domenica 6 dicembre 2009

Libertà cellulare.





“Il primo sguardo di superficie che la mente che osserva posa su qualunque oggetto di conoscenza è sempre uno sguardo illusorio. La vera conoscenza si consegue andando al di là della superficie e scoprendo la verità interiore e la legge nascosta. Non perché la cosa in sé sia illusoria, ma essa non è ciò che sembra essere in superficie e non è neanche che le operazioni e le funzioni che osserviamo in superficie non abbiano luogo, ma non possiamo scoprire la loro vera forza motrice, il processo, le relazioni, studiandole semplicemente così come si offrono ai sensi che osservano”.
Fonte: “L'Incosciente” – Sri Aurobindo

Si direbbe che Aurobindo abbia descritto la natura di un moderno stereogramma, ossia di una immagine e dunque di un “significato” celato nell’immagine esterna immediatamente percepita dai sensi. Ciò che il Creatore ha velato, in maniera frattale l’uomo nasconde all’uomo stesso. Nelle pagine di Leonardo tratte dai suoi “appunti”, per analogia devono essere state nascoste molte “cose” ancora oggi vantaggiose per l’evoluzione dell’intera collettività. Così come nel lavoro di Ighina, Reich, Tesla, etc. o negli scritti ermetici o meno “accessibili”. Allo stesso modo dell’apparente funzione delle grandi piramidi o dei templi, sparsi in tutto il mondo, dediti ai culti più diversi. È tutto velato d’apparenza, ma non di falsità. Per questo è difficile andare oltre. E lo sarà sino a quando l’uomo non riuscirà a “concentrarsi” per vedere oltre. Si intende per “concentrazione” riferita ad “un componente in una miscela”:

 
“La grandezza che esprime il rapporto tra la quantità del componente rispetto alla quantità di tutti i componenti della miscela.”.
Fonte: Wikipedia

Noi tutti viviamo in una miscela di energie, anzi noi siamo uno degli ingredienti, dei componenti della miscela stessa, una derivazione, ma anche un aggregatore, un fattore comune, mischiato, vicino olograficamente all’essenza delle “cose” e pertanto siamo le “cose” stesse. Così si spiega il concetto di ubiquità legata al divino. Il rapporto tra la quantità del componente rispetto alla quantità dei componenti dipende dal nostro grado evolutivo, dalla consapevolezza di “essere”. 1 grammo di sale nell’impasto del pane corrisponde ad 1 grammo di sale diviso per l’intero, diluito nel tutto, facente parte del tutto eppure concentrato maggiormente in un punto piuttosto che in un altro. Quel sale darà sapore all’intero pane, ma quel sale mancherà o eccederà in taluni punti dello stesso pane. Vivendo in un singolo fotogramma di vita, noi possiamo soffermarci sui punti più ricchi e/o meno ricchi di sale e, per questo, vivere d’illusione rispetto al resto del “filone di pane” permeato ugualmente della nostra essenza. Ora, come possiamo riuscire ad elevare la consapevolezza legata all’illusione di vivere in un determinato punto o luogo nello spazio/tempo o di “porzione d’impasto del pane”? Cercando di “vedere” l’intero pane al fine di capire che noi siamo interamente sparsi in lui, siamo lui oppure sprofondare nel singolo attimo cogliendone la sub struttura e comprendendo il frattale minore, diluito all’ennesima potenza, dell’intera struttura del “pane”. Ovvio che non ci si improvvisa in questa “ricerca”; il risultato è funzione di molte variabili. Tali passaggi dimensionali sono ancora molto lontani per l’uomo e, per così dire, per ora ci si adopera per immaginarne la portata e la “consistenza” in attesa che il gap si colmi. Scendendo nei livelli della struttura della materia giungiamo alla individualità della cellula vivente. Questa struttura intelligente è alla base del funzionamento del nostro corpo e dei suoi processi biologici e, sembra, non dipendere totalmente, così come si crede da quello che è “scritto” nel DNA. Secondo questa prospettiva “nuova” la scienza genetica sta seguendo la via di un abbaglio madornale. La malattia dipende da altri fattori diversi da quelli che sembrano “destinati” dal proprio DNA, secondo il concetto che “i geni propongono, ma è l’ambiente che dispone” e, aggiungerei io, “in riflesso della psiche che segue la spinta dello spirito in funzione del piano divino”. È una catena indissolubile quella che ci mantiene nell’ampio percorso della Vita…

“…Procedete con la fede di un bambino. Sarà molto meglio per Voi distruggere da soli quei modelli di vita disarmonici, piuttosto che aspettare che la crescente intensità vibratoria che avvolge l’atmosfera terrestre li distrugga per Voi. L’informazione di cui necessitate viene decodificata dalla composizione strutturale di ogni singola cellula del Vostro corpo. Cercatela lì. L’intervallo di esitazione che esiste tra il Vostro iniziale impulso vitale e la sua eventuale accettazione o rifiuto, può sembrare una cosa da niente,  ma se si considera quanti intervalli simili esistono mediamente in un giorno, e quanta energia umana collettiva si riversa in questi intervalli, vengono le vertigini. È questa l’apertura attraverso cui tutta la Vostra specie viene prosciugata della sua sostanza vitale. Per compiere il lavoro che avete davanti, non potete permettervi un simile spreco”.
Trasmissioni Stellari – K.Karey

È dunque vitale ricordare il discorso relativo al sangue dell’uomo che faceva Steiner, riportato in 3 articoli successivi in questo blog (Sangue1, Sangue2, Sangue3); per avere il controllo di un uomo occorre controllare il suo sangue. Il sangue è proprio costituito da una miscela di sostanze che va a nutrire e “ventilare” le cellule umane… Ed è per questo che l’Antisistema intende in tutti i modi entrarci dentro, sin nelle profondità delle nostre microstrutture cellulari. A noi sta il compito di comprendere ed adottare le contromisure che, si sa, esistono sempre a prescindere da ogni evidente ed illusoria chiusura o ermeticità di una situazione ritenuta senza via di uscita. Esiste sempre una via di “fuga” e la nostra salvezza sta nel nostro numero e dunque nella nostra biodiversità di specie. Siamo semplicemente sfuggevoli per natura. Il potere che controlla ci conosce bene e tenta di uniformarci attraverso il “peso” delle abitudini, delle credenze, delle mode, dei media, delle tendenze, dei processi di marketing e campionamento, del denaro ,del lavoro, dei giochi, dello sport, del sesso, della psicologia, dell’elettronica, di tutto quanto ci concerna. Ma noi siamo e resteremo uno ed infiniti allo stesso tempo e, per questo, liberi di essere. Tutto ciò è scritto nelle nostre cellule. È sufficiente alzare la prospettiva, la consapevolezza, il proprio centro dell’essenza…


Vediamo cosa si intende con il termine "aperto" biodiversità:
“Per biodiversità si intende l'insieme di tutte le forme viventi, geneticamente dissimili e degli ecosistemi ad esse correlati. Quindi biodiversità implica tutta la variabilità biologica: di geni, specie, habitat ed ecosistemi. L'anno 2010 è l'Anno internazionale della biodiversità. La traduzione italiana del termine inglese biodiversity modifica, leggermente, ma in modo determinante il significato. In inglese diverse significa vario, molteplice, mentre in italiano diverso ha un significato quasi negativo, poiché indica qualcosa o qualcuno che devia dalla norma o differisce da uno standard di riferimento; una traduzione più fedele sarebbe biovarietà o varietà della vita presente sul pianeta. Ciò nonostante, il termine biodiversità, anche se nato come calco linguistico spontaneo, si è ormai consolidato e viene comunemente utilizzato nei diversi ambiti scientifici e culturali”.
Fonte: Wikipedia  



* Immagine di Procopio Antonietta www.antoniettaprocopio.com

sabato 5 dicembre 2009

Come ti disintegro il genitore.




