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giovedì 15 ottobre 2015

Il sogno avverato è, nello status quo, una concessione.



L’arco della storia è lungo, ma tende verso la giustizia”.
Martin Luther King
Che “illuso… sognatore”.
I “neri” si sono emancipati e hanno conquistato la “libertà”?
Certo. Dai tempi della schiavitù diretta, sì. Ma, “ora”, dove sono approdati? Alla schiavitù indiretta. In quello status quo nel quale sono anche i “bianchi” (ed ogni umano, a prescindere dal colore della pelle).
Quindi, Martin Luther King  aveva ragione?
28 agosto 1963
"Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi…".
Martin Luther King
Sì… aveva ragione (per quanto riguarda i suoi figli).

E tutti gli altri? Il “popolo nero” ha compiuto passi da gigante, così come sembrano averlo compiuto le “donne”, vedendo riconosciuti dal Mondo maschile (neri compresi) il loro “diritto (parità)”.

E tutti gli altri? Chi sono “gli altri”? “Chi sono” non lo sai. Al limite, sai “cosa sono”. Cosa sono?
Sono la “tua occasione per farcela (qua, così)”. Cioè? Sono quella “cosa” che ti permette di mettere a fuoco, sfruttare... qualsiasi sia il tuo lavoro, mansione, arte, business, affare, etc.
I tuoi simili sono delle “cose” anche per te, che vieni trattato da “cosa”, anche, dal “tuo” Stato. E, lo Stato “cosa è”? Anzi, “non, cosa è” ma, all’opposto in questo caso, “chi è”?

Chi è? È… un insieme di individui che hanno illuso tutti “gli altri”. Che hanno intessuto qualcosa per mezzo delle “cose umane”, che hanno ritrovato sempre disponibili lungo il proprio intraprendere intenzionale.
 
Lo Stato è, al pari del denaro, una pura invenzione. Lo Stato potrebbe (dovrebbe, deve) essere molto diverso da quello che è… diventato. E che cosa è diventato? Tu che ne dici?
Puoi non rispondere ma, comunque, fartene una idea… osservandoti ed osservando la Vita che conduci e che conducono “gli altri”. Che ne pensi?
Lascia perdere le classiche definizioni “da bar”. Il “tuo” pensiero è lineare e dai sempre a vedere quello che pensi di pensare (motivo per il quale consegui e sei sempre preceduto/a)…
   

giovedì 21 giugno 2012

Il 'Gene' della Lampada.




La sabbia si muove, spostata dai rivoli d’aria, secondo precise leggi naturali; ogni infinitesimo movimento necessita di particolari condizioni, simili a vere e proprie autorizzazioni

Il Controllo nasce nei substrati della materia, negli sconvolgimenti molecolari, tra le forze d’interazione nucleare degli elementi costitutivi. Quello che accade nell’infinitamente piccolo, dispone l’apparenza
Prospettiva Vita – Davide Nebuloni

Quanto ‘sappiamo’ è il frutto di una ispirazione vantaggiosa? E, poi, vantaggiosa per chi? Esiste un discorso sempre 'diverso', inerente alla prospettiva da cui si inquadra uno scenario. La consapevolezza deriva dal ‘panorama esterno’ che osserviamo, oppure deriva da quello 'interno'? Come al solito ‘non se ne esce’.

Qualcosa si ‘nutre’ della confusione degli esseri umani, oppure non esiste nulla di ‘non manifesto’, che trae sostentamento dalle vicissitudini umane?  Le solite domande? 

No. 

Con il termine ‘solito’ dovremmo descrivere ben altre modalità della nostra ‘funzione curiosa’. Usualmente le domande che ci facciamo hanno altre fattezze, per cui porsi le domande ‘diverse’ che conducono alle ‘solite’ risposte, equivale comunque a focalizzare un ganglio essenziale della ‘curiosità proattiva’:

oltre al presunto caos o caso, esiste sempre un disegno prestabilito. Un modello. Una traccia premeditata. Un campo morfogenetico traente a Sé, il cui frattale nelle 3d è la Forza di Gravità o ‘attrazione’ o ‘magnetismo’. 

