martedì 17 febbraio 2015

(Auto)Combustione.


Corsi: "A volte sembra di stare ad un banchetto dove non siamo invitati".
Il Presidente dell'Empoli:
"Devono contare i valori sportivi, non quelli economici"…
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La battuta/(ri)flessione è non certo casualmente molto profonda.
Al “banchetto” si è invitati, ma non in qualità di commensali, bensì, in quantità di pietanza servita ai commensali.
Nella “lista della spesa” c’è il genere umano massivo (il “parco buoi” o i “pupazzi”, per dirla alla Goldman Sachs).
Utilizzando il “pazientese” di Gabriella Mereu… la frase di Corsi (ri)suona di una grande verità che, a livello di frattalità espansa, puoi (ri)trovare (re)distribuita dapper(tutto) attorno a te.
Sono medico, laureata in medicina e chirurgia, odontoiatra, omeopata e anche grafologa ed ho fatto una ricerca per 20 anni che mi ha portato a capire che il paziente semplicemente si cura da solo.
Benissimo, abbiamo capito che siamo davanti ad un medico ufficiale, anche se ufficiale non è il termine più appropriato, omeopata nonché grafologa.
So che hai scritto un libro, che ho trovato molto interessante, la “terapia verbale” ovvero la medicina della consapevolezza, ci puoi spiegare cos’è la terapia verbale?
La terapia verbale è una terapia omeopatica, verbale, che cura il male con lo stesso male:
cioè il paziente quando esprime la sua malattia usa inconsciamente un linguaggio poetico e metaforico collettivo che io chiamo ‘pazientese” che si compone di proverbi, modi di dire, filastrocche etc.
Una volta che ho capito cosa mi vuol dire, rispondo con una battuta che abbia un alto contenuto emozionale, in cui spiego il motivo della sua malattia e il paziente ha una reazione:
se ride, piange, entra in trance o si arrabbia significa che è quasi sempre guarito dal sintomo…
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(In)somma, Yahoo (ri)porta due frasi di Corsi, al link dove c’è il suo video da vedere. Ossia, quelle sopra citate. Ebbene, se la prima espressione è foriera di una verità sottile… la seconda raf(figura) una verità da “cineteca”, cioè… “vuota, vacua, da discorso elettorale”:
"Devono contare i valori sportivi, non quelli economici".
Leggi, a (con)seguire, come anche il gergo sportivo usuale “serve” per giustificare comportamenti in altri ambiti (che, per inciso, risentono tutti quanti dell’orma matrice, non manifesta, della compresenza dominante Planetaria del Nucleo Primo):
Renzi: alla Camera brutte scene ma si è portato a casa risultato.
Durante queste notti in Parlamento "ci sono state delle brutte scene, di deputati che si sono picchiati… urlavano e insultavano, di quelli che impedivano di prendere la parola. Ma queste brutte scene non cancellano un Parlamento che sta fino alle 4 di notte e porta a casa il risultato". Lo dice Matteo Renzi al Tg1.
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Il dogma "l’importante è vincere" (interesse), che il calcio – ad esempio (in)carna alla perfezione, sembra avere ormai eclissato del tutto il famoso motto “l’importante è partecipare”. Ed, invece, per nulla af(fatto). Perché?
Beh… perché:
  • "A volte sembra di stare ad un banchetto dove non siamo invitati" (si è invitati in quantità di pietanza)
  • "Devono contare i valori sportivi, non quelli economici" (quindi contano solo i valori economici).
Se metti insieme le due (ri)letture frattali delle espressioni di Corsi, ottieni:
  • tu ci devi essere perché, altrimenti, come fa “lo spettacolo (banchetto) ad aver luogo ed a continuare?”
  • tu ci sei (sei invitato) perché contano i “valori economici”, che la tua presenza permette di generare (utile).
Nella dualità auto imperante (se non alimenti tutto, tu, dal tuo terzo stato), le condizioni di base affinché avvenga un innesco (scintilla), un avvio ed un “moto” (combustione)… sono sempre e solo due, che (pre)vedono la (com)presenza di:
  • combustibile o carburante (“tu”)
  • comburente (ossigeno dell’aria).

lunedì 16 febbraio 2015

Transizione nella preservazione (qui, così).


