venerdì 12 agosto 2016

Convertire il luogo comune, in immagine reale (sostanza).



Il processo è alquanto intricato (reso complesso). Ma, non complesso, se
godidella prospettiva analoga (non certo per “valore etico, morale, universale, etc.”, bensì, solamente per “posizionamento panoramico, senza per questo perdere, smarrire, snaturare la tua originale centralità sovrana) a quella che lo ha immaginato "qua, così" (creato, ideato, ispirato, retro ingegnerizzato):
  • un “luogo comune” è la condensazione di quella che era/è, l’idea portante di un progetto, esistente nella mente della grande concentrazione di massa (“qua, così”… della dominante e/o delle sottodominanti, facenti sempre “parte” della dominante, per riflesso frattale espanso)
allo stesso tempo
  • un “luogo comune” – ti sembra (appare) – come qualcosa di abbastanza fumoso, da non essere “vero” (nel senso che descrive piuttosto una caratteristica non fisica; qualcosa che confonde, attraverso un processo che lo porta a crearsi e che convenzionalmente la Massa non utilizza, anche e soprattutto, per poter “risalire la corrente”, che lo ha permesso), ossia “che non te ne fai nulla”… avendo ben chiara una simile impressione (deduzione simbolica), derivante dal moto della freccia, che l’arco teso lancia verso il bersaglio, senza la possibilità di ritornare indietro, non lasciando traccia alcuna, rilevabile, della relativa traiettoria dipinta per aria.
Di quale “processo” si tratta
  

Di quello auto ricavante informazione, relativa 1) a te/umanità e 2) a ciò che “è già successo”… ottenibile attraverso la caratteristica ambientale di memoria frattale espansa (registro), a partire da qualsiasi “situazione (ceto, educazione, agio, etc.)” – ora – ti caratterizza “qua, così”…



Il “qua, così” è una forma comoda, utilizzata in SPS da Me, per descrivere “in un solo colpo” il tipo di realtà manifesta caratteristica, al di là della definizione temporale ordinaria e convenzionale:
  • “qua, così”
è
  • uno “stato delle cose”
  • che si è edificato, forgiato, costruito
nel tempo
  • a partire dal momento di “è già successo”
e che, ora “è”
  • a prescindere proprio dalle spire del tempo deviato (che conferisce apparente fluidità, a qualcosa che è assolutamente inamovibile)
se
  • lo status quo rimane sostanzialmente lo stesso.

"Al di là" del loop (prima e dopo), c'è il "reset (strategia dominante)"...
“Qua, così” è una dima che descrive, senza entrare nel dettaglio, esattamente “quello che tendi a pensare”, del luogo comune realtà manifesta (caso per caso, giurisdizione per giurisdizione, livello per livello, contesto per contesto, etc.).
Assunto in termini generici, distaccati dal contesto dominante (livello di generazione dello status quo), questa “forma mentis” permette di creare forme di pregiudizio, relative e causali (ossia, legate alla dominante assoluta), che servono come collante proprio per auto mantenere in vigore lo status quo.
Cioè, senza consapevolezza (ignorando lo stato di dominante, compresente ma non manifest3), il “qua, così” assume la forma di ciò che pensi, dove “ciò che pensi” si mantiene sempre al di sotto del perno centrale, che controlla tutto e, quindi, anche il “qua, così” (comprensivo della “tua” capacità di elaborazione di “qua, così”).



La situazione è intricata (resa auto complessa, a partire dalla ragione fondamentale non manifesta, dimenticata) ed intrigante (ti piace giocare all’investigatore privato), pur tuttavia negando sostanzialmente ogni spazio per la “poesia”, dal momento in cui… “la realtà manifesta è regola, che ti regola molto ruvidamente, alla ‘fine’ arrivando ad ucciderti nel fisico”.
Eppure, la “poesia” è ovunque, o meglio, ti sembra di scorgerla dappertutto, auto definendoti come “sensibile, romantic3, profond3, etc.”. Così, mentre “rincorri inafferrabili farfalle”, il reale emerso continua a caratterizzarti senza che nemmeno te ne accorga. Sì, perché, questa “caratterizzazione” è diventata, nel tempo, sempre più densa, sino a materializzare realtà affine “con te al suo di dentro”.

