È una definizione coniata dagli antichi cabalisti per descrivere tutte le emozioni negative che accompagnano una fortuna che non ci si è guadagnati. Per esempio, si dice che mangi il Pane della Vergogna quell'uomo che è costretto ad accettare la carità dagli altri. In lui c'è il profondo desiderio di guadagnarsi il denaro che gli serve per il pane. Desidera disperatamente riuscire a sfamarsi e a badare a se stesso senza dipendere dalla generosità altrui… Il Pane della Vergogna, dunque, impedisce al Vaso di provare la felicità assoluta…
Fintanto che il Vaso si limitava a ricevere, rimaneva infelice.
La soluzione: IL VASO SMISE DI RICEVERE LA LUCE!
Gli antichi cabalisti chiamarono Resistenza l'atto di respingere la Luce compiuto dal Vaso... Nel momento in cui il Vaso impedì alla Luce di colmarlo, essa si ritrasse e creò uno spazio vuoto. La Luce si contrasse creando nel Mondo Senza Fine un punto di oscurità. L'infinito aveva dato origine al finito.
Il potere della Kabbalah, una tecnologia per l’anima – Yehuda Berg
‘Cocaina sui set come un drink’, le rivelazioni shock di Dennis Quaid.
Quaid racconta a Newsweek: ‘Il mio rapporto con la droga è iniziato quasi per caso, quando nel 1974 ho lasciato il college e mi sono trasferito a Los Angeles. Tutti usavano cocaina alle feste, e a quel tempo era perfino nei bilanci dei film, sotto voci sottilmente alterate. Si tirava anche sui set, era come prendere un cocktail. Per me, che provenivo da una famiglia piccolo borghese di Houston, era difficile essere a Hollywood e gestire un successo e una fama che, in quel momento, neanche mi sembrava di meritare.
Da Yahoo
Ecco un esempio di Pane della vergogna... Nella finitezza si vivono le esperienze. Si soffre e si gioisce. Si prova carnalmente tutto ciò che le terminazioni sensoriali abbinate alle emozioni trasmettono interagendo con gli ‘altri e l’altro’. Non si è più 'soli'. Gli altri rispecchiano e vivono anche la nostra parte. Nella sinfonia degli eventi la ‘musica’ è coralmente all’altezza della situazione. È un intricato intreccio di fili, una trama variegata che necessita di ritrovare un senso comune. Le dinamiche che hanno portato a generarla sono contenute nel resoconto della storia cosmica e, frattalmente, in quello della storia deviata: la storia che narrano ‘le cronache dell’Antisistema’.
Questa notizia mi porta ad agganciare un’altra dimensione:
Parigi espone i tesori dei Dogon.
La metà dei tesori esistenti dell'antica civiltà africana del Dogon riunita al Musée du quai Branly di Parigi fino al prossimo 24 luglio. Maschere, sculture, gioielli che oggi raggiungono quotazioni record nelle vendite all'asta: recentemente un busto scolpito è stato aggiudicato da Sotheby's per 1,4 milioni di euro.
E pensare che i discendenti di questi artisti straordinari e anonimi oggi lottano contro la miseria.
I Dogon occupano la regione della falesia di Bandiagara, a sud del fiume Niger, sono prevalentemente coltivatori di miglio e, nonostante i contatti con l'Islam e altre religioni monoteistiche, praticano ancora il culto dell'animismo.
Da Yahoo
La dimensione dei Dogon è quasi riservata. Solo coloro che ne vengono attratti per questioni vibrazionali proprie, li trovano. In questa cerchia ci sono quelli che li hanno depredati e sfruttati e quelli che percepiscono il loro ruolo di custodi frattali della verità:
I Dogon non considerano gli umani dotati di componenti immateriali come lo scientista; niama è la forza, l’energia sovraindividuale che sta ovunque nel mondo, che appartiene al mondo, cerca e trova luoghi e supporti dove condensarsi,vegetali, uomini, rocce, conglomerati di materia che facciano da supporto a questa energia (se un cacciatore caccia una gazzella, sa che lo niama che aveva scelto questo supporto va sopra chi ha ucciso; l’energia dello niama fa bene se in giusta misura, se no fa male (gli amuleti servono al cacciatore per sviare lo niama degli animali che uccidono; anche il contadino che abbatte un albero può ammalarsi).
L’esistenza dei demoni o spiriti inferiori era accettata ovunque nel mondo antico. Sono gli spiriti naturali delle colline, degli alberi, dei fiumi, delle rocce e dei venti. Agenti soprannaturali controllabili con la magia che hanno il potere di fare il bene e il male, dare e curare malattie, fornire indicazioni per il futuro. Sono collegati a divinità e a settori della natura, animali, metalli, colori, così da formare catene di corrispondenze per tutto l’universo ben note al sacerdote-sciamano. Cavendish.
