martedì 12 settembre 2017

I due perni ed il riflesso te/“te”.



Per “fare surf” devi sempre stare sulla cresta dell’onda.
In realtà, i surfisti non cavalcano l’onda – così come si cavalca un cavallo, standogli sopra – ma (ma) la anticipano, precedono... per quanto riguarda proprio la “cresta dell’onda”.
Stanno nella sua “pancia”, piuttosto:
davanti. 
Nel filo, nel “ricciolo”, nella linea orizzontale che prosegue lungo la verticale. 
Ora, analizzando a livello frattale espanso (sostanziale, significativo) questo incedere, questo passo, puoi meglio focalizzare sull’atteggiamento che, tali sportiv3, hanno sviluppato “facendo esperienza diretta e indiretta”
Quale? 
Quello “stare dentro all’onda” al fine di… cavalcarla il più a “lungo” possibile, sfruttandone la forza e, dunque, la corrente... che la rende possibile e manifesta. 
Anche in un simile “caso”, detta “potenza” è - e rimane - del tutto immanifesta e tutto ciò che “vedi (e misuri)” è l’apparenza fisica dell’onda: 
della quale, il significato “cosa significa” scompare del tutto, di fronte all’evento che matura quando l’onda s’abbatte lungo la costa, formando rivoli arricciati d’acqua, non più costituita da gocce bensì da striature, filamenti artistici, grovigli conseguenti alla legge fisica, sotto ondulazioni dell’onda portante. 
Qualcosa che va a caratterizzare una giornata “mossa e ondosa”. 
Qualcosa che solitamente s’immagina accompagnat3 anche da un cielo ad hoc, dal vento, dai colori del panorama e degli animi sempre alla moda. 

In una simile situazione (condizione) c’è sempre qualcun3 felice e molt3 che, all’opposto, traggono tristezza (per i più svariati motivi non solo personali). 
Dunque, il "meteo" riesce a raggiungere le singolarità, andando a modificare lo “stato” per/in quel giorno (e, intuitivamente, sempre). 
Riesci ad immaginare tutto questo (ed il “tuo” comportamento) come qualcosa di artificiale? 
Come un “riflesso” relativo ad un assoluto che non riesci più nemmeno a scorgere tutto attorno e dentro a/di “te ‘qua così’”

Oppure credi ancora alla “natura”, in termini del tutto “campati per aria (quindi, viralmente accreditati presso di ‘te’)”?
Quanto – di tutto ciò – è “una conseguenza”?
Quando, l’ambiente in toto, è la conseguenza del “è già successo”?
Quando la ragione fondamentale è ancora tale (vive, esiste) e “tu” non l3 ricordi più, per qualche motivo che non puoi nemmeno prendere in questione, dato che – per “te ‘qua così’” – non esiste nemmeno né il motivo, né la ragione fondamentale.
Ed ecco, di converso, tutto il “vantaggio (il perché)” dell’adozione della strategia della immanifestazione totale.
Ecco il perché dell’abbandono della “necessità (dipendenza)” dell’apparire, al fine di essere celebrat3, adorat3, pregat3, idolatrat3, supplicat3, etc.
Un tale “abbandono” ha significato rimanere anche al di fuori della storia (deviata), perlomeno direttamente (anche se indirettamente, la storia deviata è il racconto in prospettiva della vicenda “sotto – alla – dominante ‘qua così’”).

Una sorta di “rinuncia” che, nella sostanza, ha declinato solo quella parte più apparente dell’imperare su tutt3, fermo restando tutto ciò che significa, vale, celebra significativamente, etc. l’imperare e l’impero “senza necessità alcuna di vessilli esposti al vento”.
La dominante impera.
La memoria frattale espansa insegna (ricorda) attraverso il “linguaggio dei segni”, caratterizzato dalla codifica che si è concretizzata automaticamente, man mano che la Massa s’avvolgeva della/nella “complessità artificiale di parte ‘qua così’”, la cui estensione è diventata maxima, unitamente alla trasformazione (passaggio del testimone) sociale/politica del motivo amministratore pubblico:
dalle forme “reali” a quelle democratiche (dal significato frattale espanso dell’avvolgere la Massa di/in quella complessità, che si rivela attraverso il coinvolgimento popolare del consenso democratico)…

