso analizzare ogni possibilità;
si ricorre così allo stratagemma dell'euristica, che, tramite ragionamenti approssimativi (fuzzy logic), sacrifica la sicurezza dell'algoritmo per giungere a risultati altamente probabili, ma comunque fallibili.
Classificazione.
I sistemi esperti si dividono in due categorie principali.
Sistemi esperti basati su regole.
I sistemi esperti basati su regole sono dei programmi composti da regole nella forma 'If' condizione 'Then' azione (se condizione, allora azione). Dati una serie di fatti, i sistemi esperti, grazie alle regole di cui sono composti, riescono a dedurre nuovi fatti. Per esempio, supponiamo di avere un problema di salute, forniamo al sistema esperto i seguenti fatti:
- ho mal di testa
- sono raffreddato
- la temperatura corporea è di 38 °C
Il sistema esperto assume i fatti e sceglie una regola così formata:
If ((mal di testa) And (raffreddore) and (temperatura = 38)) Then (Il suo problema è Influenza).
Esempi di sistemi a regole sono Jess e Clips.
Sistemi esperti basati su alberi.
Un sistema esperto basato su alberi, dato un insieme di dati ed alcune deduzioni, creerebbe un albero che classificherebbe i vari dati. Nuovi dati verrebbero analizzati dall'albero e il nodo di arrivo rappresenterebbe la deduzione.
È da notare che un sistema esperto non è 'intelligente' nel senso comune della parola, ossia in modo creativo. Le deduzioni di un sistema esperto non possono uscire dall'insieme di nozioni immesse inizialmente e dalle loro conseguenze.
Ciò che li rende utili è che, come i calcolatori elettronici, possono maneggiare una gran quantità di dati molto velocemente e tenere quindi conto di una miriade di regole e dettagli che un esperto umano può ignorare, tralasciare o dimenticare.
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I fatti rappresentano l'informazione: essi sono essenzialmente delle assegnazioni attraverso le quali introduciamo conoscenza nel sistema...
Le regole sono componenti che possono produrre conoscenza a partire dai fatti. Esse sono composte da due parti, antecedente e conseguente. L'antecedente è costituito da condizioni che devono essere soddisfatte affinché la regola venga attivata; il conseguente è composto da azioni che vengono svolte dalla regola...
Il motore funziona in questo modo: confronta le condizioni di tutte le regole con tutti i fatti contenuti nella base dei fatti. Per ogni regola le cui condizioni sono soddisfatte, viene eseguita l'azione corrispondente.
Tutto il codice in Jess (strutture di controllo, assegnamenti, chiamate a procedure) prende la forma di una chiamata a funzione. In particolare una chiamata a funzione è una lista: se la testa della lista è il nome di una funzione esistente, la lista è una chiamata a funzione.
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Abbiamo riprodotto l’immagine di ‘quello che siamo adesso’.
Pensiamo davvero di essere noi, sempre al 100%, a decidere cosa sia meglio fare in un determinato istante? Perché le nostre reazioni di fronte ad eventi molto simili (ad esempio i capricci del proprio figlio) sono diverse di volta in volta? A volte più forti, a volte più tolleranti. Perché noi reagiamo a qualcosa, convinti di quel che ‘vediamo’, ma in realtà siamo mossi da ‘pressioni sottili’, che esulano dal ‘veduto’ ma capaci di influenzare in maniera anche preponderante.
Ieri sera, verso le 20, mi sono alterato per una situazione particolare che stavo vivendo; una situazione che solitamente era ‘digerita’ in maniera diversa dalla mia persona. Da cosa è dipeso questo improvviso scoppio d’ira?
Dal grande caldo? Dal mio nervosismo? Dalla eventuale stanchezza? Forse. In parte. Ma, quando ho letto questa notizia sono letteralmente trasalito, perché ho trovato conferma ‘indiretta’ (Metodo Indiretto) di una tendenza ripetuta in maniera altalenante o a ‘grappolo’ (Analogia Frattale):
terremoto di magnitudo 3.7 nel Cosentino.
Un sisma di magnitudo 3.7 è stato avvertito alle 19.45 tra il cosentino e il potentino, nei pressi di Rotonda (Potenza). Le località prossime all'epicentro del sisma che ha colpito la provincia di Cosenza sono i comuni di Laino Castello, Mormanno e Papasidero. L'epicentro della scossa, secondo i dati dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, è stato registrato a 5 chilometri di profondità. Dalle verifiche effettuate dalla sala situazione Italia del dipartimento della Protezione civile non risultano danni a persone o cose.
