Ecco cosa scrive Givaudan nel suo “Così curavano”, a proposito di quella forza chiamata coerenza:
Ogni scomparto corrisponde a quella che, tradizionalmente, è chiamata “eggregora” oppure, in termini più moderni, un campo morfogenetico. È una sorta di rice-trasmettitore, con cui l’essere umano si mette in risonanza quando alimenta dentro di sé un certo stato di pensiero e di focalizzazione di coscienza. In termini più semplici, gli antichi dicevano: “Alimenta la collera e berrai collera, genera amore e sarai nutrito dall’amore. Se, dunque, alimenti il conflitto, il conflitto scenderà dentro di te, ma se semini dolcezza, la tua strada finirà per essere lastricata di unità”.
Oggi verrebbe da ribattere che questa visione delle cose era semplicistica, perché tutti conosciamo esempi di persone dal comportamento buono ed equilibrato, che non per questo vengono risparmiate dalla malattia.
Una realtà che però non sfuggiva neanche ai terapeuti di allora, la cui visione del problema si fondava sul principio della coerenza: ritenevano cioè che, indipendentemente dal livello di coscienza e quindi dal comportamento, il modo in cui una persona si sente intimamente inattaccabile, graniticamente sicura di sé e logica nelle proprie convinzioni, costituisce una sorta di corazza più o meno solida e resistente, che impedisce il formarsi di brecce vibratorie.
In base a questo concetto, basta che un uomo si percepisca come coerente e incrollabile all’interno delle proprie manifestazioni, anche aggressive, perché sia risparmiato dalla malattia. Schematicamente parlando, potremmo dire che gli egiziani e gli esseni ritenevano che vi fossero persone capaci di secernere da sé e simultaneamente tanto il proprio veleno quanto il proprio antidoto.
A titolo di esempio, cito dal libro di Giuseppe Migliorino “I cicli di borsa”, prendendo cioè da un mondo che non è proprio spirituale, almeno all’apparenza, come invece sia presente una certa visione “superiore” che ricollega alla legge d’attrazione ed alla coerenza:
“Io sono quello che uno sciamano definirebbe “un guerriero” e ho scoperto di avere iniziato il mio cammino molto prima di quanto pensassi.
Ho avuto molti maestri, ma a nessuno ho mai affidato il mio “potere”: ho preso da ognuno ciò che ritenevo mi servisse e poi ho continuato da solo, sperimentando tutto e “andando oltre”.
Il guerriero che intraprende la “via” verso la sua libertà è sempre solo, ad affrontarsi tutti i giorni, a soffrire ed a lacerarsi il cuore.
Una dopo l’altra dovrà rompere tutte le sue maschere, demolire tutte le sue convinzioni e, alla fine, volare.
Tanti cominciano, moltissimi rinunciano alle prime difficoltà, pochissimi arrivano alla meta… Ho dovuto affrontare migliaia di volte il mio ego e, molto spesso, ho dovuto soccombere, umiliato e ferito. A volte anche disperato. Ma io non mi sono mai arreso, mi sono sempre rialzato e ho ripreso a combatere, come un guerriero impeccabile.
Per questo mi amo più di qualsiasi altra cosa.
Il guerriero è uno sperimentatore solitario, uno che non crede alle verità preconfezionate, ma ha bisogno di trovare la sua verità… Non ho verità da condividere se non con me stesso, e non posso insegnare niente a chi non abbia deciso di diventare anch’egli un guerriero, per sperimentare su di sé ciò che io ho sperimentato su di me, a chi non abbia accettato di soffrire e lacerarsi il cuore nella tremenda solitudine che la ricerca della libertà, almeno inizialmente, comporta”.
Mai come questo momento condivido in pieno che lo sperimentatore è solitario le cui verità condivide solo con se stesso . Parole sante.
RispondiEliminaIl buddha diceva che quello che pensi diventi. "Pensare" può essere assimilato a una forma ridotta delle tre forze illustrate all' inizio del post
RispondiEliminaagire
pensare
sentire
Corrispondono anche ai tre centri su cui si basa l' individuazione del carattere delle persone.
Quando integriamo il nostro fare con la sua energia, il nostro pensiero con lo studio di ciò è giusto, il sentire con l' amore allora raggiungiamo la pienezza della vita. (è la coerenza come tu la chiami).
Un caldo abbraccio
Cara Loredana,
RispondiEliminasembra strano ma è proprio così!
Ne so qualcosa anche io...
Più vuoi condividere e meno riesci a fare comprendere, perchè nelle nostre unicità siamo dei "campioni" prospetticamente tutti diversi. Eppure facciamo "capo" ad una comunione d'energia vitale, che è alla base di ogni senso esistenziale. Divisi ma uniti...
Grazie di cuore Amica...
Un abbraccione...
Serenità
Caro Fabio,
RispondiEliminamolto bene; non ci resta che applicare nella Vita quotidiana questi meravigliosi principi...
Se non teniamo uniti il centro alla sua periferia, è difficile che la coerenza e la consapevolezza ci "polarizzino" istante dopo istante...
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo (Gandi)...
Grazie di cuore ed un abbraccione...
Buona Vita