L'espressione inglese copyleft (talvolta indicato in italiano con permesso d'autore) è un gioco di parole sul termine copyright nel quale la parola "right", che significa "diritto" (in senso legale), viene invertita con "left", che vuol dire "ceduto"; giocando sul secondo significato delle parole, si può notare come "right" (ovvero "destra") viene scambiata con "left" ("sinistra").
In particolare Copyleft individua un modello di gestione dei diritti d'autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore (in quanto detentore originario dei diritti sull'opera) indica ai fruitori dell'opera che essa può essere utilizzata, diffusa e spesso anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali.
Nella versione pura e originaria del copyleft (cioè quella riferita all'ambito informatico) la condizione principale obbliga i fruitori dell'opera, nel caso vogliano distribuire l'opera modificata, a farlo sotto lo stesso regime giuridico (e generalmente sotto la stessa licenza). In questo modo, il regime di copyleft e tutto l'insieme di libertà da esso derivanti sono sempre garantiti.
L'espressione copyleft, in un senso non strettamente tecnico-giuridico, può anche indicare generalmente il movimento culturale che si è sviluppato sull'onda di questa nuova prassi in risposta all'irrigidirsi del modello tradizionale di copyright
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Copyleft e Copyright.

Nel (ri)portare, venerdì scorso, i “grafismi” relativi alle tipologie di “proprietà intellettuale” esistenti in questa (ri)forma di reale, è stato omesso il simbolo del copyleft, ossia, il simbolo speculare del copyright:
 
 due pagine contigue, a libro aperto.
 
Questa è l’alternativa nella quale ti “muovi”:
  1. destra (centro destra)
  2. sinistra (centro sinistra).
Una prospettiva duale (questo o quello), al limite mitigata dalla “logica fuzzy” cioè dalle (in)finite “sfumature di mezzo”.
Questo ambito designa/disegna qualcosa che (ri)sente di un controllo a monte della scelta (per)messa, visto che tutto passa dal grado “ispirante” il tutto. L’ispirazione è presa come uno stato individuale/mentale, non ben definito, che trasmette “(com/in)put/azione”.
La mente (con)segue, ricevendo “ordini” in questa maniera giudicata come del tutto “naturale”.

Natura è:
quello che non (ri)esci ancora a (s)piegar(e/ti) o, meglio, che “non ti spiegano”. Chi? Gli “esperti”, visto che tutto quello che sai (di)pende da quello che ti dicono. Anche la “tua” esperienza (ri)entra in questi cardini, visto che tu (s)copri... vivendo in una realtà (pre)vista.

venerdì 13 febbraio 2015

Proprietà privata "da chi/cosa"?


 

Termini come:
Trademark
Registered Design
Copyright
Patent…
Che cosa ti indicano (quale "origine" hanno) e fanno pensare?
In italiano (ri)porti “meglio”, il tutto, sotto alla grande famiglia generica del “marchio registrato” e della “proprietà (intellettuale)”.
Gli esempi grafici (ri)conoscibili sviluppati ad hoc, nel frattempo, sono ad esempio:
® © ™
Se cammini lungo pendii, valli, campi, boschi, etc. segui normalmente le strade che incontri e che, dunque, ti guidano necessariamente evitando di farti entrare nelle “proprietà private”, che comunque risultano inaccessibili per via di recinzioni d’ogni tipo.
Da "chi/cosa" è, dunque... privata la tua libertà?

Nel tuo cammino… sei obbligato a seguire una rete viaria, di ogni tipologia, che ti “ordina secondo l’ordine (pre)stabilito nella realtà unica e senza alternativa apparente, emersa nel corso della storia”. Il tuo (per)corso è deviato e non rispetta le scelte intime, che avresti condotto autonomamente se… tu fossi stato libero di poter (intra)prendere la direzione desiderata in funzione del “sentire proprio”…
Ergo, anche la “storia è deviata”, ossia, ella ti passa ciò che è, ad ogni effetto, un (de)corso comunemente accettato per “mancanza di riferimenti altri” (educazione).
Te ne accorgi, di questo “impedimento”, quando osservi meglio le abitudini/tradizioni di persone che (pro)vengono da altri Paesi rispetto al “tuo”:
costoro - nonostante la globalizzazione virale - ti sanno ancora (sor)prendere, perché nei tratti comuni puoi scorgere anche dell’altro.
Conv(i/e)nzioni che ti lasciano perplesso/a ma che, comunque, "devi prendere atto che esistono".