mercoledì 20 settembre 2017

Nuovamente per te.



La protolingua o lingua ricostruita è la ricostruzione probabile della lingua originaria di un gruppo di lingue, un ramo o una famiglia linguistica, sulla base di corrispondenze e radici comuni a tale famiglia linguistica che non costituiscano innovazioni o prestiti…
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La neologia è uno dei principali modi in cui una lingua si rinnova. Il ricorso ai neologismi deriva solitamente dall'esigenza di identificare invenzioni, fenomeni, scoperte e realizzazioni di recente comparsa o diffusione, per cui la ricognizione dei neologismi aiuta a rapportare la lingua oggetto d'esame e la cultura che fa uso di quella lingua…
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Si definisce prestito linguistico, o semplicemente prestito, una parola, una struttura sintattica o un fonema che entrano a far parte del patrimonio di una determinata lingua e provengono da una comunità di lingua diversa, in seguito al contatto tra culture diverse.
Con la stessa parola si intende anche il fenomeno stesso di adozione della parola straniera.
È corrente anche il termine di forestierismo:
anche in questo caso si indica una parola, un modo di dire, una frase o altra costruzione linguistica importata da altra lingua. Deriva dal basso latino foristarius… "persona che sta o viene da fuori"…
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Persona che sta o viene da fuori = designazione (esistenza) di un “esterno”, rispetto a quell’interno che – se espandi frattalmente la prospettiva – è il “qua, così”; per cui a livello di analogia frattale espansa, tale “persona” ha la capacità di influenzare l’intera comunità, con la quale viene a/in contatto
Una simile “proprietà (privata)” della trasmissione e distribuzione/caratterizzazione – non tanto del significato, quanto – dell’interfaccia per la comunicazione (una funzione ricetrasmittente) è sempre stata “spiegata” in quanto a… “evoluzione”. 

Certo, è sempre possibile utilizzare – anche – i termini convenzionali, trovando comunque il modo per/di accorgerti del solco dell’aratro e, poi, di riuscire da detta “forma ambientale/sociale d’assieme” scambiata per “natura e/o naturale”. 
Allora, se di “evoluzione” si tratta, chiediti “cosa (chi) è che si evolve ‘qua così’?”.
Il genere umano? Tu? 

L’umanità viene ritratta, in quanto a “figura corporea”, del tutto identica ad “ora”, sin dall’antichità più remota (dal... “dopo” della versione “scimmiesca”). 
Quindi, sembra che l’evoluzione si sia del tutto ferma (ti dicono che "procede per balzi", quindi - fedelmente - attendi...).
Ergo:
annullando l’ipotesi della trasformazione da scimmia ad essere umano, non c’è mai stata nessuna evoluzione fisica (estern3).
E per la mente (intern3), che cosa si può… pensare? 
Che, ad esempio, utilizzando la mente per auto comprenderla, c’è una grande probabilità che la risultanza rassomigli, di più, ad un abbaglio, ad un’auto deviazione, ad un errore di parallasse, ad osservare il dito che indica la Luna”, etc.


Infatti…
Con Urheimat… si intende in glottologia la patria originale dei locutori di una certa protolingua.
Poiché molti popoli tendevano a spostarsi e ad espandersi, non esiste un'urheimat assoluta
Se la protolingua veniva parlata in tempi storici, la urheimat è tipicamente indiscussa, così come lo è l'Impero romano nel caso delle lingue romanze.
Se la protolingua non è attestata, o non è attestata la sua esistenza, di conseguenza sia l'esistenza, sia l'esatta localizzazione della urheimat può essere solo di natura ipotetica
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Come può “sparire dall’intero contesto sociale” la persona che sta o viene da fuori...?
Agitando le acque e conferendo un ordine “altro” di priorità (apparente ma fisic3, real3) alla Massa, suddivisa a partire da un certo “momento (vedi episodio di Babele)” o, meglio, a partire dalla manifestazione (nascita) nel “qua, così”

