Oggi SPS si occupa di una questione ‘da Bar’, a prima vista. L’argomento trattato si presta, ed è tipico, per qualche battuta ironica, al bancone, mentre si sorseggia quella strana miscela scura chiamata caffè.
Viviamo in un Mondo particolare in cui il Calciatore prende lo stipendio a prescindere dalla qualità del suo gioco durante la Stagione Calcistica. Quello che ‘scatta’ è solo l’incentivo per ogni gol segnato o per il passaggio di qualche turno o la vittoria di qualche competizione.
Se durante la 'Stagione' il rendimento del singolo è al di sotto del ‘com-pensato’, non accade di certo una decurtazione dello stipendio. Al limite, l’anno successivo quell’individuo verrà messo sul Mercato.
Ossia, non esiste un vincolo contrattuale che rapporti, per la Stagione in corso, una ri-parametrizzazione negativa dello stipendio in funzione del basso rendimento del singolo Giocatore. Almeno che sappia io, non esiste. Stiamo parlando di un Mondo molto simile a quello Faraonico, per inciso, in termini di denaro sonante circolante.
Un Mondo abituato a guadagnare cifre rilevanti a prescindere da ogni ‘intemperia’ possibile ed immaginabile.
Il Mondo della Politica è molto simile a questo appena accennato. Anche nella Politica sembra che non esista il concetto di ‘responsabilità’. Al limite si cambia ‘squadra’.
Le ‘poltrone’ o un ‘posto’, per un elemento abitante di un simile Mondo, si trova sempre, a prescindere da quello che ha caratterizzato il proprio ‘passato’. Il Tempo scorre via nel dimenticatoio dell’Opinione Pubblica, indaffarata a correre dietro ai mille problemi giornalieri.
Leggiamo la notizia di oggi:
Se più pagato, il politico lavora meglio a livello locale.
Uno studio accademico italiano dimostra che incentivare economicamente i politici stimola performance migliori.
Al tempo della crisi, associare la parola politica a quella stipendi suscita istinti bassi. Eppure in uno studio, pubblicato anche sul Journal of European Economic Association intitolato ‘Do Better Paid Politicians Perform Better? Disentangling Incentives from Selection’, gli accademici Tommaso Nannicini (Dipartimento di Economia dell'Università Bocconi) e Stefano Gagliarducci (Università di Roma Tor Vergata) dimostrano che ci sono casi in cui pagare di più i politici garantisce performance migliori e anche una gestione della macchina pubblica più efficiente.
Tra i motivi per cui si contestano le paghe ai politici, in primis c’è l’incompetenza.
È pur vero che, per certi professionisti, lasciare vantaggiose posizioni nel settore privato avrebbe senso solo con un risarcimento adeguato in ambito pubblico. Un aumento della retribuzione, potenzialmente, attirerebbe persone più qualificate, e, al fine di una rielezione, costituirebbe sicuramente un surplus di stimoli.
Empiricamente, lo studio di Nannicini e Gagliarducci utilizza un data-set che copre le annate dal 1993 al 2001 di tutti i comuni italiani, in un contesto in cui il salario del sindaco cresce a step, con l’aumento dimensionale della popolazione. Gli autori attuano il confronto tra i sindaci delle città immediatamente sotto e immediatamente sopra la soglia di 5mila abitanti, per verificare gli assunti di partenza.
Passiamo alla casistica sul campo:
in un comune con oltre 5mila abitanti, un sindaco ha in media un’istruzione più alta, il 6,4%, che corrisponde a più di 14 anni sui banchi, rispetto a un collega che opera in un comune più piccolo. Il salario è più alto del 33% rispetto a un amministratore che governa una città con una popolazione tra 3.000 e 5.000 abitanti. Ecco che aumenta, conseguentemente anche al livello di scolarizzazione, la presenza di avvocati e manager coinvolti nell’attività politica locale.
Esaminando invece gli aspetti che più investono la vita del cittadino, come tasse, tariffe e spese, nel comune di un politico meglio retribuito subiscono una decurtazione rispettivamente dell’86%, dell’11% e del 22%. Laddove, poi, c’è un limite di due mandati per i sindaci, l’aumento di stipendio è legato più a nuove competenze acquisite che agli incentivi di rielezione. Le conclusioni dello studio, insomma, sembrano suggerire che laddove il politico, a livello municipale, è più pagato, saranno più alte le performance della gestione delle pubbliche cose ma anche il suo stesso background.
