venerdì 27 novembre 2009

La Terra, un essere vivente che respira.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…






L’acqua ricopre il 71% della superficie terrestre. Non a caso il pianeta Terra è anche chiamato il pianeta blu. Per gli indiani d’America l’acqua rappresenta il sangue dei loro antenati. L’acqua è pertanto ritenuta sacra. Se l’organizzazione della materia è su base frattale, dobbiamo aspettarci che, così come nell’uomo il sangue costituisce il fluido legato alla vita, allo stesso modo esista anche il “sangue” della Terra, in quanto essere vivente. Il sangue della Terra è appunto l’acqua, da qua si capisce il vero significato della metafora raccontata dal Capo Seattle. Ogni aspetto legato alla tradizione ed alla cultura dell’uomo, fosse anche la più antica e misteriosa, riporta sempre uno spaccato della “verità”. Cercare di inquadrare le leggende o il mito con la mentalità dell’uomo odierno, lascia sempre il tempo che trova, ossia porta alla considerazione finale che gli “antichi” fossero dei sempliciotti propensi alla fantasia tipica dei bambini o dei poveri d’intelletto. Il tutto viene lasciato a “macerare” nell’ambito del dubbio e della mistificazione. A chi interessa, dopotutto, comprendere sino in fondo il messaggio che i nostri antenati ci hanno voluto tramandare? A chi interessa tutto ciò in un mondo incuriosito dalle vicende del Grande Fratello? Per fortuna che siamo in tanti su questo meraviglioso pianeta. E questa è sia la nostra forza che il nostro fardello; come al solito la “medaglia” ha sempre due facce contrapposte. Nella nostra numerosità, oltre a gravare sempre più sul sistema naturale, possiamo però evitare di essere ingabbiati totalmente nel piano di annichilimento dello spirito. Nella diversità c’è la nostra salvezza. Per questo motivo possiamo osservare l'estremo tentativo di spersonalizzazione  dell'uomo messo in atto dall'Antisistema. Siamo tutti diversi eppure campionabili. Ma c’è sempre qualcuno che “sfugge” ad ogni tentativo di targetizzazione: le cosiddette minoranze. Porzioni di esseri umani “diversi” come risposta naturale della magnificenza della vita. Ho trovato in uno splendido articolo di Enzo Braschi questo concetto, espresso nella natura dei cosiddetti “contrari”: 

In ogni tribù nativo-americana, da sempre, troviamo la figura dei "Contrari", altrimenti chiamati "Sacri Pagliacci", vale a dire  gli "uomini-doppi", quelle personalità in grado di esprimere la dualità del cosmo attraverso comportamenti apparentemente contrari alla regola. E' sempre Alce Nero a fornirci la chiave filosofica per comprendere quale sia la vera identità dei "Contrari" laddove afferma: "Avete osservato che la verità appare in questo mondo con due facce. Una è triste di dolore, e l'altra ride; ma è la stessa faccia, rida o pianga. Quando la gente è già disperata, forse la faccia ridente è meglio per loro; e quando si sentono troppo bene e troppo sicuri di essere protetti, forse è meglio allora che vedano la faccia piangente."
Il "Contrario" si presenterà allora come colui il quale cammina all'indietro, dice "sì" quando dovrebbe dire "no", rabbrividisce d'estate e gira nudo d'inverno, si lava con la sabbia e si asciuga con l'acqua; oppure come colui che all'interno di una sacra cerimonia sarà l'unico a muoversi fuori tempo, a dare la schiena mentre tutti i suoi compagni offriranno il volto a chi li guarda, a cantare allorché ognuno tacerà, a ridere sguaiatamente nel corso di un evento luttuoso, o a piangere disperatamente nel bel mezzo di una festa. Tutto questo non per mero esibizionismo o per amore della teatralità, bensì perché il comportamento del "Contrario" aveva (e tuttora ha) la funzione di mantenere in equilibrio i due lati opposti della realtà. Ma perché un uomo come tutti gli altri, a un certo punto della sua vita, decideva di diventare un "Contrario", di vivere un'esistenza che andava contro ogni regola, una vita sempre dedita alla rinuncia personale, alla povertà più assoluta, e all'instancabile servizio e cura degli altri? Semplicemente perché quell'uomo era un prescelto, aveva avuto una vera e propria "chiamata" dall'"Alto": aveva cioè ricevuto la visione dei "Poteri" che dimorano a Ovest, quelli che la tradizione Lakota chiama gli Wakinyan, gli "Esseri del Tuono".
Il potere dei "Contrari" derivava da quel temibile elemento -il tuono-, sul quale il "Contrario" era tuttavia in grado di esercitare il suo controllo. E questo perché gli Indiani d'America sanno che il Grande Spirito è il primo a voler mantenere il Tutto in equilibrio, ragion per cui a tanto sacrificio da parte dell'uomo che diventava un "Contrario" veniva offerto in cambio un poco del Potere degli "Esseri del Tuono". I "Contrari", pertanto, erano medicine men capaci di guarire molte malattie attraverso il Potere degli Spiriti dell'Ovest, nonché individui in grado d'influire sul tempo atmosferico creando la pioggia o interrompendola a seconda delle necessità.
Gli Heyoka
I Lakota chiamavano i "Contrari" Heyoka, una mirabile intuizione, visto che la parola heyoka è il "contrario" di okahey, che vuol dire "tutto va bene". E questo non perché i "Contrari" esprimessero il lato negativo dell'esistenza ma semmai l'altra faccia della medaglia, allo stesso modo degli "Esseri del Tuono" che avevano la proprietà di creare la vita così come di distruggerla.
Fonte: http://www.segnidalcielo.it/potere_dei_contrari.htmlno

Essere un “contrario” è sempre stato il mio personale stato esistenziale; ma me ne accorgo solo adesso, dopo avere letto questo articolo. Ora riesco a farmene una ragione, ora riesco a rafforzare i miei passi, a credere ancora maggiormente nella nostra natura divina e ispirata. Ora comprendo perché “vedo ogni cosa ribaltata a 180 gradi”. Perché la vista esteriore che mi difetta è compensata dalla vista interiore che è acuta. Siamo sempre nell’ambito del duale, non c’è nulla da fare sino a quando rimaniamo in questa prospettiva. Chiamiamo queste persone con nomi “diversi” ma il risultato non cambia. Queste persone ci sono sempre state e sempre ci saranno, perché rappresentano la linfa, il sangue, la spina dorsale dell’apparato sensibile dell’umanità nella sua forma globale dell’Uno. Sono i martiri e i santi, gli uomini di scienza che sono stati bruciati, le donne che venivano tacciate di stregoneria, gli ambigui, i clochard, i pazzi, gli omosessuali, tutti coloro che hanno preso decisioni “fuori da ogni schema”, etc. Sono tutti quei coraggiosi che si sono opposti ad un "regime", i partigiani o terroristi che dir si voglia. E non può essere una classificazione fatta da coloro che detengono il potere a dirigere il destino degli uomini, perché il destino cambia ad ogni istante come una serpe. Infatti sono rimasto letteralmente di sasso quando, una mattina molto presto, sono sceso dal treno che mi portava a Milano e, infreddolito e trasognante, mi sono accorto di una scritta molto grossa su un muro di una casa che recitava così: non esiste più il futuro di una volta.
Meravigliosa concezione del tempo e dello sfuggire dal tempo, sinonimo di libertà senza pari. Inutile dire che quella frase è divenuta per me un vessillo da sventolare con orgoglio per il resto della vita. Quella frase era un messaggio dall’Universo non per chi aveva occhi per leggere ma per chi aveva risonanza per comprendere. Infatti dopo qualche giorno scomparve! In quel luogo di cammino dei pendolari, dei “robot” programmati o delle “formichine” ubbidienti, il Creatore dava prova di esserci e di assoldare volonterosi o “contrari”.

Ed ecco riaffacciarsi ancora una volta sulla scena i "Contrari", gli Heyokas, e la loro visione di una realtà indissolubilmente legata agli Wakinyan, gli "Esseri del Tuono". Sì, perché gli Heyokas, oggi, non sono una qualcosa che  riguarda i soli Indiani d'America. Non è più in gioco il colore della pelle o la connotazione geografica o quella culturale: gli Heyokas, oggi, sono anche tutti quelli che credono nel contrario di ciò che apparentemente è la nostra realtà, quelli che lottano perchè assieme a un vecchio mondo che sta per scomparire scompaia per sempre anche un vecchio modo di intendere la vita.
Chiunque abbia già scelto questa strada non in linea con un potere che lo vuole cieco, sordo e muto, porta in sé le stimmate del "Guerriero" capace di trasmutare il ferro in oro puro. Il ruolo di questo "Guerriero" è infatti quello di credere nell'opposto -nel contrario- di quanto il potere voglia fargli credere, e di risvegliare in quanti più possibile tale nuova presa di coscienza. Soltanto così il "suono" che è in tutti noi diverrà davvero il "tuono" capace di riconnetterci agli "Esseri del Tuono", come è giusto che sia, come essi si attendono che noi facciamo una volta per tutte.
E' difficile essere un Heyoka nella nostra società.
E' difficile perchè ci è stato insegnato a muoverci nel caos, a rassegnarci alla violenza, a vivere fianco a fianco con la paura, uno strumento creato ad arte per controllare ogni nostra emozione. Paura che genera rancore, rancore che genera odio, odio che frantuma l'infinita ragnatela di "parentele" che lega ognuno di noi a ogni altra cosa. Paura che sempre più ci separa dal vero senso della Creazione, che è Amore e volontà di amare non in vista di una ricompensa in questa o in un'altra vita, ma perché gratificazione senza fine, risposta a ogni richiesta della nostra anima.
A questo punto del nostro cammino ci siamo allontanati così tanto da noi stessi, che ci sembra impossibile riuscire a tornare indietro. Ai nostri piedi scorgiamo un baratro dal quale tentiamo a fatica di emergere, alzando lo sguardo vediamo un'impervia salita che sembra non aver mai fine. Ci sentiamo orfani, abbandonati, disperatamente soli e perduti.
Sono invece convinto che tutto sia a portata di mano, e che ognuno di noi possa diventare il "Maestro" di se stesso, possa brillare di una sua luce sfolgorante, possa vibrare di un suono che sia pura armonia. A condizione però che impari ad amarsi e a riconoscere l'amore nel perenne fluire della vita. Se quel giorno verrà, finalmente voleremo. Con questi nostri corpi. Senza ali, eppure come aquile che levigate si staccano da terra. Quel giorno con questi nostri corpi saliremo fin lassù, fino a dove hanno dimora gli astri, i cui nomi siamo noi. Alla fine del sentiero del cielo non dovremo bussare a nessuna porta, perché la porta del cielo è sempre aperta: basterà avere il coraggio di varcarne la soglia e scoprire di essere noi il cielo, lui la nostra anima. E non avremo più limiti. Mai più. E' perché si possa vedere quel giorno che si deve pregare e lottare con tutte le nostre forze.
Mitakuye oyasin (Siamo tutti correlati, siamo tutti uno).
Fonte: http://www.segnidalcielo.it/potere_dei_contrari.html