Giornata difficile oggi. Mio figlio di 5 anni ci ha fatti letteralmente impazzire. Lo voglio scrivere davanti a tutto il mondo, anzi a tutto il “creato”, in maniera tale che rimanga nella storia. Tramite internet ora possiamo ambire anche a questa possibilità; essere “registrati” o linkati da tutti i motori di ricerca della Terra alla voce “bimbi impazziti” o forse “genitori impazziti”. Scherzi a parte è decisamente difficile tentare un approccio educativo sensato con questi nuovi bambini che sono arrivati a frotte nell’ultimo decennio. Sono esseri molto tenaci, decisi a non farsi mettere in soggezione da nessuno. Non accettano ordini, consigli, suggerimenti… Questa genie di futuri adulti metterà a ferro e fuoco l’Antisistema, nel senso che non accetteranno l’evidenza nella quale verranno proiettati. Sono loro i devastatori dell’incantesimo, i liberatori del destino dell’uomo. La loro energia è diversa dal solito e non basta “l’inquinamento” totale a cui sono sottoposti tutti i giorni ne il controllo tramite le abitudini e le credenze,  per tenerli a bada; essi non accettano nemmeno l’idea di soffiarsi il naso, o fare pipì, o bere… le abitudini che per l’intero genere umano sono assodate, non trovano in loro nessun tipo di terreno fertile. Mio figlio mi dice “noooo, ma tutte le volte mi devo soffiare il naso?”. E questa frase che fa imbestialire ogni genitore, dopo 10 ore di “tirate” di naso con relativo rumoraccio del proprio figlio, suona tuttavia, dopo aver ritrovato la calma, foriera di profonda riflessione. Nel significato degli specchi ci leggo il mio tentativo di sottrarmi dalle grinfie di questo modus vivendi, riflesso nel comportamento di mio figlio che non accetta l’idea, l’abitudine, la necessità, di doversi soffiare il naso “ogni volta”. Lui è anche questo,  ma ovviamente non solo questo. Il suo essere così, riflette il mio essere così. E mi arrabbio e mi dolgo allo stesso tempo, perché mi dispiace vederlo in questa maniera anche se “nulla è per caso”… Quando penso alla nascita mi vengono in mente queste parole:

“Quando un qualsiasi sistema vibratorio inverte la direzione del suo momento, come fa il pendolo nel punto più alto della sua oscillazione, c’è un attimo di totale riposo prima che il movimento riprenda nella direzione opposta. E poiché il riposo, o la totale cessazione del movimento, costituisce l’opposto del tempo, c’è, nel preciso istante in cui questo avviene, un microintervallo di non-tempo, un attimo di eternità. È lo stesso intervallo di non-tempo che si verifica molte volte al secondo nel movimento vibratorio degli atomi del mondo fisico. Questa è un’apertura nel nagual, un varco nella Presenza dalla quale scaturisce l’energia della Vita”:
Da “Trasmissioni Stellari” di K.Karey

I Figli.






I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,
E benché stiano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,
Perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane.
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere;
Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo.

Estratto da "Il Profeta" - Kahlil Gibran

venerdì 4 dicembre 2009

Quell'in-genio di Leonardo.






Ieri sera presso l’auditorium San Dionigi di Vigevano è continuato il ciclo di incontri "A tu per tu" con Leonardo, ed è stata la volta di presenziare all'incontro con Mario Taddei, una delle anime curatrici della mostra "Il laboratorio di Leonardo" che, sino al 5 aprile 2010 sarà possibile visitare (link: Mostra su Leonardo). Ebbene sono rimasto affascinato dalla particolare concezione che sottintende l’esposizione al pubblico di un “mondo lontano”, come quello relativo a Leonardo, trasposto in una luce del tutto riequilibrante ai fini di “coloro che guardano”. L’intento è dunque quello di rendere luminoso ciò che, secoli di voluta velatura e setacciatura dei contenuti, avevano reso addirittura urticante, fine a se stesso, vuoto. Infatti il “cosmo” Leonardiano dato in pasto alla massa è sempre stato costituito dalle opere più conosciute e dai significati più addomesticati. Oltre a questa struttura concessa era difficile andare, per l’uomo medio; come se un grande censore avesse congelato e sezionato un’opera immensa al fine di renderla usufruibile dalla massa, reclamante, secondo principi di “esposizione mirata”. Cosa contraddistingue allora questa nuova modalità di avvicinamento ad un mondo così lontano e poco disponibile? L’approccio verso l’apertura dei “libri per appunti” di Leonardo verso il mondo dei bambini. Questa “scusa” ha permesso di by passare alcune strozzature dell’Antisistema, come preso di sorpresa da una “mossa” quasi inaspettata; del resto è la stessa metodica che permette ai “geni” della Pixar&Co. di far “passare” sugli schermi di tutto il mondo mirabolanti ed illuminanti messaggi di speranza ed evoluzione in barba al “controllo” imperante. L’opera intrapresa da Taddei e Zanon è monumentale. Il lavoro che è dietro alla consultazione digitale delle pagine del Codice Atlantico, ad esempio, è senza precedenti. Come se l’equipe che ha realizzato l’impresa si sia dovuta immergere nella mente, nella prospettiva e nel “mondo intero” che contraddistinse Leonardo. Infatti partendo dalla scansione digitale ad alta definizione dei disegni di Leonardo, tramite l’utilizzo di una tecnologia all’avanguardia proprietaria e sviluppata ad hoc, è oggi possibile sfogliare elettronicamente e con effetti di animazione tridimensionale, la creatività illimitata di quell’uomo capace di “agganciare il bacino cosmico delle opportunità”. Il tutto viene orientato verso il mondo dei bambini che, necessitando di accompagnamento, attirerà anche il mondo degli adulti. Vedere quelle pagine che si animano, pulite dal tempo e dagli “schizzi” di coloro che si aggiunsero alla matita di Leonardo dopo di lui conferisce una sensazione di estasi, di vicinanza all’uomo scomparso solo fisicamente. I bambini si rendono conto che possono toccare, comprendere, fare, stimolati dall’interfaccia di una mondo a loro più consono: quella computer grafica che volenti o nolenti li attende e li riguarderà sempre da più vicino. Il motore di animazione dei videogiochi muove le animazioni delle invenzioni di Leonardo, rendendo possibile comprendere “come possono funzionare e non come potevano funzionare”. È possibile capire il meccanismo che permette il movimento, osservarlo da vicino, fermarlo, quante volte si vuole. Per la mente in crescita di un bimbo è oro colato. E per gli adulti si tratta di provare la meraviglia che non hanno potuto vivere da piccoli, dato che “non è mai troppo tardi”. Il genio di Leonardo viene vissuto dal suo interno, perché è possibile osservare i manoscritti meglio che se si possedessero gli originali, ingrandendo e osservando parti e sezioni che i libri non riportano per questioni di “impaginamento”. In questa maniera riusciamo a “capire”, a comprendere i principi che permettono alle “sue” macchine di muovere e muoversi. È infinitamente più facile perché deriva dall’osservazione di modelli in movimento. Con questa opera è possibile trasformarsi addirittura in studiosi e “scopritori”, perché i misteri ancora irrisolti attorno alla figura di Leonardo sono ancora molti, e l’acutezza neutra di un “osservatore” non del mestiere può giungere dove “colui che è avvezzo all’arte del mestiere” non riesce più ad arrivare. Nei “libri” si trovano appunti e disegni, ma anche sensazioni, umori, note biografiche, cenni di vita, etc. Questo software è in vendita, lo stesso che è consultabile direttamente in loco, per la modica cifra di 30 euro. Potrebbe essere un ottimo regalo di Natale. Nel “Codice Atlantico” digitalizzato, ho visto ieri sera, passare le immagini a gran velocità delle macchine Leonardiane, e sono riuscito a scorgere anche la pagina relativa al “moto perpetuo”…

“Con moto perpetuo si intende un regime di funzionamento di una macchina in cui viene creata energia in contraddizione con i principi della termodinamica. Secondo la definizione di Max Planck:
« È impossibile ottenere il moto perpetuo per via meccanica, termica, chimica, o qualsiasi altro metodo, ossia è impossibile costruire un motore che lavori continuamente e produca dal nulla lavoro o energia cinetica »
(Max Planck, Trattato sulla termodinamica, Dover (NY), 1945)
Originariamente, si considerava "moto perpetuo" un moto che si mantenesse costante nel tempo senza intervento esterno, in quanto prima della formulazione newtoniana delle leggi della dinamica si riteneva che un corpo per muoversi avesse sempre bisogno di apporto di energia; tuttavia oggi questa definizione non è considerata rigorosa in quanto sono stati trovati esempi di moto indefinito, ad esempio il moto degli elettroni a livello atomico ed il moto dei corpi celesti”.
Fonte: Wikipedia