Un’ultima considerazione: i tessuti e le porte scolpite forniscono ai Dogon il supporto per la comunicazione dei simboli, come spesso nei poemi omerici la tela è il canale alternativo al canto dell’aedo per le narrazioni del mito ('testo' da textus, tessuto). Nel medioevo europeo il tessuto è ancora il mezzo per trasmettere in occidente la simbologia mediorientale; non diversamente i portali delle cattedrali raccontano le storie bibliche in cui la comunità credente si riconosce e l’iconografia sacra perpetua prestiti simbolici dalla religione dei faraoni e dei sumerobabilonesi. Per cui non sorprendono le riproduzioni di sfingi egizie o del dio pesce della caldea, Oannes, sui capitelli di chiese medievali in villaggi anche sperduti nella campagna francese:'la filiazione diretta di temi e di immagini travalica distanze impensabili nel tempo e nello spazio' V.H.Debidour, in C.Jacq, Il segreto della cattedrale.
Prof.ssa Donatella Vignola
I Dogon sono agganciati all’osservazione delle stelle:
Cerimonie.
La loro antica religione animista si esprime in cerimonie e danze rituali, in cui le maschere sono il simbolo più importante. Una volta ogni sessant'anni viene celebrato il Sigui, cerimonia itinerante di villaggio in villaggio, che rappresenta la perdita dell'immortalità da parte dell'uomo attraverso la rievocazione della morte del primo antenato Dyongu Seru, rappresentato dalla iminana una grande maschera che viene intagliata a forma di serpente ed è alta circa 10 metri.
La stella Sirio B.
Un graffito Dogon ritraente secondo alcuni studiosi l'orbita di Sirio B attorno a Sirio. I Dogon godono, specie tra gli ufologi e in Internet, di una straordinaria popolarità: secondo gli studi dei due antropologi Marcel Griaule e Germaine Dieterlen svolti nel 1931, poi rielaborati ed in parte manipolati dal libro The Sirius Mystery di Robert Temple (1975), la stella Sirio secondo la tradizione Dogon ha una compagna chiamata Po-tolo (che significa qualcosa come granellino) identificabile con Sirio B, che è effettivamente una piccola stella (una nana bianca) compagna di Sirio, orbitante attorno alla primaria con un periodo di circa 60 anni.
Il mistero legato a Sirio B è dovuto al fatto che essa risulta invisibile ad occhio nudo, e appare strano pensare che essa fosse già conosciuta ai Dogon, non avendo essi alcun mezzo per poterla osservare. Così Temple risolve la contraddizione sostenendo che i Dogon in passato siano entrati in contatto con una civiltà extraterrestre che avrebbe dato loro queste informazioni. A rafforzare questa tesi contribuisce la tradizione Dogon ove si parla della venuta di dèi anfibi sulle loro arche.
Link
Ad ogni latitudine l’umanità racconta versioni della storia diverse solo nella ‘tonalità dei colori’, ma non nei tratti identificativi dell’accaduto. Questa è una verità frattale.
Così noi comprendiamo perché vi debba essere questa varietà, e perché molteplici debbano essere le cose separate e viventi. E cominciamo a comprendere che la perfezione dell’universo manifestato deve necessariamente consistere nella sua stessa varietà; che se oltre l’Uno vi deve essere una pluralità, questa deve essere pressochè infinita, affinchè l’Uno, il quale è come un sole potente che effonde i suoi raggi in tutte le direzioni, li possa effondere dovunque; e nella totalità di questi raggi sarà la perfezione che illumina il mondo.
Questa domanda tocca precisamente il punto per cui è tanto difficile l’evoluzione dell’umanità, quando venga esaminata senza perdere di vista il suo scopo ultimo. Sarebbe stato facile invero creare una umanità perfetta, facile dirigerne le facoltà nascenti in modo che queste potessero rivolgersi sempre a ciò che chiamiamo il bene, senza mai deviare verso ciò che noi chiamiamo il male. Ma quale sarebbe stata la condizione di un così facile compimento del proprio destino? L’uomo non sarebbe stato altro che un automa mosso da una forza impellente esterna a lui stesso, che gli avrebbe imperiosamente imposto una legge alla quale sarebbe stato costretto ad obbedire senza potervisi sottrarre… E la meta era non di far degli automi che seguissero ciecamente un sentiero loro prefisso, ma di creare un riflesso del Logos stesso, di dar vita ad un possente sodalizio di uomini saggi e perfetti, che sempre scegliessero il meglio per un atto d’intelligenza e di ragione, e respingessero il peggio convinti per esperienza propria della sua insufficienza e degli affanni ai quali conduce.
