giovedì 10 luglio 2014

L’insospettabile pusher ambientale.


Disegno di Daniela Dal Cin per il costume di Giocasta
"Questo giorno ti darà la vita e ti distruggerà"
Edipo Re
Mhm… vediamo un po’; almeno sino ai 24/25 anni non ho mai personalmente nemmeno assaggiato una birra, del vino o un caffè (forse qualche particolare mi sfugge ma nell’insieme è così). Nemmeno durante l’anno del militare. 

Che dire delle sigarette? Beh… ne ho provata una all’età di circa 8 anni, ovviamente di nascosto, e sono stato subito male. I super alcoolici sono entrati in gioco dopo i 19 anni, dopo la patente e la frequentazione delle discoteche e la relativa “rivoluzione sessuale”, poi, dopo qualche rituale sbornia, sono stati regolarmente allontanati dal personale raggio d’azione.
Che altro? Bah. C’è stato qualche tentativo “estremo”, ma nulla di che (ri)cordare con troppa enfasi; qualcosa di legato al (ri)trovarsi “grandi” improvvisamente… in un insieme corpo/mente ancora troppo “piccolo”.
La cosa che (ri)cordo ancora oggi, perché ancora oggi valida a tutti gli effetti (coerenza = verità personale/esperienza... memoria = consapevolezza) è che (1) non ho mai sentito l’autentica necessità di quegli “ingredienti” (in-dipendenza) (2) il mio “sistema” non li ha mai cercati né (ri)chiesti, anche quando li ho fatti entrare nella sfera della (ri)conoscenza (segno, questo, che essi non servono e non sono utili in nessun caso) (3) non ho mai sentito la necessità di aggiungerli alla mia routine (4) mi hanno sempre disgustato per via del “gusto/sapore” che possiedono (il più grande dissuasore, insieme allo "stare male").

Quando, per cause contingenti (lavorative/abitudinarie) mi sono (ri)trovato a “dover” bere caffè (ad esempio ad ogni “pausa pranzo sul lavoro”), ogni volta mi (ri)petevo interiormente “che schifo che fa questo caffè! Perché lo bevo, allora?”, oppure, quando capitava di “dover” bere una birra con amici “com’è amara! Come diavolo fanno a berla a garganella e a sostenere che è buona?”.
 

E che dire del vino, rosso e/o bianco? Non ho mai sentito la necessità di introdurlo in circolo. Il tabacco sotto forma di sigarette? Bleah! Disgustoso...
Il sapore terribile, se ci pensi istintivamente, di caffè (provalo senza zucchero per capirlo, perché è senza zucchero che capisci cosa sia effettivamente il caffè), birra (è amara!), sigarette (che schifo!), vino (soprattutto quando molto “drogato”, fermo, alcoolico e “fermo”)… è una vera e propria porcheria.
Lo so, lo capisco e ne sono certo perché:
il mio “corpo” (1) non ne sente la necessità (anche dopo aver "conosciuto") (2) il mio insieme non (ri)cerca queste componenti, quindi, la loro invasività virale non è stata sufficiente per superare o bypassare la mia “sensibilità di fondo”.
A differenza, ad esempio, da ciò che è derivato ad una certa età di "scoperta e libertà", da tutti quei gusti accattivanti di natura artificiale ("dolce") coprente il grado di "tossicità"... emanatesi dalle cosiddette "merendine" (il cui effetto d'insieme, ricordo ancora molto bene, per ciò che alcuni miei compagni di classe mi riservarono al primo giorno di seconda scuola media)...
Anche la carne, il mangiare in se stesso, il bere... seppure acqua, non sono mai entrati a pieno regime entro la mia sfera d’azione e d’essere