Quando Colombo scoprì le Americhe nel 1492 la società occidentale si aprì verso l’ignoto, o meglio, verso un mondo che, pochi già conoscevano. Questo fatto doveva succedere; come dovevano succedere molte “cose” spiacevoli per condurre l’umanità al punto di scegliere con coscienza il proprio destino, verso la comprensione dell’unità del tutto. Le mappe ritrovate, nelle quali veniva “ritratto” il mondo dettagliato come solo si è potuto conoscere negli ultimi anni, tramite l’avvento degli aeroplani e dei satelliti, chiarisce molto bene questo concetto. L’uomo è sempre stato guidato nelle proprie scelte agendo proprio su quelle sue componenti contrarie, che mai si sarebbero fatte ingabbiare dallo schema ipnotizzante messo in atto dall’Antisistema e, dunque, dall’uomo stesso. Cane che si morde la coda, mi verrebbe da pensare. Gli eroi ci sono sempre stati, i temerari ed i coraggiosi che hanno fatto della propria vita un tavolo inclinato dedicato all’avventura del vivere la vita. Questa è la spinta evolutiva in corso. Il naturale slancio che deriva dalla sottile funzione della dualità. 
Per finire voglio evidenziare due immagini molto particolari:



Fonte: http://www.teresademonte.com/LeMappeDiPiriReis_DrTeresaDeMonte.pdf

Questa mappa ricorda qualcosa che è "scomparso" e che era rappresentato, nel mondo antico, con questo simbolo:

                                                                                          

Il famoso Sigillo di Atlantide presente anche in molte colonie Fenice, in realtà sarebbe la pianta della mitica capitale del Continente d'Atlantide, Poseidonia o Città del Ponte, come concordemente descritta nei molti documenti in un intervallarsi di tre canali e tre anelli di terraferma ed un'uscita-porto che portava in mare aperto. 
Fonte: www.esonet.it

Per diretta connessione mi viene in mente lo splendido libro di David Wilcock “The divine cosmos” che, nel capitolo 5, recita così:

Christopher Otto Hilgendberg è stato il primo, nel 1933, a mostrare che se restringiamo la Terra al 55-60% della sua attuale dimensione, allora tutti i continenti si incastrano insieme a formare un puzzle. Basandoci sui modelli matematici di Maxlow la Terra si starebbe espandendo in grandezza alla velocità di approssimativamente 21 millimetri all’anno (E, aggiungo io,  ricordo che il numero 22 rappresenta la manifestazione fisica del cambiamento).

5.5 - ESPANSIONE GEOMETRICA RADIALE DEI CONTINENTI
Se l’attività della Terra condivide un legame comune con le attività a livello quantico, allora durante il processo di espansione ci dovremmo aspettare di vedere coinvolta la geometria dei Solidi Platonici, proprio come la vediamo nella formazione di un microcluster o di un quasi-cristallo. Abbiamo già visto come le osservazioni del dr. Teodorani sulle formazioni di plasma in Norvegia  adottino configurazioni geometriche spontanee, e questo suggerisce che anche il plasma nel centro della Terra debba possedere le stesse proprietà. Inoltre, grazie al lavoro investigativo del dr. Pasichnyk, sappiamo che W.R. Corliss, A.M. Dziewonski e J.H. Woodhouse hanno confermato che il centro della Terra mostra una “simmetria esagonale”, cioè che è nella forma di un solido geometrico tridimensionale che, se osservato da determinate angolazioni, ha sei lati. Nel video della sua conferenza del 1996, Gregg Braden indica che questo dato simmetrico suggerisce che il centro della Terra è a forma di dodecaedro perfetto, uno dei cinque principali solidi Platonici, con 12 facce pentagonali. Sicché, il fenomeno geometrico dei “microcluster” si conferma valido anche a scale di grandezza molto più grandi di quelle del regno dei quanti. (Anche l’icosaedro possiede una simmetria esagonale molto ripetitiva).
Non dimentichiamo che la geometria è il semplice sottoprodotto della vibrazione/pulsazione in un materiale fluido; gli studi del dr. Hans Jenny hanno rivelato che quando il livello di vibrazione/pulsazione viene incrementato, le forme geometriche che si osservano all’interno del fluido diventano più complesse. Così, se la velocità della vibrazione/pulsazione nel centro luminoso della Terra sta continuamente incrementando, allora ci si dovrebbe aspettare di vedere all’opera forme geometriche sempre più complesse.

  1. Tenendo questo a mente, nel 1993, Vogel e altri esordirono con le seguenti conclusioni riguardanti le Ipotesi di Espansione Terrestre, basate sulla loro vasta esperienza nel fare modelli della superficie terrestre. Se si riduce il raggio della Terra al 55/60% della sua attuale dimensione, allora: I confini esterni dei continenti possono essere composti insieme per formare un’unica crosta chiusa; 
  2. La posizione dei vari continenti rimangono generalmente costanti rispettivamente l’uno all’altro, e la loro separazione è causata da una “espansione radiale della Terra”; 
  3. La causa dei movimenti dei continenti deriva da un sempre più veloce incremento di raggio nel tempo, in accordo con l’espansione dei fondali marini…
La concordanza di questi tre fenomeni non può essere casuale, [ma è dovuta a] processi operanti dall’interno della Terra, e il risultato è l’espansione del pianeta. La chiave di lettura di quanto abbiamo bisogno di vedere qui sta nel punto 2, dove Vogel stabilisce che la separazione dei continenti avviene secondo un movimento “radiale” o a spirale. Quando studiamo la struttura gerarchica dei Solidi Platonici singolarmente “annidati” l’uno all’interno dell’altro, osserviamo che c’è sempre un movimento a spirale quando una forma meno complessa si espande in una di complessità superiore.
Fonte: http://www.stazioneceleste.it/articoli/wilcock/wilcock_TDC_05.htm

Anche la Terra, in quanto essere vivente, respira; dunque ecco spiegato il moto espansivo della sua “forma”. Perché no? Perché comprendere questo aspetto significa espandere la coscienza ad un livello troppo pericoloso per l’attuale stato delle “cose”. L’Antisistema vigila su ogni aspetto e nulla sfugge al suo preventivo controllo.  Ma noi, che siamo i suoi creatori, possiamo eluderlo tagliando le sue fonti di alimentazione energetica basate sulla paura e sulla separazione tramite la conoscenza e la consapevolezza.
Nulla è per caso e la verità ci sommerge, ci accorgeremo di lei quando saremo “affogati”…



giovedì 26 novembre 2009

Il libero arbitrio: una catena evolutiva.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni
inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…










È oggi una giornata particolare; no, nessuna ricorrenza particolare. È particolare per il “come” mi sento. Come se due diversi “me” si muovessero in dissonanza tra di loro, come due differenti “figure” che tentano di scollarsi tra di loro. La musica che odo in questo momento mi avvolge e penetra in profondità, suggerisce di “osservarsi” meglio, di sentirsi…
Cosa provoca questo stato, non di disarmonia ma di introspezione? Abbiamo capito che ogni segnale che scuote lo spirito (e questo indubbiamente lo è), giunge con il puntuale compito di richiamare alla “veglia”, di distorcere la percezione artificiale dell’illusione che ci siamo costruiti attorno. Nella dualità in cui siamo immersi, queste due “figure” che si evidenziano al sentire percettivo del nostro sé, rappresentano i due poli di “spinta” della corrente energetica legata al senso evolutivo; senso che spira, tuttavia, solo in una direzione… verso il senso dell’inspirazione del Creatore. Non ha senso parlare di direzione utilizzando i termini “avanti” ed “indietro”, in quanto utilizzeremmo solo ed esclusivamente una terminologia legata al mondo del duale. Ha invece senso, secondo il mio sentire, utilizzare il verso del respiro di Dio; il verso legato alla sua inspirazione, ossia del “ritorno alla Sorgente”. Tutto è Uno, persino l’atto del respirare è, nella sua più profonda realtà, una sola “operazione”. L’espirazione è un processo illusorio, eppure necessario in molte prospettive, ma l’inspirazione contiene il significato finale dell’atto. È difficile scorgere la mano che getta la “rete” quando si è un pesciolino inconsapevole di quello che è la realtà dell’aria. I differenti piani dello Spirito addensato sfuggono alla nostra comprensione, così come sfugge il senso finale di questo teatro esistenziale. Siamo così belli e complessi da rispecchiare l’intero Cosmo, eppure lottiamo per l’acquisto di un pezzo di terra che ci condizionerà per tutta la vita. Dio mio… anche io non sfuggo a questa alienazione completa, legata al concetto del possesso materiale della “roba” di Verghiana memoria. Eppure quando mi guardo intorno ed osservo lo stato materiale nel quale “verso”, mi accorgo di non avere nulla; questa mia vita rispecchia quello che “sono” in profondità e mi trasmette l’immagine di ciò che ho sempre “sentito”: di non avere nulla! Ma chi me l’ha messo in testa in questi termini? Io, come ogni essere, sono "ricchissimo". E non ha senso misurare la mia ricchezza e la mia felicità tramite il "peso" della materia. Ecco svelato tutto il pesante fardello dell'attuale paradigma in vigore nella società degli uomini. Se non lo manifesto, in termini di materia, è perché uno switch interno, inconscio, domina la rappresentazione fisica del pensiero vivente. Cosa è?