La sostanziale “resa” delle singolarità (e della Massa) a fronte della saturazione apparente ed artificiale (di parte) di quella “rabbia” che le angherie dirette, millenarie, avevano provveduto a forgiare (in quanto effetto collaterale del proprio imperare manifesto).
Occhio non vede…”.
Ovvio che questo ambito del racconto storico (deviato) riguarda la condizione sottodominante, essendo la dominante sempre (sempre), “qua, così”, del tutto auto ammantata della/nella propria strategia della immanifestazione.
Sono le sottodominanti, che replicano il “è già successo” inconsciamente, ad avere lasciato traccia lungo il solco dell’aratro d’assieme, riportato (registrato) anche nei libri di storia (deviata).
In un certo senso, la dominante “non si sporca più le mani” con nulla che riguardi il processo del funzionamento conseguente alla propria “proiezione, in leva, sul/nel circuito primario (sistema operativo frattale espanso)”.
Il “lavoro sporco” è lasciato completamente a te ‘qua così’”.
Nonostante "tu" conservi tutta la “libertà” possibile ed immaginabile per 1) non essere d’accordo, 2) non saperlo, 3) far finta di nulla, 4) non crederlo possibile, 5) pensare al/il contrario, etc. dato che “è… compless3” tutto ciò.
Complesso, nel senso che… tende a sfuggirti sempre (sempre).
Una “complessità” come filtro auto demotivante e malinconico (tendente a mantenere l’appartenenza gerarchica)…

Come è, di fatto, possibile che una persona debba obbedire ad un’altra?
Dove "sta scritto"?
Perché questo auto avviene sempre (sempre)?
Poni attenzione:
in quali circostanze (perché) anche tu ti ritrovi regolarmente a “dover” obbedire ad altr3?
Quali sono le basi, i motivi, la caratteristica comune per un simile comportamento? Perché?
Qualcosa che non riguarda solo l’appartenenza militare all’esercito, ad un “corpo” qualsiasi, etc. Qualcosa che riguarda, concretamente, qualsiasi ambito del sociale “qua, così”.
La condizione impregnante tutt3 è quella gerarchica:
che cosa (chi) “è” la gerarchia?
È un’onda di forma, che rivela la particella (infatti, anche la meccanica quantistica annuncia il paradosso onda/particella).
Ma (ma) significativamente – a livello “formulare” – il paradosso non è… tale.
Di più, infatti, è un velo d’apparenza che cela la sostanza di quello che continua ad accadere “qua, così”.
Nella sostanza, l’onda narra della particella.
Se (se) non riesci a “leggere” tale situazione, è perché la grande concentrazione di massa giurisdizionale sotto (alla) dominante, è... in leva, in grado di agire per delegazione frattale espansa, sul/nel sistema operativo frattale espanso (la App preposta alla “climatizzazione dello Spazio Sostanza ‘qua’”).
Ciò che credi essere “Dio, il Big Bang, la Natura, etc.”
L’onda rivela la particella (la nasconde).
Allo stesso tempo, l’onda rileva la particella (la ricorda)… ma solo per coloro che se ne accorgono per “differenza di contrasto”.
Qualcosa e qualcun3 che va ricavato attraverso la demodulazione d’onda ambientale, “sulle ali dell’atteggiamento ‘formulare’” che riassume l’ambiente, i s-oggetti/eventi, etc. dalla prospettiva universale frattale espansa, coronata dal “valore universale”, da qualcosa che è sempre (sempre) indubitabile a qualsiasi latitudine, uso e costume, tradizione, messa in scena, etc.
La giustizia, ad esempio, può essere auto disinnescata “qua, così”, pur tuttavia, essa non può essere eliminata dal grado di concezione umano, che si è forgiato tutto attorno ad un simile “sentire”.
Come per la pubblicità “l’importante è che se ne parli”…
La giustizia, di parte o meno, è sempre un tema discusso, un dibattito aperto, una “tesi” costante, etc. Ergo, è impossibile – per la sotto dominante – farti dimenticare del tutto un simile “ambito”, dato che è sempre alla/di moda anche se “qua, così”.
Dunque, continuamente “parlandone e facendone riferimento (nella brutta o nella cattiva sorte)”, la giustizia è sempre (sempre) sulla bocca di tutt3.
E, avendone perlomeno una “idea”, non può scomparire mai (mai) del tutto dal tuo “radar”. Motivo per il quale puoi fare affidamento su una simile leva, nel momento in cui risvegli l’atteggiamento “formulare”, che va a “rinfrescare” ogni ambito di/con quella particolare “enfasi”, in grado di fare la differenza (di potenziale) tra “qua, così” e “qua, altresì”…

