"Riproduzione frattale espansa"... |
- come influisce la compresenza, non manifesta, dominante… sulla/nella fenomenologia conseguente, alias, la “tua” realtà manifesta, in toto, dettaglio per dettaglio, livello per livello, reame per reame, etc. “qua, così”?
- come, questa compresenza, non manifesta, dominante è, dunque, “prescrivibile ‘qua, così’”?
- come ti puoi accorgere, rilevando scientificamente la compresenza, non manifesta, dominante?
"Impronta digitale"... |
Queste riflessioni sono di ordine scientifico, anche se l’espert3 non ne “conviene” (non è d’accordo), poiché… sotto ad altre vesti, le stesse riflessioni sono già state affrontate nel corso secolare del processo scientifico, stesso.
- mantenendo ferma la consapevolezza
- mentre tutto il resto si è, come, adattato di conseguenza
- invertendo il processo che prevede, “qua, così”, l’esatto procedimento apparente, opposto.
Se, infatti, fermi un “punto (momento)” – poiché lo carichi di una certa valenza energetica (abitabilità del momento) o… interesse, prospettiva, etc. – allora, questo diventa come una sorta di “fortezza inamovibile”, il centro di una situazione (che inizialmente sembra “predicare nel deserto”) nel bel mezzo del “nulla”.
Motivo per il quale occorre che la consapevolezza, che rigenera l’atto, sia talmente coerente, densa, univoca, etc. da risultare come la grande concentrazione di massa, attorno alla quale prende a ruotare tutto, convenientemente (ossia, secondo un “piano economico” che comprende l’interesse delle parti, distribuito proporzionalmente, in funzione dell’ordine gerarchico di appartenenza, conseguenza e dipendenza. Una forma di status quo, dunque, che controlla tutto in leva, ubiquamente, non localmente, wireless).
Quale “altro tipo di anima/senso”?
Ok?
La “forma” del pane dipende dalle mani che la “elaborano/plasmano”, ma… la sua “bontà” dipende dall’amalgama formato dagli ingredienti, contenuti.
La “forma” può, così, risultare “apprezzabile/accattivante” ma, una volta speso del denaro/tempo/energia, la “bontà” può lasciare “di sasso”.
Questo accade, sempre, poiché “tutto 'qua così' dipende dal ‘fuoco dominante’”…
- dominante = che si trasferisce nella “caratteristica ambientale”.
- un “modo” per polarizzare, terra riformare (ri organizzare), interi ambienti
- sino a grandezze planetarie e oltre
- in “leva”
ossia
- “con il minimo sforzo, ad immagine e somiglianza”…
Tutto ha, insomma, nelle “proprie corde”, qualcosa che è proprio, nella misura in cui la caratteristica ambientale, by ragione fondamentale… “permette di sviluppare, secondo una certa spigolatura del potenziale (orientamento)”.
- un Dio “giusto” permette la “giustizia”…
- il sapere è
- una “ca
tasta” - che segue le orme impresse nella sua costruzione fondamentale.
La risoluzione dell’equazione “qua, così”, all’insegna della giustizia ad angolo giro… è l’assunzione di una centralità (fuoco, leva, moto di propagazione del segnale portante, organizzazione, etc.) “lato tuo/umanità, centrale”, dove:
- lato = il centro “qua, così” è una convenzione virale, che dualmente lo ha suddiviso in “due lati”: apparenza e sostanza
- tuo = nel rispetto della tua realtà sovrana, che non è solamente “Ego” se coincide con l’interesse, lo sviluppo, il rispetto, la sostenibilità e la manifestazione/realizzazione d’assieme
- umanità = appunto, l’assieme. L’asse stabilizzatore dell’Ego individuale
- centrale = l’abitazione ed il coinvolgimento del “lato sostanza”, nella suddivisione virale “qua, così”. La bussola auto orientante e sempre indicante, che sei il “pilota al posto di guida autentic3”.
Che cosa “è”, allora, la dominante?
Qualcosa che sfrutta tutto e tutti, arrivando a consumare tutto e tutti, compresa se stessa… quando non esiste più niente da consumare, ritornando ad annichilirsi... ma non giungendo mai ad eliminarsi del tutto (poiché come un virus, capace di auto rigenerarsi facendo perno sulle due facce della stessa medaglia: realtà manifesta/on-off e realtà potenziale/reset).