 
Non "vedendo" (al limite percependo qualcosa, che serve solo per farti stare male, ancora di più… per impotenza, che altro non è che: incapacità di decodifica sostanziale frattale espansa, a partire da quello che continua ad accadere, essendoci “un motivo di fondo”) ti adagi, abituandoti a tutto (ivi compreso anche il “qua, così”, al quale conferisci “valore poetico”... proprio per non ammettere, alla luce del Sole, che “la situazione ti è davvero sfuggita di mano” e che, dunque, “la situazione è davvero compromessa, dopo tutto questo tempo trascorso a ‘dormire’”).


Come puoi, quindi, convertire il “luogo comune” in “solida sostanza”? Dove per “solida sostanza” occorre intendersi:
ragione fondamentale (sede sia della causa che dell’effetto)
dominante (motivo del ritornello “qua, così”)
e
accorgerti.

 
Luogo comune
  1. modo di dire semplice e superficiale e dettato dal pregiudizio
  2. cosa detta da più persone, anche in un ampio periodo di tempo, talvolta vera oppure inesatta
Sinonimi:
  • stereotipo
Termini correlati:
  • leggenda metropolitana...
La “conversione” avviene, ovvio, andando a ritroso nel processo che, usualmente, utilizzi per giungere sino al “luogo comune”:
  • invertendo senso di marcia (anche quando e se non ti sembra proprio possibile) e di processo "logico".
Dal “luogo comune” alla “ragione – sostanza - della forma reale emersa”:
  • come precedentemente già descritto
  • è come – a partire dalla freccia, incastrata dalla/nella sagoma (bersaglio) – risalire alla “mano/mente/motivazione/idea/intento… dominante (ragione fondamentale), che l’ha – a differenti stadi – lanciata.

 
Qualcosa che ora, nel disinnesco, potrebbe interessarti se, ad esempio, cogliessi il segno e lo convertissi in nuova modalità per fare business, soldi (interesse) e, dunque, status quo. No?
Differentemente, non riesci ad agganciare nulla relativamente all’andare al di là del “qua, così”.
È come usare la mente, per comprendere la mente


A meno che, da una prospettiva frattale espansa “lato tuo, centrale”, riuscissi ad inquadrarla attraverso luce indiretta (non andando a cambiare nulla in tutto quello che “vedi” e che, quindi, non vai più a sensibilizzare evocando una/la risposta frattale espansa, che tende a riflettere te, piuttosto che la natura dell’osservato/osservazione, etc.).
Osservando secondo una certa modalità, perturbi il risultato, alias, il panorama stesso (che si “arricchisce/riflette” anche te, dando luogo a qualcosa che è, allo stesso tempo, “più cose assieme”: qualcosa che si altera in maniera direttamente proporzionale alla fonte “intervistatrice”, con a capo la “potenza evocativa” della grande concentrazione di massa).
Se tu e la dominante “guardate allo stesso tempo, lo stesso paesaggio (contesto infrastrutturale reale manifesto)”, che cosa succede?
Innanzitutto:
  • la dominante gode del “vantaggio” di essere in proiezione locale/globale, già da molto prima di te.
Quindi, “cosa succede”:
  • che tu hai tutto il libero arbitrio reso possibile (permesso) dalla dominante
per cui
  • la tua osservazione produce riflessi ambientali/panoramici, di te, condizionati dalla dominante
  • per una percentuale almeno del 80/20 (più realistica, ormai, quella 90/10, tendente e rispecchiante quella sostanziale “qua, così” del 99/1)
ergo
  • l’ambiente si “riflette di/con te” (sempre e comunque)
ma
  • distorcendo per la gran parte del segnale sostanziale, la tua “immagine (memoria, esperienza, valenza, valore, ragione, sovranità, diritto, storia, senso, etc.)”
  • mischiando a/in te il segnale portante dominante, riflesso ubiquamente “qua, così”.
Qualcosa “che te ne fai comunque”… qualcosa, se mantieni correttamente auto valutata la tua “formula (per la tua equazione originale)”, correggendo il segnale frattale espanso (memoria) ambientale, “tenendo sempre conto, coerentemente con lo 'stato locale/globale delle cose', la percentuale di tua diluizione nel 'qua così', dominato dalla dominante anche se non ti sembra.


