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mercoledì 15 aprile 2015

L'angolo della memoria.



Memoria di Bergson.
Questo articolo è scritto nella versione di “memo”, essendo troppo il materiale “raccolto” quest’oggi. Questo tipo di “estensione degli articoli” è utile nella misura in cui “li si prende così… come giungono (primo momento)”, fiduciosi che – in un “secondo momento” – la memoria conservata “qua, così” giunga, ad ogni effetto, intera(mente) alla superficie, dando luogo ad un processo di “cottura”, che porta ad “ebollizione” l’intera struttura dell’inform(azione) così (de)codifica(nte/ta).


Gli “esperti” si turino il naso…
Anche se in SPS è quasi utopico che un “esperto, duri per più di qualche secondo” (He He).
SPS te lo (ri)chiede sempre:
che cosa sai?
  • che cosa sai, che de(riva) "diretta(mente) da te"?
  • che cosa sai, che “sai” in quella f(orma) di con(vinzione)… che non è solo un arrendersi alla dominante in corso d’opera?
  • che cosa sai, che "sei" disposto/a a mettere la tua mano sul fuoco?
Nulla. Se ci pensi bene. Se ci (ri)fletti “attorno”… non esiste nulla che abbia una simile “densità di carica”. Ciò che sai è una memoria, frutto di un download (scarico) che, progressiva(mente), attui/adotti vivendo “qua, così”.
Non è tutta “farina del tuo sacco”, che certa(mente) contiene molto più valore aggiunto. Tu sei solita(mente) esposto/a al vento di notizie "auto suggestionanti" come queste...
  

martedì 3 febbraio 2015

In quello che “fai”, c’è scritto quello che “sei” (anche se non sei l'esperto che fa).


Il Nucleo Primo è al centro (attrazione). La sua (com)presenza (in)osservata è dappertutto, per via delle leggi che permeano la realtà. Una su tutte, la frattalità espansa...
Le "tue" convinzioni sono “tutto”, per te. Ma cosa è “te”?
È, probabilmente, la “tua” mente (quello che c’è dentro. La coscienza e l'anima sono proiezioni mentali, a Filtro di Semplificazione attivo). È la somma delle parti o anche di più (conscio + inconscio). Ma, appurando chiaramente che “non conosci perlomeno il “tuo” (in)conscio, significa che “non sai” nulla a proposito di te (che cosa sei, chi sei, da dove arrivi, dove vai, come funzioni, etc.).
(Con)seguentemente, “vivi per come viene”, ma non certo casualmente.
Ergo:
(con)segui.
Ma, anche a questo punto della disamina, giungono spontanee delle altre domande, sempre sul consueto minuetto che si ripete costantemente:
(con)seguo a cosa/chi e perché/come?
C’è solo il “quando”, al di fuori dei quesiti senza risposta apparente, perché al “quando” è semplice rispondere. In che modo?
Beh… “sempre, ora, adesso”.
Ossia:
(ri)conosci di essere sotto all’influsso di un ombra di ignoranza (il non sapere) e che questo collo di bottiglia (pre)determina e condiziona per intero la “tua” Vita.
Ok?
Per ovviare a questo, a cosa ti sei (af)fidato?
Al concetto “vuoto/pieno” di Dio, in qualsiasi sua forma immaginata.
A cosa ti sei, dunque, ulteriormente (es)posto?