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giovedì 3 settembre 2015

Dipendenza dalla memoria.



Ormai, quando associ ad un “termine”, del linguaggio in uso, il relativo significato… non esiti nel ritenere interamente sufficiente ciò che “sai, perché ti hanno detto che…”. L’insegnamento ha prodotto il proprio scopo, nella società.
 
L’evidenza è (diventa), dunque, l’associazione “termine vs ‘suo’ senso”:
una convinzione per convenzione.
Non solo; in questa maniera è possibile “far fluire/fruire” alle persone, costituenti la società umana, delle verità di parte (“qua, così”), piuttosto che delle altre verità – non evidentemente – "sgradite" allo status quo.
Quindi, il significato agganciato alla singolarità del termine ricorsivo, è solo una faccia di tutte quelle possibili, se… solo tu avessi la “forza” di prenderle in considerazione ogni volta che rincorri al/il termine stesso, nelle situazioni che si fossilizzano sempre maggiormente all’interno di “più o meno ampi bacini dell’abitudine, auto descritta proprio nei termini a cui ti viene immediatamente da pensare”…
Il linguaggio è un modello di vasi comunicanti, che serve per la trasmissione di “messaggistica immediata” (sms, negli smartphone).
Allo stesso modo, il pensiero è un modello, a monte, che serve per la trasmissione del linguaggio.
Ancora più a monte trovi l’immaginazione e l’ispirazione…
Dopo di che, tutto sembra svanire nel nulla, ad “immagine e somiglianza” di qualsiasi moto/evento umano, se sufficientemente analizzato e sospinto all’indietro, verso la relativa forma di origine. Ad esempio:
  • la radio trasmette “contenuti”
  • ricevendoli dalla società privata, che li diffonde.
Se tu ignori l’esistenza della fonte, che trasmette, e studi l’impianto audio meccanico “radio”, ricavi solo che... la componentistica trovata fisicamente a formare la radio, è in grado di:
evocare, in qualche maniera (fede), la “musica”.
Come se la musica sorgesse per mezzo delle singole parti, d’insieme, nella radio.
In realtà, la radio è costruita (ma, prima ancora, è... ideata) per ricevere e diffondere nell’ambiente… dei “contenuti”.
  

giovedì 27 agosto 2015

La specializzazione dell’effetto collaterale (disturbo).



"Una serie di sfortunati eventi" (dipende dalla prospettiva dalla quale inquadri qualsiasi situazione).
Il ventre grasso dell’occidente. Il ventre gonfio dei bambini africani…”.
Mi rifaccio vivo
Se leggi una rivista, spesso mensile, inerente al “vivere sani (benessere)” è un luogo comune pensare/sperare di trovare la via prescritta “alla propria salute” (evidentemente, smarrita lungo la strada del “post nascita”).
Ora, ti devi rendere conto che, all’interno di queste pubblicazioni, si affrontano vari ambiti dell’indotto “salute”, ma… in quale maniera? Secondo quali prospettive d’insieme?
  • catturare l'attenzione
per poter
  • vendere (interesse, scopo, "lavoro", intenzione)
  • visto che non esiste un essere completamente disinteressato all'utile e completamente rivolto al "bene altrui".
I vari articoli che compongono quel centinaio di pagine (tra pubblicità varie), affrontano in maniera slegata, lo scenario unico della tua salute, trattando come singoli “pezzetti” ciò che, invece, è un solo ed unico “pezzo”.
Questa specializzazione (sempre più alla moda, nel Mondo moderno) annichilisce il senso unico della salute umana, intesa come un qualcosa di “olistico” (un quadro dagli infiniti dettagli, uniti tra loro a formare il quadro stesso).
L'olismo (dal greco όλος, cioè "la totalità") è una posizione teorico-metodologica basata sull'idea che le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti.
Dal punto di vista "olistico", la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente
Link
Ecco che, allora, il singolo "articolo specialistico" che va a trattare del singolo tema specifico, esprime delle verità, relativamente al tema trattato che, però, si riducono a mezze verità... allorquando il tema si allarga al quadro generale della salute individuale.
Se in un dato ambito, ti viene consigliato di “assumere o non assumere… questo o quello”… lo stesso consiglio deve essere valutato anche e soprattutto alla luce generale della situazione “salute”, che non è solo un termine lessicale, bensì, è la tua situazione di sfondo che ti caratterizza giorno e notte e che ti porti sempre dietro, essendoci dentro.
Se per migliorare “qui”... devi assumere “questo”, tieni anche conto che “assumendo questo, porti - molto probabilmente - scompiglio… là”.
Non avendo idea della situazione generale, consegui ciecamente, agitando braccia e gambe (mente) a "destra e a manca", in funzione degli effetti collaterali dispersi in un complessivo e disinnescato... "senso unico d'insieme".