martedì 12 maggio 2015

La macchina della ciclicità.




"I dati ufficiali Inps sul lavoro ci dicono che la strada da percorrere è ancora lunga, ma la macchina finalmente è ripartita...".
Matteo Renzi
Che cosa è… (ri)partito? Parti da "qua":
la Banca d’Italia è una banca statale controllata dai privati.
Ergo… rimane una “banca” (privata – dal suo nominativo – di quella attenzione che usualmente riponi, allorquando “inquadri moralmente l’operato storico – riconosciuto popolarmente e non certo a livello didascalico - di una banca”).
Ora, quando una economia d’insieme si (sor)regge su un fitto intreccio di interessi, nel dettaglio, che cosa (ri)accade quando la “macchina (ri)parte”?
Beh, come minimo che… gli interessi privati, dei "player bancari", (ri)partono. Il “(ri)torno all’utile”… (ri)parte.
Mps: il ritorno all'utile. Ora si guarda al 2018.
Dopo 11 trimestri di perdite, l'istituto senese rivede profitti:
72,6 milioni a marzo 2015. Il piano industriale: nel 2018 880 milioni di utile netto…
Link
11 trimestri di perdite (a livello "contabile (ri)creativo").
Ci sono banche che, (in)vece, anche durante la “crisi” non hanno mai “sofferto” più di tanto. Anche se… è bene averlo sempre in mente, che:
  • le banche sono organismi più complessi, rispetto alla “vetrina, che dà sulla strada”
  • le banche sono formate da più “entità”, solo apparente(mente) di(staccate) dal concetto classico di “marchio, filiale e direzione”
  • le banche sono costituite anche da società satelliti, che operano in sinergia… ma senza mai destare attenzione
  • le banche possono, attra(verso) le proprie componenti “altre”, anche… “puntare contro se stesse, dando luogo ad un meccanismo di vasi comunicanti, che permette di travasare i relativi contenuti ad hoc e, soprattutto, senza dare troppo nell’(hoc)chio”.
 
Se "vendi allo scoperto" (qualcosa che non hai)… che cosa puoi ottenere?
Che cosa puoi anticipare (visto che tu “banca”, lavori con una previsione dell’accaduto... che anticipa sempre l’arrivo/la formazione della cosiddetta “opinione pubblica o parco buoi”)?
La banca vive una diretta. Tu vivi la differita (con)seguente…
Lo slogan “Ti piace vincere facile?” è un’ampia verità.
Quando una banca fallisce è perché “serve che sia così”!
In realtà, una banca è una entità eterna perché… immortale.
Il fallimento di qualche banca non significa nulla. Sino a quando rimarrà del tutto intatto lo status quo, “qua, così”... dove vuoi andare?
La banca è inserita a monte di te. Ergo… essa prolifera su di te, che la (man)tieni in Vita.
Nel processo monte/valle, della creazione del denaro, “tu dove sei”?
He He. Che cosa te lo chiedo a fare.
Lo sai ma, in(vece), di “accorgerti, al fine di dare luogo ad uno scatto di consapevolezza”, tu che fai?
Ti adegui, sempre e comunque, nonostante tutto (tutto, cosa? Beh… nonostante la “storia della tua esperienza e dell’esperienza umana, che conosci ma… non riconosci”).
Qua nessuno è fesso”. Vero?
Sigh. Quali vette ®aggiunge l’Ego umano, quando si (ri)trova in “mani altrui”.
E pensa, poi, che quasi paradossal(mente), a cotanto trabordare egoico (in termini di importanza di genere e pseudo sicurezza/e), sei pieno di paure.
La paura per il “domani”. Per l’avvenire dei “tuoi” figli. Per la tua vecchiaia. Per quello che “sarà/verrà” e che ti (ri)serva il “futuro/destino/Dio”.
Sino all’apoteosi della tragicommedia “Paradiso/Inferno” (morte e... giudizio - sempre - altrui)… qualcosa che, ancora oggi, anche se non sembra… ti blocca e ti rende inerme/inerte, lasciandoti solo le forze utili per (con)seguire, per auto adattarti, per auto suggestionarti e per cadere ogni volta nella stessa maniera, anche se mascherata sempre d’altro.
La storia si ripete, sempre… in maniere di(verse).
Che cosa significa frattal(mente)?