Quindi, ti accorgi che la giustizia “qua, così” è di/in parte e che, di contraltare, è totale quel livello (sotto dominante) che la controlla attraverso la gerarchia (da cui discende la “complessità”, il velo che cela la sostanza di ogni accaduto in funzione del “è già successo”).
Così, ti auto mantieni da “te”, lontan3, distante, impotent3… dalla possibilità di “fare”, interagendo in maniera fugace con quel potere “democratico”, fisicamente ma apparentemente “fatto da tuoi simili (sotto ad incanto)”, delegando automaticamente ed inconsciamente il “fare decisionale” a/in quelle parti sotto (alla) dominante, che continuano ad operare in quanto ingranaggi della fonte dominante nonché ragione fondamentale del/per il/nel “qua, così”.

Chiediti “che cosa significa” la sigla – con le città “ingranaggio”, che sorgono automaticamente dal “nulla” – de’ Il trono di spade
Attorno a quale “perno”, si avvinghiano? 
L’origine è ammantata nella complessità apparente sostanziale:
il perno (funzionale) è il So frattale espanso, attraverso la leva – in delegazione frattale espansa – by grande concentrazione di massa, giurisdizionale, sotto (alla) dominante “qua, così” (il perno sostanziale). 
La conseguenza è l’auto smarrimento e la “necessità (effetto collaterale) di una guida (credo)”, a cui affidare il “tuo” destino… 
Quindi, come puoi “decidere”... in qualcosa che “non si fa comprendere (sfugge)”?
Anche se sei “espert3”, non fa alcuna differenza, in quanto che… rimani assolutamente auto intrappolat3 “qua, così”, in quanto sottodominante (come, potenzialmente, chiunque). 
Non sei, pertanto, né migliore né peggiore: 
sei (e rimani) “solamente” sotto ad incanto, diventandone - però – addirittura il/la “paladin3”…
Con la sentenza n. 394/2006, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 100, comma 3, del d.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 (Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione della Camera dei deputati), come sostituito dall’art. 1, comma 1, lettera a), della legge 2 marzo 2004, n. 61 (Norme in materia di reati elettorali), e dell’art. 90, comma 3, d.P.R. 16 maggio 1960, n. 570 (Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni comunali), come sostituito dall’art. 1, comma 2, lettera a), numero 1), della legge n. 61/2004. Come è noto, il d.P.R. n. 361/1957 ed il d.P.R. n. 570/1960 prevedevano due diverse figure di reato, concernenti rispettivamente il falso documentale relativo alle elezioni politiche e quello relativo alle elezioni amministrative, assoggettati ad una sanzione diversa…
Link 
Come puoi (probabilmente) “notare”… è una “foresta”, con “te” al suo di dentro.
Una “costruzione” manifestatasi in quanto infrastruttura ad ingranaggio, ad “immagine e somiglianza” di… a cui “basta fare/essere perno”, al fine di andare a generare un ambiente ad hoc (il proprio fenotipo esteso frattale espanso)… 

