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mercoledì 30 dicembre 2015

Quale “logica”?


 
Quale “logica” regola la realtà manifesta, essendone il centro, la base, il motore di composizione?
A prescindere da quale essa sia, è fondamentale accorgersi che… a partire dalle “regole”, per mezzo delle quali, poi, s’inquadra la conduzione e la costituzione della “propria” Vita, dipendela conduzione e la costituzione della “propria” Vita.
Chi/cosa decide le regole, decide anche come tu vivi la "tua" Vita deviata...
Ossia, se vieni al Mondo, “bianco” (pieno di te, già “esperto”, con memoria… ma, sino ad un certo tempo, impossibilitato/a, strutturalmente, a comunicare secondo i crismi della “logica in voga, imperante”), il “colore” lo riassumi per osmosi, per traspirazione ambientale (il “respirare la miscela che esiste già ovunque”, è un segnale frattale espanso, relativo al fatto che dipendi da…) da ciò che è “alla moda, convenzionale”, nonché… ricompreso per "manifesta" sua superiorità e, dunque, per “tua” ritenuta inferiorità (dipendenza).
Ora, un simile “colore”, a cosa corrisponde?
Che cosa accade in te?
Il colore è tutto quello che “devi sapere, dunque, ricordare”. Qualcosa che s’installa dentro di te, spazzando via tutto quello che già costituiva il tuo bagaglio esperienziale.
Uno stato che si sostituisce ad una realtà.
Informazioni che si sovrappongono, cancellando il pregresso.
Ergo, c’è qualcosa di “strano”, tra ciò che vai a dimenticare (senza nemmeno registrare la cosa) - perché 1) non riesci ad esprimerlo e, dunque, 2) ad usare/fare riferimento - e ciò che ti impedisce di mantenere la tua originalità nativa, ossia, 3) il “tuo” corpo umano, 4) così tanto “lento nella crescita”, in maniera tale da 5) renderti alla mercé di chiunque/qualsiasi “agente genitoriale”, a cui 6) arrendi te stesso/a... in conformità alla legge, alla convenzione, al modello di logica in auge, etc.
Il “nuovo” nato è, conformemente, assoggettato allo stato di “non ancora capace di intendere e volere”, da cui:
necessitante della cura dei propri genitori, della famiglia, dello Stato nel quale è nato, dell’agglomerato sociale/politico nel quale è “apparso”, nella corrente, nel credo, nella tendenza, nella storia, etc.
   

venerdì 16 ottobre 2015

Tu sei anche il manuale.



I bimbi africani non piangono, qual è il segreto?...
Una mamma africana, che vive da anni in Inghilterra, racconta la sua esperienza dei primi 6 mesi di vita di sua figlia, alla riscoperta della saggezza dell’intuito nelle sue radici.
Una lettura che fa riflettere e che ci lascia con una regola:
il bimbo è il manuale di cui disponiamo per essere genitori
Leggi il tuo bambino, non i libri.
L'allattamento al seno non è lineare - va su e giù o è circolare. E ricorda:
sei tu l'esperta dei bisogni di tua figlia(nonna africana).
Link
  • la riscoperta della saggezza dell’intuito nelle sue radici
  • il bimbo è il manuale di cui disponiamo per essere genitori
  • leggi il tuo bambino, non i libri.
Gli africani sanno tradizionalmente “cosa fare” (comportandosi di conseguenza? Non proprio o, perlomeno, non tutti). Non lo fanno, d’insieme, perché lo hanno complessivamente dimenticato, immersi come sono… nello status quo asfissiante, che li caratterizza “come gas di scarico dei motori occidentali”.  
C’è un comportamento, che puoi “mettere in moto/incarnare”; qualcosa di molto simile al modulare la frequenza della tua radio, ricercando la stazione preferita o ricercando “musica per le tue orecchie”.
La tecnologia ti ha, anche, messo a disposizione la funzione di (guarda non caso) “memoria”, per non dimenticare mai “dove si trova la frequenza della tua stazione preferita”.
Ma, in questo comodo automatismo, che cosa hai tuttavia dimenticato?
Il comportamento di coloro che sanno “cosa vogliono, perché sanno dove ritrovarlo sempre”. Ossia?
L’automatismo ha memorizzato la tua prima azione (quella che ha trovato la stazione preferita e l’ha resa fissa all’interno del tuo dispositivo). Ma… nel tempo, che cosa succede? Che tendi a dimenticare proprio il dato principale, relativo all’indirizzo frequenziale della stazione radio del tuo cuore.
Dimentichi perché c’è qualcosa che lo fa per te
La comodità la paghi in termini di:
oblio.
   

venerdì 12 giugno 2015

Lo spazio della felicità.