Che:
  • ogni “maniera
  • “serve” sempre
  • allo stesso “principio causale” (Nucleo Primo)
  • e che tu “vieni sempre dopo”.
Quando una “bolla” è al culmine della sua Vita, "scoppia". E quando la “bolla” è stata resa centrale, all’interno di una società, quando scoppia… che cosa (ri)genera?
Una deflagrazione che, in termini economico/sociali, significa:
“crisi” (qualcosa che esiste solo all'interno di una "Caverna", governata dall'invenzione del denaro).


La “banca”, che lo sa prima di te (perché è essa stessa vicina all’origine della “bolla”) inizia a “scommettere al ribasso, in quei circuiti digitali/virtuali che raggiungono la realtà manifesta in maniera ubiqua, in leva e non localmente – come un Dio.
La banca “vende allo scoperto”. Punta in favore del vento della crisi e la permette, incoraggiandone l’inizio e dando luogo al “sassolino che genera la valanga”).
La crisi è (pre)vista e cavalcata, così come – ovvio – è la (ri)presa.
La banca guadagna sempre. Ma, “non si deve sapere”… perlomeno quando i guadagni giungono dalla fase speculativa al (ri)basso... che accompagna la “crisi”, quando la Massa paga le (con)seguenze.
In una simile fase della “crisi”, i guadagni della banca prendono altre vie, rispetto alla contabilità ufficiale, in maniere per(messe) dalla legge e dai regolamenti.
Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma...”…
Antoine-Laurent Lavoisier
Questo denaro non viene registrato, perché viene accumulato dalle (p)arti “altre” della banca, che tu non (ri)esci mai a mettere in relazione alla banca stessa.
La finanza? La Consob? La Ue? He He (andiamo!).
La banca recita (“cita da Re” il proprio copione, la propria parte), come fai con grande attenzione anche tu, nella (p)arte del singolo cittadino che paga le tasse o le evade, per quello che puoi fare tu.
Se lo fanno loro, perché non lo devo fare io?”…
Vero?
La clonazione del comportamento “di fatto” della banca, ad opera del cittadino, è al “ribasso”, ossia, è in senso dispregiativo del vivere d’insieme e dell’insieme dei cosiddetti “valori etici e morali”.
La società diventa (è) un “Mercato(ne)”, caratterizzato da una guerra tra poveri (con)vinti di essere “gli uni migliori degli altri” non accorgendosi che, nel dettaglio, ognuno è sempre, solo ed esclusiva(mente):
un poveretto, reso schiavo dalle convenzioni e dalle invenzioni che, per legge, “ti hanno”.
La più grande invenzione che ti ha (con)vinto è stata quella della necessità del denaro.
Ancorandoti al denaro, ti sei ancorato/a ad un potere non manifesto ma (com)presente, che non registri mai, come nella contabilità nascosta dei profitti delle banche in tempo di crisi:
  • una stagione dei profitti che dura da sempre
  • perché infrastrutturale
  • e centrale
  • rispetto alle fondamenta
  • della società e dell’individuo.