Ovvio, in questi casi mi sto (ri)ferendo, soprattutto, al periodo dell’infanzia e sino ai 14 anni circa (perché è, secondo me, il periodo Temporale nel quale siamo veramente noi stessi. Ossia, ricordare quel periodo è come riportarsi al proprio “pre-rodaggio”, caratterizzato da… una fornitura di base, di serie, senza optional e, dunque, auto sufficiente e perfetta così com’è, in se stessa).
Il “gioco” era il centro di tutto. Il nutrirsi era (sino ad una certa età "inferiore") qualcosa di accessorio, del quale se ne poteva anche fare a meno
E… la cosa interessante e funzionale era che: il corpo era magro, scattante, atletico, solidale, in equilibrio e… “felice”. Non emetteva (ri)chieste di nessun tipo, oltre al permettere che avvenisse e si celebrasse sempre il “gran rito” del… gioco.
Il pericolo era determinato dalla "dolcezza" (visto che gli altri "attributi" non avevano presa sul mio interno) che, da dietro all'angolo" attendeva sorniona, permessa dalle abitudini e sicura del far proprio (come un programma in attesa di scattare).
Oggi, da “grande”, viene da pensare (si è portati a pensare) che quel periodo sia stato come una sorta di “immagine sbiadita e fuori luogo”.
Come se… il fatto di essere “fuori dal Mondo", per via della minore età, arginava innocentemente le preoccupazioni relative al “vivere”, sempre nell’ombra, di quel "mostro/futuro del futuro" (ossia, di quella “norma/attenzione polarizzante e centrale” che, una volta “grandi” sembra sempre di dover tenere in considerazione).
Ma… “crescere, che cosa significa”?
Significa doversi (ri)trovare costantemente “preoccupati”?
Naa. È assolutamente “cosa diversa”…
Infatti, la (ri)prova frattale è, ad esempio, che… il “gioco” (ri)mane ancora e sempre centrale al vivere, anche “da grandi”. Pensaci bene e dimmi (confessa) se non è così! 
Se solo tu potessi farlo (concedertelo) non cercheresti di “divertirti sempre, dal mattino alla sera”? Chi è, davvero, che desidera la consolle di videogiochi in famiglia, non appena nasce un figliom (capro espiatorio).
Lo fai? Ecco, vedi? È persino alla moda, l’ammetterlo. Perché rende “fighi, giovani dentro e fuori, interessanti”… o, forse, questo è solo il mio modo di (ri)assumere ciò nel quale mi “rotolo” da qualche decennio a questa parte.

I “giochi” impazzano e hanno sempre impazzato, oggi così come ieri e, probabilmente, saranno sempre centrali anche “domani”. Il Bingo, i giochi d’azzardo, lo sport, il “Gratta e Vinci”, il Lotto, il Totocalcio, la Lotteria, etc. “da grandi” prendono il sopravvento su tutti quei giochi che si facevano da “piccoli” e che divertivano così tanto e così a pieno.
Corrersi dietro, saltare, fare capriole, giocare a nascondino, tirare la palla… costantemente col sorriso sulle labbra: che insostituibile piacere
I bimbi che escono alla fine delle lezioni, dalle scuole elementari… corrono verso i genitori. Ridono. Sono “divertiti” da quello che fanno. E non solo perché “la lezione è finita”. Lo fanno perché sono “sereni e felici dentro
 

Le loro tenere "vocine" sono quanto di più meraviglioso possa emettere un essere vivente. Il loro dire e fare innocente, tanto spontaneo da lasciare con le vertigini dentro. La loro incuranza del Tempo che trascorre e del Tempo disponibile. La loro "calma" mentre fanno qualsiasi cosa, che l'adulto ha fretta di terminare al più presto (fuori dalla corsa del Tempo)...
Non hanno necessità di caffè, the, birra, sigarette, alcool, vino… né hanno necessità di mangiare, bere e nutrirsi (in senso di rito e di ripetizione scandita dalla convenzione “colazione, pranzo, merenda, cena”). 

