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È davvero impressionante ciò che, molto velocemente, si vede. E il pensiero corre subito alle testimonianze raccolte nella Bibbia, a proposito di “colonne di fuoco” di origine divina, come in questo caso:
Esodo 13:21-22 Fascio di fuoco nella notte [21]Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, cosí che potessero viaggiare giorno e notte. [22]Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. Fonte: www.bibleview.org
La nostra impressionabilità è scritta “dentro”, in profondità; in maniera ancestrale il passato, o l’illusione di un certo passato, si è impressa, radicata, dentro di noi. E immagini più “forti” del consueto riportano “fuori” le emozioni della paura. Certo che è paura! Bisogna ammetterlo perché se fossimo stati presenti personalmente, quella colonna di fuoco alta duecento metri, avrebbe scatenato brividi lungo tutto il corpo.
Il fuoco è un messaggero, un ponte tra noi e un mondo divenuto arcano, primitivo, solido, che narra della nostra “forgiatura” o, chissà, delle nostre paure legate alle visioni tremende create durante l’epoca buia dell’oscurantismo religioso.
Tutto è nato dal fuoco. Il Sole stesso è una "palla" di fuoco. Persino le condizioni iniziali vigenti nel nascente Universo erano legate a temperature pressoché infinite. Dal fuoco si forma la Vita. Nel fuoco si completano le trasformazioni necessarie a mutare gli eventi.
La cenere che rimane come prodotto o sintesi del fuoco è il principio della chiusura e della rinascita potenziale, purificata da tutto ciò che rappresentava in precedenza, avendo perso la condizione di “massa”, da cui era ammantata nella sua “Vita” precedente.
Questo filo del discorso mi riporta alla mente il concetto cardine del film “21 grammi” con Sean Penn, ossia:
"21 grammi è il peso che si perde quando si muore, il peso portato da chi sopravvive. Quanto pesano 21 grammi? 21 grammi. E' tutta qui la differenza tra la vita e la morte? Quante vite, quante possibilità abbiamo a disposizione? E cosa significa morire? E' un cinema fatto di domande, quello del regista messicano Inarritu".
Fonte: www.cinemovie.info
21 grammi sarebbe dunque il peso dell’Anima? O comunque di una certa "energia" che lascia il corpo fisico. La nostra struttura sottile è costituita da vari corpi energetici interconnessi come una Matrioska.
Il significato “esoterico” della Matrioska è da non sottovalutare; essa non è solo un giocattolo ma anche un ricettacolo di saggezza fissato nelle sembianze di un giocattolo o di un souvenir della Russia.
“La prima bambola di legno composta da otto pezzi venne costruita ai primi del Novecento dal mastro Vasiliy Zvezdochkin e colorata dall'illustratore di libri per l'infanzia Maliutin, profondo conoscitore dell'arte popolare dei villaggi russi, il quale rappresentò la bambola con il vestito tradizionale locale, chiamandola Matrena (dal latino mater, madre). Si può considerare, quindi, che Matrioska sia un diminutivo di Matrena e che rappresenti simbolicamente la figura materna e la generosità ad essa correlata, in cui si identifica spesso - anche nella cultura occidentale - nella fertilità della terra. Le otto piccole bambole che componevano la prima matrioska rappresentavano, in ordine di grandezza, una madre, una ragazza, un ragazzo, una bambina ecc., fino all'ultima figura, quella di un neonato in fasce”.
Fonte: Wikipedia
Una Matrioska rappresenta la “generosità” di un animo femminile, il concetto della madre ed allo stesso tempo di tutto ciò che rappresenta quell’Universo variegato. Ma va anche oltre, in quanto incarna il “modello” delle personalità contenute in noi, nel nostro passato anche archetipico, della nostra ricchezza e complessità, della nostra psicologia, etc. sino a giungere al livello “seme” del neonato o, secondo me, a livello di “atomo permanente”.
“Sopravvenendo la morte, l’involucro atomico, accompagnato dal prana, si distacca dalla materia fisica densa e si ritira nel cuore, intorno all’atomo permanente. L’atomo permanente, l’involucro ed il prana s’innalzano allora lungo il Soushoumna-nadi secondario, raggiungono il terzo ventricolo del cervello, poi il punto di congiunzione tra la sutura parietale e quella occipitale, ed infine abbandonano il corpo. L’involucro atomico continua ad avvolgere l’atomo permanente fisico nel corpo causale, in attesa del giorno in cui dovrà essere formato un nuovo corpo fisico”.
Fonte: “Il doppio eterico” di A.Powell
Può essere questo “movimento” di energia che esce dal corpo fisico la ragione della mancanza di quei 21 grammi all’atto della morte? Perché no! Torniamo al discorso iniziale relativo al fuoco e leggiamo cosa riporta, ancora Powell:
“Uno dei grandi vantaggi della cremazione è dato dal fatto che la distruzione del corpo denso toglie tutto in una volta al corpo eterico il suo centro di attrazione e ne assicura una rapida decomposizione… Se un uomo è tanto insensato da aggrapparsi alla Vita fisica ed anche al suo cadavere, la conservazione del cadavere, sia per seppellimento sia perché imbalsamato, costituisce per lui una grande tentazione e facilita i suoi deplorevoli intenti. La cremazione impedisce qualsiasi tentativo di anormale ricomposizione dei principi, sia pur parziale e temporanea. Inoltre, in certe forme ripugnanti di magia nera, fortunatamente rare almeno in occidente, si fa uso del corpo fisico in via di decomposizione; il corpo eterico di una persona morta può essere adoperato in infiniti modi. Tutte queste possibilità vengono evitate con la pratica igienica della cremazione. È assolutamente impossibile che il defunto senta l’azione del fuoco sul corpo abbandonato, perché – se la morte è effettiva – la materia astrale e quella eterica sono completamente staccate dal corpo fisico”.