Bce, Bankitalia avvia prestito su titoli acquistati in ambito Qe.
A partire da oggi 11 maggio la Banca d'Italia presterà sul mercato i titoli di Stato italiani acquistati nell'ambito del 'quantitative easing' sotto l'egida Bce...
Obiettivo di Via Nazionale, che si fa carico dell'80% del totale "rischio" sui governativi sottoscritti contro il 20% della Bce, è secondo il suo comunicato quello di "evitare fenomeni di scarsità di singole emissioni e sostenere il regolare funzionamento del mercato".
Secondo effetto del nuovo - atteso - programma denominato "securities lending" è "fornire la provvista per operazioni di vendita allo scoperto"
Link
La (ri)presa viene registrata nel momento in cui si annuncia l'inizio del Qe, della Ue (con l’ausilio delle single banche centrali nazionali). Segno che… “la gente” si fida di una simile “garanzia e (com)presenza superior(mente) schierata ed allineata”.
 
Ossia:
  • “la gente” si adegua
  • (con)segue
  • crede che…
La Banca d’Italia, oltre alla presente funzione pubblica, guadagna anche dalle operazioni di Qe, “prestando titoli acquisiti nel frattempo, onorando le ‘aste pubbliche statali… ad interessi zero’, che alimentano il funzionamento sociale d’insieme. Ciò che permette di mantenere lo Stato ‘efficiente’ e lo status quo sempre in vigore”. E anche di:
fornire la provvista per operazioni di vendita allo scoperto"…
He He.

Chi, allora, emette "i titoli di Stato"... se è la Banca d'Italia (a quanto pare solo "d'Italia" nel marchio registrato del proprio logo) ad acquistare?
Lo "Stato"? E che cos'è lo... Stato, se la Banca d'Italia è "privata"?
Il Qe “serve”. Dopo il successo targato “Made in Usa”… il Qe è una pratica comune.
La “dima” per il Mercato.
Con la (con)seguenza che, tutto av(viene) al di sotto
Banca Inghilterra, nulla di fatto su tassi e "quantitative easing".
In linea alle attese dei mercati, Banca d'Inghilterra ha confermato l'attuale costo del denaro a 0,5%.
Stabile anche l'ammontare di "quantitative easing" a sostegno dell'economia pari a 375 miliardi di sterline, importo peraltro ormai da tempo già raggiunto…
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Che cosa sai?
Che cosa capisci?
Che cosa pensi?
Che cosa fai?
Sino a dove puoi giungere?
A quale epoca è possibile datare la sindone?
Si tratta di un problema controverso. Le caratteristiche tessili sono compatibili con quelli risalenti a epoche precedenti la vita di Cristo. Ma la datazione con il carbonio 14 ha stabilito che la Sindone sia stata fabbricata in epoca medievale.
Tuttavia ritenere attendibile questa datazione risulta alquanto problematico
Giovanni Paolo II affidò agli scienziati il compito di studiare il telo. Ma al di là di tutto, questa è un'immagine che richiama la storia del personaggio Gesù di Nazareth. E questo va al di là degli studi di un'impronta.
La chiesa non si fonda sulla Sindone, ma poiché essa richiama in modo inequivocabile la passione di Cristo, ecco che diventa un oggetto che può aiutare il cammino di fede…
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  • ritenere attendibile questa datazione risulta alquanto problematico (è il “bias di conferma”, allora, che alimenta tutto)
  • al di là di tutto, questa è un'immagine che richiama la storia del personaggio Gesù di Nazareth. E questo va al di là degli studi di un'impronta (ok?)…
Sei sempre con(fuso/a), se… fai focus su qualcosa, in una maniera più approfondita rispetto al solito. Come se… qualcosa si infittisse in maniera proporzionale al tuo im(pegno). Ciò evidenzia la (com)presenza strutturale, nel tutto, di una componente di auto protezione dell’(Anti)Sistema (un firewall intelligente e tarato esattamente su di te, sul tuo comportamento, sul tuo pensiero, sul tuo essere “qua, così”).
Ciò che non è mai casuale.
È la “scala d’ottava” che ha sempre una interruzione, nella quale “inciampi”…
L’articolo di SPS continua, con un “andamento ad ape”.
Vola anche tu, allo stesso modo. Leggero/a, con ali che si ammantano della qualità frattale, ubiqua(mente) disposta dapper(tutto).

