giovedì 16 giugno 2016

Sotto dominare da dominati: il principio della malattia, che introduce alla condizione di In Comunione (se…).


Non ci si accorge mai di essere dipendenti fino a quando non si decide di testa propria di voler smettere di fare qualcosa e si scopre che non è la testa a condurre il gioco…”.
Sugar Blues - William Dufty
Quando la “malattia” diventa convenzionale, la sanità che cosa riguardase non la preservazione dello stato di malattia?
Ecco, allora, l’ospedalizzazione della società, la cui età media “cresce” proprio come il business, che contribuisce a “mantenere in vita”. Cosa viene, prima? Se non osservi “lato tuo, centrale”, dalla tua ottica dimensionale, la prospettiva risente – ancora una volta – del grado e possesso, convenzionale “qua, così”.
Al fine di non disperderti – non tanto in te, quanto nello status quo – necessiti di un centro, al/dal quale “appartenere”. E cosa c’è, di meglio, che/se non il “tuo centro, centrale, centralmente lato tuo, centrale”?
  
A chi/cosa appartieni… se non a te stesso/a? 
Un simile “termine”, infatti, delinea uno stato in qualche modo distaccato da te, come se la “tradizione (derivante dall’uso quotidiano)” annunciasse tra le righe, e tra i significati sedimentati nel tempo... dalle strategie dominanti e sottodominanti, proprio qualcosa che ti “è già accaduto”:
  • il distacco da una parte “solida (ma resa eterea, poiché, dimenticata)”, di te
  • te, che rimani convinto/a, di conseguenza, di essere solo la punta di un iceberg, che non riesci più a percepire.
Il potenziale, tuttavia, è sempre del tutto intatto, per cui… ad esempio, la funzione religiosa porta all’emersione... la simbologia divina che, a livello frattale espanso (lato memoria centrale) narra ancora di te e del tuo stato “uno e trino” e del “padre, che è nei cieli (mentre tu sei “qua, così”, sulla terra)”.
Ogni valenza divina è riferita a te, nella misura in cui...
       

tu sei te stesso/a, in te, “lato tuo, centrale”.
Dal tuo potenziale inalterato poiché inalterabile (“essere”).
Dalla tua grande concentrazione di massa, il “motivo” per il quale puoi sempre riagganciare il Genio frattale espanso, che – come un Dio – presiede alla terra riformazione del reale manifesto.
Ossia, non è per capacità divina che la realtà si manifesta:
il reale manifesto è, di più, uno sfondo previsto e programmato, di volta in volta, al fine di provvedere a “scopi”, potenzialmente… infiniti.

 
Scopi che dipendono dalla grande concentrazione di massa, dominante (la “mente” che agisce attraverso le qualità attribuite a Dio, in delegazione frattale espansa).
Scopi che dipendono dal sistema operativo frattale espanso (il “braccio” che agisce totalmente, per delegazione frattale espansa by dominante).
Scopi che dipendono da te (la “variabile” d’intercomunicazione, sempre potenzialmente in grado di… fare la differenza).
Come, un Re, un Imperatore, un Dittatore, un… “Dio”, etc. si può tutelare, soprattutto, dal rischio che – non tanto la Massa ma, piuttosto - qualcuno/a della Massa “ritorni in sé”, ricordando 1) il momento di “è già successo”, 2) il prima del momento di “è già successo e 3) il potenziale che incarna ovunque, sempre e comunque?
È "semplice":
  • riprogrammando il sistema operativo frattale espanso (neutro “di suo”)
  • in maniera tale da rendere il “qua, così”, un AntiSistema “lato tuo, dominato”.
Nei gioghi, i “pesi” si controbilanciano sempre, ma… osservando la “forma (imprinting)” sovrapposta al reale manifesto. Se, questa ègerarchica, piramidale, a piano inclinato, etc. allora, i “pesi” si disporranno secondo le leggi della fisica ma, di più, seguendo la “legge della forma”:
  • con la gravità a spingere verso una sola “direzione”
  • sempre rispecchiante il livello direttivo, dominante (una sorta di compressione schiacciante al suolo).
La fisica consegue sempre alla “forma”… visto che essa dà luogo alla fisica (che una piccola parte degli umani, deduce proprio grazie alla predisposizione della “forma”).
La “forma” è… frattalità espansa. La quale è… “sede della forma diretta/indiretta, ottenuta in quanto potere unico/effettivo ma delegato, autorizzato, dalla diretta/indiretta dominante”.
Prima o poi, accadrà che… SPS, si deciderà a dettagliare minuziosamente tutto questo. È un esercizio utile soprattutto per “ricordare ‘lato centrale, proprio’”. Senza un simile orientamento totale e coerente (in grado di bypassare il “blocco mentale”), la mente non è “adatta” al focalizzarsi su/in qualcosa che, non è permesso dalla dominante stessa.
Sei come in “guerra” e non lo sai, non te ne accorgi, non te ne rendi contoperché:
  • hai ragione a non ritenerti in guerra
  • infatti, non lo sei più, ormai, “qua, così”
  • infatti, sei “solamente”…
  • posseduto/a e sotto ad incanto (preventivo).
Sei già stato/a invaso/a e conquistato/a.
E te ne accorgi dal fato/fatto che sei nel “qua, così”.