Prima di leggere oltre, fate a voi stessi questa domanda:
“E’ proprio per mio merito che sono arrivato a leggere le parole che sto ora leggendo?“
Pensateci attentamente. Ricordate la stringa di eventi che nel tempo vi ha condotto precisamente qui. Ricordate come avete trovato questa particolare pagina web? Non è stato per caso. E’ stata una stringa d’evento orchestrata. Le stringhe d’evento sono progettate da gruppi multipli di coscienza e, dunque, la risposta alla domanda posta sopra è: no. Non è stato per merito vostro, voi ora siete qui in cooperazione con altre forme di coscienza. Considerate i 6,2 miliardi di persone che popolano il pianeta. Quanti leggeranno proprio queste stesse parole che state leggendo ora voi? Cento? Mille? Diecimila? Centomila? Un milione? Dipende dal potere di una stringa d’evento. Dipende dal potere delle coscienze che co-creano la stringa d’evento. Dipende dalla risonanza delle coscienze che attivano la stringa d’evento. Ma, soprattutto, dipende dall’allineamento della stringa d’evento con la volontà della Sorgente Primaria.
Estratto da un Passaggio Segreto del sito www.wingmakers.com
 

Ci accorgiamo allora che il concetto del libero arbitrio descrive un velo molto sottile, un esile filo conduttore ci sussurra che la nostra “libertà” è pari al grado del nostro processo evolutivo; siamo, insomma, liberi ma sino al punto di non danneggiarci. È perciò ritenuto non distruttivo il conflitto interiore in questa prospettiva delle due figure dell’essere e dell’avere. È lecito e corretto “passare da questo contrasto”. Da “qua” si passa per andare oltre. Oltre il conflitto esistenziale del possesso della materia e oltre al nostro respiro, oltre la soglia della ritenuta fine di questa vita costituita della materia che vogliamo comprare; come se i nostri genitori ci avessero acquistato e non generato. Oggi mi sento scollato, sottratto alle mie energie divine, schiacciato dal peso materiale di un mondo che deve comprendere quanto si sta perdendo della bellezza e del senso della vita. Nell’incessante passaggio dei fotogrammi delle nostre vite, fatte di passato e futuro, noi siamo sempre nel presente – sempre nel presente. O meglio la nostra essenza è sempre nel presente che rappresenta l’Assoluto. Le nostre parti più cedevoli all’illusione invece danzano tra il passato ed il futuro, come pezzetti di coriandoli troppo fragili per opporsi al vento del proprio ego. Nel scegliere “dove essere” e “dove andare” cediamo paradossalmente questo “onere/onore” alle nostre paure e dunque all’Antisistema manifesto. La svolta che ho dato alla mia vita da poco meno di un anno a questa parte, intende andare nella direzione da me auspicata a livello spirituale: oltre gli schiaffi ricevuti dall’illusione di “essere”.
Intendo mantenere salda la prua, oltre le bizzarrie del “tempo” e puntare verso l’orizzonte – costi quello che costi – oltre le pesanti nubi che si addensano e che velano la luce del Sole…  perchè l Sole è in realtà sempre alto nel cielo…

Riporterò ora il discorso del Capo Seattle, perché mi rappresenta. Che esso sia un mito, leggenda o verità non mi importa, quello che conta è che “qualcuno” lo ha immaginato, pensato, scritto, divulgato… e questa è solo opera del “cuore”; grazie a colui/coloro che ce lo hanno reso manifesto.

Nel 1845 il governo degli Stati Uniti fece pressione sul Capo Seattle e la sua tribù di nativi americani allo scopo di acquistare i territori del Puget Sound, dove loro vivevano e cacciavano: due milioni di acri e uno stile di vita in cambio di 150 mila dollari e di una riserva entra la quale il governo degli Stati Uniti si impegnava a mantenere la tribù. Capo Seattle rispose con un discorso che dipinge con graffiante efficacia la società urbana degli Stati Uniti nel 1850 e delinea un pauroso ritratto del mondo come lo vediamo oggi. La sua risposta costituisce una delle più alte espressioni di consapevolezza ambientale mai fatte dall’uomo.
Fonte: la « Rete »

«Il Grande Capo di Washington [il presidente degli Stati Uniti] ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di buona volontà, e questo è gentile da parte sua, visto che ha ben poco bisogno della nostra amicizia. Prenderemo in considerazione la proposta perché sappiamo che, se non vendiamo la terra, l’uomo bianco potrebbe prendersela con il fucile.
Come si possono comprare il cielo e il calore della terra? Per noi è un’idea strana. se non possediamo la freschezza dell’aria e lo scintillio dell’acqua, come possiamo acquistarli? I morti dell’uomo bianco dimenticano la terra dove sono nati quando vanno a camminare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa magnifica terra, perché essa è parte dell’uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il cervo, il cavallo, la grande aquila… questi sono i nostri fratelli. Le creste rocciose, gli umori dei prati, il calore dei pony e l’uomo… appartengono tutti alla medesima famiglia. Così, quando il Grande Capo di Washington manda a dire che vuole comprare la nostra terra, chiede molto… perché questa terra ci è sacra. Qui e ora faccio di questa la prima condizione… che non ci venga negato il privilegio di recarci a visitare, indisturbati, le tombe degli antenati, degli amici e dei figli. L’acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non è semplice acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovete ricordare che è sacra, dovete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni pallido riflesso nell’acqua limpida dei suoi laghi racconta gli eventi e le memorie della vita della mia gente. Il mormorio dell’acqua è la voce di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini. Se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli… e vostri; dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza che avreste per un fratello.
Le ceneri di nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo consacrato e allo stesso modo sono sacre queste colline, questi alberi, questa porzione di terra. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce il nostro modo di sentire. Per lui un pezzo di terra è uguale all’altro, perché è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra quello di cui ha bisogno. La terra non è suo fratello, ma il suo nemico e, dopo averla conquistata, la abbandona. L’uomo bianco si lascia dietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Ruba la terra ai suoi figli e non se ne cura. La tomba del padre e il diritto di nascita del figlio vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare e vendere, come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra e la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire è diverso dal vostro. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma, forse, l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Nelle città dell’uomo bianco non c’è un posto tranquillo, un posto dove ascoltare le foglie che si dischiudono in primavera e il frinire delle ali di un insetto. Ma, forse, è perché sono un selvaggio e non capisco. Il frastuono delle vostre città ferisce le nostre orecchie.… I pellerossa preferiscono il soffice sospiro del vento sulla superficie dello stagno e l’odore di quel vento, lavato dalla pioggia di mezzogiorno o profumato dalla resina dei pini. Per l’uomo rosso l’aria è preziosa, perché tutte le cose dividono il medesimo respiro; l’animale, l’albero, l’uomo… dividono tutti lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira. Come l’uomo che agonizza, non si accorge del proprio fetore. Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare che per noi l’aria è preziosa, che lo spirito dell’aria è lo stesso della vita che essa sostiene. Il vento che ha dato a mio nonno il primo respiro ha accolto anche il suo ultimo sospiro. E se vi vendiamo la nostra terra, dovete mantenerla separata e sacra, un posto dove persino l’uomo bianco possa assaporare la brezza addolcita dalla fragranze dei fiori… L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali marcire a migliaia nelle praterie, uccisi dall’uomo bianco che passava sul treno. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro fumante possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo morirebbe di una grande solitudine dello spirito. Perché tutto quello che accade agli animali presto accadrà all’uomo. Tutte le cose sono collegate. Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale camminano è formato dalle ceneri dei vostri nonni. Affinché rispettino la terra, dite loro che è ricca delle vite della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini quel che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi. Questo noi lo sappiamo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma l’uomo alla terra. Questo lo sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce i membri di una stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. L’uomo non tesse la sua trama della vita, ne è semplicemente uno dei fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a se stesso. Ma noi prenderemo in seria considerazione l’offerta di andare nella riserva che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati e in pace. Ha poca importanza dove trascorrere i giorni che ci restano: non sono molti. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno conosciuto la vergogna, e da dopo la sconfitta trascorrono le giornate nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora, ancora qualche inverno e nessuno dei bambini delle grandi tribù, che un tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano in piccole bande fra i boschi, sarà lasciato a piangere sulle tombe di una gente una volta potente e piena di speranza come la nostra. Ma perché dovrei addolorarmi per la scomparsa della mia gente? Le tribù sono fatte di individui, e non sono di loro migliori. Gli uomini vengono e vanno, come onde del mare. E’ l’ordine della natura. Perfino l’uomo bianco, che ha parlato e camminato a fianco del suo Dio come amico, non può essere esentato da questo destino. Potremmo essere fratelli, dopotutto. Staremo a vedere. Una cosa sappiamo, che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà… il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo, come possedete la nostra terra, ma non potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso e per l’uomo bianco. Questa terra gli è preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto al suo Creatore. Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contamina il suo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi rifiuti. Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portati qui e, per qualche speciale motivo, vi ha dato dominio su questa terra e sull’uomo rosso. Un destino che ci è misterioso, perché non comprendiamo tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi domati, gli angoli segreti delle foreste pieni dell’odore di molti uomini e il profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti. Dov’è il boschetto? Sparito. Dov’è l’aquila? Sparita. La fine della vita è l’inizio della sopravvivenza. Quando l’ultimo uomo rosso se ne sarà andato dalla faccia della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sarà diventata un mito, queste riserve brulicheranno dagli invisibili morti della mia tribù. Loro amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore della madre. L’uomo bianco non sarà mai solo. Fate che sia giusto e gentile nel trattare la mia gente, perché i morti non sono privi di potere. Morti ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento di mondi! Se vi vendiamo la nostra terra, amatela come noi l’abbiamo amata. Curatela come noi l’abbiamo curata. Conservate nella mente il ricordo di questa terra, così com’è, quando la prenderete. E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela… come Dio ama noi. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra Gli è preziosa». 