Altolà!

Puoi anche leggere delle certezze, come questa:
oggi le testimonianze sulla Seconda guerra mondiale si possono valutare con minore difficoltà rispetto a sessant’anni fa, quando una parte del Carteggio venne resa pubblica
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Il “Carteggio” è quello (presunto o tale) avvenuto tra Mussolini e Churchill, che “se autentico”… cambia completa(mente) la scacchiera e gli eventi di ciò che è stato passato e registrato nella storia deviata (ciò che pensi di conoscere, relativamente al “tuo” passato).
"Quando una parte del Carteggio venne resa pubblica"… (allora esiste. È stato anche reso pubblico, almeno in parte. No?).
Poi.
De Gasperi avrebbe trasferito l’intero carteggio in una cassetta di sicurezza in Svizzera; alla scadenza del contratto, l’intero contenuto del deposito, in accordo con la legislazione svizzera in materia di desecretazione dei documenti storici, sarà riversato nell'Archivio storico confederale
Il testo delle intercettazioni telefoniche effettuate dai servizi segreti tedeschi a Salò, sulle conversazioni di Mussolini, conferma l'esistenza di tentativi segreti di accordo e lo scambio di lettere tra il dittatore italiano e il Primo ministro inglese Winston Churchill, anche nel periodo successivo all’entrata in guerra dell’Italia…
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Non ci sono dubbi, allora?
Mhm… pensi che sia tutto così semplice? Naa. In effetti, molto spesso, ormai, accade che… tu non possa mai sapere nulla con esatta precisione. Tutto ciò che ti viene (ri)portato “odora sempre di… dubbio”. Ad esempio e ad altra "ottava"…
Kasia Smutniak e il "giallo" sulla lettera a Taricone: "Mai scritta, non l'avrei mai fatto".
“Non l’avrei mai fatto”:
a parlare è Kasia Smutniak, che in una recente intervista ha smentito categoricamente di aver mai scritto la lettera a Pietro Taricone postata sui social network lo scorso febbraio…
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Lettera sì o lettera no? Questo ambito vale per qualsiasi tempo e situazione.
Perché il potere che controlla, impera grazie ad un comportamento “illecito”... perpetrato nei confronti della Massa (i pochi che sfruttano i tanti. Qualcosa che sembra impossibile ma tant’è)…
E allora, il dubbio è una costante. I Media e le persone interessate, ingrossano le coltri di "fumo".
Mimmo Franzinelli, in un saggio Rizzoli, ricostruisce la vicenda della clamorosa contraffazione.
Il carteggio falsificato.
Tra Mussolini e Churchill non vi fu mai un preteso scambio di lettere segrete
