martedì 21 luglio 2015

In(coscienza).



Grecia ha rimborsato 4,2 miliardi dovuti oggi a Bce.
La Banca centrale europea ha ricevuto il rimborso di un prestito dovuto dalla Grecia in scadenza oggi. Lo ha reso noto l'istituto centrale di Francoforte.
Atene ha rimborsato 4,2 miliardi alla Bce, di cui 700 milioni in interessi, onorando un prestito in scadenza oggi, grazie al finanziamento ponte da 7,16 miliardi ottenuto la scorsa settimana dai creditori internazionali per ottemperare alle esigenze finanziarie immediate, in attesa di negoziare un terzo pacchetto di aiuti da 86 miliardi.
In giornata è stato anche saldato l'arretrato con il Fondo monetario internazionale, cui sono andati 2 miliardi di euro.
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Se tu intendi continuare a “far finta di nulla”, di fronte al costante (s)fiorire di simili “news”, allora significa solo una cosa:
che sei sotto all'effetto di un potentissimo (in)canto.
Perché non è “accettabile” (sotto a nessun punto prospettico, che non sia quello di coloro che traggono l’interesse o che sguazzano nel sottobosco dell’indotto dell’interesse) un simile (pro)cedere e (con)seguire, (di)pendendo passiva(mente) dallo status quo del “qua, così”.
Sei stato/a reso impotente. Annacquato/a nelle intenzioni. Annichilito/a. Reso/a altro, rispetto a ciò che “sei”... sempre e comunque…
Analizza anche solo “leggendo”:
  • Atene ha rimborsato 4,2 miliardi alla Bce
  • di cui 700 milioni in interessi
  • onorando un prestito in scadenza oggi
  • grazie al finanziamento ponte da 7,16 miliardi ottenuto la scorsa settimana dai creditori internazionali 
  • per ottemperare alle esigenze finanziarie immediate
  • in attesa di negoziare un terzo pacchetto di aiuti da 86 miliardi
  • in giornata è stato anche saldato l'arretrato con il Fondo monetario internazionale, cui sono andati 2 miliardi di euro…
Su 7,16 milioni di euro di “aiuti”… 6,2 non si sono mossi dalle rispettive sedi (nella sostanza algebrica), visto che erano "rimborsi + interessi" degli “aiuti precedenti”.
La rimanenza, di circa un milione di euro, rimane ad Atene. Una somma irrisoria, che mette chiara(mente) in luce la semplice verità sottostante, che:
  • il prestito ponte è una farsa
  • dalla prospettiva della Massa
  • nonché un mero ritorno sugli utili e del capitale (in)vestito ("aiuto")
  • dai “creditori internazionali”.
Due (p)arti ben distinte. Due p(arti) in gio(g)o. Due punti che per(mettono) di formare una “linea di continuità”, tra la necessità di apparire in un certo modo e la sostanza dell’interesse superiore:
che non appare mai nella (f)orma diretta.
Il Punto di Dominio è una “situazione generale”, che si con(fonde) con ciò che sembra l’ambiente naturale, l’andazzo vicissitudinale della società impegnata a riempire il tempo... immaginato da altro/i, rispetto al proprio (in)cedere.
  
Come hai visto anche ieri, “il tempo è immaginazione”, ossia:
spazio da colmare, misurare, abitare, colorare, arredare, etc.
Ciò che sembra il “vivere” è, allora, un “sopra(v)vivere”, in quanto ché:
  • un modo esclude l’altro
  • un modo è parallelo all’altro
  • un modo è governabile dall’altro
  • un mo(n)do gerarchico dalle caratteristiche sfumanti, (in)comprensibili, devianti nell’apparenza, sfinenti, che (ri)chiedono fiducia, credo, impegno, responsabilità, etc. in maniera tale da risultare, al(fine), come piccoli ingranaggi desiderosi d’altro… ma sempre e solo in “questo”.
 
La situazione umana “sempre verde”, fatta di (in)giustizia… è qualcosa che “racconta l’immagine del vertice, dal quale si dirama tutto... come (con)seguenza fisica, nonché, frattale espansa”.
È il Dominio raf(figurato) “qua, così” (ad ogni livello).
Tu sei una sua (con)seguenza.
Ma... tu non sei solo “tutto ciò”.
Il "(ri)tratto" non è il tuo… ma è del vertice/vortice.
Assumi certi “connotati”, perché nel tempo “ti hanno con(vinto) di/che…”, in qualsiasi modo e (f)orma. Dall’occidente all’oriente è così, nella sostanza.
  