Quello che ci ha insegnato Leonardo è che, tramite l’osservazione della Natura è possibile, con buona dote pratica e di conoscenza, riprodurre i suoi “meccanismi” perfetti. Egli trae sempre spunto da questo tipo di osservazione; egli che non era un letterato, un dotto di prima categoria, ma un autodidatta sempre disposto ad imparare ed a mettersi in gioco, proprio come lo spirito “bianco” di un bambino. Questa mostra avvicina noi a Leonardo e ce lo rende comprensibile. C’è calore ed umanità in questa idea. C’è spirito nuovo di collaborazione e condivisione. Perché io, ad esempio, non credo a questa versione delle “cose”:

Ruota a ballotte sull'impossibilità del moto perpetuo
"O speculatori dello continuo moto, quanti vani disegni in simile cerca ave' creati! Accompagnatevi colli cercator d’oro"
Al tempo di Leonardo è molto acceso tra gli studiosi il dibattito sulla possibilità di realizzare il moto perpetuo. È qui rappresentato un dispositivo di mezze ruote con pesi all'interno, in grado di ricadere alternativamente per forza di gravità. Questo studio fornisce a Leonardo la prova dell'impossibilità per l'"umano ingegno" di fabbricare un dispositivo per il moto "continuo".
Codice Forster II, foglio 91 r. 1490 ca.
Fonte: http://www.museoscienza.org/leonardo/invenzioni/ruotaballotte.asp

Leonardo era troppo acuto e "sottile" per esprimersi in piena libertà in un mondo ed in un tempo ancora troppo pericolosi. Egli era vegetariano perchè aveva compreso l’essenza della Vita, ed era rispettoso del valore della Vita. Un uomo con una tale sensibilità, sono certo, non aveva limiti. E ciò che non ha reso manifesto vorticava comunque nell’ampio “bacino” della sua anima. Egli ha sparso “semi” che hanno fruttato più avanti o che frutteranno più avanti. Con la sua “vibrazione” ha portato avanti un processo di elevazione di una società ancora troppo attaccata alla carne ed alla spada. Poi, essendo anche uomo di carne ed ossa, riusciva a progettare anche armi per la guerra, tuttavia questo chiamiamolo espediente gli garantiva di poter vivere presso il centro di potere del tempo, e da quella posizione, essere più vicino alle persone da influenzare sottilmente. Del Leonardo più occulto si sa ben poco o nulla, ma sono certo che lo spessore dell’uomo non poteva prescindere anche da questa visione complementare del piano della creazione. Per ora accontentiamoci di questa notevole apertura, visitando una mostra concepita secondo l’occhio moderno che “chiede” la partecipazione di tutti i sensi coinvolti non solo nell’osservazione, ma nella comprensione attraverso anche il tatto e l’udito. Le emozioni che scaturiscono sono forti ed intense; garantito. Proprio quello che cercava, anche, di fare con un “ipotetico” pubblico di usufruitori della sua opera (ricordiamo che Leonardo, nei suoi libri collezionava appunti e disegni per se stesso; scriveva per sé); Per terminare riporto questa citazione:

“In polemica con i maghi, Leonardo scrisse alcune delle sue pagine più belle a favore della pittura; infatti, quella capacità di dominare la mente umana che i “negromanti” cercavano nei riti magici, secondo il genio di Vinci è una virtù propria di quegli artisti che, con l'artificio della prospettiva e dei colori, sanno evocare nello spettatore le più diverse senzazioni”.
Fonte: http://www.giordanoberti.it/html/articoli_leonardo.htm

La spiegazione della concezione evolutiva narrata dai Wingmakers al genere umano, tratta proprio di questo:
"Gli elementi principali del materiale dei WingMakers sono:
  • romanzo
  • arte visiva
  • musica
  • poesia
  • filosofia
  • scritti vari
  • mitologia integrata e multilivello
I WingMakers sono una presentazione multimediale..."
Fonte: WM-Introduzione_al_Progetto_Wingmakers.pdf

Secondo Giuliano Kremmerz ognuno di noi “vede” la propria versione del mondo e per trascendere questa “variante” si necessita del raggiungimento di uno stato “inerte” o “neutro”; proprio quello che, secondo me, aveva Leonardo di fronte all’osservazione della Natura, sua maestra di Vita e, dunque d’ispirazione:

"Spesso poeti, improvvisatori, romanzieri, sono i più perfetti medi appunto perché conservano la loro neutralità: credendo di far cosa di arte dilettevole, non si preoccupano di ciò che scrivono o cantano e lasciano parlare integralmente l'ermete loro. L'aspetto delle cose che colpiscono i nostri sensi, benché costante alla fotografia, nella riproduzione delle tinte varia col variar della luce. In noi, che abbiamo naturalmente un meccanismo di riproduzione superiore al semplice obiettivo fotografico, l'aspetto delle cose varia non solo per differenze luminose, ma per lo stato morale in cui ci troviamo quando le cose prendiamo in esame. Ciò dimostra che la visione del mondo, in cui si può leggere il bene e il male, ha tanti aspetti soggettivi diversi per quanti sono gli uomini e per quanti possono essere nello stesso uomo gli stati e le sfumature passionali".
Fonte: “La porta ermetica”


giovedì 3 dicembre 2009

DNA e controllo.






Tutto è vibrazione, dove per “tutto” intendo ogni cosa visibile ed invisibile. La naturale rappresentazione dell’aspetto visivo, ai fini della percezione umana, è una frequenza di oscillazione compresa nell’ambito dello spettro elettromagnetico della luce che va dal rosso al violetto. Che è come dire che guardiamo dal foro della serratura di una porta chiusa e che equivale a comprendere “ciò che ci sta attorno”, con la comprensione che può avere un bimbo nei suoi primi giorni di vita. La scienza infatti ci dice che usiamo per meno del 10% le facoltà del nostro cervello e che esiste un buon 90% del DNA umano definito come “scarto”. Allora, se utilizziamo il nostro 8/9% di cervello “disponibile” ed uniamo questi aspetti appena descritti:
  • limitatezza della “comprensione” testimoniata a specchio dalla scarsa percezione della radiazione della luce
  • limitato utilizzo del cervello
  • grande accumulo di DNA definito di “scarto”
Cosa possiamo dedurre a partire da questi punti inequivocabili?
  • la Natura ha generato “forme” di vita pressoché perfette
  • nel migliore dei modi
  • in equilibrio con il resto della creazione
  • utilizzando “ingredienti” necessari e mai superflui
Quindi?
Che la limitata capacità dell’uomo di “comprendere” è direttamente proporzionale alla quantità di materiale di DNA ritenuto di “scarto” dall’attuale grado di evoluzione della scienza umana. Anche in questo caso il meccanismo di specchio e riflesso non lascia dubbi; il 90% del materiale genetico non preso in considerazione si riflette direttamente sulla capacità umana di non prendere in considerazione il 90% della propria essenza, ossia l’intero livello spirituale legato alla nostra natura divina. Inoltre la specie umana si è proprio caratterizzata per il fatto di produrre rifiuti o materiale, appunto, di scarto. Non ci dovremmo scandalizzare a leggere queste righe e/o nel fare certi ragionamenti “fuori dagli schemi”, perché noi siamo andati fuori dall’equilibrio, siamo in disarmonia con quello che ci circonda, e la nostra società rispecchia pienamente questo “fenomeno” producendo in maniera sconsiderata “materiale di scarto”. I modelli vitali e di business umani sono proiettati a generare “rifiuti”. La società dell’uomo rischia di diventare una discarica. L’uomo produce rifiuti danneggiando il sistema nel quale è innestato; sistema in equilibrio perfetto senza la nostra presenza. In questo aspetto mi trovo concorde con quanto sussurrato in Matrix dall’agente Smith a Morpheus:

“Desidero condividere con te [Morpheus] una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura. (Agente Smith)”.
Fonte: Wikiquote

L’attivazione del DNA silente è il perno attorno al quale ruota il “cambio dei tempi” e l’energia cosmica sta progressivamente risvegliando questa “massa” di possibilità inespresse; per questo l’Antisistema tenta in tutti i modi di bloccare questa azione “naturale” che possiamo appellare evoluzione. Attraverso quello che mangiamo, respiriamo, indossiamo, pensiamo, facciamo, immaginiamo, etc. l’Antisistema ci programma, boicotta, schiavizza, dal di fuori e dal di dentro. L’intero sistema ghiandolare è come impaludato e reso inservibile ai fini della propria e più alta funzione di apertura verso il mondo superiore, dagli zuccheri che praticamente hanno invaso ogni tipo di alimentazione o abitudine di alimentarsi, della vita “moderna”. Esistono studi che denunciano questa attività di ammorbamento progressiva del nostro organismo, ma non sono ritenuti veritieri, solo perché rientrano in parametri decisi dalle regole dell’Antisistema stesso; attraverso il condizionamento di massa e tramite il controllo del linguaggio. Infatti se uno studio “non gradito” viene classificato con etichetta “esoterico, occulto, paranormale, etc.” ecco che automaticamente risulta come bollato di inattendibilità. Una sorta di imprimatur o di censura trasparente che trasforma la gente stessa in censori, senza nemmeno la necessità di istituire organizzazioni apposite che, nel passato, hanno testimoniato solo un errore in termini di "troppa evidenza". Oggi i veri censori dell’Antisistema siamo noi. In realtà dipende tutto da noi. Persino l’esistenza dell’Antisistema.

“Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami.... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo. (Morpheus).
Se non sei uno di noi, sei uno di loro. (Morpheus) [Gli Agenti]”
Fonte: Wikiquote

Ecco la trovata geniale, l’evoluzione dell’Antisistema; entrarci dentro e utilizzare direttamente noi stessi per governare noi stessi. Noi stessi che lo abbiamo generato! Curioso e geniale. Un cerchio perfetto, in linea con l’operato della Natura, la quale non genera “scarto”. L’energia Vitale è una caratteristica comune a tutti gli esseri viventi e rappresenta la connessione eterna ed interagente con l’ambiente circostante. Il controllo di questa energia determina la qualità e la funzione stessa della vita. Ecco allora che l’inaridimento della conoscenza antica trova proprio un senso, nello schiacciamento dell’uomo verso il pavimento della propria prospettiva superiore. Attraverso l’aumento della capacità di elaborare del nostro cervello e di ragionare, siamo stati ingabbiati. Di pari passo all’evidente cammino tecnologico umano, ci siamo anche auto confinati nelle nostre dimore personali, lontani dagli altri, tracciando un solco tra il “sé” e gli “altri”. Abbiamo scelto questa via oppure ci è stata indotta? Diciamo che ci troviamo in uno stato di sonno ipnotico, mantenuti da una serie di meccanismi che abbiamo progettato noi stessi e che hanno fatto il loro tempo. Solo che non riusciamo più a svegliarci. I sensi superiori ci chiamano, come il trillo di una sveglia programmata da… noi stessi tanto tempo fa. E nel sonno immaginiamo una vita che riflette la condizione di “non riuscire a…”, pertanto il nostro sonno descrive un “moto” agitato, convulso, dove qualcuno ci ha preso l’anima e ci controlla, un incubo insomma. Com’è la nostra vita? Quella che riteniamo essere la nostra “vera” vita? Ci piace? La consiglieremmo ad un nostro amico che vive su di un altro pianeta e che avrebbe intenzione di “trasferirsi” quaggiù? Pensiamoci seriamente fratelli miei.
Pensiamo al ruolo che hanno le nostre cellule nell’organismo, alla loro intelligenza che esula dal "timbro" a loro impartito dal DNA. Pensiamo che le nostre cellule si sono evolute attraverso le “sensazioni”, i segnali che traevano dal passaggio, dall’attraversamento delle sostanze della loro membrana esterna. I segnali esterni sono alla base dell’evoluzione cellulare, in quanto le cellule sono formate dalle sostanza di questo mondo, sono un processo legato all’evoluzione naturale, mentre il DNA ha una natura per così dire, diversa e “superiore” e, proprio per questo motivo, risulta annichilito, allontanato dalla sua vera funzione. Eppure in entrambe queste “dimensioni” è sempre più dimostrato che l’operato della psiche umana coinvolge direttamente ogni processo esistenziale, persino quelli legati alla evoluzione (vedasi ad esempio l’opera di Bruce Lipton). Pertanto controllando la nostra psiche si controlla il futuro. Sino a quale punto ci vorremo spingere prima di aprire gli occhi? Ciò che abbiamo “creato”, un guardiano che ci doveva proteggere, ora è fuori controllo, o meglio “fa ancora il proprio dovere”; proprio come il super computer Hall 9000 che prende il controllo dei sistemi vitali dell’astronave nel film “2001 odissea nello spazio”.

“HAL, macchina "incapace di commettere errore" ne commette proprio uno nel prevedere il guasto all'elemento AE-35 dell'antenna principale del Discovery, diventando improvvisamente inaffidabile per l'equipaggio ed il controllo missione sulla Terra. Temendo di venire disinserito tenta di eliminare l'intero equipaggio. Come ben descritto nel romanzo di Clarke 2001, per motivi di segretezza e per non sottoporre a stress i comandanti Bowman e Poole, HAL ed i membri in animazione sospesa sono i soli al corrente dello scopo reale della missione, ovvero indagare su una trasmissione aliena diretta verso l'orbita di Giove. Tuttavia HAL non è stato istruito sul motivo della reticenza e dunque la sua mente entra in un conflitto di priorità, tra la salvaguardia della missione e quella degli astronauti. Mentre HAL tenta di far trapelare qualche indizio a Bowman, avverte un guasto all'antenna principale. Il conflitto si somatizza proprio sul collegamento tra la nave ed il controllo a Terra. In 2010 il dottor Chandra denuncia un'intromissione della Casa Bianca nelle direttive impartite al computer, ignorando la sua incapacità di dissimulazione al contrario di "persone abituate a mentire molto facilmente”.
Fonte: Wikipedia


mercoledì 2 dicembre 2009

Viaggiare nello spartito musicale della Creazione.





Nella attuale stesura del copione della crisi economica internazionale, gli Stati hanno comprato “tempo” ( come testimonia anche il ministro Tremonti) iniettando quantità spropositate di denaro, stampato fresco, nei gangli vitali delle strutture di veicolazione della “moneta”. Hanno dunque barattato energia denaro con energia tempo, ottenendo uno stop momentaneo delle evolventi in corso, e spostando il peso del debito accumulato dal privato al pubblico. Ma il modo di “fare” business non sta cambiando. 
“Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” G.Orwell. 
A quale verità si riferiva l’illustre letterato inglese? Sappiamo benissimo che siamo immersi in un piano dimensionale in cui la verità regna sovrana; è tutto vero! Infatti per ognuno dei 6 miliardi di umani abitanti della Terra, la propria visione delle “cose” corrisponde alla propria verità. Lo spazio/tempo in cui viviamo porta alla manifestazione di quello al quale maggiormente pensiamo; e dato che pensiamo in maniera quasi continua alle nostre paure, ecco che le nostre paure vengono a manifestarsi. Le nostre paure sono una verità. Viviamo tra i due limiti imposti dalla dualità, ed entrambi descrivono verità in un mondo di illusioni. Viviamo tra i due emisferi degli opposti, veri entrambi. Chi, dunque, può dire di essere nel vero o di sostenere il contrario, in una struttura che fa da specchio ai nostri pensieri? Ognuno si specchia negli altri e ne riceve un diretto riflesso. Ognuno vive la propria verità. "Alzando" la nostra consapevolezza, possiamo iniziare a scorgere, tuttavia, un livello di verità più grande; quello imposto da una organizzazione che si è ritagliata un simile compito, grazie al consenso degli “attori” che hanno votato e lottato per questa scelta. La verità dell’Antisistema. Vediamo cosa si intende per “totalitarismo”:

“Il concetto di totalitarismo è un idealtipo usato da alcuni scienziati politici e storici per enucleare le caratteristiche di alcuni regimi nati nel XX secolo, che mobilitarono intere popolazioni nel nome di un'ideologia o di una nazione. Il termine totalitarismo, inoltre, è usato nel linguaggio politico, storico e filosofico [1] per indicare "la dottrina o la prassi dello Stato totalitario", cioè di qualsiasi stato intenda ingerirsi nell'intera vita anche privata dei suoi cittadini, al punto da identificarsi in essi o da far identificare essi nello Stato”.
Fonte: Wikipedia