Tuttavia, è difficile estendere i risultati dell’esperimento locale ad altri parametri: come sottolineano gli studiosi, a causa del carattere locale di questo esercizio empirico, non è possibile determinare in assoluto il livello ottimale dei salari. L’ostacolo è identificare il limite superiore oltre il quale il beneficio in termini di welfare, dato dal pagare i politici di più, sia completamente compensato dall’aumento del salario stesso. A livello nazionale, poi, bisognerebbe capire in che modo pagarli di più ridurrebbe la spesa pubblica. Di certo, con più competenze, e con stipendi manageriali, non ci sarebbe più spazio per certe imposizioni e cooptazioni:
il cittadino andrebbe alle urne con una consapevolezza diversa, di mercato, per reclutare il cittadino più competente.
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Curioso, vero? Non so se ridere o piangere!
Il Politico ha già tutta una serie di ‘privilegi’ degni di un Re, proprio come un Calciatore. Pagarlo di più a cosa equivale? Equivale a continuare nella modalità imperante di legare la responsabilità al guadagno, effetto che già è dilagante e che ha già compiuto un oceano di danni in termini di ‘credibilità’, sia del ‘luogo’ amministrato, sia della persona che amministra.
La Massa ha di fatto sfiduciato l’intera classe Politica, ma il ‘bello’ è che ogni individuo che provi a tentare ‘quella via', diventa come il tipico Politico.
Perché? Perché è una Forma Pensiero che sorregge quel Mondo, un Campo di Energia Vivente che necessita ormai di essere alimentato in una certa maniera.
Nato dal comportamento permesso dalla Massa, adesso intende solo sopravvivere. Chiunque vada nei Palazzi del Potere diventa come ogni altro presente fra quelle mura. Lo stipendiare di più è solo una illusione, anzi una pericolosa modalità, che attira quella tipica figura umana caratterizzata dall’opportunismo dell’effetto tentacolare del ricoprire una certa ‘carica’ pubblica, con tutto quello che ne consegue in termini di 'impunità'.
Avvocati, Medici e quant’altro, non sono migliori rispetto ad individui che svolgono altre attività, ossia non v’è nessuna certezza che un appartenente ad una corporazione piuttosto che ad un’altra, sia migliore o peggiore, semmai esiste solamente la certezza della conformazione, dello ‘spessore umano’, che contraddistingue la tal persona a prescindere dal suo inquadramento sociale:
le famose 'etica e morale'.
Si soffre di un certo ‘parassitismo’ in ogni ambito dell’esistenza. Laddove esiste una terra dorata, come quella del Calcio o della Politica, giungeranno certamente individui attratti dal luccicare di quel ‘gancio’. I troppi privilegi conducono diritti verso l’attrazione di quelle personalità più affini alla maestria di quel ‘profumo’.
L'opportunismo di uno è l'arte politica di un altro.
Milton Friedman
È il solito stato illusorio che permea il pensato e l’osservato.
È difficile scorgere alternative quando non è possibile interagire con l’amministrazione del Potere. Di fatto, oggi come ieri, la popolazione è ‘spuntata’ rispetto alla teorica facoltà di intervenire nel processo decisionale dell’amministrazione del Paese.
Chi decide non è certamente la Massa, anche se è la Massa che decreta il ‘successo’ di ogni iniziativa. Pensiamoci bene. È solo una certa ‘malizia magica’ che ha sedotto la Massa nel corso del Tempo. E, come SPS ripete da molto Tempo, il riferimento più vicino per assonanza e 'risultato pratico' è quello di ‘Incantesimo’…
L'incantesimo è la concentrazione di energie volitive verso un preciso scopo, comprendente l'alterazione del comportamento naturale delle cose o della volontà delle persone.
Quasi ogni tradizione pagana, magica e persino religiosa organizzata, ha le sue idee precise rispetto a questo aspetto pratico del lato mistico della vita. Alcuni addirittura aborrono anche solo l'uso di questo termine, ma spesse volte compiono comunque dei gesti o dei rituali con il preciso scopo di apportare energia a un loro desiderio affinché quest'ultimo si avveri.
L'incantesimo può essere veicolato da parole o da strumenti dedicati a tale scopo, come sigilli, amuleti, talismani, pentacoli, erbe e piante, olii, incensi, rituali, ecc. con a volte il supporto di invocazioni di divinità o entità varie, oppure di evocazioni.