La prima insinuazione fu lasciata cadere in un trafiletto pubblicato il 7 ottobre 1945 dal quotidiano romano “Il Tempo”:
“Si apprende che durante la sua permanenza a Como, Churchill sarebbe venuto in possesso delle lettere da lui scritte a Mussolini”.
Nasce di qui uno dei casi più clamorosi di storiografia complottista d’Italia. Winston Churchill, secondo l’autore di questa insinuazione, in quello e successivi viaggi sarebbe stato intenzionato a recuperare lettere che avrebbero potuto dimostrare una sua complicità con Mussolini mai venuta meno, neanche ai tempi della feroce guerra mondiale che avrebbe visto i capi del governo inglese e italiano battersi su fronti opposti.
Churchill lasciò correre e quella "notizia" divenne nel tempo un clamoroso caso giornalistico e non solo.
All’amo dei falsari abboccarono addirittura i due più importanti editori italiani del Novecento:
Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli.
Mondadori il 19 ottobre del 1953 si precipitò a Milano da Sankt Moritz e versò un milione e mezzo di lire (cifra per l’epoca sbalorditiva) pur di assicurarsi "una parte" della "corrispondenza segreta" tra Winston Churchill e Benito Mussolini.
Stessa cosa farà Rizzoli, il quale, a fine aprile 1954, darà alle stampe su «Oggi» una prima serie di lettere (false), facendo impennare le vendite del settimanale.
Tutto ciò nonostante fosse evidente che le missive di Churchill erano del tutto poco plausibili, per di più scritte in un inglese maccheronico. Lo rilevò Arrigo Levi in quegli stessi giorni…
Di lettere a Mussolini, Churchill ne scrisse una, il 16 maggio del 1940, sei giorni dopo essere diventato il capo del governo. "È troppo tardi" chiedeva lo statista inglese "per impedire che scorra un fiume di sangue fra i popoli britannico e italiano?"…
"Una costruzione dalle facciate vivaci, dietro le quali c’è il vuoto". Miracoli della storiografia complottista.
Link
Ok. Allora le lettere non esistono. Ma…
Falso il carteggio Mussolini - Churchill? No, il Corriere si sbaglia
Link
He He…
Dovresti chiederti, alla luce di questa affermazione (a proposito della Sindone):
la datazione con il carbonio 14 ha stabilito che la Sindone sia stata fabbricata in epoca medievale. Tuttavia ritenere attendibile questa datazione risulta alquanto problematico
Se le "cose" stanno proprio "così... come te le raccontano, da sempre).
Peccato che, (in)vece, la datazione al carbonio 14 sia sempre presa per buona, allorquando “serve” per scrivere trattati e libri di storia deviata.

