venerdì 27 agosto 2010

Le "ragioni" del fuoco.




Aprendo la home page di Yahoo, questa mattina, mi sono imbattuto in questa notizia con tanto di video:

Le immagini del tornado di fuoco del Brasile "Aracatuba, 25 agosto - Un tornado che si trasforma in una colonna di fuoco con fiamme alte fino a 200 metri. E' lo spettacolo, terribile ma unico al tempo stesso, al quale hanno assistito alcune persone".
Video link

È davvero impressionante ciò che, molto velocemente, si vede. E il pensiero corre subito alle testimonianze raccolte nella Bibbia, a proposito di “colonne di fuoco” di origine divina, come in questo caso:


Esodo 13:21-22 Fascio di fuoco nella notte [21]Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, cosí che potessero viaggiare giorno e notte. [22]Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. Fonte: www.bibleview.org

La nostra impressionabilità è scritta “dentro”, in profondità; in maniera ancestrale il passato, o l’illusione di un certo passato, si è impressa, radicata, dentro di noi. E immagini più “forti” del consueto riportano “fuori” le emozioni della paura. Certo che è paura! Bisogna ammetterlo perché se fossimo stati presenti personalmente, quella colonna di fuoco alta duecento metri, avrebbe scatenato brividi lungo tutto il corpo.

Il fuoco è un messaggero, un ponte tra noi e un mondo divenuto arcano, primitivo, solido, che narra della nostra “forgiatura” o, chissà, delle nostre paure legate alle visioni tremende create durante l’epoca buia dell’oscurantismo religioso.


Tutto è nato dal fuoco. Il Sole stesso è una "palla" di fuoco. Persino le condizioni iniziali vigenti nel nascente Universo erano legate a temperature pressoché infinite. Dal fuoco si forma la Vita. Nel fuoco si completano le trasformazioni necessarie a mutare gli eventi.

La cenere che rimane come prodotto o sintesi del fuoco è il principio della chiusura e della rinascita potenziale, purificata da tutto ciò che rappresentava in precedenza, avendo perso la condizione di “massa”, da cui era ammantata nella sua “Vita” precedente.


Questo filo del discorso mi riporta alla mente il concetto cardine del film “21 grammi” con Sean Penn, ossia:


"21 grammi è il peso che si perde quando si muore, il peso portato da chi sopravvive. Quanto pesano 21 grammi? 21 grammi. E' tutta qui la differenza tra la vita e la morte? Quante vite, quante possibilità abbiamo a disposizione? E cosa significa morire? E' un cinema fatto di domande, quello del regista messicano Inarritu".
Fonte: www.cinemovie.info

21 grammi sarebbe dunque il peso dell’Anima? O comunque di una certa "energia" che lascia il corpo fisico. La nostra struttura sottile è costituita da vari corpi energetici interconnessi come una Matrioska.

Il significato “esoterico” della Matrioska è da non sottovalutare
; essa non è solo un giocattolo ma anche un ricettacolo di saggezza fissato nelle sembianze di un giocattolo o di un souvenir della Russia.


La prima bambola di legno composta da otto pezzi venne costruita ai primi del Novecento dal mastro Vasiliy Zvezdochkin e colorata dall'illustratore di libri per l'infanzia Maliutin, profondo conoscitore dell'arte popolare dei villaggi russi, il quale rappresentò la bambola con il vestito tradizionale locale, chiamandola Matrena (dal latino mater, madre). Si può considerare, quindi, che Matrioska sia un diminutivo di Matrena e che rappresenti simbolicamente la figura materna e la generosità ad essa correlata, in cui si identifica spesso - anche nella cultura occidentale - nella fertilità della terra. Le otto piccole bambole che componevano la prima matrioska rappresentavano, in ordine di grandezza, una madre, una ragazza, un ragazzo, una bambina ecc., fino all'ultima figura, quella di un neonato in fasce”.
Fonte: Wikipedia


Una Matrioska rappresenta la “generosità” di un animo femminile, il concetto della madre ed allo stesso tempo di tutto ciò che rappresenta quell’Universo variegato. Ma va anche oltre, in quanto incarna il “modello” delle personalità contenute in noi, nel nostro passato anche archetipico, della nostra ricchezza e complessità, della nostra psicologia, etc. sino a giungere al livello “seme” del neonato o, secondo me, a livello di “atomo permanente”.