Un puntuale disorientamento globale, individuo per individuo... molto simile ad una centrifuga capace di estirpare/drenare ogni tipo di memoria pregressa, senso di auto orientamento basato su ciò che è l’esperienza e la memoria “propria”, etc. 
Questo “inizio”, che non non sembra mai accaduto, dato che non viene trovato, bensì, ricercato… esiste, invece, eccome. 
Ma (ma) non è un inizio “per come ti sei abituat3 ‘qua così’ ad aspettare di immaginartel3”. No
Tale “inizio” è come un progetto che, quando è maturo (pronto, pienamente sviluppato ed auto sostenibile), viene rilasciato per intero, non localmente (ossia: lanciando il “sasso” e poi ritraendo subito la “mano”, lasciando che la legge fisica, parte del piano, compia tutto il resto dell’automatismo e, di conseguenza, lo faccia anche la Massa, ivi auto contenuta). 
(Auto) manifestandosi tutto d’assieme, il “progetto” risulta sempre di meno, sino a scomparire (venire/essere dimenticato) del tutto

In tal “caso”, le uniche tracce di ciò che “è già successo” sono quelle 1) frattali espanse (memoria) frutto del funzionamento del sistema operativo tri-unitario frattale espanso, 2) il “credo” religioso/spirituale (che non perde mai di vista l’origine "divina" della creazione e, dunque, che riconosce ancora, indirettamente, le qualità “magiche/tecnologiche” della manifestazione del progetto sotto – alla – dominante/”Dio, Natura, Big Bang, Universo”) e 3) le tue capacità espanse auto intuitive e contro intuitive “qua, così”. 
Se (se) poni profonda attenzione, i punti 1 e 3 - nella sostanza "qua, così" - “non esistono più” in quanto a presa d’atto, nonché leva utile per accorgersi e “fare”. 
Mentre, il punto 2 è qualcosa di molto radicato “qua così”, dal momento che incarna sempre il significato del “è già successo”, ma (ma) diluito a tal punto da risultare una cardinale forma di auto depotenziamento ed in-radicamento della Massa... tanto da essere sempre stato utilizzato in tal senso, d’epoca in epoca… 
Come ben sai “non si butta via niente ‘qua così’”. Per questo “tutto si trasforma…”.

Se non esistessero documentazioni storiche e si volesse trovare l'urheimat delle lingue romanze, la radice latina per "vacca", che è abbastanza simile per tutte le lingue neolatine, potrebbe indicare che le lingue romanze si sarebbero originate da un luogo dove ci fossero vacche.
italiano: vacca
portoghese: vaca
spagnolo: vaca
francese: vache
romeno: vacă…
Sono state proposte molte locazioni per una urheimat indoeuropea; lo studioso Mallory disse:
“non ci si dovrebbe chiedere dov'è la patria degli indoeuropei?' piuttosto ‘dove l'hanno messa adesso?’”…
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La radice (comune)…potrebbe indicare che (la manifestazione del progetto sotto – alla – dominante) si sarebbe originato da un luogo dove ci fosse… (c’è) “una mente comune”…
Dove l'hanno messa adesso? 
Semplice: 
dove è sempre stata, ed “è”. 
All’esterno, al di là, Oltre Ogni Orizzonte, nel conscio (in-conscio), etc. rispetto alla “tua” capacità AntiSistemica di poterla auto rintracciare (ricordare) da te, in te “qua, così”. 
Ciò significa che utilizzando la “tua” mente per capire te, puoi solo auto ricavare senso convenzionale, alias, comprendere “te” e la “tua” mente, non scindendo mai l’intreccio che tende ad oscurarti (velarti) la prospettiva. 