 
Ossia, non ti muovi più dal tuo autentico potenziale, bensì, dal “tuo” potenziale, ossia, da ciò che ti è stato lasciato in quanto apparente ed unico “campo d’esercizio, per le tue facoltà autorizzate dalla dominante”.
La profondità dell’incanto è tale che, non riesci più nemmeno ad immaginare di essere già, in quello stato che corrisponde al peggiore dei tuoi incubi (incubi che, ciclicamente, te lo ricordano a livello frattale espanso).
Il futuro non esiste “qua, così”, se non nella forma prevista dalla dominante.
Ergo:
per questo motivo, dall’oriente antico (ad esempio), ti giunge all’orecchio la morale del “risveglio”. Qualcuno che ricordava ancora, ha fatto sì che una simile memoria potesse sopravvivere, raggiungendoti in termini, però, sempre più annacquati dallo/nello scorrere temporale del paradigma dominante…
È lecito immaginare che questo “qualcuno”, sia la condizione di memoria frattale espansa:
  • che sia l’ispirazione
  • la Musa
  • l’orientamento
  • la chiave
  • la porta, etc.
  • per il ritorno alla tua “via”, pre “è già successo”
  • sempre “qua, ma… non così”.
La realtà manifesta può cambiare? Si può trasformare.
Ma, la trasformazione può essere sostanziale “lato tuo, centrale”.
Lo sai perché il cambiare è una illusione?
Perché “tu sei”. E “sei” sempre, anche ora “qua, così”. Per cui, cambiare è impossibile (rispetto al tuo essere, che è totale e potenziale). E se “sei” sempre, allora, puoi solo trasformarti. In chi/cosa? In… te stesso/a. 
Ogni altra “forma” è una deviazione “lato dominante, centrale”.
Ok?

 
La legge di conservazione dell’energia te lo indica, ma devi saper decodificare dalla tua prospettiva, dalla tua dimensione aggiuntiva (quinta dimensione, ottica), che aumenta la realtà manifesta “lato tuo, centrale”, in quanto prolungamento di ciò che (già) “sei”.
In assenza di ciò, ovverosia, “in assenza di te”… è altro, che “fa le tue veci”, come se non fossi in grado di intendere e volere. Come se… fosse già accaduto quello che più temi:
  • nella tela del ragno, c’è il ragno.
"Mi limito a dire che Consob è un'autorità indipendente per legge", ha detto Padoan al Question time alla Camera…
Link
  • per legge
  • Consob
  • è un’autorità indipendente…
Mi limito a dire (questo)”.
Pier Carlo Padoan
Capisci? Lo “vedi” il… “limite”? Il blocco. Il filtro. La… censura. La dominante…
Se è la legge, che lo prevede (poiché lo stabilisce)… allora

 
La Massa (costituita anche dagli “esperti”) si è fermata a questo.
La legge ha eretto (formato) “dighe, monumenti, vincoli, cardini, deviazioni, ordini, etc.” ed “ora”tutto questo è diventato fisico e fisica.
Ma… tutto questo, non è tutto il possibile “lato potenziale, centrale”.
C’è sempre molto altro e “di più”, anche (soprattutto) “lato tuo, centrale”…

Non è... una questione di "dadi", il tuo "essere".
La “forma (legge)” giunge a pioggia, dall’alto della gerarchia e, tutto quello che trova "al di sotto", riconverte a se stessa, ossia, alla legge… dominante.
La conseguenza è virale, ovvero, il:
  • sotto dominare da dominati = il principio virale dello squilibrio e della malattia
Le “onde gravitazionali” di ciò che mette in evidenza frattale espansa, la compresenza non manifesta della ragione fondamentale, la dominante.
La “forma” del reale manifesto “qua, così”.
La direzione entrante, ad esempio, per il tipo di “alimentazione umana” (modello “drogaggio quotidiano”, che le droghe “ufficiali” ti ricordano molto bene, a livello frattale espanso).