Quanta "felicità c'è... in te", da/in un simile spazio a disposizione?
Ogni giorno, per più volte al giorno, mangi e beviqualcosa (diciamo, sempre le stesse cose, anche se ciclicamente distribuite nel corso della settimana… di ogni settimana).
Non hai alternativa praticabile “corrente termine”.
Ok? Questa non è una fantasia:
questo è un dato di fatto.
Ora… da un simile “collo di bottiglia… che cosa passa”? In che modo? Perché? Come? Quando? Dove?
Sono tante domande, ovvia(mente), dalle risposte che sembrano (di)pendere da un mix di fattori, sia personali che collettivi.
Il tuo complesso “bio psico fisico organico” (corpo, mente, spirito), si è abituato, “qua, così”, a nutrirsi per mezzo di sostanze che “ti (ri)fornisce la natura” e – via via – anche per mezzo di sostanze artificiali, che “ti (ri)fornisce l’industria”
Qualcosa che diventa anch’esso un mix, tra natura ed artifizio (lavorazione). Qualcosa che (p)arte sempre dalla natura, per miscelare insieme sostanze che naturali sono "sulla carta" (pur rientrando sempre nel piano della natura, in quanto “natura è: tutto ciò che ritrovi… in natura”).
Da questa prospettiva, perdendo la memoria collettiva, il genere umano di “fra mille anni”… scambierà per naturale qualsiasi “escrescenza Ogm” presente in natura (ossia, nell’ambiente Planetario disponibile e visibile).

Ciò che (ri)trovi in natura, non è detto che sia “naturale… per te”.
Ma, SPS si rende conto che, la natura è un concetto – reso alla moda - dall’utilizzo di un termine del linguaggio, sviluppato per auto stanziamento nel piano di contenimento umano d’insieme (il reale manifesto).
È l’abitudine che ti porta a… sviluppare l’idea della natura, della naturalità, della naturalezza, etc.
Abitudine ed “ignoranza” (ossia, il non sapere perché non si “vede” o non si “vuole credere a…”).
Eppure, (d)entro al grande calderone lessicale dei termini (interfaccia del linguaggio), viaggiano idee proprie, che fanno dell’umano “un essere con(vinto) di… anche se...”.
"(D)entro a/in…", gli individui si credono/sentono “unici, di(versi), speciali, migliori, etc.”. Ed, in questo, si prestano e “prestano il fianco” a manipolazioni d’ogni tipo, di provenienza d’insieme, o meglio, di provenienza da ciò che controlla la formazione dell’insieme. Qualcosa che la scienza deviata, (s)cambia per “campo morfogenetico”. He He…
 

giovedì 11 giugno 2015

Cosa è geniale, nel loop?


Genio è... (in)clinazione: Verso dove/cosa? Verso la... (di)pendenza.
Da cosa sei ®aggiunto/a, mentre vivi la “tua” esperienza?
Da onde. Da segnali. Da “annunci”, che ti trovano. Da radio programmazione. Da radioattività. Da… molti aspetti non manifesti. 

Qualcosa che (auto)av(viene),  fintanto che... continui a guardare alla realtà, solo con gli occhi dell’abitudine.
L’abitudine è una “riduzione della portata della prospettiva”. Il vedere dalla toppa della serratura, piuttosto che… dalla porta aperta.
Ciò che viaggia sino a (e con) te, ovunque, molto spesso non lo (p)rendi in considerazione, appunto, perché invisibile. Questo non significa che, tutta(via), non esiste… come puoi tranquilla(mente) appurare, ad esempio, con la corrente elettrica (che accende “magicamente” la lampadina nel tuo salotto di casa).
Quindi, “c’è abitudine ed abitudine” e c’è, sopra a tutto, “autorizzazione all’abitudine e/o vice(versa)”, ossia… c’è una regolamentazione, per "legge", di ciò che sei “spinto/a a credere (e, dunque, a vedere/ricordare)” e ciò che, (in)vece, è necessario (e ovvio) per il tuo “bene” e per quello dei tuoi simili.
Quale interesse spinge, a sua volta, la (ri)formulazione della “legge”?
Quale è il “bene comune”?
E, se esiste il bene comune, allora deve esistere anche il “bene privato”. No?
(In)fatti, la “proprietà privata” è qualcosa che si è andata, via via, sempre più intensificando… dal momento in cui è risultata protetta e tutelata proprio dalla legge stessa (scritta per il “bene comune”, ma… a partire da quello privato).
È un loop. Sei in un loop. Ed, il loop, è caratterizzato da una sostanziale “mancanza di memoria” progressiva, relativa alla sua (in te, tua) origine/installazione/implementazione.
Mancando l’origine (il perché)… manca anche la causa, che quindi “(pro)cede, da oltre le quinte del visibile”.
L’inabissarsi dell’inizio (origine, sorgente, alfa) cor(risponde) all’inabissamento della memoria pregressa, dell’esperienza accumulata nel tempo e nelle vicissitudini trascorse (che molto probabilmente avevano anche insegnato qualcosa, relativamente ad un certo passato).
Da una "crescita" nel tempo, si passa – allora – all’esatto contrario (dal punto prospettico comune, umano):
alla stasi o all’involuzione del grado di “Sovranità”, che era abitudine di un certo tempo e, ora, solo frutto di fantasia.