Il Colosseo indica quello "spaccato", che è la "tua" mente "qua, così".
L’esterno è, quindi, il “qua”… ma non “così”, è la tua “mente”, non la “tua” mente. 
Dove per “mente”, s’intende un complesso molto più espanso e significativo, all’interno del quale esiste anche la mente, intesa come un organo tra gli altri.
La “persona che sta o viene da fuori...” si cela e manifesta “lì”. 
Ed è da “lì” che può agire del tutto indisturbat3 e cert3 che “tu ‘qua così’” non sarai mai in grado di congiungerla a te, raggiungerla in termini di accortezza, consapevolezza e “fare”
Ossia, non la potrai mai coinvolgere realmente, concretamente, sino a quando non la auto annetterai, auto ammettendola come possibile, immaginabile, in quanto compresenza corporea similare.
Non come fantasma, alien3, demone, etc. 

Ma (ma) come essere umano come te (a tua immagine e somiglianza e a sua immagine e somiglianza). 
Giungere sino a “lì”, significa stare “qua, altresì”, ossia, significa andare sino in “fondo”, accettando lo stato fisico, terreno, “qua” e non campando alibi d’ogni tipo (ascensione, paradiso, nirvana, etc.) pur di “non prendere il toro per le corna” e, così, sfuggire continuamente


Hai molto da “fare ‘qua, altresì’” per anche solo immaginare di fuggire via, lasciando tutt3 incompiut3, ossia, con il “è già successo” sotto (alla) dominante, pienamente attivo e funzionante. 
Sopravvivi in un autentico impero globale, senza necessità alcuna di vessilli esposti ai “quattro venti” (ego “buono”). 
Queste cose ridicole vengono, infatti, lasciate a “te”, all’ego “cattivo” delle sottodominanti potenziali (ben sette miliardi, in costante aumento). 
Sia l’uovo che la gallina compaiono allo stesso modo, ubiquamente
Così non trovi (ricordi) più quell’inizio “logico”, a cui non sei più preparat3 “qua, così”. 
Di conseguenza, vaghi continuamente in qualcosa che non riconosci, se (se) non dopo aver subito il relativo (assoluto) imprinting fenomenico/esistenziale. 
L’incanto è, allora, realtà (manifesta)… 
Spingere alla manifestazione “ubiqua”, significa – anche – confondere/agitare le acque, andando a chiudere quell’unica “via”, attraverso la quale la manifestazione si è già compiuta: 
la “via della mano, che si ritrae”. 
Una simbologia, ovviamente. Qualcosa che indica due stanze attigue ma (ma) divise, isolate perfettamente… attraverso il programma (la versione) mentale ad hoc proprio per auto installare un simile scenario di parte e di comodo: 
il “qua, così”. 
Alla scienza deviata non resta che ricercare quell’inizio, in una maniera congruente a quella logica che la porterà, per sempre, a ricircolare in loco senza mai giungere ad alcun risultato significativo, in termini di “riuscita”
Il ricalcolo continuo parte dalle migrazioni dei popoli antichi, andando a delineare tutte quelle “probabili (teoriche)” cause che l’hanno permesso, in quanto “forze naturali” o… (auto) evolutive terrestri:
dei fenomeni tipici che nulla – sembra – hanno a che fare con la compresenza (forza) immanifesta sotto (alla) dominante. 
Qualcosa di pazzesco, non di assurdo
Dato che è pazzesca la strategia dominante e perfettamente in linea (normale) la conseguenza globalizzata ed auto globalizzante (globalizzazione).