Negli anni ’20 ero ricco, anche se non avevo mai un centesimo in tasca
Nell’estate del 1965 incontrai un saggio orientale, un filosofo giapponese appena tornato da una visita di diverse settimane a Saigon.
Se volete davvero conquistare il Vietnam del Nord – mi disse – dovete bombardarlo con le vostre razioni militari zucchero, caramelle e Coca Cola. Questo li distruggerà più in fretta delle bombe”.
Sapevo di che cosa stava parlando. Quando mi arruolarono, nel 1942, mi successe qualcosa di simile. Le razioni militari erano stabilite da qualche parte in alto. Eravamo, come fu garantito a tutte le nostre madri, le truppe meglio nutrite della storia mondiale, ma il cibo dell’esercito mi fece storcere il naso sin dall’inizio: non volli mai assaggiarlo.
Così a colazione, pranzo e cena facevo la corsa allo spaccio. Fu un biennio di orge di latte al malto, caffè, zucchero, pasticcini, caramelle, cioccolata e Coca Cola. Dopo diversi mesi di questo regime mi ritrovai con delle enormi emorroidi sanguinanti, il che mi spaventò a morte.
Avevo sempre associato quel crudele male all’età avanzata, ma eccomi qua, colpito a vent’anni... Non importava un granché, tanto ero destinato all’olocausto sui campi dell’onore in Fiandra...
La mia prima esperienza adulta con il sistema medico americano fu con la sua caricatura:
la medicina dell’esercito Usa.
A tempo debito venni spedito oltremare a bordo del Mauritania; direzione: Inghilterra.
Gironzolavo sul ponte con la carabina in spalla ed un cappottone regolamentare inzuppato di spruzzi e salsedine; due ore di guardia, due di riposo. Al momento dell’arrivo a Liverpool mi ero preso una polmonite acuta. L’infermiere diede un’occhiata al termometro e mi rispedì ai miei doveri. La storia continuò per altri sei giorni, finché il termometro toccò il numero vincente.
Suonarono i campanelli d’allarme, le facce s’addolcirono per la commiserazione, mi portarono di corsa in barella su di un’ambulanza, che volò al più vicino ospedale! Cure intensive, tenda ad ossigeno e megadosi della droga magica del momento, il sulfanilamide.
Era così nuova e sperimentale che ad ogni ora mi prendevano un campione di sangue, per esser certi di non uccidermi.
Caddi in un piacevole coma e vi rimasi per parecchi giorni.
Meravigliose, profumatissime infermiere mi cambiarono con regolarità, mi bucherellarono per prendermi un po’ di sangue e mi lavarono dalla testa ai piedi. Affascinanti signore dell’alta società britannica mi confortavano portandomi lillà. Il cappellano stava in agguato, nascosto in corridoio. Sembrava proprio che non li avrei mai visti, i campi delle Fiandre!
Ma un mattino mi svegliai tutto sudato e cosciente.
Ebbi persino un’erezione. L’esercito mi aveva fregato ancora! Ero bidonato, condannato a sopravvivere per un altro po’ per servire il governo.
Quando arrancai in fondo al corridoio per farmi pesare, la prima volta, l’infermiere svenne quasi guardando la bilancia. Il regolamento dice che non si può esser dimessi dall’ospedale, se non si recupera almeno il peso dell’inizio della degenza, ma, se si viene ricoverati per più di 28 giorni, non si torna al reparto, bensì si viene spediti ad un Centro di Riclassamento, una specie di deposito dove tipi come me sono immagazzinati in attesa di richieste in base a peso, altezza e categoria.
Il mio reggimento non era certo Shangri-la, ma il Centro Riclassamento era peggio della morte.
Ce l’avrei fatta a metter su sei chili in sei giorni?
Gli strilloni ci portavano ogni giorno le ultime cattive notizie, io puntualmente compravo tre giornali e pagavo sempre con una banconota da una sterlina. Le monete di metallo del resto me le incerottavo alla vita e all’inguine. Come per magia, ad ogni pesata quotidiana pesavo un chilo in più. Il giorno X salii sulla bilancia trionfante: avevo recuperato il mio peso. Poche ore più tardi ero di nuovo al mio vecchio reggimento sulla via delle Fiandre.
I miei compagni si presero cura di me, proteggendomi e viziandomi con le buone cosettine dello spaccio, poiché ero troppo debole per andarci da solo.
Più tardi fui spedito a Glasgow in treno e, da lì, per nave ad Algeri e infime su un camion sino ad Orano. Dopo tre settimane nel deserto ero un uomo nuovo. Niente spacci per chilometri.
Mie uniche evasioni, il mare e la birra algerina. Dopo lo sbarco nel Sud della Francia mi aggregarono alla Prima Armata Francese:
Arabi, Senegalesi, Sikh, Vietnamiti con ufficiali francesi.
Vivevamo dei prodotti della terra, le razioni non erano abbondanti e non si facevano follie. Alcuni avevano con sé pentole e padellame, anatre e oche, capre e pecore, mogli e concubine.
Per mesi non ricevetti la paga; dovevo darmi da fare per procurarmi abiti e scarpe e non vidi mai niente che somigliasse a uno spaccio. La maggior parte degli indigeni con cui si mangiava non avevano visto zucchero da anni:
lo si trovava solo al mercato nero.
Vivevamo di carne di cavallo, di conigli, di scoiattoli, di pane scuro campagnolo e di qualsiasi altra cosa si potesse raggranellare.
L’inverno nei Vosgi fu brutale ed interminabile, tuttavia non presi neanche un raffreddore. Non mi ammalai mai nei 18 mesi passati in Francia e in Germania.
Pensate che io sia stato abbastanza furbo da capire il significato di questa esperienza alimentare cui avevo involontariamente partecipato?
Mi sarei potuto probabilmente risparmiare anni di guai, ma ero un perfetto imbecille con meno cervello ed istinto di sopravvivenza dei pidocchi che stavano nel mio elmetto...
Appena tornato negli Stati Uniti, feci subito una memorabile mangiata:
torta alla crema, panna montata, dozzine di frullati di latte e malto, cioccolata, Pepsi.
Zucchero... zucchero... ancora zucchero...
In poche settimane ero di nuovo a letto in preda a una serie di strane malattie. E tornarono le emorroidi.
Ogni giorno la febbre saliva e scendeva. Test ed esami ripetuti diedero come risultato nomi come mononucleosi infettiva, malaria atipica, epatite, fuoco di S. Antonio, dermatite tropicale, infezioni agli occhi ed alle orecchie.
