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martedì 14 dicembre 2010

Perchè Leonardo da Vinci in "Non ci resta che piangere" viene trattato come un imbecille?



In questa pagina di “un diario per amico” vorrei ricorrere ad una serie di "ricordi personali" piuttosto particolari, capaci di introdurre un argomento piuttosto “scottante”: la figura, finalmente contrastata, dell’italico genio Leonardo Da Vinci.

Perché per introdurre questa  "notizia” ho necessità di svelare una parte di me? Perché ci trovo un nesso indeformabile, il frattale che permette di entrare in risonanza con quanto leggerete più sotto.

Ecco quanto. Qualche tempo fa siamo stati, io e mia moglie, da Bruno Pepe (leggere qua per sapere chi è). Questo uomo, gentile e minuto, riesce ad eseguire una lettura energetica personale attraverso la sua “Radioestesia dell’Anima”. Ciò che mi ha riferito sulle mie ultime esperienze di "Vita in altre Vite" o reincarnazioni, conferma ogni impedimento che, in  questa Vita, mi sta conducendo a saltare di palo in frasca alla ricerca di un “qualcosa”. Scrivo questo, solo dopo avere incrociato talune rivelazioni con le molte altre che sono riuscito ad ottenere in ambiti anche molto diversi tra loro. Come dire che sono riuscito a triangolare certe informazioni, giuntemi da diverse fonti ma tutte relative al medesimo argomento: il mio passato animico.

Morale della favola: è meglio tutto e subito, piuttosto che ordire una Vita di sacrifici e di pazienza. 

Cioè? Il mio “male” è un male comune, ma non per questo ne debbo trarre alleggerimento. La storia del mondo è stata scritta in questo modo: il potente che compra il debole. Il debole che si fa comprare immancabilmente dal potente. 

È la storia del denaro e di un tradimento: quello perpetrato verso se stessi. 

Non Giuda o Eva che accetta la mela dal serpente, ma noi stessi che abbiamo fatto finta di niente, guardando da un’altra parte in luogo del cercare di comprendere chi mai fossimo in "realtà". È la storia del tradimento del genere umano verso il Creatore e non il contrario come ci hanno sempre fatto credere.
Ma tutto è opportuno e nulla è per caso. Per cui doveva succedere. Cosa successe ad Ulisse sull’isola della maga Circe? Rimase “impigliato” non nell’incantesimo della stessa, che peraltro esisteva, ma rimase impigliato nelle proprie debolezze che la maga contribuiva solo a fare vedere, a fare emergere

Ogni mito, ogni leggenda, ogni fiaba, parla di questo: della nostra rinuncia al nostro potere divino.

La caduta del genere umano, tuttavia, non è propriamente un precipitare fine a se stesso, bensì è un volontario piano di estradizione dal proprio potere al fine di esperienziare aspetti della Vita ancora non esattamente conosciuti, come dire che, alcune parti del sé animico avevano necessità di “sapere”.

Ogni cosa ha un senso, per cui, quando si parla di “caduta” si compie sempre un atto di sezionamento, più o meno volontaria, del tutto. Si effettua un lavoro incompleto o perlomeno specifico che, se non espresso nell’introduzione del proprio "scritto", compie un atto di smemorizzazione progressiva del sé, nei confronti  di ogni uomo o donna che si avvicinerà.

Anche per questo motivo, Rudolf Steiner metteva in relazione la diffusione della cultura attraverso i libri stampati ad alcune entità diaboliche, che si sarebbero impadronite degli animi dei lettori. Ciò non equivale a dire che Steiner era un pazzo o un posseduto, a sua volta, ma che egli ammoniva l’uomo a non compiere un viaggio senza prima essere certo di avere gli "attributi" necessari per giungere sino alla conclusione di quel viaggio.

È lo stesso discorso legato, oggi, alla professionalità maniacale in un determinato aspetto di un determinato campo del sapere. Sappiamo molto bene come le Università preparino gli studenti in maniera sempre più specializzata. Ciò comporta una perdita di orientamento animico, rispecchiato nello scordare il chi si è ed il perché si è qua

Il troppo stroppia. 