Fra le ipotesi recenti tese a spiegare la causa della migrazione, la più importante è stata proposta nel 1997… e riformulata nel 2003… da Ryan e Pitman.
L'ipotesi si basa sul repentino allagamento del territorio ora occupato dal Mar Nero, causato dallo scioglimento dei ghiacciai, avvenuto nel 7150 a.C. (prima data proposta) o nell'8500 a.C. (in seguito alla riformulazione), in conseguenza del ripristino della corrente del Golfo, che in pochi anni liberò il Mare del Nord dal ghiaccio dell'ultima era glaciale.
Con l'aumento del livello del mare, il Mar Mediterraneo avrebbe allagato una vasta depressione, formando l'attuale Mar Nero e obbligando le popolazioni ivi residenti, tra cui forse i proto-indoeuropei a migrare in zone sicure
Dagli studi della Gimbutas emerge un quadro abbastanza semplice e lineare della comparsa degli Indoeuropei sulla scena della storia:
migrando dalle loro regioni d'origine (Urheimat collocata tra il Volga e il Dnepr), le popolazioni indoeuropee si sarebbero sovrapposte un po' ovunque (dall'Europa occidentale all'India) alle popolazioni neolitiche preindoeuropee, come élite guerriere tecnicamente più avanzate, imponendo alle popolazioni sottomesse la loro lingua, struttura sociale e la loro religione
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obbligando le popolazioni ivi residenti, tra cui forse i proto-indoeuropei a migrare in zone sicure…
e che, poi, si sarebbero dunque
sovrapposte un po' ovunque… alle popolazioni neolitiche preindoeuropee, come élite guerriere tecnicamente più avanzate, imponendo alle popolazioni sottomesse la loro lingua, struttura sociale e la loro religione…
La “storia si ripete (sempre)” ma (ma) mai allo stesso modo, anche se – nella sostanza del significato di ogni accaduto – la ragione fondamentale è sempre (sempre) la stessa “qua, così” e, quindi, anche il “modo” è sempre (sempre) lo stesso. 
Anche il cosiddetto “brigantaggio” è (già) stato una forma di ripetizione storica, identic3 nella sostanza a livello di riconferma dell’AntiSistema (l'ennesima caccia alle streghe, l'ennesima strage, genocidio, etc.)…
A breve, un approfondimento anche in tal senso (nulla esclus3).
C’è una infinità di “indizi” che, d’assieme, non sembrano mai sufficienti per “fare una prova”
Molto strano, se non fosse che questi indizi sono relativi , proprio, all’accorgerti della compresenza immanifesta sotto (alla) dominante “qua, così” (guarda non caso).
Allora... non è “strano” quello che continua a succedere (l’auto passivazione), bensì, è assolutamente nella norma, normale, nel paradigma sempre attuale poiché auto ritualizzantesi.
Sembra di “parlare” del nulla. Vero? 
Infatti, è proprio del “nulla” che si tratta: 
il nulla, che ha il potenziale del tutto
Uno “spazio” distaccato da qualsiasi prospettiva che, usualmente, continui ad incarnare (perlomeno da sette miliardi di “posizioni diverse”)… la famosa “diversità” che dovrebbe assicurare maggiore versatilità (disaster recovery), in caso di pericolo locale, convenzionale, prevedibile e prevenibile. 
Ma (ma) quando il “pericolo” è, altresì, opposto, ossia:
globale, non convenzionale, imprevedibile e, dunque, facilitabile il pericolo stesso… allora (di conseguenza) cosa puoi “fare ‘qua così’”? 
Non ti rimane altro da fare che, perlomeno inizialmente… accorgerti di che cosa sta succedendo a livello di ragione fondamentale (partendo dalla forma auto ricorrente sociale, storic3 attuale a schema fisso). 
Un unico processo che raggiunge l’acme, nel momento in cui “agganci la ragione fondamentale”, inizialmente “solo” intuita, auto ricavata, decodificata per analogia frattale espansa, nella fattispecie, a livello di atteggiamento “formulare”. 
Ciò che non è prevenibile è, allora, una facilitazione dell’imprevisto. Dove l’imprevisto – in una simile logica “negativa” – significa “previst3”
Allora, quando hai a che fare con una certa “imprevedibilità”, nel “qua, così” puoi tradurre sostanzialmente che all’opera c’è una forza imprevedibile, ordinariamente, che – di fatto – inverte ogni “senso unico”, andando dunque a favorire proprio la continuazione dell’impianto AntiSistemico. 
Vuoi dimostrare l’esistenza della “sottotraccia” dominante? 
“Qua, così”? Non ti darà retta nessun3. 
Figurati arrivare anche a dimostrarl3. 
Chiediti, a tal pro, “come è possibile”… dato che “lo sai che è così, perché è alla luce solare”.
Però, non sembra interessare alla Massa. Anche se, nel durante, è la Massa che “ne fa le spese”.
È la Massa il “target”. 
L’individuo. La singolarità umana. L’umanità. La specie intera (ad eccezione del vertice distaccato). 