Quale è il "segnale più diffuso nella realtà manifesta"?

Quello più "normale/naturale".

Immagina... (vale lo stesso, perchè tutto è frattale).
Se il giardino viene abbandonato nella bella stagione, solo per pochi giorni continua a vivere in regime d’obbedienza.
Poi le pianticelle dei vivai, le trapiantate, i vegetali che richiedono un’innaffiatura quotidiana, non tardano a deperire e a soccombere.
Primo sacrificio, non troppo sensibile, per vero dire.
Nella seconda settimana è tutta una folla di fiori delicati che soffrono e implorano aiuto. I frutti non raccolti, imputridiscono al suolo, le verdure dell’orto mettono il tallo, l’erba spunta nei viali, le verdi radure si arruffano di cardi e di gemme bastarde.
Poi comincia la lotta selvaggia. Quattro o cinque specie vigorose e ostinate s’impadroniscono del potere.
Qualcuna ha delle radici formidabili, tessuti ruvidi, poco sensibili, una vitalità bestiale.
Vorrebbe per essa sola il possesso di tutto il terreno.
Anche fra le piante coltivate, le così dette borghesi, vi sono delle intriganti capaci di profittare, e creare del disordine per farsi avanti. La glicina, per esempio. Così bella se governata dalla mano dell’uomo, tosto che non ha più nostre cure, invade in modo infrenabile il terreno e le altre piante, si contorce, rompendo, estirpando tutto quanto avvicina.
I primi freddi, d’un sol colpo sopprimono i fiori che richiedono nell’inverno le cure della serra. Finito l’inverno, la bella stagione ritornata, vedrà il trionfo non della bellezza, e soprattutto non della libertà, ma dell’ambizione e delle crudeltà che non indietreggiano davanti a nulla per soddisfare i loro appetiti.
In sei mesi, il giardino sarà abbandonato alle passioni e alle lotte degli energumeni vegetali i quali faranno sforzi inauditi non per assicurare al prossimo aria, spazio e nutrimenti, ma per impadronirsi egoisticamente di tutti i beni, mettere a posto le loro creature e ridurre in schiavitù tutto ciò che non possono schiacciare.
Questo regime non durerà in eterno, s’intende.
Il regime di piccoli rapaci dovrà cedere un giorno davanti all’invasione dei grandi barbari, tanto più se il giardino abbia in prossimità, grosse piante forestali.
L’arte e vigilanza del giardiniere, tengono a freno l’oceanica forza della foresta e riescono ad arginarla.
Ogni giorno la foresta esercita una pressione sul dominio dell’uomo e fa uno sforzo per invaderlo. Il giardiniere, di quando in quando, sradica un arbustello di rovere nato chissà come alla base di un muro, strappa un fusto di acacia, un nocciolo che sono penetrati chissà come nelle siepi, nelle aiuole e tenterebbero di prosperare.
Vedendo il giardino abbandonato, la foresta si mette in marcia.
Lentamente. ma con una forza invincibile, la foresta spazza via gli agitatori, i faziosi, i capi d’ogni stagione. Il giardino sparisce nell’ombra mormorante dei grandi boschi selvaggi.
L’arte di governare un giardino dimostra che la natura deve essere dominata.
La natura non è vita. È la vita di qualche specie brutale e la morte o la servitù delle altre. L’arte del giardiniere ha per scopo di resistere alle potenze della natura, di proteggere le specie più belle, che sono anche le più delicate, di dare un posto a ciascuno, ma anche di limitare il posto di ciascuno, d’aiutare i deboli e di frenare gli audaci, di sostituire delle forze cieche (a torto chiamate leggi) un saggio complesso di regole suscettibili di stabilire e mantenere l’equilibrio.
Tutto, nella vita di un giardino, proclama la eccellenza del principio di autorità. E tutto dimostra che questo principio è necessario, ma da solo non potrebbe dirigere il mondo.
È  da compiangere il giardiniere che si immagina di poter ottenere buoni risultati soltanto con la violenza.
Il saggio giardiniere sa che le piante non possono crescere ovunque, e che esse hanno, non soltanto dei bisogni evidenti e grossolani, ma delle aspirazioni segrete, delle inclinazioni, delle vedute ideali, dei capricci e delle ripugnanze.
Il saggio giardiniere esercita l’autorità con rispetto e sollecitudine. Corregge il principio di autorità col principio di persuasione. Ed è così che un giardino può vivere sotto il cielo, cercando ogni giorno ed esprimendo il senso della giustizia, della pace e dell’armonia...
La più bella novella del mondo - Salvator Gotta
L’arte di governare un giardino dimostra che la natura deve essere dominata...:
  • ma, il Dominio sulla natura – ad opera del “giardiniere (umano)”
  • è una derivazione dal concetto di proprietà privata
  • e anche laddove esiste il solo “vivere”, la natura è sempre qualcosa da “tenere a bada”, perché intrusiva, letale, prepotente, etc.
Che cosa significa? Che il Dominio è raf(figurato) frattal(mente) già a livello della natura, prima ancora che nell’essere umano.
Segno evidente che il Dominio pro(viene) da un’epoca lontana, che la frattalità espansa ha avuto modo e tempo di (re)distribuire nel tutto emerso (realtà di riferimento), ad:
immagine e somiglianza” di…
Ma nel racconto storico non c’è traccia del Dominio, se non per “interposta persona ed epoca ciclica”, ossia:
nell’osservazione delle "stagioni" del lignaggio che comanda, diviso come qualcosa che (s)fugge alla ragione, in ogni angolo del Mondo manifesto.