Mangiano e bevono solo quando ne hanno veramente necessità, quando se ne… (ri)cordano. E, questo, non è essere piccoli o incoscienti: 
questo è essere centrali in se stessi e non attorniati dalle necessità del corpo ed, in seguito, dei giri su se stessa... della mente.
È tutto quello che li circonda che fa da “piede di porco” di quella “industria” già perfetta in se stessa.

L’ambiente (a partire da coloro che vogliono più “bene”) fa da agente tossico e da “insospettabile pusher”.
I “bimbi” sono opere d’arte, che l’atmosfera nella quale sono immersi “rovina progressivamente nel Tempo”, sino a trasformarli in... "falsi adulti".

Qualcosa che si perpetra e si perpetua nell’indifferenza generale, nell’atto continuo di quella costante “preoccupazione per tutto ciò che (ri)guarda i propri figli” (sentiti come una sorta di proprietà privata, da tutelare secondo modelli convenzionali e troppo poco conosciuti).
Nella convinzione di “fare bene”, si accettano compromessi sottili e incomprensibili se osservati, nel corso della storia, ossia, se… decontestualizzati dal tutto.
Ad esempio, leggere com’era la presunta educazione nel medioevo (nel generico "passato") fa rabbrividire e permette di capire quanto si sia ancora distanti, oggi, da un modello che è “idoneo - da sempre - a permettere la migliore educazione del bimbo”, ossia, quel modello di autoeducazione istintiva che è già in possesso di ogni “nuova” creatura. Una sorta di sistema di guida interiore che si prende cura del proprio insieme/complesso, anche se… non ci fosse nessuno che si “prendesse cura di… lui”. I genitori sono, allora, inutili? He. He. He

Ne va del tuo “onore” e del tuo senso di “utilità”, vero?
Per cui quale tipo di (ri)sposta ti aspetti di leggere?
I figli passano” (Gibran): che cosa significa?
Che tu, in qualità di genitore, sei… inutile?
Ma, anche tu non sei stato bambino?

In te vivono più facce legate alla tua esperienza. Per cui, ora, non cadere nella trappola convenzionale, che ti spinge ad applicare quella sorta di “legge del taglione”, che ti prevede vestire le parti di coloro che ti hanno a tua volta “educato”.
Come? Non c’è nulla di male, nell’interpretare il ruolo genitoriale? Beh… è vero, per carità. Ti dicono che è, anzi, una tua ferma responsabilità.
La costituzione stessa lo prevede, quando inneggia alla colonna della "famiglia" (il seme della discordia e della "faida").
Infatti, SPS non sta affermando che… “non devi essere un genitore”, bensì, SPS sta “solo” annuendo ed aprendo la strada ad un modo di essere genitore ma “alla propria maniera”, (ri)spettando il nuovo venuto così come, ai tuoi Tempi, non sei stato (ri)spettato, ogni qualvolta il tuo “desiderio centrale di giocare era interrotto costantemente dalle tappe obbligate provenienti dall’abitudine genitoriale dello scandire la giornata, proprio come se fosse preordinato come una sorta di programma ambientale”.
Insomma, solo perché i tuoi avi, i tuoi nonni, genitori, conoscenti e simili… hanno subito e stanno subendo il modello “alla moda” nel quale vivono, non significa che anche i tuoi figli debbano sottostare agli obblighi derivanti dal (ri)assumere la vita, in funzione di quel Tempo artificiale, che sincronizza l’esistenza di miliardi di persone, rese robotiche nelle loro abitudini e non più rispondenti alle vere “centralità” auto esistenti in profondità ed oramai solo nei (ri)cordi sepolti dell’infanzia.
Solo perché tuo “nonno” ha lavorato 14 ore al giorno, non significa che “oggi” lo devi anche fare tu. No? Infatti, è difficile che accada ancora, anche se… il lavoro rimane centrale e cardinale nella (ri)assunzione dell’esistenza tratta a queste coordinate.
Solo perché “tutti” lavorano, non significa che anche tu e i tuoi figli lo dobbiate fare per forza (infatti il lavoro, guarda caso, scarseggia)...
Lo so che SPS sembra fuori dalla realtà, nel manifestare simili espressioni, tuttavia, SPS sente che è così che deve esprimersi (anche questo comportamento non fa male a nessuno, non trovi)). È, forse, diseducativo? Bah… non più del permette ai propri figli di uscire di casa in un Mondo simile. Un ambiente “democraticamente innocuo”, ossia, “che permette tutto a livello sottile, tra le pieghe della legge e del… fare finta di nulla, pur continuando a preoccuparsi”
Un Autogrill non può vendere super alcolici ad un minorenne? Certo, se l’individuo in questione chiede un bicchiere al bancone. Ma… se compra direttamente una bottiglia e si presenta alla cassa… va bene. Capisci? 
Sei disposto a permettere questo nel nome del Pil? È così che ti preoccupi di/per i tuoi figli? Permettendo per tacito assenso che accada tutto tra le righe di un codice convenzionalmente accettato per “Lobotomia Temporale Progressiva”?