Una volta che ebbi finito i soldi, scoprii le meraviglie della Medicina Sociale alla Mutua Veterani di Guerra.
Divenni membro fondatore delle Assicurazioni Malattia. Passai ben 15 anni tra medici, ospedali, diagnosi, cure, esami su esami, medicine ed ancora farmaci.
Durante tutto quel tempo interminabile e quel vorticoso giro di medici, non ne ricordo uno solo – delle dozzine che mi curarono – che avesse mai manifestato una benché minima curiosità per ciò che mangiavo e bevevo.
Inevitabilmente, arrivò il giorno in cui i farmaci persero ogni efficacia. Le emicranie non mi lasciavano più. Per dieci giorni di fila non riuscii a dormire, lavorare, mangiare o muovermi. Mi feci ricoverare d’urgenza all’Ospedale dei Veterani. Praticamente non potevo più sopportare il dolore.
Fecero di tutto, esami estremamente accurati, i più completi che mi fossero mai stati fatti.
Dopo che le macchine emisero il loro verdetto, il giovane medico lo tradusse per me:
niente cancro nè tumori cerebrali, niente di questo, niente di quello e sorrise annunciandomi con soddisfazione che ero un essere umano sano, normale sotto tutti i punti di vista.
Incredulo, balbettai:
Ma che cosa posso fare per il mio mal di testa cronico?”.
Se non se ne va in un paio di settimane, ritorni pure da noi”, rispose. Una settimana o due? Ero pronto al peggio e questo lo era. Non ne potevo più.
Telefonai a un amico il cui padre era un medico famoso e conosceva bene un luminare di Park Avenue che curava personaggi celebri. Presero un siringone pauroso e mi misero nel naso qualcosa di molto fresco. Dopo una dormitina stavo bene, per la prima volta da tempo. Ne sapevo abbastanza sulle droghe per capire che si trattava di cocaina.
Bene, pensai, e così che cominciano i drogati...
In seguito, il mio amico mi sottopose a un regime che mi sembrava strano, ma decisi di dargli retta anche perchè non sapevo dove procurarmi altra coca.
Mi proibì sigarette e caffè, suggerì fiocchi d’avena al mattino, riso a pranzo e poi a cena di nuovo riso con pollo.
Diagnosi:
ipotensione, un rallentamento della circolazione.
Prescrisse poi dei bagni caldi al mattino e alla sera ed esercizi fisici a mezzodì.
Cercai di smettere di fumare e di bere caffè, il che mi rese quasi incapace di lavorare. Ero abituato a cominciare la giornata col caffè, a gran tazzoni con crema di latte e zucchero; ne prendevo fino a quattro o cinque prima di pranzo.
Dopo che tutto questo mi aveva tolto l’appetito, rallentavo finalmente il ritmo dei caffè e della Pepsi. A cena ero in un tale stato di stordimento provocato dallo zucchero che era necessaria un’anatra cinese o un’aragosta alla diavola per stimolarmi un poco l’appetito.
Provai la nuova dieta e ne ebbi qualche giovamento temporaneo. Poi però ricominciai con gli alimenti proibiti e le emicranie tornarono. Allora riprovai ancora. Stavo imparando, ma non me ne rendevo conto.
Una sera mi ritrovai a leggere con avidità un libretto che diceva in tutta semplicità che se sei malato, la colpa è tutta tua. Il dolore è l’ultimo avvertimento. Tu sai meglio di chiunque altro di aver abusato del tuo corpo, per cui devi farla finita con gli eccessi.
Lo zucchero è un veleno, affermava il libro, più letale dell’oppio e più pericoloso della pioggia radioattiva.
Tornava il ricordo di Gloria Swanson e della zolletta. Non me l’aveva forse detto lei che tutti devono scoprirlo da soli, e nel modo più terribile? Non avevo nient’altro da perdere, se non i miei dolori, e così la mattina seguente buttai fuori dalla mia cucina tutto lo zucchero.
Poi presi ad eliminare tutto quello che conteneva zucchero:
fiocchi di cereali in scatola e frutta sciroppata, minestre pronte e pane.
Non avevo mai letto con attenzione la lista degli ingredienti degli alimenti confezionati e così rimasi proprio di stucco vedendo che il frigo e la dispensa erano vuoti; mi misi a mangiare solo cereali integrali e verdura.
Quarantott’ore dopo ero in agonia totale, con un’emicrania da impazzire. Se il dolore è un campanello d’allarme, questo era lungo, intenso e misterioso come un messaggio in codice. Ci vollero alcune ore per venirne a capo.
Ne sapevo abbastanza sui drogati per riconoscere con riluttanza una certa affinità con loro; mi stavo infatti disintossicando di colpo.
Dopo tutto, l’eroina non è nient’altro che un prodotto chimico. Dal succo di papavero si raffina l’oppio, poi si raffina questo in morfina ed infine in eroina.
Anche lo zucchero non è nient’altro che un prodotto chimico:
si estrae il succo di canna o di barbabietola, che viene raffinato per farlo diventare melassa e questa a sua volta viene trasformata in zucchero rosso e poi in piccoli cristalli bianchi. Non deve stupire che gli spacciatori taglino l’eroina pura con zucchero o lattosio per rendere gradevoli alla vista i pacchetti trasparenti della loro perfida merce.
Stavo eliminando ogni sorta di residuo malsano:
zucchero, aspirina, coca, caffeina, cloro, fluoro, glutammato e tutte quelle mostruosità polisillabiche elencate in piccolo sulle scatole e sulle lattine che avevo appena buttato nei rifiuti.
Seguirono ventiquattr’ore dure e interminabili, ma il mattino, già tutto era diverso. Mi ero addormentato esausto tra dolori e tremiti, mi svegliai rinato.
Cereali e verdure erano come un dono degli dei.
I giorni seguenti portarono tutta una serie di nuovi prodigi:
fine delle emorragie anali e gengivali, la pelle cominciò a purificarsi e mentre mi lavavo, aveva al tatto una consistenza e una compattezza tutte nuove.
Scoprii le ossa delle mani e dei piedi, prima sepolte nel gonfiore e nel grasso. Al mattino saltavo fuori dal letto prestissimo, pieno d’energia e di voglia di fare, la testa ricominciava a funzionar bene. Stavo davvero bene, mentre le camicie erano diventate troppo larghe, come anche le scarpe.
Un mattino, nel radermi, scoprii di avere anche un mento.
Per far breve una lunga storia a lieto fine, passai da 93 a 63 chili in soli 5 mesi e mi ritrovai con un corpo, una vita ed uno spirito nuovi
Sugar Blues - William Dufty
Solo una "storia"?

