giovedì 5 settembre 2024

Corrente.


Come il non solo “conto”.

La “corrente” è passata dall’essere quella di un corso d’acqua, che veniva utilizzato per…, al famoso “flusso di elettroni” che invisibilmente si auto trasporta per “volere superiore” = ancora il riflesso (verità) della schiavitù dis-umana (qua, così). Non solo; tale “vettore elettrifrizzante” funziona anche, ta-dah… “senza fili”.

“Bè, è stato divertente!
È stato… elettrifrizzante!
Elettrifriche?
Elettrifrizzante! È una parola che ho creato io: qualcosa che ti elettrizza e ti fa sentire contemporaneamente… vivo! Yawn, ora però credo sia ora di andare a nanna…
Già, yawn, anch'io…”.
Madagascar

La “sinestesia de noantri” te la dice tutta. Cosa? Bè, quel “niente” che ti ha ma, appunto, “ma da gascar i pall”. Quanta sofferenza. Dove

Nell’AntiSistema, che “va” proprio a tal… benzina (lavoro-denaro).

Sì, potrebbe funzionare anche diversa-mente, eppure tant’è che te lo becchi in questa salsa o versione, laddove ti attacchi ogni volt-a, e tiri a campà, auto ritenendolo perfettamente nor-male (qua, così).


La riflessione di oggi è codesta:

la “corrente elettrica” è, da qualche secolo (diciamo così), la fonte principale (unica, diciamo così) di alimentazione della società “moderna”
poiché tutte le fonti altre sono state, per così dire, “acquietate”
ergo
togliendo oppure “eliminando tale costante dall’equazione
che (ti) succede(rebbe)?

Uhm. Ancora una volta, l’ennesimo Re-Seth. 

mercoledì 4 settembre 2024

Ciò che sai è relativo a…


E, laddove non esiste; c’è… il vertice della gerarchia, bè… tale relatività è verso l’assoluto, seppure Dio sia “Dio” = la singolarità auto eletta (qua, così). Come al solito, la “morale è sempre quella”: 

fai merenda nell’AntiSistema, che ti ha ma “niente”. 

Guardi sempre altrove! In-tanto… No? Quando, il relativo, indica la presenza dell’assoluto? Sempre

Se qualcosa è relativo, significa. Sostanzia.

Ovvero, auto constata l’esserci dell’assoluto. Questa è, ovviamente, frattalità espansa = verità (la terza p-arte dell’I-Ambiente, ch’è… legge, strumento, memoria). Ma, la verità da sola non ti porta a nulla, se (se) Te sei sempre “te” (qua, così). Persino se sei Te (qua, xxx). 

Alias, anche il gerarca (leader) massimo può essere accecato dal relativo potere (potenziale contemporaneo), interponendosi nella posizione di chi “non può più fallire”, pena la relativa “dannazione” = il sopraggiungere di un’altra singolarità sferica, in grado perfettamente di prenderne il posto, sostituendone la “testa” che va, poi, a dare “luogo, modo, senso (unico), etc.” allo mondo intiero. Dunque, questo tipo di Te (Io) è sempre un “auto prigioniero” del/nel (qua, non importa come) non avendone nemmeno coscienza



Qualcosa, or dunque, e non più… qualcuno.
C®edendo sempre di/che (de che)…

martedì 3 settembre 2024

Tempesta.


Ancora prima degli X-Men, nonostante sia una Woman…

Ecco, forse, l’espressione più famosa de’ “La Tempesta” del presunto Shakespeare William:

“noi siamo della materia di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è circondata da un sonno…”
oppure
“noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è cinta di sogni…”
oppure
“siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita…”

Sì, la “traduzione dall’originale”. Uhm. Ecco a che serve il codice del linguaggio post “Babele (una maledizione, divide et impera, strategia che non esiste; c’è)”.

“L’inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui…”.
Shakespeare William

Laddove, sei “te”, però, il classico... povero diavolo.

Dunque, se lo “Inferno” è s-vuotato nel (qua, così), dove sono “tutti i diavoli”? Diciamo che non esiste; c’è (funziona)… lo “Diavolo”: 

una singolarità, da cui ogni “legione” ad immagine e somiglianza. 

Sei davvero “solo”, nella sostanza “di cui son fatti (anche) i bi-sogni”? Solo, nel senso che il “fantastico è roba per bambini mai troppo cresciuti”. No? Al limite, sei… superstizioso, ovvero, “ignorante e pauroso”. , la premiata specialità “italica”, famosa in tutto il mondo (che, non a caso, ha sempre fatto la fila per venire a dominare, comandare il/nel “Bel Paese”). Qualcosa che ancora oggi, pro-segue, con-segue, in-segue, etc.

Le “tre traduzioni” com-portano un finale espressivo diverso, del tutto particolare, molto prossimo a talune “trame da non solo film”, post-moderne (e, comunque sia, confluiscono tutte sostanzialmente):
e la nostra piccola vita è circondata da un sonno… (Maze Runner)
e la nostra piccola vita è cinta di sogni… (The Wall)
e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita… (Matrix).
Ergo:

sei (qua, così)
circondato da qualcosa (“sonno”)
cinto in qualcosa (bi-“sogni”)
racchiuso tra qualcosa (“spazio-tempo”).

Ancora una volta, la “(Bat)-Caverna”.