Anche se non è “giusto” confondere l’individuo con il riflesso d’assieme “umanità”, così come il fenotipo esteso dimostra la centralità del gene vs l’ambiente circostante (specie “ospite” ricompresa). 
Allo stesso modo, quindi, il “gene individuo” sta alla specie “ospite” umana, come il gene sta al corpo umano dove si trova.
È, insomma, una catena distributiva d’eventi e di s-oggetti. Laddove la specie umana non sai nemmeno se esiste “qua, così” per come sembra emergere. 
Allo stesso modo dello Stato, peraltro, che serve come “imbarcazione unica” affine al rappresentare l’imbarcazione di tutt3, in quanto paratia stagna di comodo per quelle parti sottodominanti, sotto (alla) dominante, che si approfittano della situazione “specie umana ospite”. 
L’ambiente emerge (si manifesta e si auto "arreda") di conseguenza, rispetto all’intenzione “genica”... che si avvale della memoria, esperienza e conoscenza lungimirante Oltre Orizzonte (rispetto alle “tue” analoghe caratteristiche a mo’ di realtà impoverita “qua, così”). 
Qualcosa che va sempre, ad ogni livello, nella stessa direzione
status quo “qua, così”. 
Qualcosa (qualcun3) che “usa tutt3, come/di conseguenza”. 
Qualcosa che è difficile da raccontare, se (se) tu sei completamente al di là (dentro) dell’accorgerti e del minimamente essere ancora dispost3 ad accorgerti. 
Il motivo per il quale, ad esempio, in Matrix non liberavano persone troppo “adulte”, poiché già completamente possedute dall’incanto. 
In realtà, se ricordi il terzo episodio, sopra a tutto, quando lo scenario principale si sposta proprio a Zion, avrai notato 1) il grande numero di liberat3, in rapporto 2) all’età non molto diversa da quella di Neo (per il quale si era fatta una eccezione, dato che era considerato “l’eletto”, 3) le difese di sicurezza del tutto basate sulle armi convenzionali e, dunque, ancora sulla violenza, 4) nel “Consiglio”, gli stessi conflitti di coesistenza, concorrenza e competitività presenti nella società, che ha portato a generare l’intelligenza artificiale che, poi, ha preso il sopravvento…
Matrix, che si “chiude” con una sorta di compromesso tra le macchine e gli umani (Neo), propedeutica all’eliminazione dell’agente “virale” Smith, che rischiava di conquistare la posizione di grande concentrazione di massa, giurisdizionale, dominante… 
Lo stop alla “evoluzione”? In un certo senso, sì. 
L’arresto di un “ramo” diverso dell’essere vivente, che evidentemente non è gradito allo status quo o, meglio, al “gene (virus)” che caratterizza (arreda) l’ospite, ambiente compreso. 
Ciò che “manca, ancora” risponde alla domanda “come funziona tutto ciò?”.
Perché, è più che evidente – è ovvio, da una certa prospettiva “formulare” – che il “qua” è un unico spazio/lavagna, potenzialmente utile per “ospitare” forme infinite di caratterizzazione di/in superficie (‘qua così’, ‘qua, altresì, ‘qua, xxx’, etc.). 
Ed è altamente intuibile che il concetto di “energia” è, appunto, solo superficiale (il “collo di bottiglia” sotto dominante). 
Mentre, nella sostanza, il “qua” semplicemente… funziona
Qualcosa che a livello spirituale conosci come “è (essere)”. 
Qualcosa che non ha alcuna necessità di energia per… funzionare (essere), dato che il reale potenziale è la fonte perpetua, il motivo che rende lo Spazio Sostanza (qua) essenziale. 
La "memoria orientale" non a caso narra dell’apparenza, relativamente alla realtà manifesta “qua, così”. 
Il “velo” d’ignoranza (ciò che tendi ad ignorare) t’impedisce di “vedere”.
E solo quando decodifichi ad hoc, “formularmente”, che la tradizione antica (così come quella “moderna”) riesce ancora a “parlarti”, in maniera tale da instaurare una connessione frattale espansa comprensibile a tutto tondo (significativa).
Il “valore universale” è portante (sempre). 
E tale “centro” ha il potenziale auto realizzante di essere (sempre) riconosciuto, nonostante gli “usi e costumi” locali e non locali.
Ad esempio, il valore universale “giustizia” – a prescindere da quale sia la “lingua” parlata – incarna il significato sostanziale, da chiunque immediatamente ricordabile, identificabile, etc. in quanto “radice comune” della specie umana