“Sopravvenendo la morte, l’involucro atomico, accompagnato dal prana, si distacca dalla materia fisica densa e si ritira nel cuore, intorno all’atomo permanente. L’atomo permanente, l’involucro ed il prana s’innalzano allora lungo il Soushoumna-nadi secondario, raggiungono il terzo ventricolo del cervello, poi il punto di congiunzione tra la sutura parietale e quella occipitale, ed infine abbandonano il corpo. L’involucro atomico continua ad avvolgere l’atomo permanente fisico nel corpo causale, in attesa del giorno in cui dovrà essere formato un nuovo corpo fisico”.
Fonte: “Il doppio eterico” di A.Powell

Può essere questo “movimento” di energia che esce dal corpo fisico la ragione della mancanza di quei 21 grammi all’atto della morte? Perché no! Torniamo al discorso iniziale relativo al fuoco e leggiamo cosa riporta, ancora Powell:

Uno dei grandi vantaggi della cremazione è dato dal fatto che la distruzione del corpo denso toglie tutto in una volta al corpo eterico il suo centro di attrazione e ne assicura una rapida decomposizione… Se un uomo è tanto insensato da aggrapparsi alla Vita fisica ed anche al suo cadavere, la conservazione del cadavere, sia per seppellimento sia perché imbalsamato, costituisce per lui una grande tentazione e facilita i suoi deplorevoli intenti. La cremazione impedisce qualsiasi tentativo di anormale ricomposizione dei principi, sia pur parziale e temporanea. Inoltre, in certe forme ripugnanti di magia nera, fortunatamente rare almeno in occidente, si fa uso del corpo fisico in via di decomposizione; il corpo eterico di una persona morta può essere adoperato in infiniti modi. Tutte queste possibilità vengono evitate con la pratica igienica della cremazione. È assolutamente impossibile che il defunto senta l’azione del fuoco sul corpo abbandonato, perché – se la morte è effettiva – la materia astrale e quella eterica sono completamente staccate dal corpo fisico”.

Ecco perché gli "antichi" usavano bruciare i loro morti
. Essi sapevano “certe cose”. La cremazione è un atto di “pulizia” totale e un atto di estremo rispetto verso colui che ha abbandonato il corpo fisico.

C’è una scena, tra le tante, nell’ultima versione del “Canto di Natale” della Disney con Jim Carrey, che lascia senza fiato, essendo anche in versione 3D; ossia quando Ebenezer Scrooge guarda fuori dalla finestra e riesce a vedere, a distinguere, tutta la “materia" eterica, evidentemente ancora agganciata ai propri corpi che “riposano” nei cimiteri.

Tale “materia eterica” volteggia nell’aria, soffrendo per tutto ciò che ha fatto in Vita, smarrita, senza via di uscita da un “labirinto” costituito dal proprio passato, dalle proprie "colpe", dal proprio adattamento ad un “Antisistema” che li ha saputi modellare a proprio piacimento. Una scena davvero da brividi.

In quel film è contenuta una frase davvero sorprendente indirizzata verso la religione “imperante”. Sapete a quale frase alludo? Ve ne siete accorti durante la visione al cinema o nella vostra comoda dimensione domestica?

L’ignoranza che ci ha “avvolti” ha portato alla ideazione ed alla costruzione dei cimiteri, oggi un grande business da cavalcare anche dopo decine di anni dalla morte di una persona, ad esempio, tramite il venir meno della concessione, pagata profumatamente, relativa al “diritto” del corpo di rimanere sepolto nel luogo designato dai figli, parenti, secondo testamento, etc.

Insomma si continua a venerare il corpo, a identificare il proprio "caro" con ciò che è stato sotterrato nel cimitero.