Annie Besant – Il sentiero del discepolo.
Questi concetti esprimono e spiegano il mito della cacciata dal Paradiso terrestre. Queste sono parole e pensieri di molto tempo fa, relative alla fine del 1800. È incredibile la loro modernità e lungimiranza. In questo scritto è insito un senso di pace, proprio di colui che osserva le umane cosa da una distanza considerevole. Da quell’altezza hanno senso solo le dinamiche principali. Tutto il resto sparisce come una minuzia in una generalità. Ha senso solo l’evoluzione.
- Mirano al controllo. Al controllo del debito che il conflitto produce. Vedete, il grande valore di un conflitto, il vero valore, sta nel debito che genera. Se controlli il debito, controlli tutto quanto. Voi lo trovate inquietante vero? Ma è questa la vera essenza dell’industria bancaria. Fare di tutti noi, sia che siamo nazioni o individui schiavi del debito.
- Stiamo solo cercando la verità.
- Lo so, ma non dimenticate mai che c’è quello che la gente vuole sentire, c’è quello che la gente vuole credere e c’è tutto il resto... e poi c’è la verità.
- E da quand’è che questo va bene. Trovo incredibile che tu me lo dica. Verità implica responsabilità.
- Esatto! Motivo per cui tutti la temono.
- Si fanno delle scelte nella vita. Lei ha fatto le sue. A volte l’uomo trova il suo destino sulla strada che aveva scelto per evitarlo.
Citazioni tratte da ‘The International’
Sono come guidato a trovare questo mix di citazioni e porzioni di articoli, questi pensieri inchiodati a terra come le traversine della ferrovia, le une alle altre a costituire una… direzione. È gioco forza, alla fine, chiedersi ‘da dove giunge questa voce’? Ho scritto ieri di forze oscure che ci tolgono energia e ci confondono, poi, mi accorgo che pur mancandomi effettivamente l’energia, riesce a raggiungermi un flusso d’intenzione ferrea che urla sottilmente di ‘andare avanti’.
È questo il segno che il cambiamento è ancora strisciante nella società umana. È poco più di un embrione o di un seme. Quelle oscure presenze che ci vampirizzano, non sono ‘il problema’, perché quando saremo pronti li spazzeremo via con la sola forza dell’intento. Sarà come aprire porte e finestre di casa per fare entrare i raggi del Sole. Questa è la nostra forza!
Per ovviare al momento, consiglio questo link, in cui è possibile trovare delle tecniche semplificate di stimolazione energetica, tratte da libri e studi di Robert Bruce e Castaneda.
I due metodi qui proposti, complementari fra loro, fanno aumentare moltissimo (stavo per scrivere 'enormemente') l'energia sottile disponibile, qualunque cosa poi tu intenda farne. Provali, e fin dall'inizio ti sentirai diverso! E se sei scettico sull'esistenza della bioenergia, questi metodi ti faranno ricredere.
Da La stimolazione diretta dell'energia dell'aura
Avevo scritto tempo fa di quella ‘zona’ denominata Hara: un nostro centro di potere controllato da un impianto rettiliano. A questi link è possibile leggere i due articoli:
- http://sacroprofanosacro.blogspot.com/2010/08/estate-2010-hara-atlas-ed-il-suono.html
- http://sacroprofanosacro.blogspot.com/2011/01/un-puzzle-intuitivo.html
In un convegno a Verona del Settembre 2002 dal titolo 'Curare e guarire come Via di conoscenza' introducevo alcune riflessioni sul tema di Hara citando una frase circa la malattia e la guarigione tratta da un libro di un autore tedesco, Karlfried Von Durckheim. La frase in questione dice: 'Non vi è malato la cui guarigione non sia ostacolata anche da una intima tensione o contrazione. Del pari, non vi è guarigione che non sia agevolata dal risolversi di tali nodi. Proprio nella misura in cui tensioni siffatte sono connesse con la paura di un Io preoccupato o protervo, esse si sciolgono quando l’uomo apprende l’arte di mettere da parte l’Io e di affidarsi a quelle forze più profonde alle quali l’Hara certamente lo apre.”…
Credo però che questa zona non ci apra solo ad un contatto con le nostre 'Grandi Energie', cioè le nostre energie costituzionali profonde. Nella citazione di Von Durckheim dalla quale siamo partiti, circa la malattia e la guarigione, si parla di Hara come di una possibile apertura a forze ancora più nascoste, profonde e potenti. Molte sono le pagine che Von Durckheim dedica nel suo libro a questa ipotesi, da queste pagine possiamo partire per un’ultima riflessione sull’Hara.