Il politico, che a sua volta è padre/madre e che è stato a sua volta anche figlio/figlia, si lascia utilizzare da un potere non ben definito (che cavalca il “proprio prezzo”), che amministra genitori e figli, lungo una linea testimoniale e genetica, che sembra sempre altro (ri)spetto a quello che nella sua sostanza è: 
un modo di vivere dettato da ritmi “esterni”, mai ben identificati per mancanza di "focus" (attenzione, consapevolezza, memoria).

Allora, il caffe, il the, le sigarette, l’alcool, etc. diventano regole non scritte per, diventare/sentirsi apparentemente “grandi” e poi per… “affogare mentre si affonda, una volta cresciuti secondo tradizioni corrosive del proprio moto interiore d’essere”.
Lasciando da parte anche la strumentalizzazione del sesso, è fuori da ogni questione (a meno che tu rientri in quella parte di "eccezione che conferma la regola"):
che... caffè, the, alcoolici e superalcolici, sigarette, etc… facciano in sé letteralmente “schifo”
che non (ri)entrino per nulla nella tua "sostanza".
Il “corpo” li (ri)getta in continuazione ma, la mente, una volta (ri)programmata da taluni principi attivi (non solo legati alle componenti dei prodotti stessi ma, anche, respirati attraverso l’ambiente come, ad esempio, attraverso le pubblicità e l’esempio che si ha costantemente davanti agli occhi), inizia a (ri)chiederli ossessivamente.
Latte, formaggi, carne, uova, derivati del frumento "senza vita"... agiscono su altri piani, meno "schifosi" a livello di sapore/gusto (ma non più recanti "dipendenza").
È come (ri)cevere qualche frustata ogni giorno e progressivamente iniziare a… goderne (infatti, a livello frattale, esistono comportamenti emersi nella società, che riflettono un simile modello comportamentale di natura deviata).

 
Ovvio, la questione è anche parte di un dibattito tra “più o meno direttamente interessati/coinvolti a livello di business". Chi vende sigarette o altri prodotti “di questo tipo”, chi ci lavora, come può ammettere che ciò che commercializza “è una schifezza” (metaforicamente annuendo). 
E… la legge, in sé, che cosa va a “difendere”? E chi/cosa spinge affinché la legge “tuteli”? E… “tuteli cosa/chi”?
Hai mai visto una… lobby?
Che forma ha? Che colore ha? Che odore ha? Che cos’è?
Non lo sai. Eppure, sai che esiste. Proprio come… Dio.
Dunque, la lobby decide per te, così come ti affidi al destino che Dio ha preparato per te (nella sua magnificenza), che accetti supinamente...
E... la legge è ciò che a livello emerso ti raggiunge dell’intenzione della lobby.
La legge, allora, che cosa “è” e che cosa “fa” e/o ti obbliga ad “essere/fare”?
La legge, annuendo alla tua tutela, regola i diversi livelli d’interesse in gioco.