L’atto della cremazione è definito potenzialmente "pericoloso" e, dunque, da assoggettare a leggi e decreti vari. Quando il Foscolo scrisse “I sepolcri” mise in luce l’editto napoleonico relativo alla “normalizzazione” delle sepolture, alla cui base c’erano evidenti ragioni di carattere igienico:

“I Sepolcri, o come lo intitolò il Foscolo, Dei Sepolcri è un carme composto da 295 versi endecasillabi sciolti, scritto tra il giugno e il settembre del 1806, pubblicato nel 1807 a Brescia. Nel 1804, il decreto napoleonico di Saint-Cloud aveva ordinato, per motivi igienici, la sepoltura dei morti al di fuori dalle mura cittadine in cimiteri costruiti appositamente e che avessero una tomba comune per tutti. Il poeta, di ritorno dal soggiorno nelle Fiandre, aveva discusso dell'argomento con l'amica Isabella Teotochi Albrizzi e soprattutto con Ippolito Pindemonte, che stava scrivendo il poemetto dal titolo I Cimiteri, per riaffermare il senso del culto cristiano… L'opera di Foscolo presenta un intento nuovo, rivolto soprattutto ad esaltarne la funzione civile”.

Fonte: Wikipedia

Perché la cremazione è stata abbandonata, soprattutto laddove è giunto il Cristianesimo?

“La cremazione è la pratica di ridurre, tramite il fuoco, un cadavere nei suoi elementi base (gas e frammenti ossei). Si tratta di una pratica molto antica: in Asia tale consuetudine si è mantenuta pressoché inalterata da millenni (si pensi all'India). Alcune culture antiche hanno creduto che il fuoco fosse un agente di purificazione e che la cremazione illuminasse il passaggio dei defunti in un altro mondo, o che ne impedisse il ritorno tra i vivi. Con la diffusione del Cristianesimo, la pratica della cremazione nell'impero romano decadde a favore della sepoltura. Anche se la cremazione non era esplicitamente un tabù fra i cristiani, era guardata con sospetto dalle autorità religiose e, a volte, apertamente osteggiata a causa della sua origine pagana greco-romana e per la preoccupazione che potesse interferire con la resurrezione del corpo e la sua riunione con l'anima. Un altro motivo più pratico del declino delle cremazioni fu quello della crescente penuria di legname alla fine dell'Impero Romano, materiale ovviamente indispensabile per la combustione dei cadaveri”.
Fonte: Wikipedia

Come possiamo notare ci sono sempre ragioni apparenti e non apparenti di vario tipo:
  • civili e di convivenza e, dunque, legate all’igiene
  • religiose e “umane” e, dunque, nel “rispetto” del defunto
  • pratiche e necessarie e, dunque, relative allo scarseggiare del legno per le pire funerarie
  • sottili e nascoste e, dunque, per complicare il percorso post mortem delle energie animiche in fase di rilascio del corpo fisico e relativo aggancio delle componenti eteriche alla dimensione densa, tramite la sepoltura
Sono infinite le vie che l’Antisistema conosce per mantenerci il più possibile legati a lui. È solo con una comprensione “superiore” che si può inquadrare certe antiche pratiche e la loro funzione e valenza “nascosta”.

La paura delle fiamme dell’Inferno ha allontanato l’uomo “moderno” persino dalle fiamme purificatrici della cremazione.


giovedì 26 agosto 2010

Osservare, ricolorando la propria "ignoranza".





Oggi farò “parlare” altre fonti…

“Tutto sta iniziando a cambiare mentre impariamo come fonderci e come iniziare a rimuovere tutte quelle illusioni di separazione tra gli umani sul pianeta Terra. Non è più tempo di segreti. Questo è il tempo in cui possiamo chiaramente vedere nei cuori gli uni degli altri ed anche nelle menti. È il tempo per ognuno di noi di innamorarci dell'umanità”.
Fonte: www.lightworker.it   

Non è più tempo di segreti! Parole sante

“Perché non c’è nulla di ciò che è nascosto, insegnano le Scritture, che non debba essere scoperto, né nulla di segreto che non debba essere conosciuto”.
Matteo X 26

Rispecchiamoci rispettosamente negli altri in “armonica risonanza”…

Colui che spera di capire la dottrina segreta dopo una semplice lettura, s’ingannerebbe molto. I nostri libri non sono scritti per tutti, ripetono i vecchi maestri, sebbene tutti siano destinati a leggerli. Infatti, ciascuno deve fare uno sforzo personale assolutamente indispensabile se desidera acquisire le nozioni d’una scienza che non ha mai cessato d’essere esoterica.  Per questa ragione, i filosofi, allo scopo di nasconderne i principii ai profani, hanno nascosto l’antica scienza col mistero delle parole e col velo delle allegorie”.