Ci sono così tante "concomitanze", che una simile tecnica di datazione lascia il tempo che (ri)trova. E, in(fatti), è proprio per questo effetto concreto che è stata sviluppata e “serve”.
Status quo…
Chi ha scritto libri che affermano che il Carteggio non esiste, ci ha solo “guadagnato”. La verità è ben altra cosa. L’umanità è schiava di questo modo di auto pro(cedere).
E anche se alla luce del tuo “sentire”, (ri)conosci perfetta(mente) il “sapore dell’artifizio”… non è mai sufficiente per trasformarti in un essere vivente dal punto prospettico di una simile “coerenza”.
Lo stato di mezzo non ti giova af(fatto). Dai retta a SPS. Ciò che prendi in termini di “sviluppo sociale”, rendi in termini di “memoria”.
La tua “resa” è senza condizioni, essendo del tutto senza (ri)cordi.
Tu non (ri)trovi, bensì… (ri)cerchi sempre e solo (loop), ment®e consumi consumandoti (e perdendo, ogni volta, una occasione per l’Oltre Orizzonte).
Che cosa sai?
Che cosa “sanno”? Se pensi che “in quegli anni” la scienza (Anti)Sistemica non fosse in grado di studiare genetica(mente) l’essere umano, ti sbagli.
E anche se non lo era ancora… già sapevano che ci “sarebbero arrivati”. In(fatti)…
Qualche giorno dopo l'autopsia, il 4 maggio le autorità militari alleate richiesero al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, a titolo di favore, un campione di tessuto cerebrale del defunto da inviare a Wilfred Overholser direttore dell'ospedale psichiatrico St. Elizabeth di Washington d.c., garantendo che verrà utilizzato per scopi scientifici ed i risultati della sua analisi non saranno soggetti a pubblicazione, lo scopo di "medical intelligence" escludente pubblicazioni sarà ribadito nella ricevuta rilasciata il 24 maggio alla consegna del campione
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Medical Intelligence:
  • a titolo di favore
  • un campione di tessuto cerebrale del defunto
  • utilizzato per scopi scientifici
  • i risultati della sua analisi non saranno soggetti a pubblicazione (te lo vengono anche a dire)…
A cosa sarà mai servito quel “campione di tessuto cerebrale”?
Negli anni ’40, che cosa erano in grado di fare?
Dal “dopo guerra”, la società occidentale (ri)parte, sulle ali di un cammino iper tecnologico, che la condurrà sino ad “oggi”:
  • come puoi (ri)tenere questa (rin)corsa?
  • che cosa è esatta(mente) successo?
  • come… “stai”?
Le informazioni non si perdono mai, vera(mente). Qualcuno conosce sempre.
Si (ri)corda. Usa i dati, a differenza tua. Nei film “te lo fanno vedere”, ma – per te – tutto ciò è sempre e solo fantasia e anche se ci credi, credi anche (di più) che:
comunque non ci puoi fare nulla.
La frattalità ti ispira sempre a 1) (ri)tenere la verità sempre (com)presente a te 2) essere sempre in grado di decodificarla 3) a (pre)scindere dalla tua preparazione.
Ma… se non ci credi, anche in questo caso… è sempre e solo lo status quo che (pre)vale e “resiste in loco”.
Per molti dei loro utenti, gli archivi costituiscono una sorta di "scatola nera".
Senza interrogarsi più di tanto sulla loro struttura e le loro dinamiche, essi si concentrano sui risultati che possono ricavarne, comportandosi così come gli scienziati studiati da Bruno Latour, che assumono i dispositivi tecnici e le teorie accreditate come black boxes sulla cui interna complessità non occorre o non conviene indagare approfonditamente.
Questo libro costituisce un tentativo di aprire quella "scatola nera", ma non per illustrare, come molte volte è d'altronde già stato fatto, meccanismi e procedure che sovrintendono alla produzione degli archivi e alla loro trasformazione nel corso del tempo, o alle modalità di organizzazione pratica della loro fruizione.
L'intento è diverso. È soprattutto quello di mettere a fuoco le interazioni fra il mondo degli archivi e la complessiva realtà sociale che concorrono a definire le strategie di azione nonché le culture e il modo di pensarsi e di rappresentarsi delle istituzioni e delle professioni che all'interno di quel mondo operano
Il potere degli archivi
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Ecco, ancor una volta, gli estremi della “Caverna” e l’inossidabilità delle informazioni, raccolte e conservate… anche se, filtrate e censurate (il simbolo frattale del controllo e dello “Stato di Polizia” nel quale “sei inquadrato”):
  • che assumono i dispositivi tecnici e le teorie accreditate come black boxes sulla cui interna complessità non occorre o non conviene indagare approfonditamente
