martedì 3 settembre 2024

Tempesta.


Ancora prima degli X-Men, nonostante sia una Woman…

Ecco, forse, l’espressione più famosa de’ “La Tempesta” del presunto Shakespeare William:

“noi siamo della materia di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è circondata da un sonno…”
oppure
“noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è cinta di sogni…”
oppure
“siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita…”

Sì, la “traduzione dall’originale”. Uhm. Ecco a che serve il codice del linguaggio post “Babele (una maledizione, divide et impera, strategia che non esiste; c’è)”.

“L’inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui…”.
Shakespeare William

Laddove, sei “te”, però, il classico... povero diavolo.

Dunque, se lo “Inferno” è s-vuotato nel (qua, così), dove sono “tutti i diavoli”? Diciamo che non esiste; c’è (funziona)… lo “Diavolo”: 

una singolarità, da cui ogni “legione” ad immagine e somiglianza. 

Sei davvero “solo”, nella sostanza “di cui son fatti (anche) i bi-sogni”? Solo, nel senso che il “fantastico è roba per bambini mai troppo cresciuti”. No? Al limite, sei… superstizioso, ovvero, “ignorante e pauroso”. , la premiata specialità “italica”, famosa in tutto il mondo (che, non a caso, ha sempre fatto la fila per venire a dominare, comandare il/nel “Bel Paese”). Qualcosa che ancora oggi, pro-segue, con-segue, in-segue, etc.

Le “tre traduzioni” com-portano un finale espressivo diverso, del tutto particolare, molto prossimo a talune “trame da non solo film”, post-moderne (e, comunque sia, confluiscono tutte sostanzialmente):
e la nostra piccola vita è circondata da un sonno… (Maze Runner)
e la nostra piccola vita è cinta di sogni… (The Wall)
e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita… (Matrix).
Ergo:

sei (qua, così)
circondato da qualcosa (“sonno”)
cinto in qualcosa (bi-“sogni”)
racchiuso tra qualcosa (“spazio-tempo”).

Ancora una volta, la “(Bat)-Caverna”.


Prospero, ne’ “La Tempesta”, ammonta ad una sorta di Caronte o Ulisse o Merlino... ma, anche, a ciò che naviga in acque s-mosse da e-venti che in p-arte controlla, manco fosse un “mago” o un più semplice “lupo di mare”, con tanto di carico umano, responsabilità, nonché bi-sogni o necessità. Proprio come se fosse Neo o Jake Sully, proiettati in mondi diversi da quello di provenienza. Manco fosse un gioco ed, invero, è un “giogo” in cui persino i “viaggiatori del sogno” ne sono p-arte:

parte della nave, parte dell’equipaggio…
nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma…

No? La “economia” è sempre “circolare”, ancora prima che lo inizi a pensare.

“Il nostro gioco è finito. Gli attori, come dissi, erano spiriti, e scomparvero nell'aria leggera. Come l'opera effimera del mio miraggio, dilegueranno le torri che salgono su alle nubi, gli splendidi palazzi, i templi solenni, la terra immensa e quello che contiene; e come la labile finzione, lentamente ora svanita, non lasceranno orma. Noi siamo di natura uguale ai sogni…”.

Che fine ha fatto, allora, la Grande Tartaria, ad esempio? E… “Roma”? Ed ogni impero all’interno del de-corso storico deviato?

È lontano… Più simile ad un sogno che a qualcosa di vero, di reale che la memoria possa garantire…”.
Miranda – La Tempesta


Puoi ancora ricordare, ma assolutamente non crederci più. Quando? Quando non ne sei sicuro, certo! Ergo, puoi sempre dimenticare, nonostante ricordi ancora-sempre. Qualcosa che è l’indotto ad auto indurti a prestarti. Qualcosa che viene da “fuori”, da Oltre a Te = “te” (qua, così). No? An-nota x bene (accorgiti nella sostanza, della… sostanza che ti ha ma “niente”):

sei (qua, così)
circondato da qualcosa (“sonno”)
cinto in qualcosa (bi-“sogni”)
racchiuso tra qualcosa (“spazio-tempo”).

E qu-El “qualcosa”? Ch’è? Chi o Cosa è = c’è. “Dio” c’è. Sì, x “te” non esiste, però… è-voluto!