Qualcosa che “c’era una volta” e, poi, è “già success3” qualcosa che, in ogni “caso” non ha mai (mai) la portata tale da andare a svellere definitivamente il significato della “giustizia (ad angolo giro)” tra e nelle persone, anche se (nel) “qua, così”. 
Questa “chiave” ha il potenziale per “aprire ogni porta auto isolante”
Quando l3 incorpori in te, ricordi tutt3... a partire da qualsiasi “dettaglio” attuale, anche se sotto ad incanto AntiSistemico. 
Ovvio, è un ricordare progressivo, un processo che merita sempre (sempre) la tua più autentica attenzione, accortezza, consapevolezza, lungimiranza (“fare”). 
Ma (ma) fai attenzione:
non è un processo temporale (il tempo non esiste, dato che la trasformazione/uso e consumo è chimic3)”, bensì, un “processo coerente”.
Quindi, non si tratta di evoluzione (cambiamento). 

Di più, si tratta di “intenzione, memoria, valore universale, etc.”.
Qualcosa che può anche auto avvenire all’istante, non visto che è “potenziale”. 
Riscrivi tutt3 (nel) “qua, così”. Descrivi (esprimiti) il “qua, altresì”.
Perché… no?
Con il termine Indoeuropei (o Proto-Indoeuropei) si indica un insieme di popolazioni preistoriche accomunate dall'uso linguistico del proto-indoeuropeo, che avrebbe popolato originariamente una regione geografica comune.
Tali popolazioni si sarebbero poi diffuse, con ondate migratorie protratte nel tempo, in gran parte dell'Eurasia occidentale, a causa di dinamiche complesse di diffusione, legate a linee di transumanza e commercio preistoriche, e a dinamiche di sovrapposizione militare a partire da azioni "opportunistiche", nate forse da instabilità di carattere demografico, la cui eredità è ancora visibile nelle lingue indoeuropee
La teoria dell'esistenza di una proto-popolazione nasce da studi linguistici e precisamente dalla linguistica comparativa, la quale ha mostrato come si possano identificare in popolazioni tra loro distanti, anche geograficamente, forti caratteristiche comuni, non solo nel lessico, ma anche nella morfologia linguistica, nella grammatica e addirittura nella cultura.
Come hanno sottolineato studiosi come Georges Dumézil ed Émile Benveniste ci sono forti parentele linguistiche, testimoniate dai numerosi vocaboli aventi l'etimo in comune e che investono diverse aree d'interesse (la religione, le istituzioni, la famiglia, l'agricoltura, ecc.)… nonché l'ideologia tripartita, ossia la suddivisione della realtà esistente all'interno di tre funzioni specifiche (sacrale, guerriera, produttiva) la quale si ritrova, consapevolmente come tale, soltanto presso i popoli di stirpe indoeuropea…
Questi studi si basano su analisi linguistiche ed antropologiche, che pervengono ad una proto-cultura, una proto-popolazione e una proto-lingua
Il problema della Urheimat…
Sebbene gli studiosi abbiano ricostruito la storia dell'unità linguistica indoeuropea (Ursprache), rimane ancora il problema di comprendere la patria di provenienza (Urheimat) di questa ondata migratoria ed i motivi che l'avrebbero provocata
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La teoria dell'esistenza di una proto-popolazione nasce da studi linguistici e precisamente dalla linguistica comparativa, la quale ha mostrato come si possano identificare in popolazioni tra loro distanti, anche geograficamente, forti caratteristiche comuni, non solo nel lessico, ma anche nella morfologia linguistica, nella grammatica e addirittura nella cultura (la “manifestazione del progetto ‘sotto – alla – dominante’”, è ubiqua. Appare, compare, si manifesta istantaneamente. Proprio come la scienza deviata ti narra del “credo” Big Bang: la manifestazione del tutto, dal nulla/vuoto, che è il potenziale auto contenuto in ogni singolarità. Per questo motivo, le parti anche se separate, conservano tratti in comune. E l’analogia frattale espansa li va a rintracciare e riunire tutt3, allo stesso modo, essendo funzionale alla propria funzione di memoria. La deriva dei continenti? Le migrazioni? La quantistica? Tutte conseguenze…).