Come elemento di base della dieta, lo zucchero è peggio di niente.
Dell’acqua pura ti può tenere in vita per un tempo abbastanza lungo, zucchero e acqua ti possono uccidere
Lo zucchero raffinato è letale per gli esseri umani in quanto fornisce quelle che i dietologi chiamano calorie “vuote” o “nude”.
Per di più, esso è peggio di niente, perché porta via al corpo vitamine ed elementi minerali preziosi e la sua digestione detossificazione ed eliminazione, impongono una grave richiesta all’intero organismo.
L’equilibrio è così essenziale per il nostro corpo che disponiamo di diversi mezzi contro lo shock provocato dall’ingestione d’una grossa quantità di zucchero. Minerali come il sodio (dal sale), il potassio e il magnesio (dalle verdure e il calcio dalle ossa) sono mobilitati ed utilizzati nel processo chimico:
vengono prodotti acidi neutri, che cercano di riportare l’equilibrio acido-alcalino del sangue ad uno stato più normale.
Lo zucchero consumato ogni giorno causa una condizione continua di iperacidità ed occorrono sempre più minerali, da riserve sempre più profonde nel corpo nel tentativo di correggere lo squilibrio. Infine per proteggere il sangue, viene tolto così tanto calcio dalle ossa e dai denti che comincia un decadimento ed un indebolimento generale.
L’eccesso di zucchero prima o poi colpisce ogni organo del corpo.
All’inizio, questo viene immagazzinato nel fegato sotto forma di glucosio (glicogeno). Poiché la capacità del fegato è limitata, un consumo quotidiano di zucchero raffinato (superiore alla quantità necessaria di zucchero naturale) rende ben presto il fegato gonfio come una palla; quando il fegato si riempie al massimo della sua capacità, l’eccesso di glicogeno viene rimandato al sangue sotto forma di acidi grassi.
Questi vengono trasportati in ogni parte del corpo ed immagazzinati nelle zone più inattive:
il ventre, le natiche, il petto e le cosce.
Una volta che queste zone relativamente inoffensive sono state saturate, gli acidi grassi cominciano a distribuirsi negli organi attivi, come il cuore e i reni.
Questi cominciano a rallentare la loro attività ed infine i loro tessuti finiscono per degenerare e diventare adiposi. Il corpo intero viene colpito dalla riduzione delle loro capacità e si viene a creare una pressione sanguigna anormale.
Lo zucchero raffinato manca di elementi minerali naturali (che son presenti nella canna o nella barbabietola); il nostro sistema nervoso parasimpatico viene così intaccato e gli organi da esso governati, tra cui il cervelletto, diventano inattivi o si paralizzano (raramente consideriamo il normale funzionamento del cervello in modo puramente biologico tanto quanto la digestione).
Sono poi invasi il sistema linfatico e circolatorio e la qualità dei globuli rossi inizia a cambiare. Si verifica una sovrabbondanza di globuli bianchi e rallenta la produzione di nuovi tessuti. La capacità di tolleranza e di immunizzazione del nostro corpo diventa più limitata e non riusciamo più a rispondere come dovremmo agli attacchi più estremi:
caldo, freddo, zanzare o microbi.
L’eccesso di zucchero ha un forte effetto nocivo sul funzionamento del cervello; la chiave della sua ordinata funzione è l’acido glutammico, un composto vitale che si trova in molti vegetali. Le vitamine del complesso B hanno un ruolo preciso nel dividere quest’acido in due composti antagonisti e complementari, che danno, a livello cerebrale, degli stimoli a “procedere” o a “bloccare”.
Le vitamine B sono anche biosintetizzate da alcuni batteri simbiotici, che vivono nel nostro intestino.
Quando consumiamo zucchero raffinato ogni giorno, questi batteri deperiscono e muoiono e le nostre scorte di vitamina B si esauriscono o quasi. Troppo zucchero, perciò, ci rende addormentati e letargici e ci fa perdere la capacità di ricordare o calcolare.
I naufraghi che mangiarono solo zucchero per nove giorni di certo ebbero dei traumi di questo tipo:
le storie che raccontarono crearono molti problemi d’immagine pubblica agli spacciatori di zucchero. I cani morti del laboratorio del prof. Magendie misero l’industria zuccheriera in guardia contro i pericoli della libera ricerca scientifica.
Da allora sino ai giorni nostri, l’industria zuccheriera ha investito milioni di dollari in sovvenzioni clandestine per la scienza. Sono stati assunti i migliori nomi scientifici che il denaro potesse comprare, nella speranza che un giorno o l’altro se ne uscissero con qualche buona novella pseudoscientifica a favore dello zucchero
Sugar Blues - William Dufty
Servono altre parole, visto che questi sono “fatti”?
Fatti che usualmente e costantemente tendi ad ignorare, come il tossicodipendente sperduto e della “peggior specie”. Come qualcosa che ti succede regolarmente e causalmente.