Qualcosa che non sorge dal nulla, qualcosa che si manifesta dal reale potenziale, attraverso la “carica” del SO frattale espanso. 
Il che ti mette in grado di comprendere anche lo step successivo: 
la natura tecnologica del supporto “qua” Spazio Sostanza, adatto all’esperienza della “tua” o della tua… vita fisica.
Qualcosa di “neutro, neutrale e… neutralizzante”: 
dipende dalla gradazione attraverso la quale viene sensibilizzat3, essendo una tri-unità “legge, strumento, memoria”, ossia ricoprendo alla perfezione qualsiasi “parte (dalla vittima al carnefice)”, in funzione della grande concentrazione di massa giurisdizionale che “ha la meglio” su tutte le altre “qua, così” AntiSistemicaMente.
Due parole sul metodo.
Questo lavoro ha come argomento la scienza, ma non è un'opera scientifica. Non si fa scienza citando persone autorevoli, per quanto eloquenti e insigni, e valutandone le argomentazioni.
Comunque, gli scienziati si ostinano, come di dovere, a tener cattedra, nei libri e nei saggi divulgativi e specialistici, a offrire la propria interpretazione del lavoro svolto nei laboratori e sul campo, e a cercare di influenzare i colleghi scienziati.
Quando li cito, retorica compresa, faccio quel che fanno loro:
esercito la persuasione.
Non si può dire che un'argomentazione sia fondata perché proviene da una persona autorevole (un'"argomento desunto dall'autorità"), ma le persone autorevoli possono essere convincenti, certe volte a ragione e altre a torto.
Cerco di mettere ordine in tutto questo:
io stesso non capisco tutta la scienza implicata dalle teorie che esamino, ma, d'altro canto, non la capiscono neanche gli scienziati
L'idea pericolosa di Darwin - Daniel C. Dennett
Non si capiscepoiché sfugge il perno
sia quello funzionale che quello sostanziale, sia l’esistenza del SO frattale espanso che quella della compresenza immanifesta sotto (alla) dominante. 
Non si capisce” nonostante l’informazione non manca mai (mai). 
Facci “caso”… Semplicemente, "non ricordi più".