Il nostro autore tedesco lascia intendere che la Via che porta allo sviluppo di questo nostro ‘Centro energetico’ ci apre a forze profonde e misteriose.
Queste forze sembrano andare ben oltre le nostre potenzialità’ individuali, qui ed ora (intendendo con questa espressione le nostre caratteristiche energetiche costituzionali prese così come sono in un determinato momento della nostra vita). Egli afferma infatti che l’uomo che dispone di Hara non è rimesso solamente a sé stesso, in quanto '…questo ancorarsi nel Centro assicura all’uomo una forza che lo mette in grado di padroneggiare l’esistenza in modo diverso di quanto gli sarebbe possibile per mezzo del solo ‘Io’. E’ una forza che sostiene e che rinnova l’essere in maniera misteriosa, una forza che ordina e che dà forma, che risolve e rende interi, che unifica.”
Affidandosi ad Hara, dice ancora, l’uomo '…mette le proprie capacità al servizio di una forza profonda che compirà per lui l’opera e l’azione quasi senza che egli intervenga. Ma l’attivazione di codesta forza ha per premessa l’ancoraggio dell’uomo all’Hara, nel Centro libero dall’Io'. La Via che consente lo sviluppo di Hara permetterebbe quindi all’uomo di vivere questa forza nel suo duplice aspetto: come una forza speciale che può usare nella sua vita nel mondo e che, nel contempo, gli permette di entrare in contatto con le energie metafisiche della sua essenza più profonda. Questo contatto, secondo Von Durckheim, è il senso più profondo di Hara. E il percorso che un individuo compie in questa Via di ricerca e di allenamento per lo sviluppo di Hara ha il senso di un percorso in una ‘Via Interiore’ che consente “…l’unità con l’Essere e l’Essenza sovramondani”.
Quindi il contatto profondo con Hara permetterebbe all’uomo di rapportarsi con una dimensione più ampia, aprendolo a quella che viene definita 'la Grande Vita che sorregge e protegge'. In questa dimensione egli verrebbe ad acquisire un nuovo sentimento del vivere e il senso di una nuova forza e di una nuova ‘vicinanza’.
'Non è – continua Von Durckheim – una forza che ‘si ha’ ma una forza nella quale ‘si è’ . In essa l’uomo percepisce la sua partecipazione ad un ‘Essere’ a cui, nel senso più profondo, appartiene e a cui è più legato che non al mondo. Sente anche che essa non costituisce solamente il fondo vero della sua vita ma altresì il principio più profondo dell’intero Universo'…
Per concludere, e tornando al pensiero dal quale eravamo partiti, Hara viene proposta anche come una grande forza di guarigione. Non ho mai potuto fare a meno di pensare alle parole del Maestro (e medico taoista) Jeffrey Yuen in una sua conferenza a Milano di qualche anno fa. Parlando di alcune diverse modalità di intervento terapeutico, Jeffrey Yuen riconosceva l’esistenza e la possibilità, tra queste, di una modalità del tutto particolare, che lui definiva di tipo ‘sciamanico’. Una modalità che è oltre l’abilità soggettiva del terapeuta e oltre la condizione oggettiva del paziente.
L’uso di questo termine ‘sciamanico’ non può fare a meno di rimandarci ancora una volta alla capacità di sapersi affidare, da parte dell’uomo, a quelle forze profonde e misteriose alle quali, come dice Von Durckheim '…l’Hara certamente lo apre'.
Da Hara - La forza dell'energia originaria - Massimo Beggio
Tutto ciò ricorda molto da vicino quella 'Riconnessione' portata avanti con estrema forza da Eric Pearl.
Creato è il corpo, creata è la mente, ma non l’anima. L’anima cade nel complesso corpo-mente, identificandosi con esso e così inizia il ciclo delle nascite e rinascite, della trasmigrazione. Questo stato negativo è prodotto, è causato dall’ignoranza; quindi solo la conoscenza (jnana, una conoscenza di un certo tipo, ovviamente, non libresca, non culturale) può condurre alla liberazione. La conoscenza in questo caso significa conoscenza del proprio atman, una conoscenza che è realizzazione.
Da www.gianfrancobertagni.it
Gi : Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Yu : Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
Jin : Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.
Rei : Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
Makoto o Shin : Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di 'dare la parola' né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
Meiyo : Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
Chugi : Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.
Da www.gorinkai.it
Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
prospettivavita@gmail.com