Non dimostriamoci “ignoranti” e presuntuosi nel far finta di non comprendere queste parole:

“… Le più belle scoperte, una volta cadute nel dominio popolare, distribuite senza discernimento fra le masse e sfruttate ciecamente da esse, si rivelano più nocive che utili. La Natura dell’uomo lo spinge volontariamente verso il male ed il peggio. Assai spesso quelle cose che potrebbero procurargli il benessere vanno verso il suo svantaggio e, in definitva, diventano lo strumento della sua rovina. I metodi di guerra moderni sono, ahimè! la più sconcertante e triste prova di questo funesto stato d’animo. Homo homini lupus”.

Per comprendere meglio l’oscurantismo che si è creato nel tempo:

“… avvolgendo di silenzio i loro lavori e ricoprendo con parabole le loro rivelazioni, i filosofi agiscono con saggezza. Rispettosi delle istituzioni sociali, non nuocciono a nessuno e conseguono la loro propria salvezza”.
Fonte: prefazione di Eugene Canseliet a “Le Dimore Filosofali” di Fulcanelli

Tutto è opportuno. La segretezza è stata opportuna. E non mi dimostrerò ignorante nell’affermare che è ora di “aprire i cancelli” e di rinnovare i contenuti alla Luce del Sole. Molte cose sono cambiate da quando l’umanità strisciava nel fango umiliandosi opportunamente. Mi sembra di ricordare, tra me, in me, il peso di quegli antichi tempi in cui l’uomo divise l’uomo. Fu un processo necessario per preservare la conoscenza dalla corruzione che si doveva esperimentare.

Fu un lavoro di squadra silente.

Le “onde” del tempo e dell’evoluzione spingono, a volte, in maniera contraria, dando l’illusione del fermarsi o del vuoto. È come al solito una questione di punto prospettico.

Da quale situazione abbiamo deciso di “osservare”? Le situazioni descrivono vette, asperità, depressioni, etc.

Da dove stiamo osservando?

Ricordiamo sempre che il nostro “occhio” determina la polarizzazione del terzo stato quantico della possibilità energetica, ossia la manifestazione della realtà, interpolando gli altri due stati di perfezione e imperfezione. La nostra osservazione determina il focus delle energie sottili che, aggregandosi opportunamente, formano il piano del percepibile. Questo piano è una aggregazione circolare di energia in cui la massa critica determina l’egemonia di un punto d’osservazione sull’altro. La nascita di un paradigma, di una forma pensiero cristallizzata. Del volere di un gruppo coeso su una moltitudine slegata, immemore, immatura, come dei frutti da lasciare ancora sull’albero al fine di maturare al Sole.

Chi me lo ha detto o chi me lo dice?

Ma cosa importa?

Chi crederebbe che l’umanità ha dovuto perdere quello che già la colmava per fare “spazio” a ciò che mai, altrimenti, avrebbe potuto attecchire? Sapete cosa? Lo sviluppo dell’intelligenza del sé. In che modo? Mischiando il proprio sangue… in ogni modo!

Ciò che abbiamo, non perduto, ma accantonato, dimenticato volutamente, come ad esempio la Chiaroveggenza, tornerà a noi, in noi, nel momento più opportuno. Ma il nuovo matrimonio darà luogo alla celebrazione della consapevolezza del “chi si è”, alla luce della fusione con l’intelligenza, nel frattempo, acquisita e maturata nei reami del libero arbitrio: nei luoghi tridimensionali in cui il “forte” alzando il maglio sul più “debole”, fermerà il proprio atto, comprendendone la sua del tutto inutile funzione e forma d’onda, mediante l’identificazione, la compassione e il senso quantico d’essere una sola unità. Comprendendo che l’azione della forza teletrasporta la propria essenza nel reame di un Ego da comprendere a sua volta, nelle proprie “cantine” ombrose da inondare di Luce. Allora il “forte” si vedrà rispecchiato nel “debole” e comprenderà con tutto se stesso che la violenza è solo auto violenza. È volersi male. Non accettare se stesso ancora prima dell’altro. Che l’altro ci tiene per mano, ci indica una via da percorrere domando la propria “rabbia”.

