Dopo un po', se dovesse capitare che ci fosse bisogno di voi per qualche compito particolare, sareste ancora lì, perchè la vostra identità è una cellula specifica in uno specifico organo di un più vasto essere. Quando arriva l'impulso dell'energia successivo, porta con sè la vostra definizione e le necessarie istruzioni. Allora emergete quel tanto che è necessario per compiere ciò che vi è richiesto.
Dal principio alla fine del corso della vostra esistenza, oscillate continuamente, secondo l'onda di funzione che essenzialmente siete, dentro e fuori definizione, muovendovi sempre in avanti e indietro, come il pendolo di un orologio o il cuore dell'atomo, fuori della divina unità dell'essere, entro un'espressione finita dell'infinito potenziale di Dio, e di nuovo indietro nell'unità, avanti e indietro, avanti e indietro. Questo è il ritmo naturale della vostra esistenza, come pure della mia. È la musica di Dio, il ritmo della Vita stessa”.
Fonte: “Trasmissioni stellari” di K.Karey
Ciò che mi colpisce di questa citazione, sono questi concetti:
- un “rapporto” definisce una condizione di separazione dal “tutto”
- nello stato di separazione abbiamo un compito ed una definizione
- la nostra identità è una “cellula” in uno specifico organo
- oscilliamo continuamente
Il rapporto che ci “identifica” nel mare magnum dell’esistenza è quello della nascita e di tutto quello che un simile atto concerne. Intendo in questo caso, l’intero processo che porta come sua logica conclusione all’atto del nascere, ossia a tutto il “risveglio” energetico che lavora a tale scopo. All’origine vi è l’Anima che necessita di evolvere e “ciclicamente” dà luogo ai meccanismi della reincarnazione, proprio in maniera oscillante tra la condizione “d’inerzia” originale e la condizione di attività delle Vite incarnate. La nostra identità, simile ad un filo che unisce le esperienze di Vite succedutesi, è racchiusa in un atomo primigenio che viene collocato nell’organo del cuore. È come una sorta di “scatola nera” che memorizza ogni istante e che, quando non siamo incarnati, “sale” al livello del corpo causale per poi “scendere” nella sede del cuore quando siamo incarnati. Tra una Vita e l’altra rimaniamo in uno stato come di “sospensione”, di oblio, una volta raggiunto il livello del corpo astrale.
È tutto coerente ciò che viene descritto dalle due opere. Dalla comprensione anche parziale di questi “meccanismi” si può veramente elevare il punto prospettico dal quale ci “osserviamo”. Anche se rimane difficile farsene una ragione di fronte a certi episodi della Vita.
Un grande legame tra il lavoro di Powell e quello di Ighina è la connessione valorizzante che si crea leggendo le considerazioni inerenti:
- l'atomo primario di Powell
- l'atomo magnetico di Ighina