Nota bene la “scientificità” della narrazione deviata:
tali popolazioni si sarebbero poi diffuse
con ondate migratorie protratte nel tempo…
a causa di dinamiche complesse di diffusione
legate a linee di transumanza e commercio preistoriche
e a dinamiche di sovrapposizione militare
a partire da azioni "opportunistiche"
nate forse
da instabilità di carattere demografico
la cui eredità è ancora visibile nelle lingue indoeuropee…
Questo è il risultato di “utilizzare la mente (‘moderna’, dotata di un firmware aggiornato) al fine di comprendere quello che ‘è già successo’ e consolidato ‘qua così’ (ossia, di comprendere la mente attraverso la mente, deviata)...
Questo processo è molto utile, quindi, proprio per accorgerti (comprendere, ricordare) della (auto) deviazione by compresenza immanifesta sotto dominante (e, dunque, della dominante stessa).
Sì, perché… la logica che ricorre sempre (sempre) - nella teoria (dogma) scientifico, religioso, spirituale “qua, così”, - è quella dell’anello sempre aperto, che viene chiuso in/di parte, lasciandolo sempre (sempre) aperto, sostanzialmente:
la cui conseguenza fisica è la preservazione dello status quo AntiSistemico (che si trasforma solamente in altre versioni sempre e solo, ancora, di sé, alias, della dominante).
È opportuno, in effetti, insistere sull’insufficienza del mentale riguardo a ogni conoscenza d’ordine propriamente metafisico e iniziatico; siamo obbligati a servirci di questo termine “mentale”, preferendolo a qualunque altro, come equivalente del sanscrito manas, poiché vi si ricollega con la sua radice;
intendiamo dunque con ciò l’insieme delle facoltà di conoscenza che sono specificamente caratteristiche dell’individuo umano (lui stesso designato, in diverse lingue, con delle parole aventi la medesima radice), e delle quali la principale è la ragione
I limiti del mentale – René Guénon
A “ragion veduta”… come puoi, quindi, non accorgerti della autentica forma (significato) dell’ambiente sociale manifesto “qua, così”? 
Il “mentale” è insufficiente per…? 
Un certo mentale, sì. 
Ossia, proprio quello convenzionale AntiSistemico. 
Ma (ma) un altro “certo mentale”, quello frattale espanso o, meglio, “formulare”… permette di decodificare tutt3 come diretta conseguenza del simile modo di fare”
Da questa prospettiva globulare, ogni altra prospettiva è sempre auto ricondotta a quella “universale”, motivo per il quale… la deviazione sotto (alla) dominante risulta come disinnescata, ovverosia, smascherata, riemersa, manifesta, evidenziata e, dunque, perfettamente “ri-editabile”.


“Qua” (in questo Spazio Potenziale Solido) non si rinnega nulla e si accetta tutt3.
È la modalità, semmai, che fa la differenza:
in leva, “formularmente”.
Se (se) non hai nemmeno idea di che cosa (“è”) significa, ritrova la traccia… poiché portante e centrale.
Fai… che tutto ciò sia, anche (nuova mente), per te…”.
     
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2017
Bollettino numero 2146

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