Gli obiettivi diventano quelli più immediati di risolvere la propria esistenza dotandosi di agi e ricchezze; le cosiddette sicurezze capaci di permettere un buon invecchiamento. Come se per tutta la Vita si percorresse un cammino verso la propria fine con conscia lucidità di “mettere via il più possibile”, come per autentica ossessione.

A Napoli dicono: “le casse da morto non hanno le tasche”. 

Non importa, "lo facciamo per dare un futuro migliore ai nostri figli". La scusa è sempre buona per svicolare da se stessi…

Leggiamo l’incipit di questa notizia di oggi:

"Facciamo come Ruby", e non pagano taxi.
Genova 12 Dic - Hanno detto di ispirarsi a Ruby le due ragazze minorenni fermate la notte scorsa dalla polizia dopo essere scappate, per non pagare un tassista che da Genova le aveva portate a Milano. "Ruby è un esempio vincente, una che ha fatto carriera" hanno spiegato le ragazze, che ora rischiano una segnalazione al tribunale dei minori per insolvenza fraudolenta.
Fonte: Yahoo

Ecco la risposta del genere umano alle proprie necessità: il cercare la via più breve e veloce verso l’agio. In questo ambito, la responsabilità è globale, non da ultimo dei Mass Media che strombazzano ai quattro venti certe “verità” prospettiche paurose ma comunque reali. 

Ogni cosa ci rispecchia. Non c’è nulla da fare.

Il cercare una scorciatoia, alla fine non "paga" mai. Perché dico ciò. Mi ricollego alla mia esperienza. Ciò che ho fatto delle mie ultime reincarnazioni, è stato di immolarle alla ricerca di un agio immediato, sicuro e non frutto di un lavoro interiore di comprensione delle mie profondità animiche. Il “vendersi” al potente di turno, è sempre stato usuale e lo è ancora oggi. Come non ricordare le corti dei Re, degli Imperatori, della cosiddetta nobiltà. Ebbene, trascorrere Vite intere “nascosti” nella truppa di corte, non porta a granchè, in termini di evoluzione personale dell’Anima, se non a livello di esperienza, di monito, di Karma

Tutto ha un peso. Tutto ha un senso. 

Le furbizie di ieri le paghiamo oggi, lamentandoci di un destino avverso ed ingiusto.

In questa mia Vita sto “pagando” per il passato. Senza sensi di colpa, per carità. Ma con grande profusione di energie e incomprensioni, a volte rabbia, a volte depressione, a volte grandi voli pindarici. Non è facile. Non è difficile. È solo questione di vibrazione personale.
Il vendersi o lo svendersi è un errore, ma se lo abbiamo compiuto è perché “dovevamo passare anche da lì: non fasciamoci la testa per questo. 

Prendiamo spunto dalla Fenice che rinasce sempre dalle proprie ceneri.

Ora posso affondare il "colpo", citando e riportando la notizia relativa a Leonardo Da Vinci. Leggiamola con un occhio attento a quello che ho sopra riportato. Cerchiamo di comprendere il perché può essere veramente andata così. In fondo, si dice, ogni mondo è paese, e ciò vale anche per noi, incarnati senza quasi memoria:  

Chi è abituato a leggere questo mio blog, sa che ho da sempre una profonda ammirazione per il compianto scrittore, giornalista, regista e fumettista Pier Carpi.
Tale ammirazione nasce dal fatto che egli, oltre ad avere utilizzato nelle sue opere uno stile romanzesco, si è sempre occupato di personaggi controversi (Leonardo da Vinci, Cagliostro, i Kennedy, Licio Gelli....) e sempre con punti di vista nuovi, documentati, diversi da quanto "la vulgata" ha voluto raccontarci di loro.
Oggi, a curarne la memoria e gli scritti, oltre alla moglie Franca Bigliardi, c'è l'amico Salvatore Vaglica, con il quale sono in contatto da un anno e che recentemente mi ha fatto pervenire questo scritto inedito su Leonardo da Vinci, appunto.
Lo scritto non è tutto sommato lungo, ma la documentazione raccolta da Pier Carpi è sicuramente notevole.
Personalmente non prendo posizione in merito. Mi limito solamente ad offrirvi un ulteriore strumento di approfondimento.
Luca Bagatin