* Nella foto di testa una immagine di Seattle.


mercoledì 25 novembre 2009

Il grazie ed il benvenuto all'attenzione.





Ho “sentito” di apportare una modifica al modo di esporre gli articoli nel blog; il concetto che sottintende questa percezione è lo stesso che “vive” all’interno di una famiglia o di quando si entra nella propria abitazione, oppure si sta bene dentro di sé. È una sensazione legata al calore animico di stare bene in un “luogo”, di essere benaccetti, di sentirsi in armonia con quello che ci circonda e ci ospita. Quando percepiamo questo stato dell’essere e ci sentiamo in un circolo di energie virtuose, la prospettiva che abbiamo della vita è molto diversa dal consueto; allora comprendiamo che “c’è qualcosa di più” oltre alle asperità quotidiane, oltre alla fisicità della materia, oltre gli sbarramenti quotidiani al “ben-essere”. La modifica potrà sembrare minima, tuttavia è frutto di una personale evoluzione nel percepire ed accettare i miei simili; come chi entra nella mia casa fisica viene accolto nel migliore dei modi, anche chi entra in questa libera zona di energia di condivisione deve essere come l’ospite più gradito. È anche il senso della gentilezza che mi sento di poter “accendere” e mantenere, come un bastoncino d’incenso per pulire l’aria e renderla affine all’essenza di quello che desidero trasmettere. Immaginatevi nelle vesti che meglio vi descrivono e sentitevi come a casa vostra, per favore. In questo “spazio” trovate i riflessi di voi e non “cose a caso”.
Ho sentito di accogliere ogni "essenza" che giunge, anche con poche righe di benvenuto e di riflessione, di attenzione nonché di introspezione. Queste parole potranno anche mutare nel tempo, ma verranno sempre prima di ogni altro costrutto inerente l’articolo del giorno; queste parole giungono dal cuore e sono il giusto riconoscimento che merita il vostro spirito:

“Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…”


Ci rispecchiamo l’uno nell’altro in ogni modo, anche senza rendercene conto, in ogni istante della vita, perché questa è la natura dell’Universo. Allora perché non ne prendiamo atto e viviamo in maniera consapevole questo effetto, questa legge universale? Il modello educativo di questa “nave scuola” chiamata Terra è molto sottile, quasi sfuggevole – per mille motivi – però è sempre stato così…
È tutto fissato nel tempo della Storia umana, basta osservare le “cose” dalla migliore prospettiva. E non facciamoci ingannare dalle immagini del mondo di “superficie”, da quello che appare. Lasciamo andare le negatività e l’ansia di rincorrere il denaro. Lo so, lo so; “Ma come si fa?”. Le ricette dell’uno possono non valere per l’altro è viceversa. Dare consigli lascia il tempo che trova, perché può fare precipitare invece che innalzare. “E allora?”. Allora in questo spazio quello che posso offrire è il mio calore umano, il mio cuore aperto… i consigli arriveranno con il tempo e con la nostra risonanza, perché sono molte le idee che possono venire ospitate e che “bollono in pentola” da molto tempo. Mi è stato fatto capire che, certi concetti, che ho fissi nella mente sono troppo avanti e percorrono gli eventi in maniera troppo precoce. Mi è stato fatto capire di mettere radici in Terra e di iniziare ad adempiere alla missione per la quale, la mia anima, ha accettato di “essere qua”. E ho iniziato a farlo, secondo il modo e le modalità che mi contraddistinguono nell’adesso. Si dice di “non fare il passo più lungo della gamba”; è vero! Tempo al tempo e pazienza. Quanta pazienza hanno gli esseri di luce che ci assistono da tempo immemorabile, dall’alba della “caduta”? Pazienza dunque. Attraverso le canalizzazioni si comprende, oramai, che il tempo è tuttavia giunto, il tempo di agire/fare e che la nuova energia è già tra di noi e permette di manifestare con più facilità il nostro “volere”. Allora ecco il nuovo punto di partenza: pazienza ma senza rimanere con “le mani in mano”. In due parole: essere proattivi.
È molto significativo il significato di tale termine riportato da Wikipedia: 
  1. In ambito individuale identifica la capacità di reagire agli eventi in modo consapevole e responsabile non lasciandosi condizionare dalle proprie impulsive remore psicologiche e dalle circostanze ambientali esterne.  
  2. Nell'ambito della gestione aziendale per proattività si intende, sia per colui che occupa un singolo ruolo che per l'azienda in senso lato, la capacità di prevenire e anticipare i problemi e i bisogni futuri e, più in generale, l'abilità nel gestire i cambiamenti.
Interessante anche la descrizione che riporta il sito in questione:
"Questo lemma non è ancora "wikificato", ovvero formattato secondo gli standard di Wikizionario"
Questo “lemma” è per così dire “ruspante”; è come è. Il significato non fa una grinza, ed indica tre abilità basilari:
  • consapevolezza
  • responsabilità
  • abilità nel gestire il cambiamento
Come possiamo capire, la proattività, a cascata riguarda anche le aziende e dunque il modo di fare business. E dato che le aziende sono fatte dagli uomini, il paradigma in corso cadrà solo quando gli uomini permetteranno il cambiamento secondo il proprio grado di consapevolezza e responsabilità. Come potete “osservare” non si parla di Dio o di religione o di senso della vita, ma si parla di centratura dell’uomo e di quello che lo rappresenta d’innanzi al mondo e ai propri figli in termini di etica, moralità, senso del giusto…
La libertà anche di sbagliare che ci è stata concessa, trova un senso superiore proprio negli errori che abbiamo compiuto; significa che siamo “vivi” e che il nostro spirito arde di tornare a rischiarare anche la notte più buia…

Ho notato nel corso degli ultimi tempi la grande comparsa, nella mia vita, del numero 22; cercando in rete ho trovato questa convincente descrizione:
"Il 22 e' L' Archetipo del Creatore. Il numero 22 come evoluzione della sua cifra base 4, rappresenta l’Energia creativa, capace di plasmare la materia nella forma desiderata. Riportata sul piano umano, questa forza potenziale caratterizza il “mastro costruttore” che utilizza il potere di cui dispone per materializzare i progetti che la sua mente eclettica continua ad elaborare. Promotore di grandi idee il 22 agisce come catalizzatore, e anche involontariamente apporta cambiamenti significativi nell’ambiente in cui si trova".

Nella foto di testa, mi sono accorto che il numero civico è il 22. Per il mio modo di “sentire” questi sono segni che indicano la via, che incoraggiano ad andare avanti, che “nutrono” d’energia come una pacca amichevole sulla spalla.
Noi tutti siamo come il tessuto connettivo del sistema nervoso del Creatore; egli fa esperienza tramite i suoi figli, tramite le sue connessioni nervose sparse per tutto lo spazio che egli ha immaginato ma che non conosce. Noi siamo importanti come lo è ogni granello di sabbia mosso dal vento o fermo nell’apatia.

C’è uno Spirito soltanto, ma non ci sono limiti al numero di forme attraverso cui esso si può esprimere. Per il momento queste forme sembrano importanti, ed infatti lo sono per quanto concerne il loro contributo al tutto, ma, con il passare degli anni, la loro sfera diverrà molto meno rilevante per quegli individui che stanno sinceramente offrendo le loro vite come canale attraverso cui lo Spirito possa agire. Poiché la Vita è capace di esprimersi attraverso simili individui con crescente facilità, questi cominceranno a riconoscersi l’uno l’altro come differenziazioni dello stesso Spirito. Tali individui si potrebbero paragonare a terminazioni nervose coscienti, terminazioni nervose di Dio nella Materia, che trasportano la corrente vitale della consapevolezza di Cristo in ogni cellula dell’Essere Planetario”.
Fonte: “Trasmissioni Stellari” di Ken Carey


martedì 24 novembre 2009

Mescolare l'uomo.




Concludiamo oggi la trilogia di articoli sul sangue umano, riprendendo i concetti espressi da Rudolf Steiner nel 1906. Ma prima una riflessione: quanta “modernità” c’è in questa conoscenza? Come il termine “moderno” si muove nel tempo e si mantiene nella eterna particella dell’”adesso”, anche la “conoscenza” si mantiene inalterata nella dimensione dello scorrere delle lancette. La “verità” non teme di essere smentita perché cammina nella luce della creazione, semmai può solo essere velata, oscurata dalle condizioni esistenziali vigenti a “terra”; la verità è il sole che brilla sempre oltre le nuvole. Per questo motivo alcuni libri, concetti, idee, uomini, risultano sempre attuali. Questa chiave di lettura vibrazionale degli “eventi e delle cose” è un buon rilevatore/rivelatore di “verità”. Noi tutti siamo cosparsi di verità, vivendo in una dimensione frutto della verità, fra i due capi della verità, vero l’uno e vero l’altro; eppure ciò che rende difficile scorgerla è il potere dell’illusione di “non essere”. I miraggi tridimensionali legati al mondo dei sensi e della paura ci fanno vivere in un luogo molto “nuvoloso”… e tutto è vero, anche la menzogna, quando non si scorge nemmeno il proprio naso. Nel regno ombroso del dubbio, ci si muove “temendo di cadere”…