“Le statistiche commerciali considerano l’agricoltura soltanto un’attività economica. L’agricoltura intesa come stile di vita, come patrimonio, come identità culturale, come antico patto con la Natura, invece, non ha prezzo”.
Fonte: www.fao.org 

Ecco il processo intercorso, lo smarrimento a cui siamo volontariamente andati incontro. È questa frase, ovviamente, un frattale, una metafora. L’Agricoltura, intesa come tratto d’unione con le nostre “radici”, ha trovato identificazione con la sua mercificazione. Soppesata sulla bilancia e trasformata in valore economico, in denaro sonante. Denaro che, per molto tempo, aveva una equivalenza ed una garanzia con l’oro depositato nei forzieri reali. Denaro che, oggi, è divenuto intangibile, elettronico, virtuale… proprio come la sua valenza in termini d’oltretomba, di spirito.

Per non rimanere con un “pugno di mosche in mano”, l’Agricoltura e dunque l’uomo ed il ricordo di sé, deve tornare ad osservarsi da un punto diverso e superiore rispetto al solito.

Questo punto d’osservazione più elevato coincide con il “movimento” dell’Ascensione dimensionale… punto dal quale, l’ignoranza che tanto spaventa i detentori dell’antica sapienza, smette di sussistere.

Insieme siamo Uno. 

* L'opera di apertura d'articolo è di Maxwell Render - www.zerog.biz

 

mercoledì 25 agosto 2010

L'atto di nascita è una "trappola".





Ognuno di noi nasce libero? Se crediamo di esistere in una dimensione in cui vige il libero arbitrio, è lecito pensare di si, così come lo è pensare alla nostra libertà in soli termini “naturali”.

Bene! Allora non abbiamo compreso nulla di ciò che ci circonda.

Il libero arbitrio è come una corda. Tale “corda” è un “raggio”, perché in realtà misura un cerchio. Occorre avere ben presente che nel libero arbitrio è inserita la “facoltà” di essere quello che si vuole, per cui, entro quel determinato raggio, siamo liberi di “scegliere”.

Le domande che mi vengono spontanee sono tre:
  • siamo davvero liberi di scegliere all’interno del nostro “cerchio”?
  • cosa determina la lunghezza di quel raggio?
  • quel raggio può modificarsi?
Quando un individuo nasce, non segue le regole aleatorie del caso o del caos, ma “emerge” in seguito ad un preciso volere animico che ha preparato un certo percorso esistenziale, di massima, da seguire. In seguito i “contatti” tra individuo incarnato e Anima diventano molto deboli o inesistenti per via delle “condizioni” gravitazionali planetarie e molto altro. Per così dire, è come se tra una astronave madre e una navicella scesa su un pianeta da esplorare, venissero meno le condizioni idonee per mantenere un contatto. Una simile mancanza di comunicazione è risaputa nel momento in cui si accetta di scendere a “terra”, quindi sarà molto importante “l’allenamento” a cui ci saremo sottoposti nel frattempo: allenamento che fa forza sulla capacità interna della navicella di “ricordare” il piano originario.

Nel momento in cui nasciamo siamo perfettamente allineati con i propositi animici e abbiamo tutte le “carte” in regola per proseguire con la nostra missione da portare a termine. Ma cosa succede? Succede che nel reame denso dell’Antisistema, quest’ultimo interviene al fine di aggiungere “disturbo” comunicativo tra la “navicella” e l’astronave madre, ossia tra noi e la nostra Anima. In che modo?

In ogni modo! Sfruttando ogni ombra o piega del Sistema.

Per questo motivo veniamo immediatamente sottoposti ad una pratica di “campionamento” e di classificazione, tramite la sottoscrizione di un vero e proprio “contratto”: l’atto di nascita, l’assegnazione di un nome e soprattutto di un numero – il codice fiscale. 