"Macché genio! Se era soltanto un bidone"
di Pier Carpi

Furbo e intrigante, non fu né ingegnere né architetto, non capiva nulla di matematica e di anatomia, plagiò le sue celebri invenzioni, non conosceva l'affresco ed era semianalfabeta. Ecco come la storiografia più aggiornata ha ridimensionato il mito leonardesco.
Messer Liunardo da Vinci, il nostro geniale Leonardo, poteva diventare il più grande pittore di ogni tempo. Sicuramente fu uno tra i massimi disegnatori. Ma rinunciò alla carriera per motivi venali: il mestiere di "dipintore" non rendeva abbastanza e gli artisti vivevano alla giornata nelle loro botteghe, come testimonia lo stesso Verrocchio, quando si lamenta che " un cuoco guadagna più di un dipintore". Non aveva torto, poichè alla sua morte, trovò sepoltura soltanto grazie alla generosità di un ricco allievo, che ospitò il suo corpo nella cappella di famiglia. Botticelli e il Ghirlandaio non ebbero miglior fortuna.
Scrive Kenneth Clark, uno dei massimi esperti vinciani, dell'Università di Yale: "Possiamo presumere che Leonardo, al pari di altri giovani di talento, trascorse gran parte della sua vita a non fare assolutamente niente". Infatti, quando Leonardo venne assolto nell'ingiusto processo per sodomia, Verrocchio rimane stupito nel vedere che, nonostante la non più giovane età, non si decideva ad aprire bottega per conto suo. Non sapeva che il maturo allievo aveva ben altri progetti. Arricchire, e alla svelta. Intanto, pensava di vendicarsi di colui che lo aveva denunciato all'urna di Palazzo Vecchio. E preparava un veleno, iniettando sostanze in un alberello, che avrebbe germogliato pesche letali e che lui avrebbe fatto pervenire al suo calunniatore. non sappiamo se il progetto giunse a termine. Ma sappiamo purtroppo che Leonardo, rinunciando al mestiere di dipintore, sprecava il suo unico talento, riscontrabile oggi in pochissime opere, come la Monna Lisa, la Vergine delle Rocce e la Sant'Anna. Altri quadri, come La Vergine e il bambino ( orribile per i vistosi errori anatomici ) il San Giovanni, Il Bacco Androgino, sono decisamente brutti e comunque in gran parte opera di suoi allievi. Da tempo il mito leonardesco è stato scalfito da studiosi qualificati tutt'altro che di parte, come il vinciano professor Auguste Koyré, dell' Istitute For Advanced Studies di Princeton, che scrive: " Benché Leonardo sia stato definito un grande scienziato e studioso, i moderni storici respingono quasi unanimemente tale interpretazione". Eppure l'agiografia continua a presentarci un Leonardo come genio assoluto, summa scientifica, faro del Rinascimento. Si improvvisò scultore, combinando disastri e non scolpi mai nulla, perché ne era incapace. Si tramandava la sua leggendaria fama di architetto e costruì soltanto una stella. Si favoleggia delle sue invenzioni e armi segrete, che furono plagi di lavori già noti o banali fantasticherie, e quando si tentò di attuarle portarono al ridicolo. Si parla di lui come di grande ingegnere, ma si limitò a tentare una ridicola e costosissima deviazione dell'Arno, che non si poté terminare perché contro ogni legge scientifica e naturale. Odora ancora di zolfo per la sua fama di astrologo, ma lasciò scritto di ritenere l'astrologia una gran fandonia, e le sue imprese occulte furono a metà tra la sete di vendetta e il puro intrattenimento per le corti compiacenti. È considerato un grande anatomista, per i suoi studi e disegni sul corpo umano, e invece non ne capiva nulla: per fortuna rimasero i disegni, i migliori della sua produzione. Lo si saluta come l'ideatore del volo umano, ma i suoi tentativi, basati su antichi disegni altrui, caddero nel ridicolo. Tutt'al più si può parlare di Leonardo come del precursore del mondano deltaplano, inoltre era semianalfabeta, scriveva in modo rozzo quanto presuntuoso, con macroscopici errori e con linguaggio contadino. Afferma il professor Giorgio De Santillana, dell'Università di Harvard, nel suo A man without letters, dedicato al problema specifico: "Leonardo scrive esattamente come i contadini del suo tempo e come quelli odierni. La sua ortografia è quella di una domestica". Il fatto di scrivere da sinistra a destra era considerato da lui un codice impenetrabile e, accanto a simili ingenuità non lesinava gli incensamenti alla propria grandezza, alla smania di gloria e soprattutto di denaro.