Deve annuire alla tua tutela, altrimenti tu non l’accetteresti e ti sentiresti calpestato e saresti disposto a fare anche una (ri)voluzione e anche ad accettare di perdere la tua vita, pur di difendere i tuoi figli e la tua famiglia (la storia insegna, vero? Ma la storia non ha insegnato solo a te “come fare” ma, anche, al potere che ti amministra che, oggi, è diventato più scaltro, malizioso e... sempre strategico).
Nuove “invenzioni mentali” hanno (ri)empito tutto quello che pensi di sapere, da “sempre”, solo perché lo hai sempre sentito dire attorno a te (bagnomaria, osmosi, effetto spugna).


La democrazia è molto bella da “indossare”. Essa parte da un periodo storico, "antico", passa attraverso un periodo storico dove doveva funzionare... al fine di convincere il genere umano della sua bontà (potenziale) e, poi, diventa quella che è oggi (strumentalizzazione, strumento).
Ovvio, tu oggi la (ri)cordi nella sua veste antica, e funzionante, mentre ne assapori sulla tua pelle attuale le altre valenze più “amare” tuttavia “sempre alla moda”.
È sottile la cosa. Ti nutri di apparenti (ri)cordi e di quello che hanno scritto altri, in altri Tempi e, ancora, di quello che ti sembra essere successo anche solo “ieri, attorno a te” (raccontato dai Tg e dai Media nazionali e internazionali)… al fine di farti andare bene (evitare anche solo di pensare/immaginare ad ogni altra alternativa) ciò che “hai” in quantità e non certo in qualità.
Criticare la democrazia è come negare l’olocausto.
Gli “altri” ti mettono alla gogna, anzi, se potessero, tornerebbero a bruciarti in piazza.
Non serve più l’intervento delle “guardie”; ci pensano i tuoi simili (Agente Smith).
Il frattale di questa “amarezza” è dimostrato, ad esempio, da tutte quelle situazioni nelle quali ti (ri)trovi davanti al bancone di un bar a “dover” bere un caffè (amaro), che devi zuccherare al fine di renderlo più decente a livello di sapore/gusto (drogaggio, sopportazione per abitudine e sotto escamotage). 
Lo zucchero è qualcosa che introduce ancora altro dentro al tuo complesso.
Quindi, l’amarezza accettata per convenzione viene addolcita da qualcosa che è ancora peggio.
Ok?

E… ma, allora, SPS è davvero pessimista e vede il bicchiere sempre mezzo vuoto! See. Di questo passo, allora, SPS dovrebbe dirti che in Borsa si vince, solo per essere meglio accettato (per, interesse)...

Quante e-mail ti raggiungono a proposito del “cavalcare i mercati in dieci minuti, senza sforzo alcuno”? Queste e-mail sono scritte da persone che vedono il bicchiere mezzo pieno? Oppure, sono scritte per interesse?
È vero che le informazioni girano di più, rispetto ad una volta… ma è solo cambiata la strategia e non certamente la “motivazione di fondo”. Infatti, in Borsa le persone continuano a perdere… come sempre (te lo dice uno che dopo circa 15 anni di autentico trading di trincea, lo ha ben decodificato, avendo pienamente compreso "come fare" ma... senza essere riuscito ad applicare gli accorgimenti, per qualche ragione che si piazza al di là della normale assunzione di realtà usualmente respirata). 
Qualcuno pranza e cena (e fa anche merenda)… sulle tue “ceneri”, che sono quello che rimane di te allorquando, ogni giorno, si (ri)nnova quel “lauto pasto” che ti vede attore in qualità di “portata principale”…
Tu vieni letteralmente sbranato ogni giorno. Per questo ti (ri)nnovi durante la “notte”. Per tornare ad alimentare gli appetiti altrui, che (ri)assumi a livello superficiale, in modalità diverse e mai veramente imbracciando le lenti frattali della più autentica verità.