Ricostruite le debite proporzioni post “è già successo”, quello che rimane è quello che “devi avere il coraggio di guardare indirettamente ‘in faccia’”:
  • senza timore, ma solamente con spirito di autentico auto rinnovamento, a partire da ciò che è rimasto “qua, così” di te. Ma, bada bene, che “quello che è rimasto di te”… è sempre come la parte emersa dell’iceberg: con al di sotto sempre, tutto il resto della grande concentrazione di massa (potenziale).
Questa non è semplice speranza. Questa è la tua “natura”:
ciò che eri e sei.



 
Non ho ancora sbagliato.
Di solito non ci pensi, a sbagliare”.
Billions
A “cosa” pensi “qua, così”?
C’è una certa “gravità”, che pervade e sembra caratterizzare tutto, quindi:
  • a “cosa” pensi, usualmente?
Tutto quello che “pensi” è disturbato dalla “condizione gravitazionale (riflesso della dominante)”, segno evidente che il tuo pensiero è solamente “tuo... 'qua così'”. 
 
Ma, a partire da te e non da “te” (parte centrale che esiste sempre, anche nella condizione estrema e finale di 99/1)… coerentemente “lato tuo/umanità, centrale”, puoi giungere a ricordare tutto e da lì (luogo comune) riconvertire la realtà manifesta, in toto (sostanza).


 
Quando il "lato tuo/umanità, centrale" sarà anche un "luogo comune", allora... la realtà manifesta incarnerà la stessa rappresentazione "concreta/simbolica" nel/del medesimo senso, significato, sostanza, dove:
  • lato tuo, centrale = Ego (luogo comune virale, nuovamente "porta dominante")
  • lato tuo/umanità, centrale = In Comunione (giustizia da qualsiasi prospettiva/parte la si osservi).
Per oggi è tutto.

 
Accorgiti…
       
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro 2016/prospettivavita@gmail.com
Bollettino SPS numero 1878
    
 

2 commenti:

  1. Questo è tutto gente!? Beh, non è poco. Commentare sarebbe lunghissimo: avrei tempo e voglia per farlo, ma il significato stesso della parola "commento" delimita la mia intenzione espressiva. Per cui, grazie.
    "(ti piace giocare all’investigatore privato), pur tuttavia negando sostanzialmente ogni spazio per la “poesia”, dal momento in cui… “la realtà manifesta è regola, che ti regola molto ruvidamente, alla ‘fine’ arrivando ad ucciderti nel fisico”.
    Un accenno di una canzone di Samuele Bersani(visto il periodo)si intitola "Ferragosto"
    E' stato un temporale
    pigro e passeggero ed il sole e’ su
    che brucia in cielo e sulle tegole
    ma non avevo visto mai un arcobaleno
    essere centrato in pieno da una rondine
    come un lampione che si accende
    in pieno giorno inutilmente
    aspetto il sasso e chi cosi’
    mi spegnera’
    con il sorriso sulla fronte
    tra le pozzanghere profonde
    rimango a largo nell’acquario della mia fantasia.
    Buon ferragosto
    Alessandro

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    Risposte
    1. Caro Alessandro, se la "parola commento" ti disinnesca (delimita), ebbene, assegna un altro nome al tuo "atto intenzionale". Non c'è problema. Vai oltre :)

      Molto "bella" la citazione. Grazie!

      Certo. Si tratta di una solidificazione (conversione).

      Ti abbraccio, augurandoti altrettanto.

      Serenità

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