  • mettere a fuoco le interazioni fra il mondo degli archivi e la complessiva realtà sociale che concorrono a definire le strategie di azione nonché le culture e il modo di pensarsi e di rappresentarsi delle istituzioni e delle professioni che all'interno di quel mondo operano
Una ragnatela “ti ha”. In una labirintica realtà manifesta “sei”.
Te ne accorgi?
La legislazione archivistica tedesca.
Sono stato chiamato a riferire della legislazione archivistica tedesca, e mi dispiace che il mio collega archivista dell’Istituto storico germanico di Roma sia impegnato in un altro convegno perché sarebbe la persona più adatta a tale compito.
La legislazione è piuttosto complicata a causa dell’esistenza di leggi regionali dei Länder che differiscono dalla legislazione federale. Quindi non c’è una legge unica, non c’è un comportamento archivistico unico, ma ci sono leggi più flessibili e altre più rigide per quanto riguarda l’accesso agli archivi di Stato regionali
Sono circa centottanta chilometri lineari di atti, di cui circa settanta chilometri sono stati salvati dal movimento popolare il quale voleva conservare questa documentazione per sapere quale uso ne ha fatto il potere, lo Stato, contro il cittadino
Per gli atti del periodo nazista gli alleati decisero subito di sottrarre la documentazione alla sovranità della Germania occupata e iniziarono un’opera di microfilmatura e di ricerca storica che ha fatto sì che l’accesso ai documenti non potesse essere più bloccato neanche dopo il ritorno dei documenti dagli Stati Uniti in Germania.
Una non trascurabile eccezione all’accessibilità anche di questi documenti fu però posta con le leggi sulla privacy (Datenschutz) che riguardano un vasto complesso di documenti oltre fascicoli personali, dati su procedimenti penali, dati medici ecc.
C’è però anche da accennare al fatto che la Germania occidentale non aveva a sua completa disposizione i documenti dello Stato nazionalsocialista. L’importante archivio che consisteva di parecchie milioni di schede e di fascicoli personali che fornivano notizie sui membri del partito nazista, per esempio, rimase sotto controllo alleato nel “Document Center” di Berlino.
Per la documentazione archivistica della Germania Federale prodotta dopo il 1945 vige un’altra legge, naturalmente:
il limite di accesso ai documenti statali non riservati è di trent’anni, premesso che non riguardino situazioni puramente private di persone.
Per i documenti segreti (VerschluàŸsachen) il limite varia a seconda delle istituzioni.
Il Ministero degli esteri, per esempio, fa divieto esplicito e generale alla consultazione dei documenti segreti, mentre gli archivi di Stato che conservono atti segreti sono tenuti a mantenere il segreto per un limite di ottant’anni, oltre i quali questi atti divengono consultabili.
Una terza categoria è costituita dagli atti puramente privati, per i quali esiste la possibilità di ottenere un accesso anticipato o anche posticipato, a seconda della situazione.
Il Bundesarchivgesetz prevede che la protezione della privacy (Datenschutz) vige per un periodo di cento anni dalla nascita o trent’anni dalla morte della persona interessata.
Anche qui ci sono delle differenze regionali.
La legge sulla privacy del Land Berlin, per esempio, prevede che la protezione decada dieci anni dopo il decesso della persona (o novanta anni dopo la nascita, quando la data di morte è sconosciuta).
L’accesso ai documenti protetti può essere concesso per motivi di ricerca scientifica sulla base di una richiesta motivata e dell’impegno di rispettare i vincoli di tutela dei dati personali.
In questo caso è molto importante la figura dell’archivista, che deve fare da arbitro fra l’interesse del singolo utente ad avere accesso all’informazione ed esercitare il diritto alla ricerca libera, garantita dalla Costituzione tedesca, ed il diritto di terzi eventualmente lesi. Quindi è l’archivista che decide
Link
L’archi(vista) “decide”.
Cosa "se ne fa" di un simile potere e... fra l'altro, della possibilità insita nella propria mansione, di accedere usual(mente) agli archivi ed al relativo contenuto?
Perchè questo filtro? Perché certe leggi, che (man)tengono il segreto?
Perché… non devi sapere. Che altro!
Ma quale privacy?
Si aspetta che “quelle generazioni muoiano”, in maniera tale da (con)servare lo status quo e “ciò che è stato fatto… è stato fatto”.
 