Ecco perché gli "antichi" usavano bruciare i loro morti. Essi sapevano “certe cose”. La cremazione è un atto di “pulizia” totale e un atto di estremo rispetto verso colui che ha abbandonato il corpo fisico.
C’è una scena, tra le tante, nell’ultima versione del “Canto di Natale” della Disney con Jim Carrey, che lascia senza fiato, essendo anche in versione 3D; ossia quando Ebenezer Scrooge guarda fuori dalla finestra e riesce a vedere, a distinguere, tutta la “materia" eterica, evidentemente ancora agganciata ai propri corpi che “riposano” nei cimiteri.
Tale “materia eterica” volteggia nell’aria, soffrendo per tutto ciò che ha fatto in Vita, smarrita, senza via di uscita da un “labirinto” costituito dal proprio passato, dalle proprie "colpe", dal proprio adattamento ad un “Antisistema” che li ha saputi modellare a proprio piacimento. Una scena davvero da brividi.
In quel film è contenuta una frase davvero sorprendente indirizzata verso la religione “imperante”. Sapete a quale frase alludo? Ve ne siete accorti durante la visione al cinema o nella vostra comoda dimensione domestica?
L’ignoranza che ci ha “avvolti” ha portato alla ideazione ed alla costruzione dei cimiteri, oggi un grande business da cavalcare anche dopo decine di anni dalla morte di una persona, ad esempio, tramite il venir meno della concessione, pagata profumatamente, relativa al “diritto” del corpo di rimanere sepolto nel luogo designato dai figli, parenti, secondo testamento, etc.
Insomma si continua a venerare il corpo, a identificare il proprio "caro" con ciò che è stato sotterrato nel cimitero.
L’atto della cremazione è definito potenzialmente "pericoloso" e, dunque, da assoggettare a leggi e decreti vari. Quando il Foscolo scrisse “I sepolcri” mise in luce l’editto napoleonico relativo alla “normalizzazione” delle sepolture, alla cui base c’erano evidenti ragioni di carattere igienico:
“I Sepolcri, o come lo intitolò il Foscolo, Dei Sepolcri è un carme composto da 295 versi endecasillabi sciolti, scritto tra il giugno e il settembre del 1806, pubblicato nel 1807 a Brescia. Nel 1804, il decreto napoleonico di Saint-Cloud aveva ordinato, per motivi igienici, la sepoltura dei morti al di fuori dalle mura cittadine in cimiteri costruiti appositamente e che avessero una tomba comune per tutti. Il poeta, di ritorno dal soggiorno nelle Fiandre, aveva discusso dell'argomento con l'amica Isabella Teotochi Albrizzi e soprattutto con Ippolito Pindemonte, che stava scrivendo il poemetto dal titolo I Cimiteri, per riaffermare il senso del culto cristiano… L'opera di Foscolo presenta un intento nuovo, rivolto soprattutto ad esaltarne la funzione civile”.
Fonte: Wikipedia
Perché la cremazione è stata abbandonata, soprattutto laddove è giunto il Cristianesimo?
“La cremazione è la pratica di ridurre, tramite il fuoco, un cadavere nei suoi elementi base (gas e frammenti ossei). Si tratta di una pratica molto antica: in Asia tale consuetudine si è mantenuta pressoché inalterata da millenni (si pensi all'India). Alcune culture antiche hanno creduto che il fuoco fosse un agente di purificazione e che la cremazione illuminasse il passaggio dei defunti in un altro mondo, o che ne impedisse il ritorno tra i vivi. Con la diffusione del Cristianesimo, la pratica della cremazione nell'impero romano decadde a favore della sepoltura. Anche se la cremazione non era esplicitamente un tabù fra i cristiani, era guardata con sospetto dalle autorità religiose e, a volte, apertamente osteggiata a causa della sua origine pagana greco-romana e per la preoccupazione che potesse interferire con la resurrezione del corpo e la sua riunione con l'anima. Un altro motivo più pratico del declino delle cremazioni fu quello della crescente penuria di legname alla fine dell'Impero Romano, materiale ovviamente indispensabile per la combustione dei cadaveri”.
Fonte: Wikipedia
Come possiamo notare ci sono sempre ragioni apparenti e non apparenti di vario tipo:
- civili e di convivenza e, dunque, legate all’igiene
- religiose e “umane” e, dunque, nel “rispetto” del defunto
- pratiche e necessarie e, dunque, relative allo scarseggiare del legno per le pire funerarie
- sottili e nascoste e, dunque, per complicare il percorso post mortem delle energie animiche in fase di rilascio del corpo fisico e relativo aggancio delle componenti eteriche alla dimensione densa, tramite la sepoltura
La paura delle fiamme dell’Inferno ha allontanato l’uomo “moderno” persino dalle fiamme purificatrici della cremazione.