Leonardo si potrebbe definire con la famosa frase di Robespierre: Che cos'è questo miscuglio di genio e volgarità?". Certamente era in buona fede, rafforzato dalla massima presunzione. Sentendosi genio incompreso. Sentendosi genio incompreso e inaccettato, fece in modo di essere compreso, accettato e ben pagato, senza essere un genio. In questo riuscì grazie alla sua capacità istrionesca di convincere chiunque delle proprie fantasie, col talento di un moderno press-agent di se stesso. Sapeva vendersi bene, non esitava a bluffare e anche a barare e soprattutto seppe essere un cortigiano impareggiabile. Si scatenava nell'allestire feste e fuochi d'artificio, spettacoli e divertimenti per il signore di turno, mentre sceglieva sempre il partito migliore, nelle diverse fazioni. Tagliò le gambe ai nemici, fu sempre puntiglioso e vendicativo, come ricorda in The tragic pursuit of perfection, l'esperta vinciana Antonine Vallentin: "Leonardo aveva una sua irresponsabile passione per i tiri mancini". Capì che il successo era dovuto alla protezione delle grandi amanti, e se ne fece servo, lacchè, persino ruffiano, non esitando a cambiar padrona non appena una prediletta cadeva in disgrazia. Tutto questo per un solo scopo: vedere riconosciuti i suoi meriti di onnisciente, di genio dei geni. Se fece di tutto, sbagliando sempre, fu per la sua smania di arrivare, di stupire, di arricchire: solo una immensa fortuna, pensava e scriveva, gli avrebbe consentito di dedicarsi alle grandi opere in ogni campo dello scibile, che altrimenti non avrebbe potuto compiere. Purtroppo non fece nulla: ci ha lasciato pochi quadri, molti bellissimi disegni e tante follie disegnate e descritte nei suoi celebri codici. Ma tra tutti, c'è rimasto il suo capolavoro: Leonardo, lui stesso, la luce del Rinascimento. Era riuscito almeno in questo, a creare la propria leggenda. Il suo semianalfabetismo è dovuto al fatto di aver appreso a leggere e a scrivere dalla modesta matrigna Albiera, che in seguito morì di parto. Trascurato da un padre che lo odiava, il giovane Leonardo frequentò poco la scuola, per disertarla poi completamente. Presto a bottega dal Verrocchio, cercò di rifarsi da autodidatta, ma commise l'errore di studiare sul testo De re militari di Vitruvio. Non imparò né latino né italiano, ma fu affascinato dalle armi e dalle macchine di guerra, tanto da plagiare da quel testo antichi congegni bellici di cui si attribuì l'invenzione. A bottega, lavorava poco e malvolentieri, soprattutto alle tavole del Verrocchio. Molti sono i lavori di quel periodo attribuiti a Leonardo. Forse, l'angelo del Battesimo di Cristo, ma esperti come Morelli, Thiis, Cruttwell, Grizzoni, Siren e Bodner negano che gli altri dipinti a lui attribuiti siano di sua mano, in particolare l'Annunciazione, già erroneamente attribuita al Ghirlandaio, i due ritratti della Vergine e il quadro della dama nobile, attualmente negli Stati Uniti, nel museo di Detroit, il cui curatore, il professor W.R. Felentiner, dichiara: "Il primo dipinto senza alcun dubbio di mano di Leonardo è lo schizzo dell'Adorazione dei Magi, da lui eseguito all'età di trent'anni".
Il Verrocchio, che aveva simpatia per il non più giovane allievo che non concludeva nulla, lo presentò a Lorenzo il Magnifico, sollecitandogli un incarico. 

