lunedì 14 giugno 2010

Il principio unitario che "colora i campi".




Ecco la preghiera Hopi della Compassione:

Ti sento o Spirito.
Ti sento attraverso le orecchie del mio spirito lupo.
Ti sento o Spirito,
negli alberi mentre il vento mormora tra le fronde che coprono il mio villaggio nella sera.
Ascolto la tua voce nell’acqua mentre scorre sulle pietre del ruscello che passa accanto alla mia famiglia, alla mia gente.
Ti sento o Spirito in tutte le cose.
Ti vedo o Spirito,
ti vedo attraverso gli occhi del mio spirito falco.
Ti vedo nel viso dei bambini del mio villaggio quando fisso i loro occhi e ti vedo quando guardo le stelle nella volta del cielo notturno che copre la mia casa.
Ti vedo al lavoro nelle pennellate del paesaggio dipinto nel deserto che mi circonda.
Ti vedo o Spirito in tutte le cose.
Ti assaporo o Spirito, attraverso la lingua del mio spirito serpente.
Assaporo la tua brama per la mia saggezza.
Assaporo la tua tolleranza verso il mio apprendimento.
Assaporo la tua compassione per l’anima mia.
 
A questa illuminata popolazione è sempre risultata evidente l’unità “d’intenti” presente in Natura che delinea “silenziosamente” e narra di quella forma d’energia primigenia che, a sua volta, anima e vivifica: lo spirito.

Il filo conduttore di questo “messaggio” è altamente poetico, sensibile, atto alla manifestazione di una modalità di Vita in equilibrio con il “ritmo” del pianeta. Tutto ci parla di unione. Ciò che la creazione ha, per così dire, diviso, scisso  dall’unità non apparente del mondo dell’energia più sottile, corrisponde al viaggio dell’Anima che decide di seguire il volere del Creatore: fare esperienza al fine di evolvere. Per fare questo scende nei piani più materiali dell’energia scendendo soprattutto di vibrazione e, nel contempo, aprendosi all’esterno creando le bellezze mozzafiato della Natura.  

La Natura è l’espressione della bellezza interiore dell’Anima al "lavoro": e la descrive a pieno.

Tutto è unito ad un certo “livello” vibrazionale, infatti la distanza è solo una differenza strutturale tra le molecole componenti la materia nelle sue più svariate forme. La legge d’attrazione funziona anch’essa in questo modo: sii il cambiamento che vuoi vedere apparire nel mondo.

Sentiti come se già avessi ciò che cerchi. E sii felice di questo e umile nel ringraziare di tanta “fortuna” ed abbondanza.
Ogni cosa è quantisticamente dotata di tre stati e non di due, come illusoriamente crediamo, vivendo in “superficie”; abbiamo:
  1. vero
  2. falso
  3. vero e falso insieme
Tre stati che vissuti senza consapevolezza generano “rumore di fondo”, confusione; lasciano smarriti e creano potenziali di paura o Amore in coerenza con il proprio grado vibrazionale di manifestazione esistenziale. E tutto è solo opportuno. Questo è il motivo per il quale non ci “capiamo” e siamo “divisi”. Questo è il motivo per cui sono nate le diverse lingue, le diverse culture, la diversità in ambito pressoché totale.

Pensateci bene: chi può dire che una “cosa” sia giusta o sbagliata? Una “cosa” è sia giusta che sbagliata in funzione di chi la “vive”, di chi “giudica”. Per cui una “cosa” è, nella sua intimità, sia giusta che sbagliata; è il potenziale che si porta appresso. Ed al contempo è giusta o sbagliata in funzione del giudizio temporale di ognuno di noi.

Tre stati come, appunto, il principio creativo della Trinità.

In questa luce tutto è solo opportuno; come ricorda Gregg Braden:

“Scoprirete che la paura e il giudicare diventano i vostri migliori alleati per farvi capire chi siete e aiutarvi a farvi cambiare il punto di vista. Vi si chiede di conoscere voi stessi mediante la conoscenza dei vostri estremi. Come potete trovare il vostro equilibrio, se non conoscete i vostri estremi? Ci viene chiesto di arrivare a capire chi e che cosa siamo, e di esprimerlo completamente”.
Fonte: Risvegliarsi al punto zero 

Questo è il frattale che descrive il “senso” che ha portato il Creatore a “muovere azione”: conoscere i propri estremi al fine di “andare avanti”.

Tutto al di “sotto” di esso, si muove in tale direzione; libero anche di non avere direzione ma “sospinto”, infine, da una forza insita nella Natura stessa del principio richiamante all’esperienza di Vita.

Questo raggio conduttore o traente spiega la natura e l’esistenza dei campi morfogenetici e giustifica quel principio di aleatorietà che tanto intimorì Einstein, portandolo ad affermare che “Dio non gioca a dadi”.

Inoltre illustra quel principio unitario che porta le sementi a germogliare e a dipingere, delle gradazioni del verde e del giallo, ad esempio, un campo di grano.

 

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