Sembra, infatti, che ognuno di noi abbia la caratteristica di attrarre verso la propria ‘sfera’, ogni vicissitudine atta a movimentare una certa ‘sete’ informativa o ‘fame’ energetica. Tutto quello che attiriamo a noi è molto simile al processo di ingurgitamento del cibo e della relativa digestione, allorquando quello che abbiamo attirato e inglobato serve, poi, per alimentare i vari processi legati alla continuazione esistenziale.

Da ‘chi o cosa’ parte l’input attrattivo? 

Chi o cosa comanda l’azione attraverso la sua ‘ispirazione’? Stiamo bene attenti ai giochi illusori attivati a livello tridimensionale; ‘luogo’ caratterizzato dalla contemporanea presenza/assenza di verità, nel senso che ‘tutto’ è perfettamente spiegabile attraverso la decisione di ‘andare a destra o a sinistra’, rispetto ad un dato punto di partenza, e in riferimento ad uno ‘scenario’ in cui muoversi ed esperienziare.

Se parto da Roma per andare dall’altra parte del Globo, ci arrivo sia che vado ‘verso destra’, sia che vado ‘verso sinistra’. La cosa certa è che devo avere un obiettivo, una meta, ossia che deve esistere sia lo scenario (il Globo), sia il luogo da raggiungere (la città sul Globo). Che altro?
  • devo esserci  Io (l'Osservatore)
  • deve esserci un motivo, uno scopo, per raggiungere la meta
  • deve esserci la possibilità di muoversi da un luogo ad un altro.
In parole povere, deve esistere la dimensione tale da permettermi di essere manifesto e poter concretizzare quello che ho nell’immaginazione, ossia devo avere una chiarezza d’intenti, un senso, un perché, un motivo, una direzione, una ‘scelta da poter compiere’…

Le 3d sono perfette per questa esperimentazione del Sé, attraverso ‘tutto e tutti’, pur rimanendo Se Stessi.

Una simile dimensione è molto specifica e atta a generare nel Tempo, delle vere e proprie trappole illusorie. Ossia, scambiare le cause per le conseguenze e immedesimarsi a tal punto nella ‘recita’, da dimenticare ogni senso nativo. Affermare che possa esistere queste possibilità, senza prendere in considerazione che possano esistere ‘altre forme d’energia vitale’, anch’esse in esperienza di Sé, è come illudersi che la Terra sia l’unico Pianeta abitato dell’Universo.

L’economia del Cosmo ne risentirebbe in maniera drammatica, perlomeno in termini di biodiversità o di abbondanza o di ricchezza estensiva della Creazione.

Che cosa o chi siamo noi? Siamo il corpo? Siamo la mente? Siamo energia? Siamo il Cuore, il cervello, lo stomaco, una mano? Che cosa ci 'rappresenta' meglio, anche solo ad istinto?
 
Dal punto di vista di SPS: 

l’estremamente piccolo, il non manifesto, l’invisibile (sempre secondo il punto prospettico e sensoriale relativo alle 3d, luogo dal quale si ‘osserva’)…

Atomi, Geni, Virus, Batteri, etc., oppure Demoni, Alieni, Spiriti, etc., ossia l'imprinting ricevuto ad 'immagine e somiglianza di...'.

La Scienza ha scovato i primi, ma li ha presi seriamente in considerazione solo per quanto attinente alle politiche Antisistemiche.

A sua volta tutte queste categorie d’esistenza, sono composte ancora da ‘particelle’ più piccole. Dunque? Dunque, mediante osservazione, l’umano crea sempre altra biodiversità e differenziazione, crea altre scale di valori da esplorare

È l’atto umano stesso dell’osservare, e quindi dell’immaginare antecedente all’osservazione, che co-crea i livelli nuovi/diversi, che poi fanno supporre di trovarsi in una ‘voragine’ infinita della possibilità

È un gioco tremendamente illusorio, caratterizzato dal fatto di essere modellato e modellare allo stesso Tempo: 

un meraviglioso ‘gingillo creativo’ sfuggevole e funzionale, estremamente comprensibile e ‘con-Tempo-raneamente’ sorprendente.