Ebbe un anticipo vistoso, di ben venticinque fiorini, per dipingere un San Bernardo in una pala d'altare. Molte altre volte prese anticipi e non realizzò nessun lavoro, facendosi anche condannare dai tribunali. Non aveva ancora iniziato la pala quando, dopo la congiura dei pazzi e la dichiarazione di guerra a Firenze da Parte di Papa Sisto, vide la possibilità di mettere finalmente in mostra il proprio genio. Presentò alla Signoria i suoi progetti di armi micidiali e di macchine belliche, garantendo la sconfitta nemica. Ma il Gonfaloniere respinse il tutto, sottolineando come si trattasse di strumenti già in uso presso gli antichi Persiani e gli stessi Romani, inattuabili e addirittura pericolosi. Tra gli altri, il vecchio sistema persiano di mettere lame alle ruote dei carri di guerra, per falciare la cavalleria nemica, già all'epoca venne scartato poichè otteneva l'effetto opposto, quello di distruggere i carri amici e di falciare la propria cavalleria. Consigliato di dedicarsi alla pala, naturalmente tornò ai suoi studi, alla ricerca della grande scoperta che potesse renderlo famoso. Si impegnò negli studi scientifici e nelle elaborazioni matematiche, credendo di aver raggiunto risultati eccezionali. Scrive il matematico George Sarton dell'università di Havard, nel suo Art and science: "Nonostante tutte le asserzioni del contrario, Leonardo non era un matematico. Nel prodigioso campo della matematica era unicamente in grado di brancolare come un cieco". Infatti, fini per costruire uno stravagante strumento musicale, un liuto, che incuriosì Nannina Rucellai, sorella di Lorenzo il Magnifico, che non voleva saperne di Leonardo che lo aveva truffato con una pala d'altare, poi con una seconda, per la quale aveva versato un altro forte anticipo senza vedere nulla, fu costretto dalla sorella a ricevere il genio. Ascoltò l'esibizione con quello strano strumento e colse l'occasione per liberarsi di Leonardo: si disse pronto a pagarlo, purché fosse lui stesso a recarlo in dono a Ludovico Sforza, a Milano. Leonardo arrivò così alla corte ducale, carico di sogni e di progetti. Il liuto doveva essere soltanto la chiave per entrare nel cuore del nuovo signore e assumere ben altri ruoli di protagonista. Il duca ricevette Leonardo, ascoltò annoiato l'esibizione con il liuto e lo congedò. Ma il genio trasse all'iprovviso un documento e pretese di leggerlo, tra la noia generale: in esso, con una presunzione incredibile, si presentava come detentore di segreti di guerra, ingegnere matematico, architetto, scienziato in ogni campo, persino come scultore. Sapendo che il duca aveva in progetto la costruzione di un monumento equestre in bronzo in onore del padre, si disse in grado di eseguirne uno impareggiabile, lui che non aveva mai scolpito nulla. Ma nessuna sua proposta colpì Ludovico: né le armi da guerra, come le navi inattaccabili dagli esplosivi e dal fuoco, né le bombarde a retrocarica, né i ponti mobili, né il monumento equestre. Non offrì nessun posto al postulante e lo congedò bruscamente. Sarebbe stata la miseria, se alcuni individui non avessero trovato per il genio un forte anticipo per la solita pala d'altare che non sarebbe mai stata dipinta.
Quando a Milano esplose la peste Leonardo si buttò con impegno a risolvere il problema. Per avere un idea della sua follia, oltre che dell'inconsistenza delle leggende che lo vogliono esperto in medicina e grande architetto, basterà ricordare le idee che lui propose al duca, per debellare il flagello. Partendo dall'assurda convinzione che la peste si trasmettesse via aria, consigliò semplicemente di radere al suolo Milano e far costruire al suo posto, dieci città, di trentamila abitanti l'una, da sistemare lungo il Ticino. Le disegnò puntigliosamente: una parte in superficie, per i ricchi, una parte sottoterra, per i poveri. Sistemò le fognature con scarico nel Ticino, dimenticando che in estate, con l'abbassamento delle acque, i risultati sarebbero