Alla fine tutto rimane “qua, così”.
Il controllo è nativo.
Il controllo è totale.
Il controllo è coerente con se stesso (per questo, non lo "capisci").
Trattasi di un'altra "logica", di un'altra "prospettiva"...
Leggi “come funziona, di fatto”… Ma “osserva con fare… frattale (se ancora non ha compreso cosa significa, beh… “fai tu”).

"Orografia" del cervello...
Sbarchi, avvocato rifugiati: Europa scommette su loro morte.
"Non c'è nessuna via legale per arrivare in Italia" e l'unico modo è imbarcarsi e tentare la sorte via mare. È come se l'Europa scommettesse sul fatto che questa gente muoia".
Alessandra Ballerini è avvocato. Da anni è impegnata sul fronte immigrazione ed è consulente dell'organizzazione umanitaria Terres des Hommes. Sulla vicenda ha le idee molto chiare.
D: Qual è l'origine del problema?
R: "Non c'è nessuna via legale per arrivare in Italia anche se sei un rifugiato. Quando arrivi vivo, la commissione ti riconosce lo status di rifugiato. Ma non c'è un modo per avere un visto di ingresso per far valere quel diritto senza rischiare la vita a mare. Da qui nasce tutto il problema dei barconi".
D: Sembra una contraddizione.
R: "Sembra un cinico gioco a premi. Se arrivi vivo vinci il fatto che sei un profugo. È come se l'Europa scommettesse sul fatto che questa gente muoia. Poi, una volta che arrivano, gli riconosciamo il diritto d'asilo. Ma lo possono esercitare solo quando arrivano qui. Un canale legale di ingresso permetterebbe di risolvere a monte il problema".
D: Ma con le ultime stragi c'è stata una presa di coscienza europea. O no?
R: "In realtà sembra più che altro, con questi ultimi novecento morti nel Canale di Sicilia, che l'Ue si stia preoccupando di spostare il problema, di fare in modo che vadano a morire da un'altra parte".
D: Allora cosa bisognerebbe fare?
R: "Si potrebbe attivare la direttiva 55 del 2001, che prevede in caso di massiccio afflusso di sfollati e profughi, che gli Stati diano una protezione temporanea. Permette di semplificare le procedure. D'altra parte, un siriano cosa deve dimostrare? Una volta che ha detto che è siriano, cosa deve aggiungere? È chiaro che ha diritto all'asilo. Si risparmierebbero tempo e risorse".
D: E poi?
R: "L'altra questione è quella del tetto. Non possiamo prevedere un tetto di accesso. È come se dicessimo "c'è il diritto umano, ma solo per i primi cinque che arrivano". Non ha senso stabilire un tetto massimo. Bisogna rivedere le regole di Dublino e ottenere un Mare Nostrum europeo".
D: Queste sono le stesse cose che sta chiedendo il Governo italiano a Bruxelles.
R: "Finora sono solo stati triplicati i fondi di Triton, ma non ne è stato cambiato il mandato. Perciò tuttora Triton non ha il soccorso in mare tra le finalità"...
D: Affondare i barconi sarebbe un contributo positivo o negativo?
R: "È poco fattibile, perché i fondali libici sono estremamente bassi e si può partire da qualsiasi punto. Secondo alcune stime ci vorrebbero 150 navi per fare un blocco navale. E comunque bombardarli significherebbe dover chiedere il consenso del governo libico, che non esiste. Ma anche superando tutti questi elementi, una azione di questo genere certo non esaurirebbe la disponibilità di imbarcazioni: ne farebbe soltanto aumentare i prezzi".
D: E se l'azione avesse successo e si potessero fermare davvero gli sbarchi in questo modo?
R: "In quel caso si otterrebbe solo l'effetto di bloccare i rifugiati in Libia, un Paese che non ha riconosciuto la convenzione sui rifugiati e questa gente finirebbe nelle carceri libiche.
Abbandoneremmo tutti semplicemente al loro destino".
Link
  • il “destino”.
  • il “loro” destino.
Non c’è intenzione di “cambiare”. E… l’intento giunge da dove non (ri)esci a vederlo.

C’è un “punto cieco in te”:
è “lì” che (av)viene il passaggio che in(cide) il/nel reale manifesto.
Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma...”…
Antoine-Laurent Lavoisier
La macchina finalmente è ripartita...".
Matteo Renzi
Se “tutto si trasforma”… che cosa è “(ri)partito/a”?

Ap(punto):
la “macchina”.
Un… macchinario, un dispositivo (ciò che osservi, al più, come un ciclo e come una ciclicità).
  • qualcosa che accetti e che segui per auto adattamento (auto suggestione)
  • qualcosa che necessita di una “guida”, ormai, resa del tutto automatica (ispirazione o campo morfogenetico, frattalità espansa re-impiegata in qualità di “strumento”)
  • qualcosa che... "non si ferma, in realtà, mai".
Nucleo Primo Docet…
 
Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2015/Prospettivavita@gmail.com


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