Nell’articolo di ieri ho proposto un modello di consapevolezza, tramite il quale inquadrare il “senso” di questo scenario 3D. Non ci voglio tornare sopra, rimandando l’interessato lettore all’approfondimento consapevole. Riporto però il “testimone”, come se corressimo una staffetta a squadre, che è d’utilizzo per continuare nell’argomento: - questo scenario 3D è un supporto di energia densa, progettato appositamente per sostenere la co creazione delle individualità incarnate mentre fanno esperienza nella ruota delle reincarnazioni; esso può oscillare da un minimo ad un massimo e funge da terreno “scolastico” per noi tutti. L’Antisistema è l’Entità incaricata di fare da manutentore e insegnante indiretto o di riflesso del nostro “fare e sentire”.
Scrivevo, sempre ieri, nella risposta ad un intervento dell’amico Eremita.
“La domanda, ora, è: una volta capito il senso di questo scenario, è più facile "venire promossi"?
Sapere che sei a scuola, cambia i risultati dei tuoi esami?”.
Ecco; partiamo da qua.
Prendo spunto ancora dal libro di Deepak Chopra “Guarire da dentro”:
“Migliaia di anni fa, gli antichi Rishi, o veggenti, che abitavano in India si chiedevano se la Natura sia in ultima istanza unificata… Furono loro a scrivere i più antichi testi dei Veda, o della verità rivelata, come il Rig Veda… Se chiedete ad un Indiano contemporaneo che cosa sia il Veda, vi indicherà i libri che contengono le parole dei Rishi, ma nel vero Veda quel che è vivo è il contenuto della consapevolezza dei Rishi. Un Rishi ha letto tanto in profondità nella Natura delle cose che persino Dio siede ai suoi piedi per imparare – basta infatti leggere lo Yoga Vasishtha, dove il giovane Rama, un’incarnazione divina, prega il saggio Vasishtha di consigliarlo”.
Primo spunto:
Non meravigliamoci di quello che trascrive Chopra del rapporto Rishi / Dio, perché quel Dio non è il Creatore, ma una o più Entità di cui Sitchin ha narrato “vita morte e miracoli”, ed in quanto Esseri in evoluzione, ancora desiderosi di apprendere ciò che non sapevano; nozioni che un Rishi poteva benissimo avere appreso nel proprio cammino spirituale cognitivo.
Nel passo relativo a quello che un Indiano sa in relazione al Veda, c’è già una prima risposta abbozzata “tra le righe”, alla domanda che ci siamo posti in precedenza. Tale “responso” afferma che non è sufficiente sapere di essere a scuola per migliorare il proprio curriculum scolastico. Non basta avere i libri e sapere anche di doverli usare, per condurre ad un buon corso di studi. Ciò che manca è sempre un ingrediente basilare, rappresentato dal coinvolgimento e dalla caratteristica vibratoria dell’Essere. Proprio come a scuola, molti allievi non riescono a giungere sino al naturale corso degli studi, pur sapendo di “essere in un luogo di studio” e pur sapendo che “altri”, i loro genitori, stanno facendo sacrifici per mantenerli in quel luogo.
La responsabilità ed il coinvolgimento non possono essere rigettati interamente sul “corpo insegnanti” o sulla fatiscenza delle infrastrutture, perché quel “punto raggiunto” è la diretta summa vibratoria di tutti coloro che hanno “lavorato” su quel piano.
“I Rishi erano capaci quanto noi di dividere la Natura in Tempo, Spazio, Materia ed Energia ma essi rifiutavano questo tipo d’approccio che asserva il nostro modo di pensare e di vedere il mondo. Essi scelsero invece di risolvere nel modo più pratico. Decisero di traversare il Vuoto ed entrare nella zona contrassegnata dal punto interrogativo, dove il pensiero non può andare. Effettuarono semplicemente una deviazione della loro consapevolezza, con conseguenze profonde – era come mettere sottosopra il mondo oggettivo. Per farlo, i Rishi dovevano analizzare la Natura in un modo inaspettato… Invece di considerare il Tempo, lo Spazio, l’Energia e la Materia ‘esterne’, i Rishi notarono che la realtà inizia ‘interiormente’ con la nostra consapevolezza conscia. In qualunque momento, pensarono, la persona deve essere in uno degli stati di consapevolezza soggettiva – veglia, sonno o sogno.
Quel che percepisce in questi stati costituisce la sua realtà”.
Esistono dunque diversi tipi di consapevolezza. Quella di sapere “che si è a scuola” giunge solo sino ad un certo punto, ma non va oltre se la caratteristica vibratoria complessiva dell’individuo non lo permette. Occorre allora iniziare ad osservare il mondo da un’altra quota, prospettiva, punto. Posso considerare il livello raggiunto da questa società globale proprio come un grande ribaltamento dello stato “paradisiaco” dell’Essere. Un girare a 180 gradi, però necessario, al solo fine di permettere di raggiungere un altro tipo di consapevolezza molto più profonda, perché ottenuto dopo una grande sofferenza: ed il mondo ha sofferto davvero così tanto sino ad oggi!
Ci sono svariate strade per arrivare a…
Abbiamo preso una delle più complesse. Probabilmente perché il livello base dell’apprendimento lo richiedeva. I programmi che supportano lo scenario 3D sono mutevoli nel tempo e sono interattivi. Noi possiamo insegnare anche agli insegnanti, dare loro i voti, come fa Kiyosaki nelle sue scuole.