Riassunta in soldoni, la medicina ufficiale verte su tre punti fondamentali attinenti la malattia:
  1. la malattia è un acerrimo ed insidioso nemico di tipo esterno, che arriva da lontano e si concretizza in disfunzioni, dolori, febbre, infiammazioni, ulcerazioni, squilibri ormonali, carenze, escrescenze. Un nemico da combattere duramente e sgominare facendo ampio impiego di farmaci, bisturi e trapianti (che sono le tipiche armi della medicina curativa-interventista)
  2. le cause di malattia, da Pasteur in poi, non sono più il malocchio e gli spiriti maligni da contrastare mediante esorcismi, ma i batteri e i virus, da annientare coi vaccini (che sono le armi tipiche della medicina preventiva allopatica-omeopatica)
  3. la malattia, identificata e confusa col dolore e col sintomo locale o distrettuale, si combatte senza quartiere, organo per organo, con la tecnica search and destroy (cerca e distruggi) dei marines, mediante terapie specialistiche.
Il concetto igienistico-naturale, sostiene al contrario quanto segue:
  1. la malattia non è un nemico ma un alleato. Non è una presenza estranea ma è il rovescio della medaglia chiamata salute. Combattere la malattia col napalm, per quanto inverosimile appaia, significa napalmizzare la salute, ovvero perseguitare se stessi e il proprio sistema immunitario. Meglio di tutto restare sempre sani. Ma se si perde l’equilibrio e ci si ammala, il processo patologico non è altro che la via più economica-rapida-intelligente verso il ripristino della normalità. La malattia in altre parole è una benettia. È la chiave che conduce all’autoguarigione. Controproducente combatterla, mentre serve solo coadiuvarla e rispettarla, togliendo però le motivazioni causative a monte, e lasciando il compito risolutivo finale al sistema immunitario, cioè all’infallibile medico interno di cui ogni organismo vivente è in possesso
  2. i virus sono figli naturali ed innocenti delle nostre cellule in continua moria e disgregazione, mentre i batteri sono nostri preziosi soci nel complesso e meraviglioso affare della nostra vita, e collaborano nel ripulire l’organismo fagocitando scorie e virus inespulsi, ovvero materiale intasante che il nostro organismo non è riuscito ad espellere
  3. la malattia vera non è dunque il sintomo (segnale d’allarme e spia rossa), non è lo sbrocco di essudati dell’herpes, non è il muco che fuoriesce, non è la fronte che scotta, non è il grasso che dilaga, non è la testa che scoppia, non è la cellula che muta e tumorizza i tessuti. Qual è allora la reale patologia? È la scelta di vita, il comportamento, il pensiero, l’alimento, l’ambiente, l’atteggiamento etico-morale, è la cattiveria e l’ignoranza che stanno a monte degli effetti dolorosi.
Al limite c’è la sfortuna, il caso, l’incidente, tutte situazioni di emergenza dove l’igienismo naturale ammette un uso limitato e mirato di armamentario medico.
Il direttore d’orchestra è sempre e solo il sistema immunitario
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Ma… detto/scritto/sostenuto/affermato… questo, che cosa te ne fai, quando la “tentazione è ovunque e comunque (autorizzata per legge)”?
Come puoi, allora, mettere in dubbio qualcosa di tanto totale, diffuso, unico, autoritario, legalizzato, etc.?
Immaginando diversa mente:
  • innescando un processo “altro”
  • a partire dall’assunto
  • il caso non esiste, se non lasci nulla al caso”
  • inteso “lato tuo, centrale”
  • con, nella tua centrale ottica, te stesso/a, ovvero… la dominate (in quanto “target”).
Qualcosa che non è il “pensare a vendicarti” o il “pensare ad altro”. No.
Qualcosa che è il “pensare a te, pensando a tutti, In Comunione”, avendo agganciato la dominante e non lasciandola andare, perché in quel momento è essa stessa ad indicarti la “via”.
È proprio il “vederla, percependola a livello frattale espanso ‘lato tuo, centrale’”, che ti permette di mantenerti in te, da te, coerentemente, totalmente, unicamente
Senza percepirla, senza “vederla”… di fatto, “qua, così” ti manca lo spirito/spunto di innesco.