Nel durante, la Massa è come imbarcata a bordo di una nave collettiva, la cui guida 1) sembra ad opera della Massa stessa (democrazia), 2) sembra “esperta” (sviluppo e specializzazione, politica, etc.)… e 3) sembra quello che non è, ossia 4) è… motivata a funzionare, piuttosto che muoversi, dalla guida automatica frattale espansa by sotto dominante. 
In tutte queste gradazioni del “credo”, una sola è significativa:
quella dei “due perni”. 
Quella attorno alla quale tutto si manifesta di conseguenza (e, fai attenzione, all'ombra di ciò c'è anche il tuo perno potenziale).
“Ora”, per un simile modello di funzionamento, viene spontaneo agganciare il concetto di tecnologia; una propensione afunzionare secondo programmazione (che è interiore e, dunque, guarda non caso, è immanifest3). 
Un programma è interno. Non solo. 
È codificato su/in se stesso:
il codice è una matrioska
C’è quello user friendly, interfacciato per la parte operatrice. C’è quello “compilato”, tradotto in codice macchina, dato che “è la macchina” che, poi, lo deve “far girare”… 
Quindi, c’è un dentro nel dentro nel dentro, nel dentro, etc
Qualcosa (qualcun3) che “tu ‘qua così’” tendi completamente ad ignorare, poiché questa è la conseguenza dell’interesse sotto (alla) dominante. 
Dato che “è già successo”.
E, di conseguenza, continua a succedere (a “girare”).
Il senso sostanziale frattale espanso dell’esistenza (manifestazione) della tecnologia “quale è”?
La “tua” automazione, alias, il “tuo” essere sotto ad incanto e funzionare di conseguenza
Il Transumanesimo secondo Jason Silva.
Che cos’è il Transumanesimo?
Stavolta a rispondere alla domanda è stato Jason Silva, filosofo, personaggio televisivo, regista e speaker prolifico.
Silva parla spesso di temi legati al futurismo, alla creatività, all’innovazione, alla tecnologia esponenziale e alla condizione umana.
Nel video di Big Think… il filosofo ha descritto il pensiero transumanista citando diversi esperti e facendo alcuni esempi.
Stiamo davvero “smantellando l’evoluzione”?...
Il Transumanesimo è essenzialmente la scuola filosofica di pensiero secondo cui gli esseri umani dovrebbero usare la tecnologia per trascendere i loro limiti. È perfettamente naturale per noi usare i nostri strumenti e superare i nostri limiti. Per estendere le nostre menti, per estendere la nostra intelligenza con queste impalcature tecnologiche.
I filosofi Andy Clark e David Chalmers parlano di tecnologia come un’impalcatura che estende i nostri pensieri, la nostra portata e la nostra visione.
Ray Kurzweil ci ricorda che 100.000 anni fa nelle savane dell’Africa quando raccoglievamo un bastoncino da terra e lo usavamo per raggiungere un frutto su un albero davvero alto, stavamo usando i nostri strumenti per estendere la nostra portata.
La tecnologia siamo noi.
La tecnologia è il nostro fenotipo esteso come dice Dawkins.
La tecnologia è la nostra seconda pelle.
Non siamo l’unica specie che fa così. Sapete, le termiti costruiscono queste enormi colonie che sono controllate con la temperatura.
Intendo che le nostre città come una colonia di termiti sono davvero chi siamo noi.
Se si è in grado di fare quello spostamento cognitivo e trascendere ciò che Andy Clark chiama skin bag bias... e realizzare che noi non terminiamo dove termina la nostra pelle, ma che siamo legati ai nostri ambienti tecnologici e alle nostre abitazioni. E ciò che progettiamo progetta noi, perché ciò che progettiamo alla fine siamo noi.
Noi siamo una specie che crea tecnologia allo stesso modo di un ragno che è una specie che crea la ragnatela.
Kevin Kelly, che ha cofondato Wired, descrive la tecnologia come il settimo regno della vita. Lui lo chiama il technium. Lui dice che è soggetto alle stesse forze evolutive dell’evoluzione biologica.
La follia qui è che stiamo scoprendo sempre più che i nostri sistemi tecnologici stanno rispecchiando alcuni dei sistemi naturali più avanzati in natura.
Internet è cablata come i neuroni nel nostro cervello che è collegato come i modelli informatici della materia oscura nell’universo.
Tutti condividono la stessa intrecciata struttura filamentosa. Cosa ci dice ciò? Che non c’è nessuna distinzione tra il nato e il fabbricato. Tutto questo è natura. Tutto questo siamo noi.
Quindi essere umano è essere transumano.
La ragione per la quale siamo arrivati a un punto chiave nella storia è che abbiamo smantellato la selezione naturale. Questo indica che noi ora siamo i principali agenti dell’evoluzione, giusto?
Edward O. Wilson ci ricorda che ora dobbiamo decidere chi vogliamo diventare.
Freeman Dyson – nel prossimo futuro una nuova generazione di artisti compone il genoma con la stessa fluidità con la quale [William] Blake e [George] Byron scrivevano i versi.
Con la trasformazione biologica e biotecnologica stiamo parlando del software che scrive il proprio hardware.
La vita stessa, la nuova tela per l’artista. La nanotecnologia, che modella la materia. Materia programmabile. Il mondo intero diventa calcolabile. La vita stessa programmabile, aggiornabile.
Che cosa ci dice questo su ciò che significa essere umani?
Vuol dire che essere umani significa trasformare e trascendere. Lo abbiamo sempre fatto.
Non siamo la stessa specie che eravamo 100.000 anni fa.
Non saremo la stessa specie domani. Di recente Craig Venter ha detto che abbiamo avuto modo di capire che siamo una specie guidata dal software.
Cambia il software, cambia la specie. E perché non dovremmo?”…
Link 
Le nostre città come una colonia di termiti sono davvero chi siamo noi (davvero? Per nulla affatto. Tutto questo afferma "chi è l'artista" e "non sei tu"). 
Tutto ciò, è la caratteristica frattale espansa ambientale... che devi trascendere, alias, decodificare (accorgerti e fare) per quello che "significa (è)", auto desumendo dal "gradiente di valore" dell'informazione ambientale riportata dalla memoria frattale espansa).
C’è “da farsi venire i brividi... di fronte a tanta luce riflessa e decodificata in/di parte, inconsciamente
La conseguenza continua ad alimentare (e permettere, perpetrare e perpetuare) la causa:
il/nel loop duale, che nemmeno riesci a sfiorare, accorgerti, registrare l’ambito espanso relativo alla ragione fondamentale (assolut3) “qua, così”.
Non è un prendere sempre le distanze, non fidarsi, non credere, etc. è, di più, l’essersi accorti