Che la dominante è qualcosa di “sempre potenzialmente riformantesi”; richiamata in loco da “emanazioni caratteristiche sensoriali”, come la co/ri generazione di un certo tipo di emozioni/sentimenti/atteggiamenti (feromoni):
- corruzione
- avidità
- tentazione, etc.
Di chi/che cosa si nutre “lo sviluppo materiale (industriale, commerciale ed economico) della società…”?
E, quindi, la dominante “qua, così”?
I vizi capitali sono un elenco di inclinazioni profonde, morali e comportamentali, dell'anima umana, spesso e impropriamente chiamati peccati capitali.
Questo elenco di vizi (dal latino vĭtĭum = mancanza, difetto, ma anche abitudine deviata, storta, fuori dal retto sentiero) distruggerebbero l'anima umana, contrapponendosi alle virtù, che invece ne promuovono la crescita.
Sono ritenuti "capitali" poiché più gravi, principali, riguardanti la profondità della natura umana…Una descrizione dei vizi capitali comparve già in Aristotele, che li definì gli "abiti del male".
Al pari delle virtù, i vizi deriverebbero infatti dalla ripetizione di azioni, che formano nel soggetto che le compie una sorta di "abito" che lo inclina in una certa direzione o abitudine.
Ma essendo vizi, e non virtù, tali abitudini non promuovono la crescita interiore, nobile e spirituale, ma al contrario la distruggono…Nell'Età dei lumi la differenza tra vizi e virtù perse importanza, poiché anche i vizi, come le virtù, concorrerebbero allo sviluppo materiale (industriale, commerciale ed economico) della società…
I vizi capitali nella dottrina cattolica.
- superbia (radicata convinzione della propria superiorità, reale o presunta, che si traduce in atteggiamento di altezzoso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri, e di disprezzo di norme, leggi, rispetto altrui);
- avarizia, più precisamente l'etimologia latina "avaritia", anziché l'avarizia nella sua accezione moderna; (cupidigia, avidità, costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e bisogno sfrenato di ottenere sempre di più);
- lussuria (incontrollata sensualità, irrefrenabile desiderio del piacere sessuale fine a se stesso, concupiscenza, carnalità, eccessivo attaccamento ai beni terreni ed eccessiva reticenza nel separarsi da essi);
- invidia (tristezza per il bene altrui percepito come male proprio);
- gola (meglio conosciuta come ingordigia, abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola, perdita totale del senso della misura e quindi della capacità di provare piacere reale per ciò che si sta gustando);
- ira (eccessivo senso di giustizia, che degenera in giustizia personale, nonché in desiderio di vendicare violentemente un torto subito);
- accidia (torpore malinconico, inerzia nel vivere e nel compiere opere di bene, pigrizia, indolenza, infingardaggine, svogliatezza, abulia)…
- mancanza, difetto, ma anche abitudine deviata (“deviata”)
- gli "abiti del male"… Al pari delle virtù, i vizi deriverebbero infatti dalla ripetizione di azioni, che formano nel soggetto che le compie una sorta di "abito" che lo inclina in una certa direzione o abitudine (“una sorta di abito... che lo inclina in una certa direzione”)
- ma essendo vizi, e non virtù, tali abitudini non promuovono la crescita interiore, nobile e spirituale, ma al contrario la distruggono (errato. Non “distruggono” ma trasformano, alias, fanno manutenzione nello status quo. Infatti “qua, così… ‘nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma’”).
Assumendo una prospettiva “lato tuo/umanità, centrale”, ogni formulazione scientifica, tra l’altro, si trasforma in bias di conferma (che non corrisponde più ad una strategia convenzionale, esperta, per il “bavaglio dell’alternativa sostanziale”) solare (in linea proprio con l’intento “giusto ad angolo giro ‘lato tuo/umanità, centrale’”)…
Una leggera “declinazione” e… oplà “il dado è tratto”.
“tutto si trasforma…”
secondo il relativo/assoluto “fuoco”…
- da quelle più “tradizionali ed AntiSistemiche”
- a quella “free energy”
- sino ad arrivare alla “tecnologia d3l movimento, Teva Liike (link)”.