Che cosa stiamo ‘misurando’, mediante questa esperimentazione continua? Solo noi stessi, anzi ‘solo Me Stesso’. E ciò accade allo stesso Tempo per ognuno di noi, dove per ‘noi’ dobbiamo prendere in considerazione la 'particella pilota' che anima il corpo umano: 

chi fa l’esperienza?

Non certo un organo, un corpo, una porzione del tutto, ma allo stesso Tempo, sì. Una ‘porzione’ vive l’esperienza innescandola, sapendo che a cascata, di conseguenza, tutto si animerà facendo a sua volta la stessa esperienza, che sarà allo stesso Tempo diversa ma confacente allo scopo innescante il tutto.

Tramite 'Analogia Frattale' noi siamo ogni componente del Corpo e il Corpo stesso.

Come se ne esce? Come si trova una chiave di lettura funzionale? La risposta è:

in ogni modo. Tutto è confacente allo scopo… Basta avere 'Fede' in Se Stessi e nel 'senso delle cose'.

Ma non basta, vero?  Ognuno di noi vuole trovare il ‘segreto’; la quintessenza del significato della propria presenza in Terra. Ossia, si ha sempre e costantemente la verità davanti agli occhi, ma non la si prende in considerazione, perché la verità deve essere segreta, celata, tosta da capire, oscura, sfuggevole, etc.

Per cui, ‘questo accade’. Così sia... Noi creiamo la complessità. Noi decidiamo il nostro futuro.

Le esistenze ‘altre’, non manifeste, svolgono un ruolo ‘marginale’ in questo processo. Intendo, ‘potenzialmente marginale’, ma estremamente centrale dato che abbiamo rinunciato noi ad assumere un simile ruolo. Un ruolo che abbiamo sospinto via ed allo stesso Tempo incarniamo ancora.

Paradosso? No…

Abituiamoci a questa ambivalenza della possibilità:
  1. on
  2. off
  3. on/off contemporaneamente.
Diamo senso fisico a quello che la Quantistica ha scoperto. Usiamo praticamente questa verità. Come si fa? In che modo?
 
Capendo e praticando un cammino; un cammino riassumibile in questa riflessione che ho scritto poco Tempo fa:

l’Amico Gianluca mi ha segnalato questa sua profonda intuizione: 

la verità, l’essenza della realtà e della vita, è sempre la stessa, lo è sempre stata e sempre lo sarà

Mi sembra proprio che abbia colto nel segno. Un altro Amico, Diego, lo dice sempre che l’Universo ha la sua età…

Il tempo scorre ed allo stesso modo 'tutto è fermo'. Tutto scorre e Tutto è fermo: 

'verità e menzogna', insieme.

Noi ‘Siamo’. È questa la verità. Ed è una verità ‘non-locale’. A prescindere…

‘Qui ed ora’ e/o ‘ovunque e sempre’ = Noi ‘Siamo’.

Cerchiamo la realizzazione, la conoscenza di noi stessi. E questo da sempre, ossia da ‘adesso’, oggi, ora. Come può cambiare la verità? Non è che non esista evoluzione. Esiste all’interno di un loop che abbiamo percorso in ‘sogno’, illusorio quanto una Vita spesa al lavoro. Illusoria eppure concreta.

Da questo vortice non se ne esce, se non triangolando multidimensionalmente:
  1. 3d
  2. Sovradimensionale
  3. Piano Divino.
'Qui e ora' / 'ovunque e sempre' = Presenza.