L’Antisistema nasce dalle nostre paure esteriorizzate, imprime con il tempo uno stato di totalitarismo, nutrendosi del flusso di energie che i suoi costruttori (tutti noi) hanno bruciato al fine di portarlo alla manifestazione, ed irrorando i costruttori con il diretto riflesso di ciò che li ha animati e caratterizzati nel relativo processo creativo: la paura. L’Antisistema rappresenta le nostre paure manifeste, nasce da questa componente umana, e riesce a far identificare i cittadini nello Stato che si identifica nei cittadini…
Che cosa è un “idealtipo”? La comprensione sfugge leggendo le definizioni classiche, però questa che riporto, fa comprendere qualcosa:

"L'idealtipo è da considerare come una connessione "ideale", indipendente dalla realtà del caso in esame: la connessione è evidente ma non necessariamente reale, per cui il rapporto tra idealtipo e caso singolo è quello di un'"interpretazione (Deutung)".
Fonte: Wikipedia

A prescindere dal suo significato storico/letterale, che per me lascia il tempo che trova, cerco invece di “sentire” quello che questo termine e questa porzione di definizione mi evocano in profondità; cioè ad una connessione ideale, una interpretazione, una  illusione, un incantesimo, una verità. Passando da uno stato all’altro giungiamo, ancora una volta, ad una verità percepita; partendo da un pensiero o addirittura dall’immaginazione, giungiamo ad una verità:
  • una connessione ideale      (che prevede una mente che “osserva”)
  • una interpretazione        (che instaura una prospettiva)
  • una  illusione              (che manifesta l’intento)
  • un incantesimo         (che copre le altre verità)
  • una verità.            (che diventa evidente per la massa)
I piani delle diverse verità si intersecano in maniera indissolubile: comprendere “dove” ci si trova non è facilmente accessibile, perché non riusciamo più a vedere la “mappa” con la scritta “voi siete qui”. In realtà questa mappa non è mai scomparsa, è sempre al solito posto, solo che i nostri sensi si sono fatti irretire dalla struttura melense dell’abitudine imposta dal modo di vivere legato al cosiddetto benessere moderno votato sempre maggiormente alla visione esterna e materiale di noi stessi. L’incantesimo trova proprio evidenza nelle abitudini, che così vengono definite:

"Azioni eseguite meccanicamente e in maniera reiterata: si agisce in un determinato modo perché si è sempre agito così. Nello studio sociologico, le abitudini costituiscono una regolarità che rende le azioni prevedibili e garantiscono così la corrispondenza tra aspettative e comportamenti, rendendo possibile agli attori il controllo e la gestione del contesto".
Fonte: www.sociologia.tesionline.it

È ovvio che nel caso dell’umanità i processi sono invertiti ma solo in maniera apparente, ossia gli attori siamo sempre tutti noi, anche se comprendiamo che uno sparuto gruppo di “persone” ha il controllo planetario. Pertanto i veri attori sembrano caratterizzare questa elite, anche se invece rimaniamo sempre e solo tutti noi i veri e diretti responsabili di quello che "accade". Abbiamo semplicemente manifestato ed avuto ciò che volevamo: demandare ad "altri" il controllo e perderci nelle nostre paure.
È complicato cercare di rendere evidente e comprensibile quello che “percepisco” di questo mondo; a volte si susseguono delle vere e proprie immagini dei piani costituenti la struttura che sottintende al gioco della vita; ciò che è giudicabile vero è falso e vero allo stesso istante e viceversa. Questo succede perché il nostro punto di vista è troppo “basso” per comprendere quello che è “sopra”. Il piano divino scorre nell’eterno e ha, per così dire, pazienza infinita, perché quello che conta maggiormente è il “viaggio”. Dalla percorrenza del viaggio si impara appunto a “viaggiare”, a conoscere e sviluppare saggezza. Si cresce e si evolve durante il viaggio e non quando si arriva a “casa” e si depongono le valigie per lasciarsi andare, stanchi e soddisfatti, sul divano per finalmente “riposare”. La meta non è in discussione. La “casa” è sempre li ad attenderci. Allora cerchiamo di goderci al massimo questo viaggio attraverso la nostra evoluzione, attraverso il tempo e lo spazio delle numerose esperienze e chiediamoci “perché siamo qua?”. Il solo chiederselo apre orizzonti nuovi, spinge come una piacevole brezza le vele del nostro vascello animico. Gettiamo le abitudini nell’oceano della trasmutazione. Apriamo gli occhi per discernere la giusta rotta. Ed aumentiamo la consapevolezza che una nave senza equipaggio e con solo il capitano, è destinata ad un ben magro destino… lo smarrimento.

Noi lasciamo il porto
per il mare aperto
la nave va
s’alza il vento piano
siamo già lontano
la nave va
guarda il mare si muove già
guarda più in là
Contro il cielo nero
sopra un mare duro
la nostra nave va
la tempesta è sopra noi
qui sopra di noi

Arriveremo vedrai
sì io te lo giuro
l’arcobaleno vedrai
sì io son sicuro
vedrai…

“Il viaggio” - Mango

martedì 1 dicembre 2009

Il vuoto fuori e dentro di noi.


Il movimento naturale di “divisione” delle terre emerse, anticamente chiamate Pangea, legato al “respiro” della Madre Terra (o meglio legato alla sua inspirazione) è lo specchio che, se compreso, permette di osservare almeno due fenomeni molto importanti di questo piano dimensionale:
  1. il processo di separazione al quale siamo stati sottoposti scindendoci dall’Uno
  2. la relativa caratteristica di dualità che permea il processo creativo
La separazione è chiaramente visibile in ogni ambito della vita e, in maniera frattale, la si può scorgere a cascata dall’enormemente grande all’infinitamente piccolo; ad esempio nei processi di mitosi e meiosi, ossia della riproduzione per divisione delle cellule o, per ordine di grandezza inversa, nel processo di espansione dell’Universo, definito Big Bang dalla moderna scienza e che concerne, appunto, un moto di separazione dalla condizione iniziale di inerzia, “momento” nel quale esistono condizioni infinite allo stato di potenziale non manifesto; un simile stato di “comprensione totale” è paradossalmente definibile con il termine di “vuoto”. In questo esercizio di forza applicato al linguaggio comprendiamo come le “parole” siano del tutto “separate” dalla loro possibile valenza superiore, proprio dalla capacità della mente di ingabbiare e fissare un significato, dando luogo alla quotidianità dell’accezione corrente. In questa maniera, il termine “vuoto”, viene piallato dalla sua componente ciclica, composta cioè di significati che vanno oltre al consueto, per sfociare nel piano duale della comprensione contrapposta di vuoto/pieno. Quello che intendo dire è che, tramite l’abitudine a non pensare, l’Antisistema, si è impossessato anche dei significati più profondi dei “termini”, impoverendone l’utilizzo, lisciandone la frequenza di alti/bassi e delle potenzialità di comprendere quello che è meno facilmente "accessibile". Con la parola “vuoto” è per l’uomo difficile comprendere uno stato di “tutto non manifesto”. Con la parola “vuoto” è facile comprendere uno stato di “nulla presente”. È evidente anche in questo contesto, che il punto di osservazione nel quale ci mettiamo, determina la prevalenza di un concetto legato alla realtà percepita, piuttosto che quello relativo ad una potenziale altra realtà non percepita. Sarò ancora più descrittivo; l’abitudine impoverisce la capacità della mente di ragionare in termini più astratti. La parola “vuoto” inquadrata nel quadro comprensivo umano corrente, significa solo “assenza” – “che non c’è nulla” – “che nello spazio che vedo c’è solo aria”. Da qua possiamo comprendere come il linguaggio sia stato utilizzato per raddrizzare un segnale “molto ricco”, un’onda caratterizzata da picchi e da armoniche come il battito del cuore, in un segnale liscio, controllato, senza esaltazioni, modulato, come il segnale atono dell’assenza di vita rilevato dalle macchine che monitorano il battito cardiaco. La “caduta” nell’ambito duale della realtà manifesta e percepita dai nostri sensi, trova comunque il suo senso nel processo educativo al quale siamo chiamati in ogni istante della nostra vita terrena. In questo “luogo” l’evoluzione continua il proprio compito di "segnale traente" verso la comprensione. Qua, sulla Terra, trovano senso e densità le nostre paure non manifeste in altre dimensioni; in questa maniera estrapolandole, tirandole “fuori” da noi le possiamo rendere manifeste, vederle, osservarle e comprendere come siano fatte. L’Antisistema, frutto di questa attività mentale dell’uomo, rappresenta proprio le nostre paure, rappresenta la nostra paura principe di guardare da un’altra parte rispetto a noi stessi, di guardare gli altri per non guardare dentro se stessi. Rappresenta la paura manifesta di morire. Rappresenta il senso di separazione dalla nostra parte divina. Rappresenta un modello educativo altamente specializzato, ed indiretto, nel ravvivare un segnale continuo in uno alternato, ricco di estensioni, fluido, vitale, armonico, ma solo come conseguenza di un moto comprensivo dell'essenza stessa; solo dopo avere "piallato", messo con le "spalle al muro".
I tempi che viviamo sono caratterizzati da una energia a più alta caratteristica vibrazionale, proveniente dal Cosmo, che interessa l’intero Sistema Solare; persino la Nasa sta osservando dei cambiamenti, in termini di innalzamento della temperatura, che stanno avvenendo su gran parte dei pianeti del nostro Sistema Solare. Con l’entrata nell’era precessionale dell’Acquario, stanno per cambiare i modelli di paradigma che ci hanno tenuti “assopiti” per così tanto tempo terrestre. Il 2012 corrisponderà proprio ad  un livello del cambiamento irreversibile; a quel punto l’evoluzione spirituale accelererà su ogni altro ambito. Nessuna fine del mondo nel senso classico, ma la fine di un mondo che ha fatto il suo tempo. Il 2012 è una scelta:

"So che molte persone stanno aspettando il 2012 come un evento importantissimo, l’arrivo dell’allineamento tra la Terra e il centro galattico. In senso concreto, l’intera comunità di dieci, forse dodici, milioni di persone che stanno operando nelle frequenze superiori noteranno un grandissimo cambiamento e questo cambiamento si esprimerà con una maggiore percezione, conoscenza intuitiva - una conoscenza intuitiva più sottile - e un intensificarsi della connessione emozionale con i propri compagni umani.
La loro capacità di vivere una vita centrata sul cuore esprimendo le sei virtù del cuore si moltiplicherà. Questo nucleo di persone, avendo già sviluppato atteggiamenti di comprensione fluida, di percezioni tranquille e di un’incrollabile fiducia nella benevolenza della super-intelligenza dell’universo, avranno nuovi poteri creativi perché opereranno come un uno e non come individui. All’inizio questa operazione non sarà per tutti molto chiara, ma un piccolo gruppo - forse uno su tremila, la sentirà e la vedrà, e sto parlando di tremila di quel gruppo di dieci o dodici milioni di esseri che stanno operando su queste frequenze più elevate.
Quindi, queste piccole frazioni percentuali lo vedranno e lo percepiranno negli anni futuri, e maggiormente si attiveranno e diverranno consapevoli anche di questa intelligenza collettiva, poiché essa diventerà spontaneamente un’entità co-creativa molto potente.
Ora, coloro che vivono in realtà che si fondano sulla paura, per la maggior parte vedranno amplificarsi le loro paure poiché queste frequenze e radiazioni in arrivo creano un ritmo di cambiamento che porta sofferenza nella loro vita. Dal punto di vista emozionale, possono anche maggiormente sconnettersi e chiudersi in se stessi.
Dunque, vedi, il 2012 rappresenta in realtà esperienze diverse per differenti stati di coscienza. Non sarà un evento in sé, come un’eclisse solare che è visibile nella maggior parte del mondo ma, piuttosto francamente, nessuno sa esattamente e per certo a cosa sarà simile, poiché non è paragonabile di preciso a nulla e il suo capitolo finale non è ancora stato scritto.
Per cui in questo, cioè nel capitolo finale, noi stiamo interpretando ruoli improvvisati, non c’è nulla di scritto e neppure un regista, nel senso specifico della parola. Piuttosto, la Sorgente Primaria ci sta permettendo di scegliere il nostro destino: vivere una vita centrata sull’amore e seguire la sovranità della Terra oppure vivere una vita basata sulla paura e restare nella frequenza della griglia della terza dimensione con tutte le sue limitazioni.
In ultima analisi, il 2012 è una scelta. Soltanto coloro che vogliono sottostare a una profonda revisione, a una nuova prospettiva, diciamo, della natura della realtà, e che si apriranno e si avvarranno del potere dell’intelligenza collettiva e di come questa intelligenza ristruttura il volto dell’umanità, soltanto questi vedranno in realtà il 2012 per quello che è. Tutti gli altri vedranno le illusioni e, in un certo senso, saranno forzati a vivere tra le ombre dell’esperienza reale".
Fonte: James wingmakers.com ( tratto da http://www.stazioneceleste.it/il_2012_%C3%A8_una_scelta.htm )

lunedì 30 novembre 2009

Il senso biologico della malattia.







Sette anni fa, il 16 novembre 2002, moriva mio padre a causa di una forma di Leucemia; come sappiamo questa malattia è tuttora incurabile dalla scienza medica allopatica, ossia da quella forma di "conoscenza e sapere" che ha preso il sopravvento, nell’era “moderna”, su ogni altra forma di cura presente sul pianeta. Vediamo cosa significa il temine “allopatia” nella enciclopedia medica:

"Allopatia: metodica terapeutica basata sul principio ippocratico “contraria contrariis curantur” che afferma che, per portare a guarigione un soggetto malato, gli si devono somministrare farmaci capaci di provocare nell’individuo sano fenomeni o sintomi contrari a quelli della malattia".
Fonte: www.sanihelp.it

Praticamente questa definizione non mi suggerisce nessuno "spunto", se non un naturale moto di sospetto in merito al significato delle parole utilizzate. Queste frasi utilizzano una “radice” antica, legata ad Ippocrate, del quale l’individuo medio non sa nulla ma ne “stima” a pelle perlomeno la valenza di saggezza. Oltre a questo aspetto, per così dire, nobilitante il resto della definizione è molto arida. Esistono altre definizioni del termine “allopatia” molto più specifiche ma ancora più estranianti per colui che legge senza essere un medico.
Prendiamo allora queste altre parole trovate sulla “rete”:

"L’allopatia è un metodo terapeutico che per guarire utilizza sostanze che inducono effetti contrari alla natura della malattia, cioè sopprime i sintomi senza curare la malattia che scatena il sintomo stesso e non tiene conto dell’ammalato nella sua interezza, ma rende l’organismo un insieme di organi e apparati tutti distinti l’uno dall’altro".
www.konogea.it

