Quando cerchi l’alternativa a qualcosa che è “trito e (ri)trito” (abitudine, paradigma, convenzione), che fai? Dove vai? Come ti muovi? Dove guardi?
Beh, correggimi se sbaglio ma, a SPS (Me) sembra che:
- tu non fai nulla di sostanzialmente “nuovo/diverso”
- tu non vai da nessun’altra parte che non sia questa versione della realtà
- tu non ti muovi concretamente in maniera "altra"
- tu guardi sempre, sostanzialmente, nella stessa direzione.
Bah! Capire il perché non è poi tanto difficile.
È, forse, più complesso arrivare ad accorgersi della situazione complessiva e totale nella quale versi. Qualcosa di molto simile ad un grattacielo che toglie il cielo, la luce, il calore naturale, di un panorama libero di potersi manifestare…
È come essere chiusi dentro ad un sacco e scambiare il buio (ri)velato (la notte), per assenza naturale e ciclica della luce solare:
non è del tutto naturale ciò che ti accade. Lo sai, vero?
Ai cavalli viene applicato il “paraocchi”:
coppia di pezzi di cuoio cuciti lateralmente alla testiera del cavallo per impedirgli la visuale ed evitare così che, disturbato, si imbizzarrisca…
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È, dunque, per evitare un “disturbo ed un eventuale imbizzarrirsi”, che viene applicato il “correttivo alla visuale”.
Ma… quando questo “disturbo” corrisponde ad un’ingresso/aggancio di alternativa, che cosa diventa allora il “dispositivo” applicato alla tua apertura ottica?
Che cos’è, in realtà, il pericolo derivante dall’imbizzarrirsi?
E, chi/cosa corre questo “pericolo”?
Te stesso, la tua famiglia, la società, lo Stato, l’Ue, gli Usa, l’Onu?
Chi o cosa?