In un’altra e-mail che ho girato agli Amici Claudio e Carlo, scrivevo:

vi scrivo una breve nota relativa al ‘Qui e Ora’ e al ‘Ovunque e Sempre’:

è mia Natura ‘osservare, tagliare, cucire, estrapolare, triangolare, etc.’, per cui penso di poter ‘abbastanza facilmente’ – andare ‘oltre’ – rispetto ad ogni tipo di passato. Ciò che è giunto sino a noi è solo uno step, un filtro, una prospettiva… che merita di essere ‘espanso’ ulteriormente…

Iv - Il Principio Della Polarità’.
'Tutto è duale; tutto è polare: 

per ogni cosa c’è la sua coppia di opposti. Come simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano; tutte le verità non sono che mezze verità e ogni paradosso può essere conciliato'.
Il Kybalion

La Quantistica ha verificato e ci ricorda che in Natura esistono 3 stati e non 2 relativi al classico ‘Bit’:
  1. on
  2. off
  3. on/off.
Il 'terzo stato', in pratica, siamo noi, gli ‘alberi’ o i ‘ponti’ tra ‘Cielo e Terra’… E questo ‘stato’ corrisponde a noi sia che siamo in equilibrio sia che non lo siamo!
 
Per cui io mi sento in ‘Cuore/Mente’ che le due espressioni sono ‘mezze vere’ entrambe. Dipende solo dalla Prospettiva, dall’inquadratura che utilizziamo per vedere la stessa unicità colorandola di noi.

Cioè, la funzione d’onda o di particella che ci ricorda la Quantistica (non puoi ‘misurarle’ entrambe, ma o una o l’altra), è il:
  1. Qui e Ora                      quando ti materializzi nelle 3d
  2. Ovunque e Sempre       quando ti osservi come onda.
Le due mezze verità compongo l’unica verità.
 
La differenza è ‘come o dove ci vogliamo osservare’…

Se mantenessimo la duplice visione attraverso il nostro ‘terzo stato quantico’, saremmo ‘Dio’ - ‘Qui e Ora – Ovunque e Sempre’ - consapevolmente.

Non è, dunque, importante a quale livello decidiamo di indagare; se usando microscopi sempre più fantascientifici, oppure se usando astronavi o facendo carotaggio nei ghiacci, o pregando, o curando l’alimentazione e il corpo, etc. quello che importa è che almeno uno di questi percorsi venga compreso sino a fondo

Questi percorsi, tutti e nessuno escluso, ci riflettono e riflettono la verità contemporaneamente. Non potrebbe essere altrimenti, perché l’Opera Creativa è Una e qualunque sua riproposizione, a prescindere dalla consapevolezza, dallo scopo, dal livello vibrazionale, la ingloba sempre e comunque.

Il mix di Leggi Planetarie e Cosmiche è, comunque, una miscela biodiversa nella quale esisterà sempre, anche estremamente diluita, l’impronta originale.

Tale ‘impronta’ è l’equivalente dell’algoritmo dell’equazione del Creatore. Una volta impostata a livello olografico e frattale, dal punto di osservazione della Sorgente, tutto ciò che ne deriva la ricomprenderà per Legge.

Potrà diluirsi a livelli ‘preoccupanti’, ma mai sparire del tutto

E anche questa sua estrema diluizione è confortata dal 'Principio Omeopatico', il quale dimostra, anche nelle 3d, che l’esistenza e l’efficacia del ‘rimedio’ è a prescindere dalla sua concentrazione ‘fisica’.

La componente vibrazionale (eterea) è allo stesso Tempo ‘fisica’, perlomeno per effetto sulla fisicità percepita dall’individuo. Tale fisicità è un effetto illusorio/concreto, che interagisce con il campo della Possibilità.

È tutto estremamente connesso, anche quando non lo sembra proprio.

La difficoltà è agganciare questa verità e applicarla concretamente alla Vita, anche se la Vita è già e sempre 'concreta'...

Occorre trovare la propria ‘formula’, perché quella ‘generica’ non è detto che sia funzionale per ognuno di noi.

Il fenotipo esteso.
Il fenotipo esteso è un saggio pubblicato nel 1982 dal biologo inglese Richard Dawkins. Il libro descrive il concetto che l'autore considera il proprio maggiore contributo alla teoria dell'evoluzione, quello appunto del 'fenotipo esteso'…
 
Una reinterpretazione dell'evoluzione dal punto di vista dei singoli geni, i soli veri 'soggetti' su cui agirebbe la selezione naturale, e di cui gli organismi (monocellulari e pluricellulari) non sarebbero altro - usando un linguaggio ovviamente metaforico ed antropocentrico - che le 'macchine da sopravvivenza' da essi programmate per garantirsi il successo nella propria perpetuazione.
 
