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mercoledì 25 agosto 2010

L'atto di nascita è una "trappola".





Ognuno di noi nasce libero? Se crediamo di esistere in una dimensione in cui vige il libero arbitrio, è lecito pensare di si, così come lo è pensare alla nostra libertà in soli termini “naturali”.

Bene! Allora non abbiamo compreso nulla di ciò che ci circonda.

Il libero arbitrio è come una corda. Tale “corda” è un “raggio”, perché in realtà misura un cerchio. Occorre avere ben presente che nel libero arbitrio è inserita la “facoltà” di essere quello che si vuole, per cui, entro quel determinato raggio, siamo liberi di “scegliere”.

Le domande che mi vengono spontanee sono tre:
  • siamo davvero liberi di scegliere all’interno del nostro “cerchio”?
  • cosa determina la lunghezza di quel raggio?
  • quel raggio può modificarsi?
Quando un individuo nasce, non segue le regole aleatorie del caso o del caos, ma “emerge” in seguito ad un preciso volere animico che ha preparato un certo percorso esistenziale, di massima, da seguire. In seguito i “contatti” tra individuo incarnato e Anima diventano molto deboli o inesistenti per via delle “condizioni” gravitazionali planetarie e molto altro. Per così dire, è come se tra una astronave madre e una navicella scesa su un pianeta da esplorare, venissero meno le condizioni idonee per mantenere un contatto. Una simile mancanza di comunicazione è risaputa nel momento in cui si accetta di scendere a “terra”, quindi sarà molto importante “l’allenamento” a cui ci saremo sottoposti nel frattempo: allenamento che fa forza sulla capacità interna della navicella di “ricordare” il piano originario.

Nel momento in cui nasciamo siamo perfettamente allineati con i propositi animici e abbiamo tutte le “carte” in regola per proseguire con la nostra missione da portare a termine. Ma cosa succede? Succede che nel reame denso dell’Antisistema, quest’ultimo interviene al fine di aggiungere “disturbo” comunicativo tra la “navicella” e l’astronave madre, ossia tra noi e la nostra Anima. In che modo?

In ogni modo! Sfruttando ogni ombra o piega del Sistema.

Per questo motivo veniamo immediatamente sottoposti ad una pratica di “campionamento” e di classificazione, tramite la sottoscrizione di un vero e proprio “contratto”: l’atto di nascita, l’assegnazione di un nome e soprattutto di un numero – il codice fiscale. 

In quel modo noi smettiamo di essere degli “alieni” giunti in esplorazione sul pianeta Terra e diventiamo dei "cittadini" del pianeta Terra, esposti alle sue "regole" o condizionamenti "atmosferici". 

Ossia rimaniamo "prigionieri" del luogo che dovevamo solo esplorare o visitare, o meglio, rimaniamo prigionieri di un certo potere che regna sul pianeta dove volevamo completare un certo tipo di esperienza. L’assegnazione di un contratto prevede la sua implicita osservazione e sfocia in una serie di adempimenti per “legge” che, unitamente alla “perdita di memoria” a cui siamo sottoposti a causa della mancanza di collegamento con la nostra astronave madre, ci impediscono di ricordare, nel tempo, “chi siamo”.

Il contratto a cui siamo obbligatoriamente sottoposti ricorda molto quel patto, descritto più volte nella letteratura, tra il Diavolo e la persona. In cambio di una serie di “protezioni”, doniamo la nostra piena libertà. In cambio di una Vita “agiata” e lontana dalla paura di “fallire”, vendiamo la nostra capacità divina di poter “fare” ed “essere”.
  
In una scritta sui muri che sembra essere sempre esistita, dalle mie parti, c'è scritto:

"Voi votate i ricchi e loro vi prenderanno l'Anima".

Il verbo "votare" è da intendersi in maniera più "estesa", ma anche a questo "livello" rende bene l'idea. Anche il termine "ricchi" è da intendersi in maniera "allargata", come l'identificazione di un certo potere che continua nel tempo.   

Per questo motivo il contratto non è solo un pezzo di carta inconsistente o una serie di byte insignificanti, ma determina un rapporto di forze ben preciso, come una ragnatela che si deposita su di noi. E noi siamo costretti a osservare ciò che è scritto in questo contratto. Ad esempio, in Italia ognuno di noi nasce già con un debito economico pro capite. Quel debito è il frattale del debito karmico che ci trasciniamo dietro nella catena delle incarnazioni, la quale è plasmata dalle Vite precedenti, già intossicate dall’Antisistema.