Consideriamo l’uomo dalla prospettiva del suo sangue; un essere formato dalla sostanza proveniente dal mondo fisico che lo circonda, un essere nel quale si inseriscano due sistemi nervosi:
  • gran simpatico – tramite il quale un essere sente quello che avviene fuori di lui
  • superiore – tramite il quale un essere sente quello che avviene in lui
Il sangue è l’espressione del corpo eterico individualizzato e attraverso questa individualizzazione nasce ciò che si esprime nell’”Io”. Il sistema della circolazione sanguigna con il cuore, è l’espressione del corpo eterico trasformato. Come il mondo esterno viene interiorizzato mediante il cervello, così mediante il sangue il mondo interiore viene creato a nuovo nel corpo dell’uomo in un’espressione esteriore. Il sangue accoglie le immagini del mondo esterno interiorizzate dal cervello, le trasforma in vive forze formatrici e attraverso di esse edifica il corpo umano di oggi. Osserviamo il processo mediante il quale, il sangue assorbe l’elemento più prezioso che possa prendere dal mondo circostante: l’ossigeno, vale a dire l’elemento che di continuo rinnova il sangue, che gli fornisce nuova vita. In tal modo il sangue viene sospinto ad aprirsi al mondo esterno. Dal mondo esterno al quello interno e viceversa, come ad osservare il principio vitale del respiro. Il sangue si è potuto formare quando l’uomo è riuscito a manifestare se stesso tramite la propria creatività, quando l’”Io” si è potuto esprimere con propria volontà. Nel sangue vi è il principio per il divenire “Io”. Un “Io” può manifestarsi solo quando un essere può dare forma in se stesso alle immagini che egli produce ricavandole dal mondo esterno. Un essere dotato di “Io” deve avere la capacità di accogliere in sé il mondo esterno e di riprodurlo nella propria interiorità. Un essere con sangue sperimenta come cosa propria la sua vita interiore. Lo sguardo dell’”Io” è rivolto verso l’interiorità, verso l’esterno è rivolta la volontà dell’”Io”. Le forze del sangue sono rivolte verso l’interno e lo costruiscono; verso l’esterno esse sono rivolte all’ossigeno del mondo esterno. Il sangue sta a metà fra il mondo interiore delle immagini e il vivente mondo delle forme esterne. Consideriamo due fenomeni:
  1. La discendenza – nel sangue viene come riassunto ciò che si è venuto formando dal passato materiale dell’uomo e nel sangue viene anche prefigurato quel che si prepara nel suo futuro.
  2. L’esperienza del mondo dei fatti esterni – reprimendo la coscienza superiore, l’attività del cervello e del midollo spinale, l’uomo esperimenta l’attività del suo sistema nervoso del gran simpatico, vale a dire esperimenta in una forma ottusa e crepuscolare la vita di tutto il cosmo; il sangue non porta più ad espressione le immagini della vita interiore, trasmesse dal cervello, ma ciò che il mondo esterno ha costruito in lui.
Le forze degli antenati si agitavano ancora nel sangue dell’uomo, facendogli vivere ancora la vita dei suoi antenati; ma ciò avveniva nel passato. La coscienza moderna dell’uomo è cambiata. Nella sua vita diurna di veglia, l’uomo percepisce le cose esterne mediante i sensi e le trasforma in rappresentazioni. Le rappresentazioni esterne agiscono sul suo sangue. Di conseguenza nel suo sangue egli vive ed elabora tutto ciò che ha ricevuto attraverso le esperienze esteriori dei sensi. La memoria è così riempita con le  esperienze dei sensi. In questa trasformazione l’uomo si è reso incosciente di quello che ha ereditato nel corpo fisico dai suoi antenati. Dei ricordi della propria infanzia può solo avere coscienza vaga. Nell’antichità gli uomini vivevano sperimentavano dentro di sé la vita dei propri antenati. La vita dei loro antenati era presente nelle immagini che il sangue riceveva. Per quanto possa apparire incredibile al modo materialistico di pensare di oggi, un tempo vi era una coscienza mediante la quale la gente aveva le proprie percezioni sensorie come proprie esperienze, ma aveva anche le esperienze dei propri antenati. L’uomo aveva memoria di quello che fecero i suoi antenati. Il figlio si sentiva legato in un “Io” con il padre e con il nonno, perché sperimentava come proprie le loro esperienze. Il singolo si sentiva come un anello di tutta la serie delle generazioni. Era una sensazione vera e reale. Il figlio, il nipote e così via indicavano con il nome (il cognome odierno) l’elemento comune che passava attraverso tutti loro. Come e quando si trasformò questo meccanismo? Con l’entrata a far parte di una nuova fase della civiltà. Quando giunse il momento, indicabile molto precisamente per ogni singolo popolo, di perdere le antiche tradizioni, e l’antichissima saggezza tramandate attraverso il sangue delle generazioni. Per l’umanità intera è un momento molto importante quello in cui questo principio venne rotto; quando sangue estraneo si mischia con sangue estraneo. Il mescolamento del sangue umano rompe uno stato cristallizzato e da il via alla nascita del raziocinio esteriore, dell’intelletto.
La coscienza dei popoli la troviamo ancora espressa nelle saghe popolari e nei miti.
Con il matrimonio fra lontani si ha anche la nascita del pensiero logico, la nascita dell’intelletto.  Per quanto appaia strano, eppure è così. La mescolanza del sangue è, nello stesso tempo, ciò che estingue la chiaroveggenza antica e che solleva l’umanità ad un livello superiore d’evoluzione. Oggi tutto il mondo circostante al quale l’uomo si dedica si esprime nel sangue; il mondo forma l’interiorità in base agli elementi esterni. In tempi antichissimi con il sangue si ereditava anche la tendenza degli antenati al bene o al male. Con la mescolanza del sangue questo meccanismo venne interrotto. L’uomo passò ad una vita personale propria. Venne così dato maggiore spazio a quello che esperimentava nella sua vita personale. Così nel sangue  non mischiato si manifesta la potenza della vita degli antenati; nel sangue mischiato la potenza delle proprie esperienze. Le saghe ed i miti dei popoli raccontano di questo ed affermano: quel che ha potere sul tuo sangue, ha potere anche su di te.
Qualsiasi sia la potenza che vuole impossessarsi di un uomo, essa deve agire su di lui in modo che la sua azione si manifesti nel sangue.  Se quindi una potenza malvagia vuole influire su di un uomo, essa deve avere il dominio sul suo sangue. È questo il profondo e spirituale significato del passo del Faust “Il sangue è un succo molto peculiare”. Per questo il rappresentante del principio del male dice: sottoscrivi il patto con il sangue, perché se ho il tuo nome scritto con il sangue, ti ho afferrato in ciò attraverso cui l’uomo può venir afferrato, ti ho attirato a me. Quello cui appartiene il sangue  possiede anche l’uomo o l’”Io” dell’uomo. Nei movimenti di colonizzazione, mantenendosi in questa prospettiva, è possibile già comprendere se una civiltà estranea possa venire accolta oppure no. Un popolo che appartiene alla sua terra da sempre, non potrà mai subire l’innesto di una civiltà straniera. Il rischio è l’estinzione di quel popolo. Al sangue non può essere imposto quello che non può sopportare. La scienza ha scoperto oramai che mischiando il sangue di un animale con quello di un altro animale non “imparentato”, l’animale muore. Questa scoperta scientifica è una antica conoscenza occulta. Tutta la vita culturale odierna non è altro che il risultato della mescolanza del sangue. L’organismo fisico umano viene conservato anche incrociando sangue estraneo, ma la forza chiaroveggente muore sotto l’influsso di mescolanza del sangue o di matrimonio fra lontani.
L’uomo è fatto in modo che, mescolando sangue diverso a condizione che la mescolanza non venga da troppo lontano nell’evoluzione, ne nasce l’intelletto. Allora fa forza chiaroveggente, derivata originariamente dall’elemento animale viene annullata, e nell’evoluzione nasce una nuova coscienza. Ciò che quindi vive nel sangue dell’uomo, vive nel suo “Io”.
Abbiamo dunque:
  • il corpo fisico come espressione del principio fisico
  • il corpo eterico come espressione dei succhi vitali e dei loro sistemi
  • il corpo astrale come espressione del sistema nervoso
  • il sangue come espressione dell’”Io”
Abbiamo così:
  • l’alto – con principio fisico, corpo eterico, corpo astrale
  • il mezzo – con il sangue e l’”Io”
  • il basso – con il corpo fisico, sistema vitale, sistema nervoso
Volendosi dunque impadronire di un uomo, occorre impadronirsi del suo sangue. Bisogna tenerlo presente se si vuole andare avanti nella vita pratica. Si può per esempio uccidere un popolo straniero nella sua entità, pretendendo dal suo sangue, attraverso la colonizzazione, ciò che quel sangue non può sopportare. Bellezza e verità domineranno l’uomo solo se domineranno il suo sangue.
Mefistofele si impadronisce del sangue di Faust, perché ne vuole avere l’”Io”. Il sangue è davvero “un succo molto peculiare”.

Ho riportato molto dell’originale di questa conferenza di Steiner, perché ritengo questa conoscenza condivisa molto importante. Vediamo ora, con occhi diversi, i vari processi messi in moto dall’Antisistema; nulla è stato fatto per caso. E non erano i tesori, le preziosità alle quali mirava questa energia, bensì il fine sottile ed occulto era proprio la conquista dell’”Io” dell’uomo. È ovvio che è un progetto che parte da un’epoca molto remota, ed è allo stesso modo assodato, di quale ampia e profonda conoscenza sia in possesso. D’altro canto questa visione espressa da Steiner, ci fa comprendere che, comunque, qualcosa doveva succedere! Poteva essere un cataclisma naturale o chissà cos’altro; doveva succedere questa mescolanza del sangue umano, perché così prevede il piano divino o legge d’evoluzione. Dalla perdita dell’antica chiaroveggenza, diretta espressione di una coscienza “ottusa”, otteniamo la nascita dell’intelletto, del pensiero logico, occupando un piano evolutivo superiore.
Se serviva, questa è una ulteriore prova che persino l’Antisistema e, dunque, la nostra “crisi”, erano previsti (il potenziale esisteva), ma avrebbe condotto comunque, tramite calibratura adattativa del “sistema”, al perseguimento di un nuovo equilibrio, proiettato ancora e sempre verso la luce.
Oggi siamo alle prese con un pensiero sin troppo logico e quadrato. Ma sono certo che, anche questo aspetto fa parte del cammino dell’uomo verso il ritorno alla spiritualità, ma in una maniera nuova: con viva coscienza di esserlo.

lunedì 23 novembre 2009

Tassello dopo tassello, un cuore alla volta.