In quel modo noi smettiamo di essere degli “alieni” giunti in esplorazione sul pianeta Terra e diventiamo dei "cittadini" del pianeta Terra, esposti alle sue "regole" o condizionamenti "atmosferici". 

Ossia rimaniamo "prigionieri" del luogo che dovevamo solo esplorare o visitare, o meglio, rimaniamo prigionieri di un certo potere che regna sul pianeta dove volevamo completare un certo tipo di esperienza. L’assegnazione di un contratto prevede la sua implicita osservazione e sfocia in una serie di adempimenti per “legge” che, unitamente alla “perdita di memoria” a cui siamo sottoposti a causa della mancanza di collegamento con la nostra astronave madre, ci impediscono di ricordare, nel tempo, “chi siamo”.

Il contratto a cui siamo obbligatoriamente sottoposti ricorda molto quel patto, descritto più volte nella letteratura, tra il Diavolo e la persona. In cambio di una serie di “protezioni”, doniamo la nostra piena libertà. In cambio di una Vita “agiata” e lontana dalla paura di “fallire”, vendiamo la nostra capacità divina di poter “fare” ed “essere”.
  
In una scritta sui muri che sembra essere sempre esistita, dalle mie parti, c'è scritto:

"Voi votate i ricchi e loro vi prenderanno l'Anima".

Il verbo "votare" è da intendersi in maniera più "estesa", ma anche a questo "livello" rende bene l'idea. Anche il termine "ricchi" è da intendersi in maniera "allargata", come l'identificazione di un certo potere che continua nel tempo.   

Per questo motivo il contratto non è solo un pezzo di carta inconsistente o una serie di byte insignificanti, ma determina un rapporto di forze ben preciso, come una ragnatela che si deposita su di noi. E noi siamo costretti a osservare ciò che è scritto in questo contratto. Ad esempio, in Italia ognuno di noi nasce già con un debito economico pro capite. Quel debito è il frattale del debito karmico che ci trasciniamo dietro nella catena delle incarnazioni, la quale è plasmata dalle Vite precedenti, già intossicate dall’Antisistema.

Ecco il significato di “raggio” del libero arbitrio; questa “corda” è estensibile in funzione di molte variabili spirituali, le quali risentono di ciò che  ha “colorato” il nostro Karma e dunque di ciò che abbiamo esperimentato o non esperimentato in Terra. Diciamo che il libero arbitrio possiede il potenziale, dunque, anche della condizione di prigionia. Tutto sta nell’utilizzare la facoltà del futuro prigioniero per fargli firmare un contratto di prigionia volontaria; è dunque con un inganno sottile che siamo condotti a diventare prigionieri. Tramite circonvoluzioni illusorie a catena, tramite “l’ipnosi” dei genitori, costoro accettano di imporre al neonato l’applicazione del contratto, proprio nel momento di sua massima inerzia e di impossibilità decisionale.

Ricordate le numerazioni tatuate sui corpi del prigionieri dei campi di concentramento nazisti?

In quel modo si sostitutiva ad un contratto nativo un altro contratto di natura addirittura peggiorativa, eliminando l’identificazione iniziale, l’appartenenza, cancellando la storia e l’identità individuale. Questo svuotamento coatto era nato, qualche anno prima, come pratica “necessaria”, imposta da un potere sovrastante ed in crescita perenne, a cui non si poteva dire di no o sfuggire. 

Si faceva, insomma, la fila per farsi ri classificare.

Il raggio del libero arbitrio è determinato anche dal valore di consapevolezza, del “modo” in cui si è vissuti sulla Terra. “Aprire gli occhi” o risvegliarsi spiritualmente comporta un aumento del “raggio”. Laddove, nel libero arbitrio caratterizzato da un certo raggio, è prevista anche questa possibilità di libera prigionia basata sull’inganno illusorio della mancanza di “memoria”, sarà possibile sfociare in un allungamento del raggio, in virtù di una certa evoluzione spirituale personale, che caratterizzerà un libero arbitrio a più ampio “spettro” o cerchio, dove sarà possibile:
  • espandere la propria conoscenza e consapevolezza
  • non rimanere più soggiogati dal potere delle illusioni
La crescita del raggio, comporta l’aumento delle possibilità dimensionali di espandersi. Come se le nostre “Colonne d’Ercole” fossero spostate più al “largo”, permettendoci di spaziare senza trovare ipotetici stop, nel solito "luogo", ed in accordo con il nostro livello di sviluppo spirituale.