Ecco il significato di “raggio” del libero arbitrio; questa “corda” è estensibile in funzione di molte variabili spirituali, le quali risentono di ciò che  ha “colorato” il nostro Karma e dunque di ciò che abbiamo esperimentato o non esperimentato in Terra. Diciamo che il libero arbitrio possiede il potenziale, dunque, anche della condizione di prigionia. Tutto sta nell’utilizzare la facoltà del futuro prigioniero per fargli firmare un contratto di prigionia volontaria; è dunque con un inganno sottile che siamo condotti a diventare prigionieri. Tramite circonvoluzioni illusorie a catena, tramite “l’ipnosi” dei genitori, costoro accettano di imporre al neonato l’applicazione del contratto, proprio nel momento di sua massima inerzia e di impossibilità decisionale.

Ricordate le numerazioni tatuate sui corpi del prigionieri dei campi di concentramento nazisti?

In quel modo si sostitutiva ad un contratto nativo un altro contratto di natura addirittura peggiorativa, eliminando l’identificazione iniziale, l’appartenenza, cancellando la storia e l’identità individuale. Questo svuotamento coatto era nato, qualche anno prima, come pratica “necessaria”, imposta da un potere sovrastante ed in crescita perenne, a cui non si poteva dire di no o sfuggire. 

Si faceva, insomma, la fila per farsi ri classificare.

Il raggio del libero arbitrio è determinato anche dal valore di consapevolezza, del “modo” in cui si è vissuti sulla Terra. “Aprire gli occhi” o risvegliarsi spiritualmente comporta un aumento del “raggio”. Laddove, nel libero arbitrio caratterizzato da un certo raggio, è prevista anche questa possibilità di libera prigionia basata sull’inganno illusorio della mancanza di “memoria”, sarà possibile sfociare in un allungamento del raggio, in virtù di una certa evoluzione spirituale personale, che caratterizzerà un libero arbitrio a più ampio “spettro” o cerchio, dove sarà possibile:
  • espandere la propria conoscenza e consapevolezza
  • non rimanere più soggiogati dal potere delle illusioni
La crescita del raggio, comporta l’aumento delle possibilità dimensionali di espandersi. Come se le nostre “Colonne d’Ercole” fossero spostate più al “largo”, permettendoci di spaziare senza trovare ipotetici stop, nel solito "luogo", ed in accordo con il nostro livello di sviluppo spirituale.

Siamo, dunque, liberi di scegliere all’interno del nostro raggio? Certamente! Siamo liberi, sino ad un certo livello, di vivere anche in una prigionia mascherata da pseudo libertà.

Oltre ad un certo livello non può più succedere, in quanto la nostra “espansione” è tale da far rimbalzare ogni tentativo di circuizione melliflua. A quel livello avremo superato le necessità primarie di sopravvivenza e dunque la paura di morire, perché avremo ricordato di essere eterni.
 
Tutto ciò è solo opportuno se inquadrato in una visione prospettica molto più espansa, rispetto al semplice ritenersi dotati di una sola possiblità di Vita.

Cosa è un contratto?

“Un contratto, in senso letterale, è un accordo vincolante tra due o più parti per costituire o regolare un rapporto a tutela dei rispettivi interessi. Questo accordo può essere verbale o scritto e i suoi termini di attuazione possono prevedere che chi lo sottoscrive assolva una serie di compiti per tutelare o ricevere in cambio qualcosa che ritiene avere un significativo valore”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

Vediamo però cosa regola la stipula di un contratto tra le parti:

“Tutti gli ordinamenti richiedono per la conclusione del contratto l'accordo tra le parti, ossia la piena coincidenza tra le dichiarazioni di volontà di ciascuna”.
Fonte: Wikipedia

Nel caso di un neonato non può sussistere nessun “accordo tra le parti”. Per questo motivo i genitori prendono “possesso” del futuro energetico del proprio pargolo, autorizzando la stesura del contratto, “firmando” e decidendo alcuni termini del contratto stesso, quali, ad esempio, il suo nome.

Ricordiamo che il nome di una persona ha una valenza molto particolare ed “energetica”; la sua scelta “colora” anche altre “valenze” sottili legate alla persona. In questa maniera inizia o continua l’opera di smarrimento a carico del nuovo arrivato, il quale emerge in un mondo completamente estraneo, in un modo completamente inerme, nel quale deve imparare a credere e fidarsi delle uniche due persone che gli ruotano attorno con maggiore frequenza: i propri genitori.

“Il termine contratto, diffuso in ambito psicologico, per indicare un particolare processo interiore e autonomo, consiste in una sorta di accordo vincolante che concludiamo durante la nostra infanzia solo con noi stessi, però convinti che si tratti di un accordo tra noi e i nostri genitori.
Esso diventa un principio organizzativo che ci guida su come comportarci nella nostra famiglia d’origine e che, interiorizzato, continuerà, senza che noi ce ne avvediamo, a guidarci anche nella Vita adulta”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

Ecco il punto! Il focus che evidenzia l’illusione e che non deve fa cadere nell’atto del giudizio. I genitori sono solo uno specchio di noi stessi. È solo con noi stessi che scendiamo a patti, ingannati dall’Antisistema o energia prevalente di controllo sulla Terra. Quel "principio organizzativo" marchiato su di noi, in maniera inconscia, è proprio l'equivalente del "tatuaggio" numerico applicato ai prigionieri dei campi di concentramento.  