stati terrificanti. E non curandosi del fatto che i poveri delle città sotterranee dovessero vivere nelle fogne, al buio. Non ricevette mai risposta, mentre gli arrivavano pressioni per la pala d'altare nemmeno iniziata. Però riuscì ad avvicinare l'amante del duca, Cecilia Gallerani, ottenendo di farle il ritratto. Attraverso lei, ebbe finalmente l'incarico di realizzare il monumento equestre a Francesco Sforza. Accettò con incoscienza: detestava la scultura, non aveva mai scolpito, non sapeva nulla della fusione in bronzo. Non solo, ma non si curò del fatto che tutti gli artisti già interpellati avessero rifiutato l'incarico, per l'impossibilità di fondere in bronzo una statua dalle dimensioni enormi, come il duca pretendeva. Anzi, sbalordì tutti con l'annuncio che la sua statua sarebbe pesata cinquantamila chili e il suo cavallo, senza il cavaliere, sarebbe stato alto quindici metri e in grado di reggersi soltanto sulle sue zampe posteriori. Una follia da realizzare in due anni. Due anni dopo, non c'era nulla, nemmeno dei disegni, tanto che il duca protestò con Lorenzo de' Medici, chiedendo che mandasse qualcuno a eseguire il lavoro al posto di quell'incapace. Il Magnifico non trovò in Firenze un solo scultore che accettasse di sostituire o aiutare Leonardo, a nessun prezzo, e si limitò a inviare due disegni del Pollaiuolo, che il genio naturalmente buttò via con disprezzo. Stava per essere licenziato quando, per sua fortuna, in vista delle nozze del figlio del duca, si ammalò l'addetto ai festeggiamenti e assunse quel ruolo, nel quale seppe dare il meglio di se stesso, facendo dimenticare cavallo e pala. Risale a quei giorni l'unica opera architettonica veramente eseguita da Leonardo. Una scuderia per cavalli arabi, per conto del generale Sanseverino, comandante dell'inesistente esercito di Milano. Vezzeggiato a corte, prese a vestirsi con eleganza, a impomatarsi e incipriarsi e persino a lavorare. Rimise mano al cavallo con altri sistemi, ridimensionandolo ma non cambiando nulla, e riprese i suoi studi di anatomia. Basta vedere i disegni del tempo, per constatare quanta fosse la sua ignoranza in materia. Nella celebre rappresentazione del coito, nel pene sono disegnati due canali, uno per sperma e urina e un altro per una non meglio precisa anima. Intanto il duca cambiò amante e Leonardo si affrettò ad attaccarsi a lei, per non perdere il posto di festaiolo di corte, abbandonando la vecchia benefattrice. E ottenne l'incarico di dipingere la celebre Ultima Cena. Aveva accettato con la consueta incoscienza, poiché non aveva mai dipinto su muri e non conosceva nemmeno i rudimenti della tecnica. Intascò l'anticipo e pensò ad altre invenzioni, che potessero arricchirlo: una industria con macchine capaci di affilare aghi, in grado, scrive lui stesso, di fruttargli ben sessantamila fiorini l'anno; un orditorio, ancora più redditizio, quindi una macchina per cuscinetti a rulli. Ma ecco la realtà scuoterlo: il re di Francia marciava alla conquista di Milano. Doveva salvare il ducato e le sue prebende, fece progetti di difesa, disegnò macchine di guerra. Ma ricevette soltanto l'incarico di sistemare i tubi di riscaldamento nel bagno della duchessa. Ridotto a idraulico, rinunciò. Ma solo perché non era riuscito a risolvere nemmeno quel piccolo problema. Inoltre era preoccupato per l'Ultima Cena, che già andava sgretolandosi, perdendo i colori, deformandosi. L'opera è celebre e sin troppo lodata, ma in effetti è molto brutta. Il famoso critico Bernard Berenson tra i massimi esperti vinciani, scrive "È un'assordante, fragorosa lite su una piazza di mercato napoletano". Il disegno è sbagliato, con vistosi errori di calcolo, estremamente rozzo, per un dipinto privo di senso religioso e platealmente teatrale. Già guardando le mani si può capire quali siano gli errori del disegno di base. Come scrive Kenneth Clark, già poco dopo che l'affresco fu ultimato, il muro era già screpolato e crepato