Dalla particella “cioè” in poi, si comprende la volontà di spiegare meglio il medesimo concetto trovato nella precedente definizione. E da qua si inizia a comprendere qualcosa in più; nella mente si iniziano a formare delle prime “immagini” che plasmano i primi pensieri. Il senso di calore che immediatamente percepisco alle parti basse dello stomaco e nelle viscere, mi trasmette il vero significato di quelle parole, o di quelle diluizioni d’energia che scatenano vere e proprie reazioni molecolari nel corpo fisico. Ascoltando ciò che accade dentro di noi, nel vero ed unico linguaggio delle emozioni, possiamo facilmente filtrare l’aspetto esterno di ogni informazione, possiamo imparare a ragionare by passando le funzioni logiche ed analitiche della mente imbrogliata dall’inconscio (programmato da ogni aspetto legato all’educazione, alle credenze, all’abitudine di un mondo “rovesciato” come quello “ordinato” dall’Antisistema, nel quale siamo immersi dai primi istanti della nostra nascita). Ragionando tramite le immagini indotte dal codice emozionale, siamo liberi dai condizionamenti imposti, tornando alla nostra essenza più intima legata al ricordo di noi tramite il battito del cuore; unico segnale capace di sincronizzare ogni aspetto di noi, nonché “rumore” amico e sicuro sin dai tempi della posizione fetale.
Cosa significa quel senso di calore percepito alle parti basse? Nel mio linguaggio delle emozioni significa: “porca miseria, mi hanno fregato per tutto questo tempo?”, cioè racconta l’inizio di un moto di sollevamento della curiosità di sapere,  legato alla comprensione naturale di essere stato ingannato e di non avere avuto occhi per “sentire”. Ovviamente questo non significa criminalizzare nessuno; semplicemente, però, prendere in considerazione anche le “alternative” o la “concorrenza”, per dirla nel linguaggio del business.
Allora il mio pensiero torna a quei 18 mesi circa, di sofferenze e tribolazioni legate all’arco ciclico del decorso della malattia “vissuta” da mio padre. Cosa mi è rimasto impresso maggiormente nei cassetti della memoria emotiva? Oltre alla sofferenza e a tutta la sua  ampia “sfumatura”, ricordo lo stato “ambientale” nel quale un ammalato ed i propri familiari vengono a trovarsi innestati in maniera improvvisa e inaspettata. L’ambiente degli ospedali e dello staff che “lavora”; i colori, le forme, le attrezzature, i metodi, i volti, i gesti, le parole, i pensieri, l’energia, gli odori, i tempi, la fretta, il nervoso, la meccanicità, l’abitudine, la disillusione, gli sguardi, etc. che “accolgono” esseri umani necessitanti e desiderosi di una sola cosa, in quel momento: di amore. Le persone sono tutte diverse eppure tutte eguali in determinati stati d’animo o momenti della loro vita segnati dal dolore della malattia; le persone necessitano di comprensione, calore, affetto… insomma di una buona parola e di un caldo sorriso. Non intendo ora fare opera di discriminazione di un “metodo” a scapito di un altro; intendo solo affermare che “osservando le cose” in maniera diversa dal solito, le “cose” iniziano a prendere un senso diverso dal solito, iniziano a comunicare con noi. Cosa significa vedere le cose in maniera diversa? Vuole significare il comprendere attraverso le emozioni se una qualsiasi situazione nella quale ci imbattiamo è “sostenibile”, corretta, sensata, etica, morale. Ognuno di noi, prima o poi, verrà a contatto con la realtà di un ospedale; quella sarà l’opportunità per comprendere se l’organizzazione di pensiero che sottintende quella struttura è in linea armonica con lo spirito evolutivo che alberga nel senso stesso della nostra esistenza in Terra. Comprendere ciò attraverso il cuore, vuole dire aprire gli occhi e smettere di criticare, perché noi stessi siamo parte di quell’ordinamento che ha portato le “cose” a manifestarsi nella densità della materia. Dirò di più; per comprendere meglio cosa intendo, la prova più palpabile è il pagamento delle tasse al quale tutti noi siamo chiamati. Tutti noi partecipiamo alla costruzione di quell’ospedale attraverso il pagamento delle tasse e ne siamo, pertanto, anche responsabili del funzionamento ad ogni suo “livello”. L’ambiente che ci attende per “curarci” quando siamo malati e sofferenti ed impauriti, determina il grado ed il livello della guarigione; è una componente importante della guarigione. Il Dottor Hamer, padre di un nuovo modello di medicina, ha scoperto i legami ed il senso biologico della “malattia”. In alcuni prossimi articoli approfondirò la conoscenza del pensiero di quest’uomo, messo da parte, confinato dalle spire dell’Antisistema e, dunque, da tutti noi.
Mi ha molto colpito, ad esempio, la natura ed il “senso” del “raffreddore” descritti da Hamer, ossia un processo di riparazione naturale di un “danno” subito in precedenza.

“In sostanza avviene che, in presenza di un conflitto inaspettato per una situazione che, all’improvviso, ci impedisce di conoscere cosa ci sia “dietro l’angolo”, si attiva la mucosa nasale. Il processo fisiologico è una riduzione dell’epitelio, e il senso biologico è evidente: allargare per “annusare” meglio e riconoscere se c’è un pericolo. Quando il pericolo è stato riconosciuto e quindi si è risolto il problema, avviene il successivo passaggio: semplicemente la produzione di muco per riparare la necrosi della muscosa nasale. Così si comprende perché il raffreddore, non potrà mai guarirlo nessuno, perché esso stesso è una riparazione della Natura, quindi un processo necessario, inevitabile e sensato. Come dice Hamer: non si può guarire la guarigione”.
Fonte: Grazie dottor Hamer” di Carlo Trupiano.

Ora comprendo anche il senso biologico di quello che è successo a mio padre; la Leucemia è la risposta dei processi biologici del corpo fisico ad una richiesta inoltrata dal cervello. È una interpretazione del cervello stesso di una situazione di “blocco” o di “non senso”, alla quale l’essere umano è sottoposto per condizioni di vita. L’esterno che condiziona l’interno. Il cervello che viene continuamente subissato di “dati” dai sistemi periferici, si “convince” o viene “ipnotizzato” a diramare l’ordine di materializzazione di uno stato di malattia (il cervello conosce solo lo stato 1 o 0 come un interruttore della luce) quando le condizioni vitali esterne sono tali da mettere a repentaglio lo stato vitale interno. Ovviamente diluito nel tempo, uno stato di non equilibrio o di stress, conduce alla morte fisica dell’individuo. Il cervello, che è a conoscenza dei trend vitali di ogni organo interno, ad un certo punto ordina la proliferazione della malattia, al fine di fermare l’individuo e costringerlo a cambiare abitudini. È dunque una nostra protezione la malattia. L’uomo si rispecchia nella malattia e può meglio “riflettere” su quello che sta facendo della propria vita.

“Conosci te stesso” - Socrate

Ritratto senza tempo.



Sciami di note
compongono
sinuose vastità
luce e ombra
alchimia
ragion d’essere
coriandoli di carezze
scoppi di gloria. 



domenica 29 novembre 2009

Il fiore della Vita.






È per me assodato che la Terra, in quanto essere vivente, respira allo stesso modo di un essere umano o di un criceto, di una pianta oppure di un cristallo. Per la natura olografica e frattale dell’Universo, se sulla superficie del pianeta esiste anche solo una “specie” o razza vivente che, senza ombra di dubbio, respira, allora anche la Terra intera deve essa stessa respirare. E dato che sulla superficie della Terra esistono innumerevoli specie viventi dotate di polmoni per la respirazione, non da ultimo proprio la nostra razza, non è molto complesso per una coscienza “logico deduttivo spirituale” comprendere che il pianeta “madre” stesso debba respirare secondo il medesimo schema concettuale creativo. Dunque, dato per certo questo meccanismo vitale, dobbiamo trovare almeno un “disegno” frattale più accessibile, per i nostri sensi e velocità vibrazionale, al fine di comprendere meglio quello che succede più in grande. Ossia dobbiamo scovare il macrocosmo nel microcosmo. Ecco che immediatamente salta all’occhio il processo di crescita, evoluzione e maturazione dei frutti. A questo punto provo curiosità in almeno due distinti piani di osservazione:
  1. Cosa è un frutto?
  2. A cosa serve?
Ma prima di rispondere a questi due quesiti che mi viene naturale porre vado al punto “frattale” dell’argomento.
Ogni frutto progressivamente si espande secondo leggi matematiche e geometriche di appartenenza alla dimensione dello spazio/tempo. Registriamo cioè una sorta di respirazione del processo vitale legato al frutto, molto simile in questo frangente all’atto dell’inspirazione, ossia del riempirsi di aria espandendo il volume dei polmoni. Il processo legato alla maturazione dei frutti “disegna” l’inspirazione del processo di respirazione, la fine della maturazione e relativa caduta dal ramo che li ha sostenuti per la loro intera “vita” racconta viceversa l’espirazione. Ecco che, trovato almeno un frattale del macrocosmo nel microcosmo, per trasposizione riusciamo a meglio comprendere come anche il pianeta Terra debba respirare, secondo tempi molto più “ampi” e non distinguibili dal genere umano, aumentando le proprie dimensioni a causa dell’atto legato all’inspirazione, come abbiamo visto nell’articolo di ieri (21mm circa, in ogni direzione all’anno). La prova sta nell’osservazione del processo di evoluzione dei frutti. Con questo non intendo sostenere che la teoria della Tettonica delle placche o della deriva dei continenti siano errate, ma che riescono solo a “scorgere” una conseguenza e non la causa di una tale dinamica.
Insomma la Terra respira e, nella sua fase di inspirazione, si espande.
Le due osservazioni precedenti invece aprono e spostano il discorso su un altro piano: quello dello scopo di una forma vitale che partecipa alla “danza” della vita.
Cosa è un frutto e a cosa serve? Ai fini di questa domanda è molto indicativo quello che descrive Wikipedia:

“Il frutto in termini botanici è il prodotto della modificazione dell'ovario a seguito della fecondazione. Il significato biologico del frutto è fornire protezione, nutrimento e mezzo di diffusione al seme che contiene”.