Osserva a livello frattale espanso; cosa significano, sostanzialmente, i “fenomeni non solo fisici”, che la scienza deviata mette in luce, ma solamente dalla prospettiva centrale dominante?
In matematica e fisica un solitone è un'onda solitaria auto-rinforzante causata dalla concomitanza, con cancellazione reciproca, tra effetti non lineari e dispersivi in un mezzo di propagazione.
I solitoni si riscontrano in molti fenomeni fisici, dato che emergono come soluzioni di una vasta classe di equazioni differenziali alle derivate parziali non lineari che descrivono molti fenomeni fisici.Il fenomeno dei solitoni fu descritto per la prima volta da John Scott Russell, che osservò un'onda solitaria risalire la corrente nell'Union Canal per chilometri senza perdere energia.
Russell riprodusse il fenomeno in un recipiente di onde, e lo chiamò "Onda di Traslazione"…
- un'onda solitaria risalire la corrente… per chilometri senza perdere energia (cosa significa e rappresenta, a livello frattale espanso “lato tuo/umanità, centrale”: che "non tutto è perduto". Ma “qua, così”… è, anche, "l’eccezione che conferma la regola". Allo stesso tempo: potenziale e realtà manifesta).
Per concludere, quest’oggi, “nota bene”:
In elettronica e informatica, con il termine sistema embedded (generalmente tradotto in italiano con sistema integrato, letteralmente immerso o incorporato) si identificano genericamente tutti quei sistemi elettronici di elaborazione a microprocessore progettati appositamente per una determinata applicazione (special purpose) ovvero non riprogrammabili dall'utente per altri scopi, spesso con una piattaforma hardware ad hoc, integrati nel sistema che controllano ed in grado di gestirne tutte o parte delle funzionalità richieste…
Verso la fine degli anni settanta, i microprocessori ad 8 bit erano la norma, ma necessitavano sempre di memoria esterna, logica di decodifica e di un'interfaccia con il mondo esterno. In ogni caso, i prezzi erano in caduta libera e sempre più applicazioni cominciarono ad adottare questo approccio, piuttosto che metodologie di progetto di circuiti logici personalizzate.Verso la metà degli anni ottanta, un maggiore grado di integrazione permise il montaggio di altri componenti, in precedenza collegate esternamente, sullo stesso chip del processore.
Questi sistemi integrati vennero chiamati microcontrollori piuttosto che microprocessori e fu possibile la loro utilizzazione di massa.
Con un così basso costo per componente, questa alternativa divenne molto più interessante che costruire interamente circuiti logici dedicati.
Ci fu un'esplosione del numero di sistemi embedded distribuiti sul mercato, così come delle componenti fornite da vari produttori per facilitare la progettazione di tali sistemi.
Per esempio, vennero prodotti molti circuiti integrati con un'interfaccia seriale (piuttosto che parallela, più tradizionale) che potevano essere interconnessi con microcontrollori con meno connettori.
In questo contesto apparve il bus I²C.
Verso la fine degli anni ottanta, i sistemi embedded rappresentavano la regola piuttosto che l'eccezione per quasi tutti i dispositivi elettronici, tendenza che continua tuttora…
- sistema embedded (sistema integrato, letteralmente immerso o incorporato) = tutti quei sistemi elettronici di elaborazione a microprocessore progettati appositamente per una determinata applicazione (special purpose) ovvero non riprogrammabili dall'utente per altri scopi, spesso con una piattaforma hardware ad hoc, integrati nel sistema che controllano ed in grado di gestirne tutte o parte delle funzionalità richieste…
- verso la fine degli anni ottanta, i sistemi embedded rappresentavano la regola piuttosto che l'eccezione per quasi tutti i dispositivi elettronici, tendenza che continua tuttora…
- sistemi
- progettati appositamente per una determinata applicazione
- non riprogrammabili dall'utente per altri scopi…
- verso la fine degli anni ottanta, i sistemi embedded rappresentavano la regola piuttosto che l'eccezione per quasi tutti i dispositivi elettronici, tendenza che continua tuttora…
Ci arrivi da sol3? È per il tuo/umano “bene”.
Fai (te)…
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"Fai..." un po' Te.