in modo disastroso. Ciò che vediamo dell'Ultima Cena "È oggi in gran parte opera del tempo e dei restauratori. Le smorfie sono solo ciò che il tempo e il restauro ci hanno lasciato". Incapace di risolvere il problema idraulico della duchessa, Leonardo ottenne udienza da Ludovico. Ci fu una lite per compensi arretrati, dopo le proposte per il fallito monumento, ma il duca temeva soprattutto i francesi. Chiese a Leonardo di fare tutto il possibile per difendere la città e gli donò una vigna. Il genio militare visitò le fortificazioni e, dopo giorni e giorni di riflessioni, concluse testualmente "Poiché il potere delle artiglierie è aumentato di un terzo, i bastioni dovranno essere fatti d'un terzo più forti". Il problema per lui era così risolto. Attese l'arrivo dei francesi e si mise al loro servizio. Fu introdotto presso Cesare Borgia, che lo lodò per le fortificazioni di Milano. Leonardo si tenne gli elogi, ben guardandosi dal rivelare che il costruttore non era affatto lui. Si disse onorato di servire anche la famiglia Borgia, si fece fissare un lauto stipendio e rimase in attesa di ordini. Ma ecco tornare Ludovico, con un esercito di svizzeri e tedeschi. Leonardo coi suoi collaboratori fuggi a Mantova. Incontrò il matematico fracescano Luca Pacioli, che lo indusse a mettere i suoi segreti militari al servizio di Venezia, minacciata dai Turchi. Leonardo non esitò, raggiunse la Serenissima e giurò che grazie alle sue invenzioni e armi segrete, avrebbe affondato la flotta di Reis Kemal Pascià, ancorata in laguna. Presentò il suo progetto del palombaro, che in realtà aveva copiato dai disegni del senese Giacomo Mariano. Ebbe denaro e collaborazione, mise in mare i suoi "sommozzatori", ma nessuna nave nemica venne affondata o scalfita e Leonardo dovette fuggire. Chiamato da Cesare Borgia, lavorò per lui, con i soliti risultati. Disegnò un progetto allucinante e irrealizzabile per prosciugare le paludi di Piombino, quindi fu incaricato di far saltare la fortezza di Arezzo, che resisteva al Valentino. Predispose nuovi formidabili esplosivi che non ebbero nessun risultato, tanto che la città fu presa per fame. Anche il Borgia si stancò di quell'individuo inconcludente ed esoso, che finì per tornare a Firenze: dell'Ultima Cena si parlava molto e siccome nessuno l'aveva vista, poteva vivere campando di tanta fama. Ma il suo incontro con Niccolò Machiavelli lo distolse dal sogno di passare una serena vecchiaia dipingendo. C'era la guerra con Pisa e Leonardo fu incaricato di usare i suoi segreti militari a favore di Firenze. Il genio considerò che i pisani potevano combattere solo perchè ricevevano viveri e rifornimenti via acqua, sull' Arno. Così decise di deviarne il corso. E fu preso sul serio. Machiavelli si lasciò convincere dall'idea di non far passare più l'Arno per Pisa e concesse a Leonardo denaro, cantieri, uomini a volontà. I comandanti militari risero dell' impresa, ma dovettero obbedire e ci misero tutto l'impegno. Mentre essi lavoravano, Leonardo studiò un altro progetto, per due canali d'Arno verso Firenze: uno per fare arrivare le merci direttamente dal mare, l'altro per legare via mare le città alleate, come Pistoia, Serravalle, Prato. Nonostante la delusione per lo stallo della deviazione dell'Arno, la Signoria si lasciò convincere anche in questa seconda assurda impresa, per la quale Leonardo aveva calcolato un guadagno di ben duecentomila fiorini l'anno. Intanto assunse anche l'incarico di dipingere la Battaglia di Anghiari, impresa che finì miseramente per incapacità, così come caddero nel ridicolo le costose e folli deviazioni dell'arno e i canali. Per arrivare a Serravalle, l'acqua avrebbe dovuto salire di ben centocinquanta metri e Leonardo pensò di costruire una enorme pompa aspirante, che non si fece mai. Scrive il professor Ralph Raeder, studioso vinciano e ingegnere: "Il progetto e i disegni per il canale d'Arno formano una pagina di calcoli labirintici, un documento di delirio matematico" .