Link
Le immagini delle favelas brasiliane, ad esempio, che fanno il giro del Mondo, anche a livello di Tg, durante le “siglette spettacolari” che pubblicizzano la “repubblica brasiliana”, durante questi mondiali di calcio… come vengono (ri)assorbite a livello di pubblico (Massa)?
Che effetto fanno, oltre al livello scenografico?

Non sembrano, forse, facenti parti dello "spettacolo"… come se fossero solo degli scenari vuoti e non certamente abitati da milioni di esseri viventi, come te, ma senza nessun “diritto”, oltre a quello che di “tirare sera ogni giorno”?
So… today (così… oggi)…
Quando vedi queste immagini, respirate per pochi istanti nell’insieme, esse diventano “show” e perdono la loro valenza di “realtà”; eppure ti viene da pensare “pazzesco” ma, neanche il Tempo di formulare il tuo sconforto più naturale che… tutto scorre via insieme al fiume di fotogrammi che compone il video.
Le altre "tue" considerazioni (che seguono, lontane) slittano e prendono il posto principale nel tuo proiettore di diapositive interno e personale. Ogni altro tipo di sensazione "disarticolante" s’emana e tu ne sei cosparso e (radio)diffuso.

Alla fine scopri, anche se era evidente tra le righe, che si tratta di una pubblicità delle cuffie, indossate con naturalezza da giocatori miliardari, che sembrano non avere mai la "colonna vertebrale sufficientemente intatta"... per anche sapere dire di “no” ad un nuovo contratto. Interesse:
una colata di cemento armato su tutto e tutti.
Ed ora, tutti dentro al... "loop", alla centrifua. Gira gira il Mondo, gira tutto intondo...
A parole SPS è forte, vero? Eppure… se SPS (ri)cevesse una offerta di questo tipo, saprebbe (ri)fiutarla? Mhm… da che pulpito, allora!
Già. È un classico…
Se SPS è “dentro” a questa realtà 3d… è… solo… perché… se… lo… “merita”.
Allora, che cosa spinge SPS ad esprimersi in una maniera apparentemente diversa (ri)spetto a tutto quello che conosci e, soprattutto, (ri)spetto a come si comporterebbe di fronte a ciò che denuncia quotidianamente?
Bella domanda.
“Il Re è nudo”, oppure… “Il Re è morto. Viva il Re”.
Nulla di nuovo sotto al Sole… e qualcosa schiaccia, come un pesante piede (sul)la testa.
La mente in questa (ri)configurazione è un fardello e fare pulizia interiore o anche solo delle “pulizie primaverili tardive”… equivale solo a fare spazio per altra “convenzione”.
Il loop ha atterrato SPS quest’oggi (troppa... "sensibilità" e intenzione di condividere. Bah...).
Chiedo venia (non so bene a "chi").
E… non serve nemmeno bere "caffè", per giungere a tanto (tanto… è il proprio livello d’apertura e d’immersione in una realtà totalmente disposta a ventaglio attorno alla tua “pietanza”).
Questa carenza di vitamine e minerali abbassa il tono generale dell’organismo e a livello mentale si manifesta come una forma di depressione.
Chi si rivolge a uno psicologo ritorna a casa con le scatole di antidepressivi, per “curare” una depressione di cui non se ne conosce l’origine o il motivo.
Infatti non esistono in questo caso ragioni per essere depressi.
Quante sono le persone in cura per questo tipo di depressione proveniente da cause ignote, a cui spesso vengono attribuite cause inesistenti perché quella vera non viene rilevata?
Molte persone depresse che assumono psicofarmaci sono anche accaniti bevitori di caffè. Stanno curando ciò che è ritenuto un disturbo mentale quando in realtà è uno scompenso biochimico, aggravato dall’ulteriore intossicazione provocata dagli psicofarmaci.
Questa potremmo chiamarla la Coffee Connection
Link
Azz: che cosa ho preso questa mattina presto, per giungere a tanto?
È, forse, solo per colpire di più l’appetito del lettore?
Può anche essere. Chi lo sa cosa anima SPS in profondità.
In questo, nel fare questo… SPS diventa (in)credibile e la sua valenza equivale al motto espressivo inneggiato in molti film e libri:
basato su una storia vera.
Quel piccolo dettaglio determinato dal termine “basato”, a quanto apre le possibilità che la storia intera sia, in verità, un costrutto del tutto inventato, per esigenze di "cassetta, interesse, intrattenimento, controllo"?
Ad esempio:
un film sulla seconda guerra mondiale che racconta le gesta di un individuo, potrebbe basarsi sull’unica realtà assodata, che sia avvenuta la seconda guerra mondiale e che, dunque, l’intera storia sia “basata” su questo solido aspetto, mentre tutto il resto potrebbe (ri)entrare nel più vasto ambito della “finzione letteraria di stampo auto intrattenente e dedicata all’interesse dei produttori e dei vari interpreti, che guadagnano (lavoro) da una simile recita”.