Nell’articolo di ieri si è scritto che l’Antisistema è “assetato” del sangue umano, nel senso che cerca in tutti i modi di conquistarlo al fine di conquistare l’uomo; o meglio, mantenere l’uomo in uno stato di conquista. Ecco il perché di questo tam tam mediatico, di questa grancassa, di questa “intimidazione” sottile a convincere la massa alla vaccinazione contro l’influenza A. Ricordo che questa volta, e per la prima volta che sappia io, si parla di vaccinazione planetaria.  L'insicurezza del vaccino nasconde ben altra evidenza! Perché? Lasciamo da parte tutti i soliti motivi legati al business e concentriamoci su un dato di fatto incontrovertibile: la nostra evoluzione. La scienza odierna non nega che l’evoluzione sia sempre all’opera, non lo può fare per il semplice motivo che la storia del genere umano lo dimostra senza ombra di dubbio. Persino utilizzando “mezzi” tanto controllati dall’attuale stato delle “cose”, come la Scienza e la Storia ufficiale, non è possibile sostenere che non ci sia stata evoluzione nell’arco temporale del cammino dell’uomo. Pertanto è un dato assodato l’esistenza di una spinta evolutiva “naturale” insita nelle proprietà perlomeno dell’essere umano, ossia:
  • l’uomo si è evoluto
  • l’uomo si evolve
  • l’uomo si evolverà
Chiediamoci però, quale tipo di evoluzione ci aspetta nel prossimo futuro? In che cosa ci trasformeremo? A cosa assomiglieremo sempre di più? Secondo la teoria dei campi morfogenetici, esiste una sorta di “sistema guida” o di raggio traente che guida un “corpo” verso una conformazione predeterminata:

Sheldrake postula che la determinazione di una struttura dipende da un campo esterno di influenza associato al processo di formazione della struttura stessa. Questo cosiddetto campo morfogenetico porta con sé il “programma”, per così dire, del processo di formazione.
Fonte: www.scienzaeconoscenza.it

Diciamo quindi che l’uomo è in evoluzione e cammina seguendo un richiamo superiore che lo guida a “divenire”. Mettiamoci ora nei panni di una gerarchia che si è formata grazie alle pieghe dello spazio/tempo ed in seguito alle difficoltà incontrate sul cammino dal genere umano. Tale forma di controllo tenderà a mantenere lo status quo perché da tale stato egli trae enorme beneficio e non ha nessun interesse a volere ed incoraggiare il cambiamento. Osserviamo la Storia ufficiale e noteremo come ogni impero, ogni forma di potere grande o piccola abbia sempre ragionato in questi termini e, solo una guerra o una insurrezione hanno potuto generare la loro caduta. Ma, ogni volta, la successiva forma di aggregazione di soldi, politica e religione ha sempre dato nascita alla prosecuzione del medesimo modello di controllo e sfruttamento delle masse. Utilizzando le masse, il potere è sempre sopravissuto a se stesso, perché il paradigma planetario è "divenuto" in questa maniera. L’Antisistema è penetrato all’interno dell’uomo e nella sua capacità di evolvere. A cosa tenderebbe l’uomo lasciato libero di evolvere seguendo il raggio traente della creazione? A colui che lo ha generato (non si dice che l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio?), pertanto la spinta naturale evolutiva porta a raggiungere la trasformazione dell’uomo, celebrando lo spirito nella carne, e la diretta trasmutazione del buio in luce. L’uomo, libero di evolvere, diverrebbe un uomo spirituale. A cosa si oppone dunque l’Antisistema? Al richiamo del Creatore, ma lo fa solo per ignoranza, come ogni creatura che ignora il vero significato della vita. Sappiamo comunque che l’Antisistema trova un senso negli attuali limiti della consapevolezza del proprio artefice: l’uomo stesso. L’uomo di fronte all’ostacolo trova la forza e la volontà per andare avanti…
La natura educativa del gioco della vita è quanto di più rassicurante possa esistere, perché fa chiaramente percepire l’opera d’amore che si colloca alla sua origine. Perché l’Antisistema ci ha permesso progressivamente di evolvere (lo vediamo osservando, ad esempio, la modernizzazione)? Perché non può ostacolare questa spinta naturale che chiama senza fine di continuità. Allora cosa ha dovuto fare per cercare di sopravvivere? Conoscendoci molto bene, come parte di noi, è entrato dentro all’uomo, nella sua fisicità ed emozionalità, legandosi alle paure ancestrali della separazione da tutto. L’Antisistema, uscito dall’uomo quando è stato creato dall’uomo stesso, torna dentro all’uomo, conoscendo bene tutte le vie ed i modi per farlo. Nel fare questo torna a chiudere il cerchio della nascita e della morte. Cosa fa Neo, in Matrix, alla fine della saga? Si lascia fagocitare dall’agente Smith per trasmutarlo da dentro. È una compenetrazione di corpi. L’Antisistema ci ha conquistato il sangue ma non la "linfa" vitale legata all’evoluzione dell’uomo spirituale e, questa "linfa", alla fine sarà capace di inglobare l'Antisistema  tornando ad essere Uno con il tutto. Vedremo prossimamente  come Steiner descrive i meccanismi che rendono il nostro sangue tanto importante, ma inquadrando il discorso in un’ottica sempre orientata alla luce ed alla perfezione del piano divino, alla consapevolezza di "essere".


La consapevolezza, o “presenza mentale” (in inglese “mindfulness”, in francese “pleine conscience”), è l’energia che ci aiuta a riconoscere e accogliere “ciò che è”, ovvero ciò che esiste o avviene in noi e intorno a noi nel momento presente. Praticarla genera calma interiore, migliora la capacità di discernimento e consente di agire al meglio (piuttosto che reagire), nelle varie situazioni.
Riunendo corpo e mente attraverso la consapevolezza ci diamo la possibilità di rallentare il ritmo a volte frenetico della nostra vita, di riposare e di poter dunque entrare in contatto profondo con le meraviglie della vita che sono sempre disponibili in noi e intorno a noi nel momento presente: il canto degli uccelli, la luce della luna, la freschezza di un fiore, gli occhi di un bambino, i nostri stessi occhi e orecchi che ci permettono di vedere e sentire tutto questo.
Sviluppiamo anche la capacità di vedere i semi della sofferenza che giacciono nel profondo della nostra coscienza – rabbia, gelosia, avidità, illusione… – e della coscienza collettiva – fame, malattia, ingiustizia, oppressione… – primo passo per poterli comprendere e trasformare.
La pratica della consapevolezza ci conduce fuori dal circolo chiuso di emozioni e pensieri costantemente rivolti al passato (rimpianti, rimorsi, rancori…) o al futuro (sogni a occhi aperti, ansie, paure…) nei quali viviamo costantemente immersi senza neanche rendercene conto, e ci aiuta a radicarci nel presente, nel qui e ora, l’unico momento in cui la vita è realmente a nostra disposizione.
Fonte: www.centrovitaconsapevole.org

domenica 22 novembre 2009

Il sangue "succo" dell'uomo.




Vediamo oggi di porre le basi sul perché l’Antisistema si interessa tanto di giungere, osservare e mutare il sangue umano in tutti i modi possibili e immaginabili. È un fatto talmente evidente questo che sfugge alla pressoché intera popolazione mondiale. Come dire; per nascondere nel migliore modo un intento, manifestalo rendendolo un’abitudine. Che senso ha fare gli esami del sangue? Di sicuro non per sapere i livelli di globuli rossi ,bianchi, piastrine, etc. bensì per controllare lo status generale dell’ammorbamento del sangue umano. Un esame condotto nella maniera canonica, quella alla quale noi tutti siamo sottoposti, non serve a nulla; non misura lo stato del nostro sangue, ma la media delle energie con le quali la nostra “provetta” viene a contatto. Non vorremo sostenere che siamo fatti di energia e poi credere che il nostro campione di sangue, mischiato a tutti gli altri per intere giornate, rispecchi ancora l’immagine del nostro organismo! L’Antisistema tiene l’intero genere umano in uno stato di drogaggio perpetuo e, uno dei modi per controllare i livelli di “inquinamento” raggiunti nel sangue è proprio quello di monitorare le medie risultanti dai campioni ematici raccolti in tutto il mondo tutti i giorni. In questo caso non importa se la singola provetta si mischia alle altre, perché quello che interessa è la media umana divisa per zona geografica. Se tali medie sono al di sotto di una certa soglia, si può provvedere, ad esempio, ad irrorare la zona con scie chimiche mirate, come un attacco chimico silenzioso in tempo di guerra. I metodi sono talmente diversi ed efficaci che è impossibile sottrarsi. Dall’alimentazione, all’aria che respiriamo, all’acqua che beviamo, all’abbigliamento, all’arredamento, alle medicine, allo stress, al lavoro, ai figli, all’amore, alle relazioni, allo sport, al denaro, ai campi elettromagnetici, ai punto geopatogeni, etc. Siamo sempre sotto “incantesimo”. Perché tutto questo? Perché altrimenti l’uomo, se lasciato libero in un ambiente consono, si risveglierebbe in tempi molto più rapidi rispetto alle tempistiche che necessitano con l’insistenza e la pervicacia di questo ipnotismo perpetuato. L’energia che giunge dal Cosmo richiama al “risveglio” dello spirito e non è by-passabile; necessita del tempo sufficiente per chiamare e formare la massa critica sulla Terra. Non è costume di questo blog intimorire ne caricare l’ambiente di vibrazioni negative, tanto che ho sempre sostenuto che questo pianeta, la Madre Terra, è una “scuola” nella/sulla quale veniamo educati e spinti verso l’evoluzione spirituale. Quindi tutto si svolge secondo il piano divino, solo caratterizzato dal nostro volere mediante il rispetto del libero arbitrio, a noi concesso e mantenuto nell’eternità. L’Antisistema, come già detto più volte, nasce dalla nostra paura di auto-affrontarci, cresce e tende a sopravvivere come ogni forma di “vita” nell’Universo; ma dipende e dipenderà sempre dal nostro volere. Per questo richiede a noi l’energia necessaria a funzionare. L’energia della quale ha bisogno, è dello stesso tipo che l’ha generato: energia di paura in tutte le sue sfumature. Se noi smettiamo di alimentarlo, esso muore, svanisce, lascia… Capite, dunque, come inquadrare tutto ciò che sta intorno a noi? La prospettiva con la quale noi osserviamo (viviamo) determina lo stato del mondo intero (la meccanica quantistica lo ha già scoperto e dimostrato). La droga è comparsa nel mondo occidentale, come fenomeno di massa, sul finire degli anni 60, e oltre al significato sociale e di business per la malavita organizzata, rispecchia e riflette anche lo stato di drogaggio nel quale l’umanità intera si trova. I meccanismi degli specchi, ricordiamolo, sono sempre all’opera. Cerchiamo di trovare un punto di osservazione più alto rispetto al nostro solito. Cerchiamolo con insistenza se non lo troviamo inizialmente. Fermiamoci ad ascoltare ciò che ci sta attorno. Lasciamo il nostro essere un po’ più libero di muoversi. Respiriamo in una maniera migliore. Estraniamoci dal contesto nel quale siamo immersi sempre, tutti i giorni, ogni millesimo di secondo della nostra vita. Troviamo il tempo per farlo sempre più spesso. Fermiamo il tempo se dovesse servire. Accettiamo il fatto di essere responsabili per ogni nostra azione, ma ad un livello oltremodo più importante. Evidenziamoci come i pilastri di questo mondo, senza di noi, della nostra energia, crolla tutto. Sentiamoci una parte del Creatore, sentiamoci Dio. Facciamo il vuoto attorno ai nostri problemi quotidiani e focalizziamo la nostra essenza. Ecco… ci siamo trovati! Da questo punto di osservazione, le “cose” appaiono molto diverse da come siamo abituati a “vedere”; tutto è ribaltato a 180 gradi. Quello che era nero ora è bianco e viceversa. Ma non è questo l’importante, o meglio è importante per iniziare ad aprire gli occhi, ma è assolutamente basilare comprendere che “noi siamo nel mezzo dei due poli della verità” ed ogni polo è vero, nel senso che “ogni via conduce a Dio”, per il quale non c’è differenza tra bene e male perché nella sua omnicomprensione sono solo due varianti di un’unica verità o vibrazione: quella dell’amore.
Spetta a noi, vivendo con responsabilità e senso del “chi siamo”, celebrare lo spirito nella dimensione terrena e, dunque, anche soffrire per giungere alla comprensione. Non esiste solo la strada della sofferenza, come è stato fatto credere per centinaia d’anni al genere umano, al fine di meritarsi un posto di fianco a Dio. Di questo insegnamento, l’Antisistema si è impadronito è ha confuso gli animi delle religioni stesse. Ecco perché, oggi, ancora si fa fatica a comprendere che la felicità è un nostro diritto sancito dalla nostra natura divina. Nel nostro Karma o genetica è impresso questo timbro di paura nel rivendicare quello che è nostro per diritto.
Ecco perché Steiner giunge a dire “per conquistare interamente un uomo, occorre conquistare il suo sangue…”.
Nei prossimi giorni si farà più chiarezza su questo attualissimo argomento che un telegiornale non potrà mai “raccontare”, perché il telegiornale (un “mezzo” dei tanti) è fatto proprio per “conquistare il sangue dell’uomo”.