Il concetto del fenotipo esteso spinge ancora più in là questa 'svalutazione' dell'organismo a favore del gene. Il biologo parte dall'osservazione di numerosi casi in cui il comportamento di animali ha la capacità di influenzare a proprio vantaggio l'ambiente e altri animali. Da questi fatti Dawkins deduce che è arbitrario limitarsi a identificare come manifestazione esteriore (fenotipo, appunto) dei geni associati a questi comportamenti solo i comportamenti stessi e le caratteristiche (anatomiche, psicologiche) dell'organismo che ne sono alla base. 

I geni che determinano nei castori la funzionalità dei denti ed il loro istinto non hanno come fenotipo solo questi due aspetti, ma anche la diga che il castoro costruisce ed il lago che si forma; tutte questi elementi sono determinati dal gene e hanno ricadute benefiche sulle probabilità del gene di riuscire a replicarsi nella successiva generazione. 

Alla possibile obiezione secondo cui la diga ed il lago sono solo conseguenze molto indirette dei geni, l'autore ribatte che anche i denti del castori lo sono: 

dopotutto il singolo gene non fa che sintetizzare una proteina, e da questa proteina l'influenza sulla struttura dei denti si concretizza in passaggi intermedi che possono essere molti ed estremamente complessi, includendo sicuramente anche l'azione di molti altri geni. Dunque la linea di demarcazione tra 'azione' diretta e indiretta del gene risulta del tutto arbitraria.
 
Da qui la ridefinizione del ruolo dell'organismo, che passa ad essere solo una delle tante realizzazioni dei geni nel mondo esterno per mezzo di cui i geni stessi competono tra loro

Non solo: 

le conseguenze 'estese' dei geni possono essere tanto forti da indurre un altro organismo, che questi geni non possiede (e che quindi è programmato per massimizzare la diffusione di altri geni, i propri), a favorire proprio la sopravvivenza di questi geni estranei

È il caso di molti esempi di parassitismo: 

tra i più significativi Dawkins cita quello della formica Monomorium santschii, la cui regina si infiltra nei formicai di altre specie e riesce, con meccanismi ancora non del tutto noti (probabilmente diffondendo particolari sostanze chimiche), a indurre le operaie presenti a uccidere la loro stessa regina, così da prenderne il posto. La regina di un formicaio è la madre di tutte le operaie, e dunque tale comportamento è ovviamente dannoso dal punto di vista dei geni delle operaie, considerando peraltro che la regina è la sola femmina fertile, la sola dunque che può perpetuare tali geni comuni.
 
Dawkins sintetizza questi risultati in quello che chiama il Teorema Centrale del Fenotipo Esteso:
 
il comportamento di un animale tende a massimizzare la sopravvivenza dei geni di quel comportamento, indipendentemente dal fatto che i geni si trovino nel corpo di quell'animale particolare che ha quel comportamento.
Link 
 
Molto interessante. Allora, qual è il ‘gene del comportamento’ si trova alla base del comportamento umano ‘attuale’? Una modalità distruttiva dell’ecosistema planetario, almeno apparente…

Il ‘gene del comportamento’ incarnato prioritariamente dagli umani può trovarsi anche ‘fuori dal corpo’ dell’umano. O, meglio, fuori dal corpo fisico umano. Da questo punto prospettico è importante notare, e ‘tutto torna’, come la Scienza Antisistemica tenda a demonizzare la presenza dei corpi sottili umani. Cercare qualcosa nell’unica certezza che si crede di avere è come cercare la musica smontando una radio.