 
Perché in sua “assenza”, tu non credi nemmeno a quello che “senti”.
Non avendo le “prove (nella maniera convenzionale)”… non credi nemmeno in te stesso/a.
Per questo, la dominante è “solamente”… compresente ma non manifesta (sfruttando/delegando il Genio frattale espanso, in virtù della propria condizione/posizione di grande concentrazione di massa, ad eseguire in toto “il lavoro sporco”, per essa).
Senza lasciare “tracce” se non… tutte quelle frattali espanse.
Accorgiti (per mezzo di… tutto, ad eccezione di… nulla).
La Fisica è a una svolta storica ma pochissimi se ne sono accorti
Ma cosa cambia con questa scoperta?
Nell’interpretazione di Bohm, i fenomeni quantistici sono tutt’altro che casuali, esiste, infatti, una funzione reale e quindi non semplicemente probabilistica, che “guida” sempre e comunque le traiettorie delle particelle.
In altre parole si riporta in vita una visione deterministica della realtà fisica, seppure parzialmente diversa da quella nota nella fisica classica.
Le particelle finiscono per avere traiettorie ben definite e viene introdotta una cosiddetta “onda pilota” che traccia una sorta d’invisibile autostrada lungo cui viaggiano i fotoni e quindi l’energia che determina i cambiamenti di stato di ogni particella…
Nei prossimi anni, quindi, è assai probabile, se questi studi troveranno conferme, che la natura “non casuale” ma finalistica dell’Universo produrrà una vera e propria rivoluzione della scienza che riguarderà tutti i settori dello scibile...
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  • esiste, infatti, una funzione reale e quindi non semplicemente probabilistica, che “guida” sempre e comunque (i "campi morfogenetici", ad esempio)
  • viene introdotta una cosiddetta “onda pilota” che traccia una sorta d’invisibile autostrada lungo cui viaggiano i...
  • la natura “non casuale” ma finalistica dell’Universo produrrà una vera e propria rivoluzione della scienza che riguarderà tutti i settori dello scibile (SPS ne è certo: “qua, così” non potrà succedere nulla, in grado di venir meno alla fenomenologia by dominante, senza la “scoperta” della dominante, stessa).
Tutto si svolgerà, creativamente, sempre “lato centrale, dominante”.
A te spetta (tocca) smentire SPS. In che modo?
Non di certo… "scommettendo", bensì, dimostrando di riuscire a trasformare il qua, “lato tuo, centrale”.
  