Il sangue artificiale

Vari studi sono orientati alla sintesi di sangue in laboratorio. La complessità della composizione del sangue rende impossibile ottenere un sangue artificiale di eguale qualità. Il caso ideale sarebbe la scoperta di un sangue conservabile per anni, compatibile con tutti i gruppi sanguigni, producibile non solo dall'uomo ma da tutti i mammiferi e al limite riproducibile in vitro per poter disporre di quantità illimitate. Al momento, è possibile isolare le principali componenti del sangue e farle riprodurre in vitro, per ottenerne quantità maggiori.
Fonte: Wikipedia


sabato 21 novembre 2009

L'elogio della follia.






Man mano che questo blog cresce richiede sempre più energia; me ne accorgo da quanto impegno viene richiesto per mantenere le “caldaie” in funzione. In questo aspetto riconosco ancora maggiormente quanto siano veri i discorsi dei “pendoli” di Vadim Zeland, il pensiero di Krishnamurti ed il mio filo conduttore sull’Antisistema. E cioè; ogni forma organizzata tende, con il tempo, a prendere vita propria ed a richiedere sempre maggiore energia al creatore, in primo luogo, ed ai membri in un secondo tempo. Questa forma pensiero tende a sopravvivere secondo le leggi in auge nel sistema in cui esiste, e rispecchiando quello che l’uomo “emana” nella sua istantanea del percorso esistenziale in atto. Ossia le organizzazioni nascono come diretto riflesso del momento in cui versa chi le crea, ed in ciò cristallizzano i confini del pensiero attuale, poi iniziano a vivere di luce propria e, una volta “sensibili” e con l’aiuto del consenso umano, iniziano a succhiare energia al fine di continuare ad “essere” in linea con la tendenza di auto conservazione in vigore nelle 3D. Dobbiamo esserne consci. Devo tenerlo sempre in considerazione. Perché è un dato inconfutabile e veritiero; infatti basta solo osservare le “cose” in questa prospettiva. Chi frequenta una certa istituzione, sia essa un club privato o una scuola, o un gruppo musicale, o compagnie, o raduni, o quello che volete, tende con il tempo ad impoverire il proprio spettro delle varietà esistenziali o di vedute della vita e dei fatti contingenti. Insomma “appartenere” ad una organizzazione qualsiasi è di fatto “appartenergli”. È perdere qualcosa di sé, con il tempo e l’abitudine, inaridirsi progressivamente come in un processo di desertificazione irreversibile. Ed intendo questo a 360 gradi, nel senso che, persino la famiglia è una forma di organizzazione; addirittura la famiglia è l’organizzazione di base, il perno della società, il mattoncino principale delle spire dell’Antisistema. Eppure non possiamo fare altrimenti, per ora. Almeno alla famiglia non è possibile rinunciare. Un passo alla volta. È importante però almeno il riconoscerlo. I richiami che giungono da Stato e Chiesa sono talmente forti che l’individuo non può fare a meno di formare un nucleo familiare. Del resto il meccanismo degli specchi lo esige, in quanto noi tutti (l’Uno) è una “grande famiglia”, pertanto il riflesso che genera l’uomo è di organizzarsi in forme familiari e/o forme di aggregazioni di ogni tipo. Le energie che governano il pianeta lo sapevano dagli albori ed hanno solo seguito il naturale flusso di manifestazione umana, secondo le leggi naturali dell’Universo. Il “divide et impera” è sempre stato in vigore, ancora prima delle operazioni di stampo militare. La pratica nasce dal pensiero, dall’intuizione, dall’immaginazione, dallo scopo…
Qual è lo scopo che si fissa nelle origini di questa energia oscura in vigore sulla Terra? Adoperarci come pile! Non è un discorso legato al denaro, al potere, all’ego, bensì un unico filo conduttore legato alla propria sopravvivenza: le energie delle nostre paure materializzate all’esterno, l’Antisistema, una volta presa coscienza di “essere”, tendono a non morire, a non scomparire nel nulla da dove sono scaturite (dal nulla che è il tutto, l’assoluto, il Creatore . Ecco dunque che l’uomo si auto imprigiona per non accettare di guardarsi dentro ed affrontare i propri mali, rifiuta insomma la trasmutazione delle proprie “parti” più antiche sviluppate sulla Terra. Rifiuta anche solo l'idea di quello che teme di vedere, e tende a guardare altrove, creandosi un capro espiatorio esterno. Il piano divino tuttavia ha infinite strade e, anche questa benché un po’ più complicata, porta comunque verso la propria auto realizzazione, verso il completamento e la comparsa dell’uomo spirituale. Un uomo che supera ogni limite resistivo imposto dalla dimensione dello spazio/tempo ospitante, manifestando in terra lo spirito divino che è alle proprie origini e che seguiva da molto lontano il processo di "caduta" e rinascita.
Ogni aspetto della nostra vita tocca questi punti. Sia consciamente che inconsciamente, fateci caso per favore. Dovremmo imparare ad essere sempre presenti nell’adesso, nella serie interminabile delle particelle di tempo dell’adesso, nella serie di fotogrammi che compongono la nostra vita manifesta. Lo scorrere di questi fotogrammi determinano l’illusione del tempo, perché passando da un fotogramma all’altro, ci muoviamo percorrendo un certo “spazio” che richiede un certo “tempo”. Se noi fossimo capaci di realizzare i nostri desideri all’istante, il tempo coinciderebbe con lo spazio e sarebbe pari a zero. Ma in questa dimensione, che sappia io, non è possibile. Esistono altri “luoghi” dimensionali atti a questo funzionamento delle “cose”. Noi siamo qua per crescere tramite le nostre esperienze, nel bene e/o nel male. Non è previsto che si “salti” qualche passaggio. Non si può fare ciò che non è previsto dalle regole imposte su questo piano “educativo”.
Sono certo di tutto ciò. E per farmi “credere”, citerò due indizi che me lo hanno segnalato tra ieri sera e questa mattina:
  • in “Trilli ed il tesoro perduto”, Trilli ad un certo punto, non avendo più polvere magica, non riesce più a volare quindi dice “Oh, oh, mi sa che dovrò camminare…”
  • nell’episodio di questa mattina dei Gormiti, la trama li inserisce in una valle dimenticata, nella quale essi mentre camminano, in pochissimo tempo, dimenticano chi sono, perché sono li e dove stanno andando…
Vi assicuro che non sono pazzo; sono segnali, incoraggiamenti, sussurri mirati, per chi ha “occhi”.
Chiedetevi cosa significano queste porzioni di “storia”…  
Si accettano interpretazioni ed eventuali critiche…

Controllo adattativo
Con il termine controllo adattativo si fa riferimento a leggi di controllo che in modo autonomo modificano i propri parametri per adattarsi alle modifiche che il sistema può subire durante l'esercizio delle sue funzioni. Un problema classico in cui può essere utile disporre di un controllore adattativo, è quello dei robot manipolati, per i quali non è noto il peso dell'oggetto manipolato. In questi casi il controllore adattativo modificando i suoi parametri garantisce il rispetto delle prestazioni ed in alcuni casi permette anche di identificare il valore del parametro (o dei parametri incerti).
Fonte: Wikipedia

Flou



Stanno come sogni ad occhi aperti
in via di smarrimento,
le trascorse immagini estive,
tra brume circospette
aloni avvolgenti
elementi
a prima vista
avversi
delicati quanto temerari
colori roteanti per ogni tonalità
valzer prismatici
odori carezzevoli di fertile humus
mano creatrice
profumo di nuova vita.