Togliamoci dalla testa l’idea che questo ‘gene ispirante il comportamento umano’ sia l’unica variabile o costante del costrutto Creativo. È sempre un discorso vibrazionale inerente dunque a ‘livelli’ della possibilità. In questa 'variante', descritta dall'attuale paradigma, abbiamo evitato di focalizzare pubblicamente l'ambito relativo al ‘gene ispirante’: 

quale strategia difensiva migliore poteva assumere lo stesso soggetto? Far credere che non esista è il top.

Da quella posizione dominante, inosservata, può dirigere al meglio le operazioni ispiranti su tutti i soggetti presenti ed idonei alla massificazione ipnotica. Ce lo immaginiamo un ‘gene’ capace di fare tutto questo?
 
Che cosa è un 'Gene'? Dal punto di vista di SPS non è dissimile dalla presenza evidenziata, per altri versi e terminologie, dagli ambiti religiosi, mistici, esoterici, paranormali, etc. nei quali si narra di Demoni, Alieni, Eggregore, etc.

Il gene è l'unità ereditaria fondamentale degli organismi viventi...
 
I geni corrispondono a porzioni di codice genetico localizzate in precise posizioni all’interno della sequenza (DNA o, più raramente, di RNA) e contengono tutte le informazioni necessarie per la produzione di una proteina

Essi sono contenuti ed organizzati all’interno dei cromosomi, presenti in tutte le cellule di un organismo…
Link 
 
Un Gene, per come lo si è classificato in ambito scientifico, è:
  • una porzione di codice genetico
  • contenuto ed organizzato all’interno dei cromosomi, presenti in tutte le cellule di un organismo.
Quale metodo migliore per ‘comandare’ l’intero organismo? Che cosa contiene?

Tutte le informazioni necessarie per la produzione di una proteina.
 
La proteina è un 'effetto' che viene scatenato dal Gene. Quella proteina ‘serve’ al Gene per il proprio ‘scopo’

Una definizione più concisa di gene, che tenga conto delle varie sfaccettature citate fino ad ora, è stata proposta da Mark Gerstein

un gene è l'unione di sequenze genomiche che codificano per un set coerente di prodotti funzionali potenzialmente sovrapponibili
Link

Che cosa è, allora? Spezzettiamo l’espressione appena citata:
  • l’unione di sequenze = codice
  • che codificano = imprimono, scrivono, programmano
  • un set coerente = scenario 3d/corpo umano
  • di prodotti funzionali = polarizzabili con l’intento codificato
  • potenzialmente sovrapponibili = illusorietà 3d.
Il gene è un codice impresso ad una organicità polarizzabile, capace di sfruttare l’ambito ‘concreto/illusorio’ del possibile(3d).

Questa programmazione da dove giunge? Se non si prende in considerazione il Mondo del Sottile, non se ne esce e si alimenta il detto ‘cane che si morde la coda’.

È la chiarezza di idee che può facilitare l’investigazione. 

Conoscere la verità superiore, senza conoscere Se Stessi, è come vivere nella dualità perennemente. Ma, mai dire mai, perché nelle 3d ci accorgiamo che è l’equilibrio tra le parti che conferisce stabilità al tutto:

la Chiarezza è quello stato mentale, così difficile da ottenere, che dissolve la Paura, ma allo stesso tempo acceca…
Gli insegnamenti di don Juan – Carlos Castaneda

Non se ne esce, vero? 

In realtà, anche solo in questo articolo, ne siamo 'usciti e rientrati' a più riprese. Cogliere i punti di ‘uscita’ è importante tanto quanto capire anche quelli di ‘entrata’. A cosa alludo? Che cosa sto dicendo? Perché ‘perdo tempo ogni giorno con SPS’?

Nulla è per caso. 

Penso che esista almeno una persona che utilizza la Rete, che possa trarre grande vantaggio da questi scritti in ‘codice’… Il Gene che alimenta il mio comportamento non sta ‘lavorando’ per caso o per nulla

Lo fa per garantirsi capacità di sopravvivenza, ossia modella l’esterno attraverso la modalità conosciuta ispirante di me e degli altri.

Che cosa si sta ‘augurando’?

Probabilmente che venga ‘scoperto’. Molto spesso è il paradosso la vera chiave di lettura…

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com