Siamo, dunque, liberi di scegliere all’interno del nostro raggio? Certamente! Siamo liberi, sino ad un certo livello, di vivere anche in una prigionia mascherata da pseudo libertà.

Oltre ad un certo livello non può più succedere, in quanto la nostra “espansione” è tale da far rimbalzare ogni tentativo di circuizione melliflua. A quel livello avremo superato le necessità primarie di sopravvivenza e dunque la paura di morire, perché avremo ricordato di essere eterni.
 
Tutto ciò è solo opportuno se inquadrato in una visione prospettica molto più espansa, rispetto al semplice ritenersi dotati di una sola possiblità di Vita.

Cosa è un contratto?

“Un contratto, in senso letterale, è un accordo vincolante tra due o più parti per costituire o regolare un rapporto a tutela dei rispettivi interessi. Questo accordo può essere verbale o scritto e i suoi termini di attuazione possono prevedere che chi lo sottoscrive assolva una serie di compiti per tutelare o ricevere in cambio qualcosa che ritiene avere un significativo valore”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

Vediamo però cosa regola la stipula di un contratto tra le parti:

“Tutti gli ordinamenti richiedono per la conclusione del contratto l'accordo tra le parti, ossia la piena coincidenza tra le dichiarazioni di volontà di ciascuna”.
Fonte: Wikipedia

Nel caso di un neonato non può sussistere nessun “accordo tra le parti”. Per questo motivo i genitori prendono “possesso” del futuro energetico del proprio pargolo, autorizzando la stesura del contratto, “firmando” e decidendo alcuni termini del contratto stesso, quali, ad esempio, il suo nome.

Ricordiamo che il nome di una persona ha una valenza molto particolare ed “energetica”; la sua scelta “colora” anche altre “valenze” sottili legate alla persona. In questa maniera inizia o continua l’opera di smarrimento a carico del nuovo arrivato, il quale emerge in un mondo completamente estraneo, in un modo completamente inerme, nel quale deve imparare a credere e fidarsi delle uniche due persone che gli ruotano attorno con maggiore frequenza: i propri genitori.

“Il termine contratto, diffuso in ambito psicologico, per indicare un particolare processo interiore e autonomo, consiste in una sorta di accordo vincolante che concludiamo durante la nostra infanzia solo con noi stessi, però convinti che si tratti di un accordo tra noi e i nostri genitori.
Esso diventa un principio organizzativo che ci guida su come comportarci nella nostra famiglia d’origine e che, interiorizzato, continuerà, senza che noi ce ne avvediamo, a guidarci anche nella Vita adulta”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

Ecco il punto! Il focus che evidenzia l’illusione e che non deve fa cadere nell’atto del giudizio. I genitori sono solo uno specchio di noi stessi. È solo con noi stessi che scendiamo a patti, ingannati dall’Antisistema o energia prevalente di controllo sulla Terra. Quel "principio organizzativo" marchiato su di noi, in maniera inconscia, è proprio l'equivalente del "tatuaggio" numerico applicato ai prigionieri dei campi di concentramento.  

Esso ci "guiderà", nel rispetto del libero arbitrio, perchè "ispirerà" le nostre decisioni.

La consapevolezza di questo meccanismo apre le porte alla propria energia ed alla propria  facoltà di estensione del “raggio” inerente al libero arbitrio, inserito nella sfera karmica personale e globale.

“Quando facciamo un contratto interiore inconsciamente affidiamo a qualcun altro parte del nostro potere  di autodeterminazione, se non addirittura tutto questo potere”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

È questa la ragnatela in cui siamo avvinghiati; una negazione del Sistema che trattiene, sfrutta, preleva la nostra energia e che, in cambio, dona l’illusione di avere trovato un “senso”, la vittoria sulla disperazione legata alla paura di morire di stenti e di non poter sfamare la propria linea di discendenza.

Le nostre paure, in questo modo, sono solo insabbiate sotto una pesante coltre di sufficienza.