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L’ora collima ‘precisamente’. Anzi, giustifica il leggero ritardo della mia reazione (circa alle 20). Infatti queste onde viaggiano anche attraverso le Ley Lines della Terra e necessitano di Tempo per propagarsi e maturare effetti sulle persone più o meno sensibili alla loro presenza.
Le Ley Lines sono ‘grandi vie di comunicazione sottile della Terra’. Attraverso la loro innervazione (paragonabile al sistema nervoso umano) si propagano le reazioni delle persone che hanno vissuto forti emozioni, appunto, proprio come l’esperienza di un terremoto (anche senza danni a cose o a persone, ma certamente influente sul loro stato emotivo e sensoriale, ossia generante Paura).
Chiediamoci, allora, quanto siano corrette le ‘premesse iniziali’ che regolano questo cosiddetto ‘Sistema Esperto’, che scambiamo per unica realtà.
Il paradigma ha 'gambe' ma cerca di non usarle molto, perché soffre di una certa ‘pigrizia’. La stessa ‘dinamica’ che attanaglia l’umanità quando, come acqua isolata dalla sua sorgente, avviene la formazione di una regione paludosa riconosciuta per consuetudine/abitudine come ‘unica realtà’.
In ogni palude che si rispetti, si sviluppa una certa fauna che trae sostentamento da quella composizione del territorio. Senza stazionare, con le premesse, nel loop che non permette di trarre conclusioni diverse dal – è nata prima la palude o gli animali che la abitano – sgusciamo subito via dalla melmosa situazione, permeando il ragionamento con una diversa e ‘nuova’ premessa iniziale:
la palude è opera di coloro che traggono, adesso, giovamento dalla sua presenza.
Rompiamo il loop. Anzi, stazioniamogli al di sopra…
Introduciamo il nuovo input (Fenotipo Esteso) e attendiamo quale dipendenza esso provochi:
una reinterpretazione dell'evoluzione dal punto di vista dei singoli geni, i soli veri ‘soggetti’ su cui agirebbe la selezione naturale, e di cui gli organismi (monocellulari e pluricellulari) non sarebbero altro - usando un linguaggio ovviamente metaforico ed antropocentrico - che le 'macchine da sopravvivenza' da essi programmate per garantirsi il successo nella propria perpetuazione.
Il concetto del fenotipo esteso spinge ancora più in là questa ‘svalutazione’ dell'organismo a favore del gene.
Il biologo parte dall'osservazione di numerosi casi in cui il comportamento di animali ha la capacità di influenzare a proprio vantaggio l'ambiente e altri animali. Da questi fatti Dawkins deduce che è arbitrario limitarsi a identificare come manifestazione esteriore (fenotipo, appunto) dei geni associati a questi comportamenti solo i comportamenti stessi e le caratteristiche (anatomiche, psicologiche) dell'organismo che ne sono alla base.
I geni che determinano nei castori la funzionalità dei denti ed il loro istinto non hanno come fenotipo solo questi due aspetti, ma anche la diga che il castoro costruisce ed il lago che si forma…
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La ‘Massa Critica’ determina la concentrazione del grado di attenzione proposto/indotto da ‘pressioni sottili’, che ci circondano/permeano, come ad esempio:
la presenza, la posizione e l’allineamento di Pianeti attorno alla Terra, attorno al Sistema Solare, attorno alla Via Lattea, etc.
Infine, tutto dipende anche da noi; non solo da noi…
Il Libero Arbitrio è ‘elastico’ e si allarga in maniera direttamente proporzionale alla Consapevolezza raggiunta e maturata ai vari livelli di classificazione dell’aggregazione energetica umana (giusto per rimanere nell’ambito inerente anche alla presenza umana).
Tutto è ‘Naturale’, ma c’è sempre una grande differenza in termini di qualità d’equilibrio. È il fare sempre ‘100’ ma disponendo gli ‘ingredienti’ in maniera sempre diversa. Che differenza c’è tra un serial killer e un agente di polizia se li vestiamo esattamente alla stessa maniera?
Non c’è nessuna differenza esteriore, ma certamente al loro interno qualcosa li differenzierà. Ecco cosa intendo quando scrivo di un totale che dà sempre ‘100’ ma con valore aggiunto/sostanza diverso.
Questo è un ‘mentalismo’? Per me assolutamente, no. Lo è nella misura in cui devo usare la mente, come canale, per comunicare con gli altri. Sino a quando ‘sceglieremo’ di fare così, esprimeremo dei mentalismi, ma non per questo dovremo appartenere alla mente. No?
Il Cuore si esprime anche attraverso la Mente…