Giorgio Leggio
Il loop vortica forte questa mattina.
E SPS c’è dentro in pieno.
Lo vedi? Lo senti? Lo percepisci che ci sei anche tu?
Bon. Allora, adesso cerca di vedere, sentire, percepire che esiste anche un e(s)terno al loop.
E, poi, trova l’uscita mantenendoti agganciato alla sensazione di e(s)terno che “respiri” adesso.
Dura probabilmente poco, quindi, (ri)corda ciò che provi in questo momento, in maniera tale che nessun reset quotidiano ti possa far (ri)partire ogni volta… “da(l) capo”.
Edipo re (Sofocle).
« Questo giorno ti darà la vita e ti distruggerà »
(Tiresia ad Edipo, Edipo re, v. 438)
Edipo re… è una tragedia di Sofocle, ritenuta il suo capolavoro, nonché il più paradigmatico esempio dei meccanismi della tragedia greca. La data di rappresentazione è ignota, ma si ipotizza che possa collocarsi al centro della attività artistica del tragediografo (430-420 a.C. circa)…
L’opera si inserisce nel cosiddetto ciclo tebano, ossia la storia mitologica della città di Tebe, e narra come Edipo, re carismatico ed amato, nel breve volgere di un solo giorno venga a conoscere l'orrenda verità sul suo passato:
senza saperlo ha ucciso il proprio padre per poi generare figli con la propria madre. Sconvolto da queste rivelazioni, che fanno di lui un uomo maledetto dagli dei, Edipo reagisce accecandosi, perde il titolo di re di Tebe e chiede di andare in esilio…
Link
Qualcuno ha, nel "passato", già saputo, intuito, provato, trovato… e le “tracce frattali” sono dappertutto.

Sono nell’aria che respiri (per questo è stata ulteriormente arricchita di altre sostanze più o meno inquinanti ma, in realtà, solo utili per “confonderti”).


Non si inventa mai nulla. Appena approfondisci, scopri che… qualcuno, nel passato, “ha già saputo, intuito, provato, trovato”…  e - "ora" - non tocca forse anche a te?
Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2014/Prospettivavita@gmail.com


2 commenti:

  1. grazie del bell' articolo capitano, e compagno non bevitore di caffè.

    io mi rifiuto di berlo, alla mattina con i colleghi è sempre stata una lotta, le derisioni mattutine, adesso ci si sono abituati e non commentano piu. ogni volta che qualcuno mi offre un caffè e gli rispondo non ne bevo, vengo visto come se fossi un alieno.. o forse preso da qualche malattia gastro inibente.

    uguale per alcol e fumo, il vino qualche volta, non tutti fanno schifo alcuni rossi dolci sono passabili.

    pensandoci non ho mai detto agli altri, il caffè senza zucchero fa schifo, sarà un ottima risposta alle accuse di diversità !

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    1. Ciao Marco! Vai così... il caffè fa davvero schifo! Possiamo dirlo forte :) Smile

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