Dal punto di vista strettamente etimologico l'incantesimo dovrebbe richiedere l'uso della voce, la ripetizione di parole più o meno in rima, una cantilena, ecc. infatti deriva dal latino incantare con il significato di ‘cantare formule magiche’.
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Sembra così bizzarra questa citazione da Wikipedia, ma in realtà le parole descrivono solo e semplicemente il modello che è stato costruito ‘attorno a noi’. Le città, soprattutto, sono le sedi degli incantati.
Un modello Antisistemico che progressivamente svuota in ogni direzione, da dentro a fuori e da fuori a dentro. Le ‘formule magiche’ vengono cantate e scritte ogni giorno attraverso il ‘come si vive’. Tutto è volto a far recitare determinati rituali propiziatori e manutentori dell’Incantesimo o ‘status quo’ o ‘paradigma’.
Come si può ipnotizzare un essere vivente? Quali ‘potenzialità’ ha l’ipnosi?
Sono diverse le potenzialità dell'ipnosi documentate scientificamente. Il soggetto in ipnosi può modificare la percezione del mondo esterno; può percepire stimoli che in realtà non ci sono e non percepire quelli che sono presenti; può distorcere percezioni di stimoli effettivamente esistenti creando illusioni.
In ipnosi è possibile modificare il vissuto sensoriale; il vissuto di schema corporeo e in particolare è possibile un controllo del dolore. Il soggetto in ipnosi può orientare con facilità la propria introspezione nei diversi settori del suo organismo, può ampliare o ridurre le sensazioni che provengono dall'interno del suo corpo, può alterare i parametri fisiologici avvertibili come il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, la temperatura cutanea.
Con l'ipnosi è possibile entrare nella propria storia e variare i criteri di elaborazione dell'informazione in ingresso; è possibile modificare i significati che il soggetto ha dato in passato alle sue esperienze fruendo delle alternative che possedeva. Si possono ottenere dei cambiamenti nella continuità della memoria (amnesie parziali o totali).
È inoltre possibile accentuare la possibilità di ricordare; è possibile che il soggetto ricordi esperienze anche molto remote.
I meccanismi psicodinamici regolatori del comportamento sono più accessibili e le resistenze sono più facilmente superate. In ipnosi variano i parametri di valutazione spazio-temporali e la valutazione critica.
Le emozioni sono una risposta dell'organismo a momenti dell'esistenza. Mentre nello stato di veglia il controllo volontario delle emozioni pare essere un compito particolarmente arduo, in ipnosi queste possono essere modificate sia nella direzione dell'accentuazione sia nella direzione opposta della riduzione; e vi è inoltre la possibilità di passare repentinamente da un'emozione all'altra in relazione ai suggerimenti che vengono impartiti dall'ipnotista.
Attraverso l'ipnosi il soggetto può apprendere a smorzare la sua risonanza emotiva. Il senso dell'Io può essere distaccato da un'ampia varietà di tipo di informazioni e situazioni ai quali è normalmente applicato. In un soggetto in regressione d'età l'emergere di un ricordo con tonalità affettiva particolarmente coinvolgente può essere vissuto non come esperienza propria ma semplicemente come informazione neutra attinta dalla memoria. Il senso dell'Io può anche essere distaccato dal proprio corpo come avviene per la non percezione del dolore.
In ipnosi esiste la possibilità di alterare la qualità e la quantità del controllo della muscolatura volontaria, della motilità e in particolare di modificare alcune modalità di funzionare del nostro organismo, credute al di fuori di ogni controllo volontario, quali quelle del sistema neurovegetativo, del sistema neuroendocrino e del sistema immunitario. Tutte le possibilità di comportamento elencate non possono essere ovviamente pensate come realizzabili allo stesso livello da tutti i soggetti, almeno immediatamente, in quanto sono coinvolti predisposizione genetica e tempi di apprendimento.
Tecniche.
Le tecniche di gestione dell'ipnotismo, specialmente in ambito terapeutico, sono cambiate nel tempo in relazione alla maggior conoscenza e ai diversi criteri di interpretazione del fenomeno. Si è transitati dai ‘passi’ di F.A. Mesmer, dalle tecniche che cercavano di indurre rilassamento e sonno, dalle suggestioni dirette all’eliminazione dei sintomi, per giungere con Milton Erickson e altri studiosi alle elaborate tecniche di visualizzazioni guidate e di regressioni di età orientate alla definizione e rielaborazione delle dinamiche inconsce per finalità psicoterapeutiche.