“Se hai questo barlume di memoria del tempo prima di venire qui, potresti forse pure ricordare come ci sei venuta…”.
Prospero – La Tempesta

Uhm. Come ricordi qualcosa che non intende essere assolutamente ricordato? (Qua, dentro) ti ci sei manifestato. Non sei nato. È la Nato, semmai, che ti ritrovi addosso (dentro), sino al midollo. Ecco perché non ricordi. Perché nella “manifestazione” insiste la rivelazione = il firewall I-Ambientale (così, qua) relativamente programmato e, di conseguenza, obbediente = sempre funzionante ad immagine e somiglianza. 

Ci sono l’oro, d’assieme a Te Vs “te” (qua, così). Il terzo in-comodo. Chi “gode”. E tacendo, accon-sente (ti ha).

“Mi sento tutti i sensi prigionieri, come in sogno…”.
Ferdinando – La Tempesta

Te credo! Ci sei assolutamente “dentro”, anche se reputi di essere “fuori”, alla cosiddetta…. a®ia aperta. Sic! Criceto e ruota. Uovo e gallina. 

L’oro e “te” (qua, così). 






Simbolo

“L’incanto ha cominciato a funzionare…”.
Prospero (tra sé) – La Tempesta

Certo che funziona! Ma chi ne è il “pilota”? 


Nella fantasia popolare, la personificazione della Luna (“L’Uomo della Luna”) era un uomo con una lanterna accesa in mano e un fascio di sterpi sotto il braccio. Questa figura si credeva di scorgere sulla faccia della Luna piena. Ma al tempo di Shakespeare s’indicava per “Man in the Moon” qualunque Tizio che dovesse fare qualcosa, specialmente d’illecito

Specialmente d’illecito...: uhm! Cosa è “illecito” se chi fa la “legge” si nutre d’illecito, ergo, se può decidere tutto per tutti e, di conseguenza, “niente”.

Ci sei?

Quando il racconto inizia tutti gli eventi principali sono già successi… = è già successo, e, continua a succedere. Così come catena di e-venti aventi senso unico compiuto (gerarchia, provenienza e destinazione d’uso).

L’ideale non ha posto sul palcoscenico, che è un quadro senza prospettiva, e dove tutto è in primo piano. Ciò che è soltanto una forma aerea, un sogno, un pensiero fugace diviene subito una realtà che sfugge ad ogni manipolazione di regia…”.
William Hazlitt – 1816

Sì, perchè “L’uomo della Luna” può tutto! 

Soprattutto, se è “nella” Luna. Ovvero, se la “Luna” è la sua cabina di Re-gia:

la sua Re-ggia!

L’ideale non ha posto sul palcoscenico... (rivelazione).

“Al tempo”, era bastevole quello che Hazlitt ricorda. Mentre, nel durante, la “modernità” si è sempre più è-voluta, dando luogo a f-orme non solo teatrali estremamente prospettiche, intricate, complesse, modello Inception.  


La foto a dx è im-possibile!

La “tempesta perenne su Giove” è il riflesso della “tempesta perfetta sulla Terra (AntiSistemica)”. Non importa se è cgi. Come puoi “vedere”, alla verità non si mente!

“Questo è il momento della verità: è qui che si distinguono gli uomini dai buffoni…”.
La tempesta perfetta

La verità è sempre nello stesso “momento” = nel è già successo e continua a succedere. Sveglia! Non a caso, la verità è… (in) memoria, anche se pre-supponi che “non sia vero e, dunque, dimentichi”.



Le parole che Prospero pronuncia nell’epilogo sono esplicite; c’è in esse, poeticamente espressa, una filosofia: “noi siamo fatti della stessa stoffa dei sogni...”. L’uomo che ha scritto questo epilogo ha attribuito a Prospero un sistema mentale, che egli stesso può non aver adottato, ma che ha fatto di Prospero, volutamente, coscientemente, un idealista. Egli ha una sua propria visione della vita, con il suo fondamentale problema del bene e del male; e questa ha modellato anche il suo atteggiamento verso la società e il mondo che lo circonda. Tutto questo costituisce ciò che diciamo la saggezza di Prospero; chiamarla filosofia “tout court” sarebbe forzare il senso di questo termine; perché Prospero non è filosofo di professione. La sua “filosofia” non è un prodotto di pura intellettualità: è conoscenza del cuore e dei sentimenti, una visione intuitiva della vita

Quanto è (in) Sé, però, “Prospero”?