Esso ci "guiderà", nel rispetto del libero arbitrio, perchè "ispirerà" le nostre decisioni.

La consapevolezza di questo meccanismo apre le porte alla propria energia ed alla propria  facoltà di estensione del “raggio” inerente al libero arbitrio, inserito nella sfera karmica personale e globale.

“Quando facciamo un contratto interiore inconsciamente affidiamo a qualcun altro parte del nostro potere  di autodeterminazione, se non addirittura tutto questo potere”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

È questa la ragnatela in cui siamo avvinghiati; una negazione del Sistema che trattiene, sfrutta, preleva la nostra energia e che, in cambio, dona l’illusione di avere trovato un “senso”, la vittoria sulla disperazione legata alla paura di morire di stenti e di non poter sfamare la propria linea di discendenza.

Le nostre paure, in questo modo, sono solo insabbiate sotto una pesante coltre di sufficienza.  

 

mercoledì 24 marzo 2010

Il vero significato del "peccato" religioso.





Ognuno di noi dovrebbe darsi un messaggio positivo, tipo:

Ho fiducia nelle mie capacità; io sono, adesso, qua per vivere una Vita di gioia e felicità”.

Ogni esperienza che “ci è accaduta” ha avuto un senso ben preciso; insegnarci una lezione. È difficile comprenderlo lo so; lo è anche per me ovviamente. Però quando lo scrivo percepisco una grande verità. Come se scrivendo si aprisse una modalità diversa del Davide che, poi, si muove con gambe fisiche per le strade della società.

“Fate quello che dico, non fate quello che faccio”, scherzosamente si potrebbe dire. Infatti non è semplice, per un essere attualmente nella ruota delle reincarnazioni, esprimere delle “verità” e seguirle sino in fondo in prima persona, perché quell’essere sarebbe altrimenti un Avatar di Luce tornato sulla Terra per aiutare i fratelli rimasti “indietro”. E Davide non lo è purtroppo. Come si dice, sarà per un’altra volta. Però Davide quando scrive, scrive per tutta la fratellanza e,  in quel  momento è agganciato alla propria Anima. Raggiungere il campo “superiore” è una questione di vibrazione o di “altezza”. Le armoniche devono disegnare ampie volute, possibilmente tagliate o raddrizzate nel loro ciclo negativo. Padroneggiare il ciclo “basso” è una vera e propria arte che, ad esempio, nel campo militare, giusto per riportare un esempio “tossico”, significa “limitare i danni” in un momento particolare della battaglia, magari in attesa che arrivino rinforzi.

Come abbiamo reagito alle avversità palesi che, vivendo, ci siamo attirati incontro? Abbiamo reagito, ci siamo opposti, ci siamo lasciati andare, abbiamo flessibilmente compreso… come ci siamo posti dinnanzi ai marosi della Vita?

A distanza di anni, come percepiamo oggi le stesse disavventure? Le dipingiamo di altre fattezze? Quei “no” dove ci hanno portato oggi? Sono stati provvidenziali oppure ancora oggi versiamo in acque agitate? Nel secondo caso, noi siamo cambiati da quel tempo in cui ci accaddero certe cose?

Quanti si osservano da questo punto di vista? Il dolore è un mezzo di insegnamento per “teste toste”. Si analizzano situazioni negative perché è in quel frangente che si può imparare qualcosa; possiamo imparare anche da situazioni positive, ma non è la stessa cosa. Il positivo trasporta verso un punto di raccolta come un viaggio premio, poi ci lascia nel nuovo “campo”; ivi ci abbandona. Da quel nuovo punto ripartiamo. Per andare dove? Per andare dove dobbiamo andare come diceva Totò.

In queste lezioni impariamo a comprendere qualcosa di importante su di noi e sugli altri. In queste lezioni è importante capire che, per andare avanti, occorre non ripetere gli stessi errori. Per “andare avanti” dobbiamo alzarci e riprenderci dalla caduta e camminare nella direzione voluta, ma non come una mosca che sbatte sul vetro; le lezioni se non superate a pieni voti, torneranno e torneranno ancora e per sempre e sempre più minacciose. Ogni volta che spazzeremo la polvere sotto al tappeto, ne subiremo le dirette conseguenze. 

È questa la lezione del “peccato” ripulito da ogni valenza religiosa.

Continuando a ripetere gli stessi errori, forse è arrivato il momento di agire in modo diverso. Ma questo lo dobbiamo capire noi.

Materiale tratto da “Perché non riesco a essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch.

Musica ispirante  Room Of Angel (Silent Hill) di Akira Yamaoka