Uomini al lavoro
come in un quadro di Van Gogh
piegati
dispersi tra zolle marroni
rispettosi
solidali
nella terra che si cambia d'abito
e muta solo d'apparenza.

Intima presenza,
la pioggia cala leggera leggera,
come una grande amica che unisce
racchiude
vela d'emozioni
aggiunge brividi
stimola a sognare
riporta alla luce.

Bussano ad  una finestra
sussurri di vento fresco
sulle orme del calore d’un focolare,
che arde
scoppietta
invitante.


venerdì 20 novembre 2009

Alcune "strutture" del 7.




Occorre essere sempre convergenti verso il sistema degli specchi, perché esso è sempre attivo; perché riflette la struttura più intima dell’universo manifesto. I 7 livelli di riflessione richiedono una grande dose di consapevolezza e conoscenza di sé, per questo risultano spesso incomprensibili. Eppure l’opera di Jean-François Champollion dovrebbe testimoniare che, nulla è impossibile se veramente lo si vuole con tutto se stesso. La riscoperta dell’antica scrittura geroglifica in vigore nell’Antico Egitto, infatti giunse dopo almeno mille anni di “sonno”, sepolta con tutta la propria effimera importanza sotto coltri di sabbia, tempo, intenzionalità. Tramite una serie di grandi intuizioni, lo studioso riuscì anche a leggere ciò che riuscì prima ad “intuire” tramite l’aiuto della Stele di Rosetta ( o almeno così raccontano i fatti cosiddetti ufficiali ):

"Il risultato fu la lettura della lingua egizia. Ma leggere una lingua non significa capirla.
La soluzione del problema fu la lingua copta largamente parlata in Egitto fino al 1000 d.C. ed ancora usata come lingua liturgica per la religione cristiana di rito copto che ha ancora seguaci (pochi) in Egitto. Champollion provò che il copto era l'ultima forma dell'antica lingua egizia. Ossia il rapporto tra il copto e l'egizio antico é lo stesso che esiste, ad esempio, tra l'italiano ed il latino. Gli fu possibile, con metodo filologico, scrivere una grammatica e un vocabolario della lingua egiziana.
Malgrado il successo delle sue scoperte, la geniale intuizione di Champollion non fu accolta subito dagli ambienti scientifici dell'epoca. Prima di concludere la sua breve vita guidò una spedizione scientifica francese in Egitto. Ovunque andasse, uno stuolo di uomini e di donne egiziani accorreva a vederlo.
Per tutti egli era l'uomo che fa parlare le pietre".
Fonte: http://www.angeloaquilino.it/lingue/geroglifici.htm


Il significato di questo risveglio di una forma di antico linguaggio, che aveva rappresentato il potere politico/religioso per così tanto tempo, è da attribuirsi al fatto che “nulla è per sempre” e tuttavia che “nulla va perso”; tutto ciò che l’uomo ha manifestato nel corso della propria esistenza sulla Terra ha un senso. Il riflesso che giunge diretto a noi è quello di non caricare troppo peso sul valore della parola e del linguaggio utilizzato, perché essi si riferiscono ad un “momento” talmente breve della nostra storia, da risultare persino bloccante per il proseguo evolutivo del “processo”. Quando agli inizi del 1900 gli scienziati intuirono ed aprirono una "porta" nuova, scorgendo la natura subatomica delle “cose”, si trovarono in difficoltà ad esprimere quello che avevano visto; il linguaggio aveva termini che non rispecchiavano più i tempi in cui vivevano quegli uomini. Solo andando oltre alla fissità delle parole e dei loro significati, riuscirono a trovare la forza di manifestare “il nuovo che avanzava”. Un sistema codificato di segni è, in ultima analisi, frutto del proprio tempo e testimonia quanto non si debba agganciarsi a strutture troppo rigide e vincolanti, non occorre prendere troppo sul serio le manifestazioni “fisiche” di organizzazione umana, come le strutture di linguaggio, perché esse, con il tempo, prenderanno il sopravvento su coloro che le hanno “create”, diventando il limite stesso oltre il quale sarà ben difficile andare. Ma sappiamo che l’evoluzione si muove anche in questo modo. Giungerà qualcuno capace di sfondare gli sbarramenti, tempo al tempo. La morale e l’etica si muovono di pari passo alle scoperte dell’uomo ed alla loro fissazione in sistemi di codici scritti ed accettati. Poi invecchiano risultando esse stesse il limite, le colonne d’Ercole, da superare dando luogo ad un movimento di spinta evolutiva come il respiro del mare ad esempio.
Pensiamo ad oggi, quando si utilizzano termini come “terrorista”. Quale significato ha veramente questo insieme vibrazionale?

"Dal 1789 al 1855, con la rivoluzione francese, abbiamo in un certo senso il primo caso di terrorismo della storia: il Terrore instauratosi durante la rivoluzione francese, ancorché fu un regime e non un piccolo movimento clandestino, mostrò per la prima volta che un popolo poteva essere influenzato da un sentimento sociale di timore diffuso, tenuto vivo da pochi uomini che lo sfruttavano per manovrare una nazione".
Fonte: Wikipedia

In questo caso il “terrore” è perpetrato dallo Stato e serve per mantenere lo status quo. Dipende sempre dal punto di osservazione delle “cose”; un partigiano italiano della seconda guerra mondiale è, per un italiano, un patriota, un eroe, un martire, mentre per l’esercito nazista occupante è, appunto, solo un misero “terrorista”. La politica in auge al giorno d’oggi è ancora così, basti vedere le diametralmente opposte visioni del concetto di “terrorismo di matrice fondamentalista islamista”. In realtà, nel mondo moderno, l’uso di un termine è a beneficio di chi se ne impossessa per primo. Infatti se la potenza imperante si appropria per prima di un termine “positivo” come globalizzazione, utilizzando tale “suono” per coprire i propri interessi occulti, tutti coloro che si metteranno contro, in un processo di normale comunicazione, saranno automaticamente dei no-global, ossia verrano marchiati dalla particella “negativa” del termine; agli occhi della società saranno marchiati come dei rivoluzionari solo perché descritti da una vibrazione a carattere negativo. Si evince ancora una volta come l’Antisistema conosca infiniti modi per ammantare ed ipnotizzare le masse. Conosce tutto di noi perché nasce da noi, anzi siamo ancora noi.
Gli specchi sono sempre all’opera, ricordiamolo come una verità che nemmeno il tempo e la “sabbia” possono cancellare.
Ecco cosa scriveva Paracelso molto tempo fa: 


"Come infatti attraverso uno specchio ci si può osservare con cura punto per punto, lo stesso modo il medico deve conoscere l'uomo con precisione, ricavando la propria scienza dallo specchio dei quattro elementi e rappresentandosi il microcosmo nella sua interezza [...] l'uomo è dunque un'immagine in uno specchio, un riflesso dei quattro elementi e la scomparsa dei quattro elementi comporta la scomparsa dell'uomo. Ora, il riflesso di ciò che è esterno si fissa nello specchio e permette l'esistenza dell'immagine interiore: la filosofia quindi non è che scienza e sapere totale circa le cose che conferiscono allo specchio la sua luce. Come in uno specchio nessuno può conoscere la propria natura e penetrare ciò che egli è (poiché egli è nello specchio nient'altro che una morta immagine), così l'uomo non è nulla in sé stesso e non contiene in sé nient'altro che ciò che gli deriva dalla conoscenza esteriore e di cui egli è l'immagine nello specchio".
Fonte: Wikipedia

Infine, per quanto riguarda il punto di osservazione, è molto importante il “lavoro” di Alice Bailey nella fattispecie, nel suo “Trattato dei 7 raggi” (che vorrei tanto “fare” mio); ecco il primo e più apparente effetto dello studio dei raggi e la comprensione vera e profonda del significato interiore del loro insegnamento:

“Faranno luce sui periodi e sui cicli della storia, che si svolge come un panorama. La storia è in ultima analisi il resoconto della crescita e dello sviluppo dell’uomo, dallo stadio delle caverne, in cui la coscienza era centrata nella vita animale, ai tempi moderni in cui la coscienza umana si fa sempre più inclusiva e mentale ed oltre, fino allo stadio di perfetto figlio di Dio. È il resoconto di come l’uomo abbia appreso le idee creative che hanno plasmato la razza e ne stanno determinando il destino. Ci offre il quadro drammatico del progresso delle anime che vengono introdotte in manifestazione o ne sono tolte, dall’apparizione o dalla scomparsa di un raggio. Nel corso dello studio vedremo che le parole limitano fortemente l’espressione delle realtà implicate, e dovremo cercare di penetrare oltre il significato superficiale, fino alla struttura esoterica della verità.

Tutto è specchio e riflesso, sempre ed ovunque sin dall’”origine”…

“Ma l’intelligenza, origine di tutte le cose, che è vita e luce, generò l’uomo simile a sé e l’amò come la sua creatura poiché era bellissimo e riproduceva l’immagine del padre. Dio amava dunque, in realtà, la sua propria forma”.
Ermete Trismegisto “Il Pimandro”.



*L'immagine è "ritratta" da un opera di Pino Santoro.

Un mondo più nuovo.


Le luci cominciano a brillare sulle rocce
il lungo giorno declina
la luna si arrampica lenta.
Intorno si lamenta l'oceano con molte voci.
Venite
amici
non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo.
Spingetevi al largo e in buon assetto fendete le onde sonanti
perchè voglio navigare oltre il tramonto
dove si tuffano tutte le stelle d'occidente
finchè muoio.

(A.Tennyson)