L’uomo che ha scritto questo epilogo ha attribuito a Prospero un sistema mentale, che egli stesso può non aver adottato, ma che ha fatto di Prospero, volutamente, coscientemente, un idealista…

Ricorda che il Volador ti ha dato la “sua” mente = ti controlla wireless, sapendo “come tendi a pensare (e non solo)”. Prospero è diventato “qualcosa”… volutamente, coscientemente = “qualcosa” ha fatto di Prospero… volutamente, coscientemente, un idealista…

Il bi-sogno dentro al bi-sogno dentro al bi-sogno, etc. etc. etc.

“noi siamo fatti della stessa stoffa dei sogni...”.

Se “non ti trovi”, diventa/i praticamente “nor-male”, poiché sei (qua, così).

“Se vi ritroverete a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia non preoccupatevi troppo perché sarete nei campi Elisi e sarete già morti…”.
Il Gladiatore

Prospero è il diretto discendente di una generazione di maghi e incantatori… (un vero sottodomino, or dunque). Però, potendo sempre “aggiornarsi” mediante potenziale contemporaneo che, si sa, contiene tutto ed il contrario = ogni bi-sogno esaudito.

Prospero è, infatti, una possente divinità, più potente, in realtà, del Dottor Faustus, perché gode di una piena indipendenza dai poteri del Diavolo. Questa indipendenza era necessaria al personaggio, se Shakespeare voleva – come abbiamo visto che ha fatto – non estraniarsi da esso, come fa, invece, Marlowe col suo Faustus; il che non era certamente in accordo con la più ortodossa credenza popolare, secondo la quale uno che ha più potere delle altre creature umane può solo aver derivato tale potere dal Diavolo, ed aver impegnata, per questo, la sua anima; in ogni caso, il possesso di tali poteri doveva mettere in pericolo la salvazione: l’“Ibrido” chiama la vendetta della “Nemesi”, perché nulla è più sgradito alla divinità che l’eccesso del potere

Attenzione:

nulla è più sgradito alla divinità che l’eccesso del potere… (sì: quello altrui, però). 

Questo è... controllo preventivo, anzitempo.

Ecco perché sei “te” (qua, così). “La potenza è nulla senza controllo…”. Il “Diavolo”, va da sé… è, allora, il potenziale contemporaneo, a cui non “vendi nulla, nemmeno la presunta anima”. Semmai, c’è sempre qualcosa (l’oro) in cui puoi “inciampare”, dando luogo alla prosecuzione dell’incanto:

la “salvezza”
sempre
ad Opera L’oro
x “te” (qua, così).

Tremotino docet.





Il tuo “potere” è il potenziale contemporaneo. 

Qualcosa che è (“vale”) per tutti. Ma, “alla divinità nulla è più sgradito che l’eccesso del potere…”. Questa “invidia” non è… Ego. Perché l’Ego è proprio la conferma di quel “potere” = la piena interconnessione al potenziale contemporaneo = l’esserci, l’essere sferico, laddove sei Te (qua, xxx). 

Ancora “qua”, ma perlomeno Te: ti piace la “vacanza”? 

Ecco! Mentre, se inquadri l’intero “teatro (qua)” da Oltre, bè… immagina quanto muti a dismisura la relativa (assoluta)… non solo consapevolezza. 

Ecco come termina la “Tempesta”! 

Una volta per tutte. Con buona pace di ogni “tradizione-traduzione”. Truman attraversa lo “mare aperto”, per alfine schiantarsi contro il cielo o orizzonte. Quello è il limite interno del teatro, mentre il resto dell’edificio ha un fuori, da cui si affaccia sul resto dello scenario “aperto”. Renderti conto sostanzialmente, non è ar-renderti cont®o il primo scoglio in cui incappi (qua, così). Fosse anche l’ultimo, è l’ultima cosa fa “Fare…”. Mentre, nell’AntiSistema, diventa la “tua” zona comfort. 

“Guarda che roba!”. 


A buon intenditor poche parole… Chi?

  

Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2024
Bollettino numero 3778
prospettivavita@gmail.com


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