Dunque:
- sappiamo di essere a scuola
- ma non basta ai fini di dare un “buon esame”
- necessitiamo di un'altra consapevolezza più profonda
- necessitiamo di un nuovo modo di “osservare” e di pensare la realtà
“I Rishi approfondirono il problema e individuarono tra questi stati uno spazio che fa da pivot quando si passa da una realtà all’altra. Poco prima di addormentarsi, per esempio, la mente lascia gradualmente lo stato di veglia, ritraendo i sensi, chiudendo fuori il mondo esterno, ma al punto di confine col sonno vero e proprio si apre un piccolo spazio, identico a quello che appare tra un pensiero e l’altro: è come una piccola finestra in una zona che è oltre il sonno e la veglia. Questa percezione aprì la possibilità di lasciarsi dietro i soliti confini dei cinque sensi per tuffarsi in quello spazio vuoto…
Il loro approccio venne denominato Yoga, che in Sanscrito significa ‘unione’…
I Rishi, non essendo dei teorici, dichiaravano che il campo unificato esisteva nel mondo reale, si tratterebbe quindi di una esperienza e non soltanto di una costruzione mentale. Dal punto di vista dei Rishi, il campo unificato poteva essere solo un altro stato di coscienza”.
Un altro stato di coscienza.
Ecco il punto. Quello stato “nuovo” dell’osservare è il conduttore della consapevolezza profonda di cui si necessita per essere “promossi” anche all’istante. Ecco il perché siamo qua, in una scuola mascherata, in un luogo divenuto “inospitale”, dove non ci sentiamo mai perfettamente a nostro agio senza rincorrere le sicurezze della concretezza, senza l’avere.
Spaccati in due, comprendiamo principalmente di dover sopravvivere.
Il programma di studio parte dagli albori della Vita, da quando non si aveva che il cielo come tetto e una folgore intimoriva come un Dio da temere e adorare indistintamente.
Abbiamo fatto tanta strada e confuso parecchio le nostre “idee”.
Le energie che si oppongono al nostro corso di studi, non sono una maledizione o un castigo divino. Sono una parte del senso dello studio.
Sono la nostra parte negativa finalmente visibile.
Sono il tradimento ed il traditore, che fa parte del programma di studio. L’ostacolo che serve per rafforzare o semmai rimandare a “settembre” o, ancora, respingere.
“È del tutto verosimile che noi siamo immersi e circondati dal trascendente, ma non siamo sintonizzati su di esso. In questa ottica il Veda è come l’intera gamma di bande radio. Ma col tempo il suo significato venne distorto, mentre la gente perdeva contatto con la pura consapevolezza. La consapevolezza vedica scomparve e all’India restarono i libri vedici. I libri dichiaravano che Veda è supremo e universale, ma appare evidente, dallo stato in cui si trova l’India oggi, che del potere effettivo del Veda è rimasta solo la forma.
È come sapere dell’esistenza del computer cosmico, possedere i manuali d’istruzione, ma dimenticare di inserire la spina”.
Il focus è finalmente giunto in questo passo: dobbiamo inserire la “spina”.
Cosa significa? Cambiare il modo di pensare la realtà.
Ecco perché l’Impero Britannico, un potere occidentale, ha invaso e “colonizzato” l’India.
Non per interessi economici, che sono sempre secondari in un certo contesto dell’amministrazione del potere, ma per il mantenimento stesso dell’esecuzione del potere. Mi riferisco all’Antisistema, a quell’energia che vincola il nostro cammino, che ci fa passare attraverso certe direzioni, se noi stessi dimostriamo di saper solo perderci nell’amministrazione del nostro “senso” o "potere".
Quel potere occidentale ha penetrato la consapevolezza vedica, che si stava spargendo in vaste zone, svuotandola del suo vero significato tramite le illusioni che in occidente già imperavano. È stata solo una questione di tempo e la società Indiana si è ritrovata nelle stesse condizioni di apprendimento della società occidentale, ma nella globalizzazione questo fenomeno ha portato a miscelare i due emisferi e sta provvedendo alla loro necessaria unificazione.
Quel potere invasivo si sta rivelando come un portatore "sano"...
È una questione di tempo in cui Gandhi si è inserito, dando la parvenza di una raggiunta liberazione dell’India, ma in realtà non potendo nulla contro il “germe” occidentale, lasciato a lavorare indisturbato.
Basta vedere oggi l’India come si è trasformata.
Mutando frequenza di osservazione, invece, otteniamo una visione di indeformabile direzione verso la “promozione”, nel rispetto del senso di questo scenario 3D che può solo oscillare, portando a maturazione il proprio “carico” alla ricerca paradossale di se stesso.
Riassumendo:
- siamo in uno scenario 3D che equivale ad un "terreno" di esercitazione teorico-pratica
- la consapevolezza del solo saperlo non fa globalmente la differenza in merito alla funzione dello scenario
- lo sviluppo di un nuovo modo di “osservare” se stessi, come inseriti in un contesto “mutevole” e legato alla propria vibrazione, fa la differenza e conduce inevitabilmente alla “promozione”, all'Ascensione, alla porta di uscita dallo scenario verso un nuovo livello dell’Evoluzione e della Creazione.
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