Dunque il frutto trova la propria missione nella funzione di proteggere il seme, il quale rappresenta l’evoluzione e la continuità dell’atto creativo. In esso è racchiuso il potenziale evolutivo della vita.
Vediamo come si evolve il processo:
“Perché si formi il seme, devono avvenire l’impollinazione e la fecondazione; il polline di un fiore, cioè deve raggiungere la sacca contenente gli ovuli di un altro fiore della stessa specie e fecondarne gli ovuli. Il polline può essere trasportato dal vento, dall'acqua o dagli insetti. Ad esempio il polline delle antere si deposita sull'insetto. Se l'insetto raggiunge altri fiori della stessa specie, il polline cade sui loro pistilli. A questo punto, dal polline germina un tubicino, attraverso il quale le cellule maschili fecondano gli ovuli. Avvenuta la fecondazione, l'ovario si ingrossa e si trasforma in frutto, mentre gli ovuli diventano i semi”.
Fonte: http://www.giuseppina.org/classequarta/SCIENZE/fioreefrutto/FIORE%20FRUTTO.htm

Se questo è un frattale minore di quello che succede al livello superiore, chiediamoci dunque chi siano i “semi” e i “frutti” nella storia della vicenda umana sul pianeta Terra. Riflettiamo sul vero significato della funzione dei frutti e della loro altissima missione di protezione dei semi…

Tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei. “Il vuoto” – F.Battiato

sabato 28 novembre 2009

Autostereogramma; nascondere quello che più interessa.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…




Quando ce la prendiamo per qualcosa, solitamente c’è qualche aspetto nell’altro che ci da fastidio, che ci urta. Molto spesso non diciamo nulla e ce ne andiamo giurando che quella persona non la rivedremo mai più o ci auguriamo il più tardi possibile. Insomma, l’altro viene giudicato reo di averci offesi, ridicolizzati, mancato di rispetto, etc. Il colpevole è sempre l’altro.
In realtà abbiamo solo giudicato noi stessi, perché l’altro ci fa molto umilmente da specchio; uno specchio talmente inconsapevole da risultare addirittura estraneo alla propria “funzione nascosta”. Nella realtà di tutti i giorni (la realtà che i nostri sensi ci dipingono attorno), questa naturale caratteristica dell’Universo è sempre in “funzione” e, nella nostra semicecità, passa quasi del tutto inosservata. Questa legge vale per tutti in quanto intima della struttura costituente la ragion d’essere di questo piano della creazione.
La prova che “l’altro” è l’involontario specchio di noi stessi è che, solitamente, quando decidiamo di tornare a “chiarire” le cose, l’altro rimane sconcertato da quanto gli diciamo; non crede a quello che sentono le proprie orecchie, oppure se è consapevole, evidenzia qualche motivo “satellite”, ovverosia dichiara la sua verità, che conferma la natura dello specchio anche se ancora celata da altre intenzioni. Quello che occorre notare è che questo atteggiamento (di smarrimento oppure di presa di posizione) è vero, dobbiamo credergli perché, l’altro stava solo facendo da specchio a noi. Il caso più evidente è quando la nostra “naturale” coda di paglia, oppure il nostro nervosismo, ci porta a scattare come molle non appena l’altro ce ne da occasione. È talmente evidente la natura del riflesso, da risultare addirittura “accecante”. Infatti, più tardi, a sangue freddo, solitamente si comprende di avere esagerato e, molte volte, si chiede scusa/perdono. Questo è lo scopo del meccanismo di specchio/riflesso: evolvere comprendendo i nostri errori di interpretazione della realtà percepita. Senza dare la colpa a nessuno che non sia il nostro stesso essere. È come levarci di dosso le tante asperità del cosiddetto carattere, ripulendolo gradatamente mentre si vive. In questa maniera si rimane nel presente, nella particella temporale – adesso. E si “lavora” incessantemente su se stessi dando prova di responsabilità nei confronti di “entrambe” le parti.
Uno dei termini più in voga ai giorni nostri è “essere nervosi” o stressati; lo siamo per molto tempo durante la giornata. E tutto ciò che ci circonda e che, tiene a noi in quanto particelle divine, tenta in tutti i modi di farcelo capire; uno dei modi più diretti che l’Universo ha per renderci consapevoli che “così” non si può andare avanti è proprio quello di “marcare” il nostro comportamento eccessivamente “agitato”, tramite il meccanismo dei riflessi che “il tutto” ci rimanda indietro.
“Giudica e sarai giudicato”- cosa potrebbe significare se non questo?
“Scagli la prima pietra chi è senza peccato” – cosa potrebbe significare se non farsi un esame di coscienza prima di “colpire” gli altri tramite la nostra autorità suprema?
A questo proposito Steiner ci ricorda che “Spesso la forma più lieve di nervosità è una fretta della vita animica”; ossia “Vorrei caratterizzare così chi è incapace di trattenere un pensiero e di seguirlo veramente fino alle sue conseguenze, chi salta continuamente da un pensiero all’altro, e quando lo si vuole trattenere è già da tempo passato a un altro pensiero. Un’altra forma di nervosità si manifesta nel fatto che gli uomini non sanno che cosa fare di se stessi, non sanno prendere decisioni proprio nei casi in cui andrebbero prese, e non sanno in fondo mai di preciso ciò che dovrebbero fare nelle diverse situazioni”.
Anche come si studia oggi, e cioè con la classica “sgobbata” o studio superficiale, dichiariamo una assenza di un vero legame dell’interesse animico. Manca il volere intenso del possesso di quel che si è assimilato. Non esiste condizione peggiore per l’intera individualità dell’uomo di quella di essere animicamente lontano con il proprio cuore da quel che deve fare la testa. È un qualcosa che influisce negativamente sulla forza  e sull’energia del corpo eterico umano. Il corpo eterico o vitale si indebolisce sempre di più a seguito di un tale comportamento, per lo scarso legame esistente tra l’essenza dell’anima umana e ciò che si fa. Più si deve fare ciò che non interessa, più si indebolisce il proprio corpo eterico o vitale.
Come sempre l’Antisistema ha saputo manifestare delle condizioni vitali "opportune", per ogni essere richiamato progressivamente dalla campagna tramite la cosiddetta rivoluzione industriale, al fine di permearlo sempre più in uno stato di confusione, agitazione, nevrosi, stress, perseguimento di quello al quale non è veramente interessato, etc.. Oltretutto i bimbi che iniziano il ciclo di studi subiscono il trattamento sopra riportato, risultandone alla fine molto staccati ed indeboliti dalla missione che prevede la propria anima per questa incarnazione. A questo punto il dado è tratto. Indeboliti etericamente, sconnessi con la propria anima, con una bassa energia vitale, il giovane adulto affronta la “vita” senza nessun orientamento spirituale e si trova alla mercè di quello che “offre il convento”.
È un fattore di discernimento dello stato delle “cose” quell’aspetto che fa la differenza. È sufficiente notare e conoscere la natura degli “autostereogrammi” per capire che una immagine ne può nascondere un’altra anche più complessa. La differenza la fa il nostro punto di osservazione e la nostra prospettiva.

"L'autostereogramma, è un'illusione ottica creata da particolari immagini piane che induce chi la guarda a visualizzare una figura tridimensionale. Questa tecnica usa i principi della stereoscopia ma viene generata in maniera totalmente differente. Comunemente viene anche detto stereogramma, tuttavia questo termine definisce tutti i tipi di immagine piana atta a produrre un effetto di profondità, non soltanto l'autostereogramma. La figura è generalmente costituita da una successione di strisce verticali larghe diversi millimetri che differiscono tra di loro leggermente. Quando l'osservatore tenta di 'mettere a fuoco' non la figura piana ma un punto immaginario dietro il disegno, il suo cervello è ingannato ed interpreta due strisce affiancate come se fossero la stessa attribuendo quindi alle piccole differenze tra le strisce stesse una realtà tridimensionale. Un sistema per cercare di ottenere e mantenere questa "messa a fuoco appositamente errata" oltre il disegno è quello di partire toccando il foglio o lo schermo con la faccia ed allontanandosi lentamente, continuando a non mettere a fuoco la superficie. Questa tecnica, oltre a creare l'effetto di tridimensionalità, viene talvolta utilizzata anche per nascondere delle informazioni, specie a chi non conosce la tecnica, infatti guardando l'immagine sembrerebbe una normale immagine casuale o uno sfondo per siti internet".
Fonte: Wikipedia

Come abbiamo sontuosamente compreso siamo sempre alle prese con la natura illusoria di questo piano dimensionale governato dai sensi…

"Il mio cervello è la chiave che mi rende libero". (Harry Houdini)