E, quindi, è… l’essere coerenti con quanto si è ricordato “per contrasto”, quando la differenza è tale - al livello di “valore universale” - che mette in dubbio persino l’assolutezza, non dei termini di riferimento, bensì, l’assolutezza portante (essere e rappresentare) della quintessenza “valore universale”.
Ciò di cui “ti bagni le labbra ‘qua così’”:
giustizia
libertà
morale
etica
sovranità
diritto
amore
umanità, etc.
Non dei “luoghi comuni” che risentono degli “usi e costumi”
Ma (ma) perni assoluti, “ficcati dentro in profondità (non sradicabili) al tessuto singolare e, dunque, massivo”, attorno (sopra e sotto) in maniera tale da “far girare” tutto, di conseguenza… 
Qualcosa che “è” giust3 sempre e comunque da qualsiasi gradazione della prospettiva l3 guardi e l3 prendi in questione, segui, diffondi, etc. 
Qualcosa che non lascia “indietro (dimentica)” nessun3, in ogni “caso”. 
Qualcosa che non abbandona mai (ma). 
Qualcosa che è “memoria frattale espansa” funzionale essenzialmente, in quanto il “dispositivo” è costituito essenzialmente di/daciò
Qualcosa che funziona ugualmente ma (ma) come una nave abbordata e conquistata da un equipaggio altro, dalle altre intenzioni atte a sfruttare ogni “situazione automatica poiché automatizzabile a livello tecnologico naturale”…
La selezione naturale è l'orologiaio cieco, cieco perché non vede dinanzi a sé, non pianifica conseguenze, non ha in vista alcun fine.
Eppure i risultati viventi della selezione naturale ci danno un'impressione molto efficace dell'esistenza di un disegno intenzionale di un maestro orologiaio; che alla base della complessità della natura vivente ci sia un disegno intenzionale e un progetto è però un'illusione”.
L'orologiaio cieco - Richard Dawkins
Te la suonano e te la cantano…”: 
i due perni “qua, così” costituiscono tutto ciò che Dawkins ha riportato nella sua opera, senza accorgersi, senza chiudere l’anello (che è già chiuso)…
Di “ciec3, ‘qua così’” c’è sia Dawkins, che la platea esperta, che la Massa pressoché intera e “vaccinata”. 
Con tutto il rispetto, s’intende.
alla base della complessità della natura vivente... (c’è) … un disegno intenzionale e un progetto (sì: quello sotto – alla – dominante. Dillo anche a Dawkins ma, prima renditene conto anche tu, altrimenti non riporterai nulla di tutto questo “in giro”)…
L'idea basilare dell''Orologiaio cieco' è che non abbiamo bisogno di postulare un architetto o un progettista per comprendere la vita, o qualsiasi altra cosa dell'universo…”.
L'orologiaio cieco - Richard Dawkins
Certo. Infatti, anche Hawking riporta nel “suo” ultimo lavoro, che l’universo si è creato da sé “grazie alla gravità.
Orbene, la “gravità” che cosa (chi) “è”?
Perché vedi sempre (sempre) l’anello aperto, quando è frattalmente espanso che… è sempre (sempre) chiuso?
Perché non vuoi “vedere”?
Perché non puoi “farlo (se non forzi la cosa)”.
È diverso e fa la differenza



“Fai… che ‘vedi’ per quello che è nella sostanza”.
    
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2017
Bollettino numero 2140

2 commenti:

  1. ciao Davide ,
    io penso che la gravità sia il nuovo dio di Hawking , peraltro non sa cos'è .. in realtà basterebbe vedere l'influsso di certi pensieri forti sulle masse , per comprendere che dipende dalla grandezza di certi vortici di movimento . Dire che la gravità è all'origine dell'universo mi sembra una tautologia fisica .
    ciao e saluti ... Giuseppe

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Giuseppe, che dire? E' veramente Hawking che "pensa e scrive"? Bah. E' diventato una specie di "mammasantissima" e, come da retrospettiva... il modello (di sfruttamento) è sempre quello. E' una gallina dalle uova d'oro. Ha seguito...

      Per il resto, hai ragione :)

      Ti ringrazio ed abbraccio.
      Sincerità

      Elimina

"Fai..." un po' Te.