Una storia che racconta di Re, Imperatori, Sovrani, Padroni, Capi, Feudatari, etc.
Di una gerarchia che (pre)ordina tutto e tutti.
Di una “livella” dis(stesa) sul “destino” comune.
E non c’è nessuna differenza sostanziale, anche se cambiano i costumi, le epoche, la lente prospettica, la moda, la legge, i tempi, etc.
L’edificio dell’insieme delle banche rap(presenta) ancora una simile “infra(struttura)”.

Perché tutto è frattale e (ri)flette il segnale (im)portante.
Basta solo un "dettaglio (marchio)", dunque, per (ri)salire al tutto, che inizia sostanzial(mente) dove termina la (porta)ta della (s)vista, pur esistendo al con(tempo) anche con le qualità attribuite a Dio:
  • ubiquità
  • non località
  • (com)presenza non manifesta
  • potere in leva
  • responsabilità per la propria “creazione” (interesse).
Una sorta di "banche(tto)".
La raccolta di risparmio è l'acquisizione di fondi con l'obbligo di rimborso sia sotto forma di depositi, sia in altra forma. La raccolta tra il pubblico è vietata a soggetti diversi dalle banche (esclusa quella effettuata presso soci e dipendenti e presso società controllanti, controllate e collegate).
La banca è un'azienda di produzione che svolge sistematicamente, istituzionalmente e a proprio rischio un'attività di intermediazione finanziaria, cioè un'attività di conferimento di risorse finanziarie a titolo di credito, utilizzando prevalentemente risorse finanziarie ottenute da terzi a titolo di debito e in parte minore a titolo di capitale proprio.
Pertanto la banca svolge in modo coordinato e congiunto:
  • funzione di mobilitazione delle risorse finanziarie
  • funzione creditizia
  • funzione monetaria…
Il legame tra le singole banche è molto forte, ed è determinato da elementi tecnici e da elementi strettamente tecnici e finanziari.
Il legame si basa su un elemento fondamentale, la fiducia della gente e della clientela.
Il rapporto fiduciario riguarda tutti i clienti di tutte le banche ed è caratterizzato da una sorta di indifferenza tra una banca e l'altra. Perciò non conviene "al sistema" che una banca si trovi in crisi tale da allarmare la clientela.
In passato c'era bassa concorrenza (un certo numero di banche poco efficienti). Dagli anni '70 si assiste ad un sistema bancario che cerca di evolversi per rispondere al meglio alle esigenze mutate della clientela e alle spinte concorrenziali giunte dall'esterno; al contempo si assiste ad un'autorità monetaria e di vigilanza che assume un atteggiamento che la porta ad essere molto più liberale che nel passato e ad interpretare le leggi in maniera più elastica.
Negli anni '80 avviene una progressiva liberalizzazione della normativa bancaria; il mercato bancario divenne molto più concorrenziale. Si pose attenzione sulla maggiore efficienza delle banche (che aveva riflessi positivi sulla concorrenza, ma anche rischi per la stabilità)…

Il controllo si considera esistente nella forma dell'influenza dominante se:

  • esiste un soggetto che ha diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri del cda o dispone della maggioranza dei voti nell'assemblea ordinaria
  • c'è il possesso di una partecipazione idonea a consentire la nomina o la revoca della maggioranza dei membri del cda
  • sussistono rapporti, anche tra soci, di carattere finanziario ed organizzativo idonei a trasmettere gli utili o perdite, a coordinare la gestione dell'impresa con quella di altre imprese ai fini del perseguimento di uno scopo comune, ad attribuire poteri maggiori rispetto a quelli derivanti dalle azioni o dalle quote possedute o ad attribuire a soggetti diversi da quelli legittimati in base all'assetto proprietario poteri nella scelta degli amministratori e dei dirigenti
  • c'è assoggettamento a direzione comune, in base alla composizione degli organi amministrativi o per altri concordanti elementi…
Riassunto di tecnica bancaria - I. Nerici



Il controllo si considera esistente nella forma dell'influenza dominante se…:
  • controllo
e
  • forma dell’influenza dominante.
Ecco ancora i due mo(n)di “separati alla nascita” ma... “gemelli” (frattali) e sempre inter(connessi) in maniera gerarchico/(di)pendente, che nella sostanza esercitano - nella realtà manifesta - la medesima “forma d’onda” di sfruttamento e interesse su tutto il resto.

La (ri)edizione (sorgente) del meccanismo:
trasmettitore, ricevitore.
L’ultima grande crisi finanziaria internazionale ha messo molto chiara(mente) in luce che:
la banca non rischia nulla di proprio.
La banca è un'azienda di produzione che svolge sistematicamente, istituzionalmente e a proprio rischio un'attività di intermediazione finanziaria, cioè un'attività di conferimento di risorse finanziarie a titolo di credito, utilizzando prevalentemente risorse finanziarie ottenute da terzi a titolo di debito e in parte minore a titolo di capitale proprio.
  • a proprio rischio (l'istituzione "banca"... non rischia nulla, in questo paradigma)
  • utilizzando prevalentemente risorse finanziarie ottenute da terzi a titolo di debito (un debito che costa molto poco alla banca, ma che costa molto di più ai suoi debitori).
C’è un’altra istituzione che “lavora” così, per mezzo della propria (com)presenza secolare:
quella della “Chiesa”.
E, in natura, il (ri)flesso è piena(mente) “in linea”, essendoci una forza nativa (post imprinting) che spinge a caratterizzare tutto in maniera analoga. La “foresta” avanza, se… Il deserto avanza, se…
Il virus è l’organismo vivente che più illustra il Punto di Dominio:
  • è trasversale ad ogni “regno naturale”
  • esiste anche se non lo vedi
  • lo respiri con l’aria
  • lo assumi facendo quello che fai di solito
  • senza accorgertene.
Il “giardiniere” è un (ri)flesso della/come la natura, che agisce per spinta frattale espansa, “ad immagine e somiglianza” del Dominio, visto che “il caso non esistee una ragione c’è… se questa realtà manifesta ha questa (f)orma, a (pre)scindere dalla tua “immaginazione” (quello che ti auguri, in coscienza, di vedere realizzato nel reale di ogni giorno).


Dagli anni '70 si assiste ad un sistema bancario che cerca di evolversi per rispondere al meglio alle esigenze mutate della clientela e alle spinte concorrenziali giunte dall'esterno:
le "esigenze... della clientela" sono indotte (esterne), in maniera tale da rendere sostenibile, per tacito assenso, l'evoluzione di ciò che "deve rispondere al meglio" a qualcosa che è una "esigenza mutata", ossia... "genetica(mente) modificata" ad arte.
Tu (con)segui. Tu (di)pendi. Tu sei sotto ad (in)canto:
la tua responsabilità non è “fare il giardiniere qua, così”, bensì… "accorgerti della spinta sostanziale, che ti obbliga a fare il giardiniere, per mancanza di alternativa praticabile, anche se… non avresti mai fatto il giardiniere se fossi stato vera(mente) libero di poter scegliere"
Non metti a tacere la coscienza (qualsiasi cosa sia), donando cinque euro al Wwf e continuando a vivere senza consapevolezza di…:
è una questione di priorità, visto che tutto è gerarchico.
Le “tue” decisioni seguono vie strutturate per livelli d’(im)portanza e, solita(mente), quello in cui credi e che “pratichi” non è quello che prioritaria(mente) può fare la differenza “lato tuo”.
Accorgerti è “il verbo”. D'in(coscienza)... di "finti aiuti" ce ne sono anche sin troppi "qua, così".

 
Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2015/Prospettivavita@gmail.com 


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