lunedì 7 settembre 2015

Metti ordine nella tua Vita.


La "tua altezza" non è "V"... se osservi con fare frattale espanso.
SPS ha introdotto un nuovo (diverso) modello di prospettiva, per mezzo del quale “guardare alla realtà manifesta, qua, così”. Con la riscoperta della frattalità espansa (il ritorno della memoria, alias, l’aumento della consapevolezza)… è possibile “osservare tutto” d/alla luce di un “punto di origine”, che vive “con le qualità attribuite a Dio”:
  • dalla posizione del Dominio
  • il "panorama" è diverso e, dunque, cambia nella sostanza
  • senza per questo cambiare nulla nella/della realtà “disegnata dal paradigma” (presa così… com’è e/o come viene).
Che cosa significa? Significa che:
  • tu puoi prendere atto di qualcosa
oppure
  • tu puoi rendere atto a qualcosa.
La differenza sta tutta nel “come si p/rende o si riassume qualsiasi fenomeno reale manifesto”.
Tu puoi limitarti a conseguire all’abitudine/convinzione/convenzione.
Tu puoi espanderti oltre ad ogni presunta certezza, evitando di decantare nel “vano tentativo del giudizio” e, piuttosto, dedicarti alla lettura frattale espansa (origine) di ogni forma presente nell’ambiente (emersa come una precisa conseguenza relativamente ad un Punto di Dominio che, non evidentemente, ha preferito come scelta tattico/strategica di non essere, altrettanto, evidente alla tua lunghezza d’onda, dalla quale si diparte ciò che non sai, non sei, non ricordi, etc.).
Ergo:
  • puoi guardare al Mondo manifesto
  • osservandolo dall’angolo “original/frattale espanso by Dominio”.
Ciò significa che ogni ambito del reale manifesto riassume più “valori/aspetti”, in funzione di come tu lo approcci:
ciò che nella Meccanica Quantistica hanno ritradotto, per te, con l’espressione del “Paradosso del gatto di Schrödinger”.
Il gatto è vivo o è morto?
  • prima che lo osservi nel reale manifesto (dopo la tua “decisione parziale”)
  • il gatto è allo stesso tempo “vivo e morto” (situazione di potenziale o di terzo stato quantico).
Ma,  in realtà, è perfettamente esatta la “traduzione/tradizione”:
ogni ambito del reale manifesto assume più “valori/aspetti”, in funzione di come tu lo approcci?
   

venerdì 4 settembre 2015

Per sempre.



Che senso ha avvisarti che fra 50 metri c’è un autovelox?
Ai sensi della sicurezza dei pedoni (diciamo così), che senso ha? Tu che fai? Rallenti… sino a superare, candidamente, il dispositivo multante, per poi subito dopo ritornare ad accelerare (con buona pace della sicurezza dei pedoni).
Che cosa viene preservato/a?
La sicurezza del guidatore, che se non avvisato per tempo, potrebbe frenare di colpo – giunto in prossimità dell’autovelox – causando incidenti e/o pericolo per i pedoni (sempre loro).
Inoltre, per non far sembrare la presenza dell’autovelox come un “agguato alla tua persona”, vieni avvisato anzitempo (un diritto ottenuto a suon di ricorsi presso il giudice di pace/prefetto, o chi per esso).
Ma… se ti metti nei panni del pedone, che attraversa la strada con la carrozzina e relativa prole, la tua frenata, "su commissione", come risulta… se, egli si trova a percorrere la strada subito dopo l’autovelox, quando inizi ad accelerare nuovamente?
Esiste, dunque, il tuo diritto ed il suo diritto. Come la metti? Chi ha ragione?
Calcola che tu sei in macchina e il pedone è a piedi:
  • chi ha la peggio?
  • chi ha ragione?
Chi dovrebbe capire qualcosa che, invece, per motivi egoici… non capisce?
Ci sono dei frangenti particolari, che fanno capire come prevalgano sempre certi interessi, di fronte a prospettive che di volta in volta cambiano, come per mutare di vento:
  • se tu fossi al volante e “mettessi sotto” un pedone… per eccesso di velocità?
  • se tu fossi un pedone che “venisse messo sotto” da un veicolo che sfreccia a velocità eccessiva, subito dopo un autovelox?
  • se tu fossi l’agente che piazza l’autovelox per svolgere il proprio dovere?
  • se tu fossi il legislatore che legifera per mansione?
  • se tu fossi il costruttore di automobili “troppo veloci”?
  • sese se
   

giovedì 3 settembre 2015

Dipendenza dalla memoria.



Ormai, quando associ ad un “termine”, del linguaggio in uso, il relativo significato… non esiti nel ritenere interamente sufficiente ciò che “sai, perché ti hanno detto che…”. L’insegnamento ha prodotto il proprio scopo, nella società.
 
L’evidenza è (diventa), dunque, l’associazione “termine vs ‘suo’ senso”:
una convinzione per convenzione.
Non solo; in questa maniera è possibile “far fluire/fruire” alle persone, costituenti la società umana, delle verità di parte (“qua, così”), piuttosto che delle altre verità – non evidentemente – "sgradite" allo status quo.
Quindi, il significato agganciato alla singolarità del termine ricorsivo, è solo una faccia di tutte quelle possibili, se… solo tu avessi la “forza” di prenderle in considerazione ogni volta che rincorri al/il termine stesso, nelle situazioni che si fossilizzano sempre maggiormente all’interno di “più o meno ampi bacini dell’abitudine, auto descritta proprio nei termini a cui ti viene immediatamente da pensare”…
Il linguaggio è un modello di vasi comunicanti, che serve per la trasmissione di “messaggistica immediata” (sms, negli smartphone).
Allo stesso modo, il pensiero è un modello, a monte, che serve per la trasmissione del linguaggio.
Ancora più a monte trovi l’immaginazione e l’ispirazione…
Dopo di che, tutto sembra svanire nel nulla, ad “immagine e somiglianza” di qualsiasi moto/evento umano, se sufficientemente analizzato e sospinto all’indietro, verso la relativa forma di origine. Ad esempio:
  • la radio trasmette “contenuti”
  • ricevendoli dalla società privata, che li diffonde.
Se tu ignori l’esistenza della fonte, che trasmette, e studi l’impianto audio meccanico “radio”, ricavi solo che... la componentistica trovata fisicamente a formare la radio, è in grado di:
evocare, in qualche maniera (fede), la “musica”.
Come se la musica sorgesse per mezzo delle singole parti, d’insieme, nella radio.
In realtà, la radio è costruita (ma, prima ancora, è... ideata) per ricevere e diffondere nell’ambiente… dei “contenuti”.