Le tecniche elaborate nel tempo sono state verbali, gestuali, attive, passive, di tensione, di rilassamento, dirette, indirette, mascherate, esplicite, accompagnate da comunicazioni visive, tattili, sonore e posturali.
Oggi che l'ipnosi non è più solo interpretata come uno stato rigido da ricercare (trance) per poi inserire suggestioni, ma come un modo di funzionare dinamico caratterizzato dall’abilità del soggetto a realizzare ideoplasie (monoideismi plastici) attraverso l’orientamento adeguato della propria rappresentazione mentale, si sono ben definiti i criteri per l’elaborazione di tecniche efficaci.
È necessario che l'ipnotista abbia ben chiaro e ben definito l’obiettivo da raggiungere, ossia qual è l'idea che deve esprimersi plasticamente, qual è il comportamento da realizzare e qual è la rappresentazione mentale che li definisce in maniera adeguata.
L'idea da realizzare deve essere fatta propria dal soggetto con cui si opera perché possa attivarsi il dinamismo atteso.
Perché la rappresentazione mentale possa essere espressa in termini fisici e/o di comportamento deve essere ‘carica della valenza giusta’ (credenza, motivazione, aspettative, orientamento e attenzione). Un ulteriore accorgimento, è che, ovviamente, l’azione definita dall’obiettivo deve essere di possibile realizzazione per il soggetto in virtù della sua costituzione psicofisica e delle sue potenzialità di apprendimento…
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Ok? Adesso pensiamo a come è costituita la realtà che ci circonda. Ognuno di noi è un target ambito da ogni 'azienda' e da ogni tipo di Potere, perché ‘noi valiamo’.
Perché è la Massa che deve esprimere il consenso, anche se questo consenso è di fatto ‘rapinato’ attraverso le tecniche più ‘raffinate’ a disposizione della conoscenza Antisistemica. Tecniche che i film, ad esempio, ci hanno da sempre fatto conoscere.
Come ricordava il Dr. Couè, è per autosuggestione che ‘caratterizziamo’ il nostro comportamento.
L’autosuggestione non è altro che il frattale del consenso, ossia di quella forma di ‘collaborazione inconscia’ a cui mira da sempre il Potere. È meglio avere il consenso in maniera sottile, piuttosto che risvegliare troppo l’attenzione degli individui. A livello subliminale, infatti, siamo raggiunti in una miriade di modalità diverse, tutte atte a generare influssi di auto soddisfacimento virtuale, ma con effetti pratici 'indotti'.
Come se ci fosse ‘qualcuno o qualcosa’ che ci sussurrasse continuamente nelle orecchie ‘cosa dovremmo fare’. Nel film ‘The Presence’ ci viene fatto chiaramente notare questo meccanismo, senza per oggi andare particolarmente nel campo del non manifesto e delle entità parassite.
Come può, allora, il Politico migliorare la gestione della ‘cosa pubblica’ se è egli stesso sotto Incantesimo? Se è indotto a comportarsi come non vorrebbe.
È questo quello che accade nei Palazzi del Potere.
La recita continua di ‘rituali’ mascherati da abitudini e consuetudini hanno comportato l’avverarsi nelle 3d degli effetti concreti riportati nelle ‘formule magiche’ recitate a memoria senza saperlo.
Forme pensiero nella mente e al di fuori della mente.
Anche se lo Studio riportato fosse solo una provocazione, il suo effetto contagioso ha, comunque, il potenziale di procurare l’avvelenamento di molte persone raggiunte da una simile possibilità, anche solo ventilata nel Web o sui giornali o in televisione. È una strategia sottile a cui partecipiamo tutti, di volta in volta chiamati ad intervenire per competenza, ambito lavorativo o corporativo, ambito familiare, etc.
Siamo tutti disposti, polarizzati, ad alimentare questa forma vivente che chiamiamo realtà.
Una delle tante e certamente non l’unica.
Probabilmente, però, la ‘migliore’ per questo momento storico particolare. Il termine ‘migliore’ non è utilizzato ironicamente, bensì è inerente all’insegnamento che questa versione del Mondo veicola con tanta precisione e responsabilità.
Dipende da noi.