Come si capisce che la trasformazione è autentica?
Perché il reale manifesto si struttura in qualcosa che diventa il processo "In Comunione" (qualcosa che SPS metterà a fuoco, nel tempo).
Ci sono “piccoli/grandi… indizi”, come:
  • la sparizione spontanea (superamento) dell’uso del denaro
e non
  • la sua eliminazione, per trasformazione in qualcosa di analogo.
Ok?
È la manifestazione di uno stato interiore In Comunione.
Il termine della “paura”

Grande concentrazione di massa...
Ovvio, la dominante è virale, per cui… la grande concentrazione di massa, che è il Dominio, può sempre diventare ancora la dominante.
Ma… se la grande concentrazione di massa, invece di diventare un Dominio, diventa un… “In Comunione”?
La dominante non può “possedere” qualcosa che non è sostanzialmente già “predisposto (allineato)”.
 
Ergo:
la dominante, non ritrovando “spazio”, muore nella sostanza che si trasforma, sostanzialmente, in altro “lato tuo, centrale, In Comunione”.
Ok?
Se questa è solo… teoria o filosofia o… immaginazione?
No. Per nulla affatto. Questa è:
  • realtà potenziale
  • dalla dimensione aggiuntiva (ottica)
  • “lato SPS, centrale, In Comunione”.
Qualcosa che, se diventa grande concentrazione di massa, allora:
  • diventa centro di aggregazione (ex dominante) In Comunione
che
  • per delegazione frattale espansa
impiega
  • in delegazione frattale espansa
  • il sistema operativo (Genio) frattale espanso
  • lato umano, centrale, In Comunione”.
Nota bene:
il
  • “lato SPS, centrale, In Comunione”
diventa (“è”)
  • “lato umano, centrale, In Comunione”.
E questo fa, davvero, la differenza! (SPS non utilizza, praticamente, mai… il punto esclamativo, poiché è una forzatura, ma oggi, in questo “caso”… ci vuole proprio, essendo un punto potenziale di autentica svolta, al di là di ogni tipo di interferenza e di conseguente “guerra tra impoveriti dentro”. Senza nulla aver da guadagnare personalmente, se non il rientro in sé, espanso/aggiunto, però, all’intera umanità).
Aperta la porta. La porta è aperta.
SPS non è come "Einstein", che servì per richiuderla ancora una volta.
  
   
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro 2016/Prospettivavita@gmail.com
Bollettino SPS numero 1842
   
 

6 commenti:

  1. Ciao, mi rifaccio vivo, abbi benevola comprensione per la mia ottusa ostinazione, ma ho avuto la spontanea impressione che tu abbia descritto con i tuoi parametri espressivi il passaggio dalla preistoria alla storia, luminoso punto culminante di tutta l'analisi di Karl Marx. Comunque sia, sono contento. Grazie.

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    1. Ciao Fabio, non ho nessun problema a comprenderti, anzi, sono lieto per la tua contentezza :) Ho provato come dei "brividi lungo la schiena", quando ho letto della tua impressione/comparazione. Mhm... per SPS, che è sostanzialmente, neutro... è bene il ritrovarsi un po' ovunque "qua, così". Questo è un segno che si "diffonde".

      Ma... ormai, ne sono certo: SPS verrà compreso (se... verrà compreso) "postumo".

      Ora è come una sorta di "odore" o di retrogusto. Senza più nessun aggancio alla ragione fondamentale. Come leggenda svuotata da tutto. Come eco nel vento...

      Grazie. Ti abbraccio.

      Serenità. Smile

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  2. ciao Davide,
    mi ero ri-promesso di non interagire più con SPS per due motivi:
    1- evitare incomprensioni
    2- non avere di-pendenze di "pensiero" .
    Ho spiato qua e là leggendo i titoli iniziali e di coda.
    Un titolo come:
    Sotto dominare da dominati: il principio della malattia, che introduce alla condizione di In Comunione (se…).

    avendo in mezzo la parola malattia, mi ha portato a leggere il bollettino con attenzione.
    Il racconto tratto da Sugar Blues mi ha fatto pensare e, per quanto mi riguarda, devo ancora capire quale sia il mio zucchero da eliminare.
    Avrei voluto leggere anche il bollettino linkato come:Il direttore d’orchestra è sempre e solo il sistema immunitario
    ma non si apre.

    Saluti
    Alessandro (j.t. ecc...)

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    1. Ciao Alessandro, sono contento per la tua decisione :)

      Ho provato il link e mi si apre. Te lo riporto (fammi sapere):

      http://www.mms-italia.org/articoli/Storia%20dell'Igienismo%20Naturale.pdf

      Quale è il "tuo zucchero"? Prova con il digiuno "sensato". Fai dei test.

      Percepisco positività.

      Grazie e un caro abbraccione.

      In bocca al lupo.

      Serenità. Smile




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