lunedì 23 febbraio 2015

Frattalità espansa (3).




La terza immagine della serie.
Diciamo che, in essa, “c’è molto da leggere”. È una immagine, comunque.

La “molla” che (di)scende, (pre)determina la “larghezza del solco d’aratro”, nel quale sei... perché (con)segui.
Il “tuo” libero arbitrio, la “tua” libertà, ogni (ri)forma di democrazia (ma anche dei modelli di governo diversi), tutto… (ri)entra in questa ottica superiore (superiore non perché divina ma, semplicemente, perché giunta prima di te e inarrivabile, ora, per consapevolezza… visto che hai dimenticato tutto il pregresso).
Tu puoi “liberamente muoverti”, in "larghezza", ma non puoi (fuori)uscire dal “seminato”.
Il cane ha una catena, che lo (man)tiene fisso al “chiodo centrale” (perno). Esso descrive un cerchio, nella sua possibilità di movimento attorno alla propria cuccia (casa), ricavata dal suo “padrone” all’interno del giardino dove vive.
Se il cane si libera e (ri)esce anche a scappare, dove va esatta(mente)?
Al di fuori è ancora e sempre (d)entro, perché il modello sociale è solo un prolungamento del giardino di casa e, dunque, della “propria” cuccia con relativo piano di auto contenimento.
Al di fuori il cane diventa un pericolo per gli altri o, meglio, per la tipologia di conduzione esistenziale che gli altri sono abituati a (per/con)seguire.
Al di fuori (inter)viene l’accalappiacani… e tutto quello che (com)porta un simile intervento.

Il "cane" deve sempre (s)fuggire; scappa da tutt(i/o)… ha paura, (rim)piange addirittura lo status quo (pre)cedente.
 

venerdì 20 febbraio 2015

Frattalità espansa (2).




Il debito = qualcosa che “non esiste” (ingegneria finanziaria permessa per legge e credo), che si manifesta attraverso di te.
Nota la “curiosa analogia” (frattale = frattalità):
  • le banche centrali aprono e chiudono i “rubinetti” del denaro, causando le “crisi economiche (inter)nazionali” (e, volendo, l’estinzione del debito – così, come lo “contrai”)
  • il Sole (centro dell/nell’omonimo “sistema”) espande e riduce la propria attività, causando le ere glaciali (e, volendo, l’estinzione della Vita – così, come la “contrai”).
Contrai => contrarre
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Contrarre…
  1. ridurre in uno spazio minore; restringere, raggrinzire...
  2. prendere, assumere, far proprio: contrarre una malattia, un’abitudine; contrarre un obbligo, un debito
  3. stabilire, stipulare, concludere con un accordo: contrarre un patto, un’alleanza... una relazione...
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L’etimologia (la radice) di un termine non è mai casuale.
Essa (af)fonda nel significato origina(rio/le). Per cui, nelle fondamenta di ogni espressione (formata dai singoli termini, formati dalle singole lettere) c’è una verità di fondo (base) cementata su “dati di fatto temporalmente accettati e pressofusi insieme, mediante (ri)utilizzo nel/del sociale”.
Ora, il termine “contrarre”, porta alla mente l’esistenza di un “contratto”, ossia, la terminologia (ri)sente di una "pratica commerciale" posta agli albori dei termini.

Solitamente, le branche ufficiali del sapere affrontano questo st®ato solido di verità, (inter)posto alle radici del sapere stesso, in maniera “datata”, ossia, secondo una prassi consolidata del (ri)scrivere la storia attraverso un filtro conveniente allo status quo (che finanzia le attività di ricerca, gli studi e, dunque, l’orientamento di ciò che deve emergere e, soprattutto, nella forma che deve emergere, relegando tutto il resto nell’ambito della sconvenienza che riduce/contrae a mito, leggenda, storiella, bufala, insabbiamento, etc.).
C’è, sì, una "pratica commerciale" (interesse) dietro a tutto ma, questa, non è quello che ti hanno fatto c®edere.
Non è la storia umana che emerge dal vuoto con la civiltà sumera, già pienamente sviluppata.
Non è la storia umana che (af)fonda nella necessità commerciale (utile), che parte dal “naturale” baratto e passa all’odierna industria del debito usuraio e del controllo relativo alla capacità di “battere moneta”.
È… un contratto che l’umanità ha “accettato di firmare (in)direttamente” con il Nucleo Primo, mediante adattamento senza alternativa apparente alcuna, di essere ospitata sul Pianeta (in “affitto”) pagando per poterne “godere i frutti” (ciò che si ricorda ancora nel mito religioso e non solo, come “Eden”).

giovedì 19 febbraio 2015

Frattalità espansa (1).



È sempre al livello frattale che occorre (ri)volgere la propria (ri)flessione, il proprio “sentire”.
È ad un simile livello che ogni “cosa/fatto/situazione” (p)rende Vita, in maniera (di)versa rispetto alla sua interpretazione diretta ed abitudinaria (credo).
È a quel livello che ogni “dettaglio” diventa il “tutto”, ossia, diventa una chiave per la (de)codifica del “tutto” (di ogni cosa/fatto/situazione e, al contempo, delle cause - e della causa - dalle quali derivano gli accadimenti e le “cose”).
Che cosa significa “frattalità”? E come ci si (ri)parametra?
Per esempio, se immagini una forma che si ripete all’infinito… che cosa “ti viene da pensare”?
Beh, se conosci l’opera di Mandelbrot, immediata(mente) (ri)correrai alla “dima frattale” che aveva (s)coperto. E, fluendo in questa maniera, non aggancerai af(fatto) ciò che SPS ti sta sussurrando da parecchio tempo, ormai.
Perché la “dima frattale”, se respirata a livello di immagine statica e (de)contestualizzata da quel grado di reale, che è... tutto ciò che tendi ad escludere (per via del paradigma in corso d’opera), ossia, se tendi ad applicarla/capirla solo attraverso la funzione generica di “forma che si ripete in natura”, senza però espander(n)e il concetto/significato a qualsiasi “(ri)forma” del Mondo al quale “appar(tieni)”, allora a nulla di autentica(mente) alternativo ti condurrà un simile (ri)pensare alla frattalità.
(Al limite potrai (ri)cavarne del "business", ossia, altro carburante per intrattenerti "qua, così"... rafforzando la "tua" funzione di simbologia di esempio per coloro che conseguono).
Perché… sapere che la forma delle coste si ripete, come quella delle radici, delle costellazioni, dei neuroni, delle città, etc. non (com)porta per nulla (al)la (de)codifica (comprensione) del “perché il Mondo reale emerso ha una forma così, come supponi ormai di conoscere”.