Ma venne la resa dei conti. La Signoria pretese che terminasse i lavori per i quali era stato pagato, cominciando dalla Battaglia di Anghieri. Contemporaneamente una secca dell'Arno interruppe i lavori dei canali e della deviazione, poiché le acque non potevano essere manovrate. I lavoratori protestarono e si rifiutarono di proseguire nella folle impresa. La Signoria ordinò che proseguissero. E fu il disastro. Le piogge, quasi un diluvio travolse tutto. In un amibente sempre più ostile, Leonardo pensò di risolvere tutti i propri problemi diventando ricco grazie alla realizzazione del volo umano. Sono sin troppo note le disavventure in proposito, mentre progetti e disegni non avevano alcuna consistenza e tantomeno possibilità di realizzazione. Scrive Ivor B. Hart, direttore dei servizi didattici del Ministero dell'aviazione britannica: "Si può affermare senz'altro che, nel complesso, i disegni di macchine volanti eseguiti da Leonardo sono di scarsa incidenza scientifica. Si tratta di semplici curiosità, di splendide illustrazioni eseguite da un genio con la passione della meccanica, che si abbandona senza remore ai propri sogni, speranze, illusioni". Anche la leggenda del Leonardo precursore dell'elicottero è smentita autorevolmente, sia dagli studi del Professor Ladislao Reti sugli elicotteri e i giroplani, sia da H. C Gibbs-Smith, nell'analisi specifica fatta in Origins of the Helicopter. inoltre un primordiale elicottero è dipinto persino su un quadro sacro, con Gesù Bambino intento "a giocare con un oggetto simile a un elicottero", del 1460 e oggi conservato nel museo di Le Mans. Dopo la famosa contesa con la Signoria e il conseguente sequestro dei centocinquanta fiorini lasciati in garanzia per i lavori non eseguiti, Leonardo fu ancora a Milano presso il vicerè. Riprese il suo adorato ruolo di cortigiano e organizzatore di grandi feste. Ma non smise mai con i suoi sogni di genialità e ricchezza. Nemmeno quando, usurpando una fama di costruttore e architetto, seguì il re di Francia, riuscendo finalmente a vivere in un castello, come un principe. Pensava a nuove invenzioni, come una lacca indelebile, a costruire armi micidiali, trabocchetti diabolici da sistemare in sotterranei. Propose di costruire una nuova reggia, che per fortuna non gli fu affidata. Riprese i suoi studi sul corpo umano, lasciando testimonianze patetiche: "La lunghezza dei palmi è stessa di quella del piede... La lunghezza del dito più lungo è uguale a quello della larghezza della bocca... La larghezza del calcagno è uguale a quella del polso... Il piede è lungo quanto l'intera testa di un uomo... Dall'ombelico ai genitali vi è la lunghezza di una faccia...". Ma non costruì nulla, nemmeno la torre traforata nel castello di Blois, che gli venne erroneamente attribuita. Disegnò progetti di palazzi e giardini all'italiana, la ricostruzione della reggia, parti anatomiche, lavorò alla seconda tavola della Vergine delle Rocce e portò a termine quella Monna Lisa che doveva renderlo immortale. La vera testimonianza di un genio e di un talento sprecati. A ricordarci che davvero Leonardo avrebbe potuto diventare uno dei massimi pittori di ogni tempo, c'è appunto la Monna Lisa. Una tela che il re, dopo la scomparsa dell'artista, incamerò senza versare un soldo. In quella solitudine principesca, integro nei suoi sogni non realizzati e quindi vivi, messer Liunardo da Vinci riceveva ospiti, parlava, dissertava, teneva una sua corte, si compiaceva di insegnare ciò che non aveva mai saputo. Era la sua ultima grande festa di corte, ma stavolta da protagonista. Ma ormai, senza più illusioni, aveva scritto " Ho sprecato le mie ore".
Fonte:  www.lucabagatin.ilcannocchiale.it

La figura di Leonardo che emerge mi ricorda un po' quella di Berlusconi, bah! Ed ora, forse, capisco perchè nel meraviglioso film "Non ci resta che piangere", Leonardo viene trattato da Troisi e Benigni come perlomeno un gran "bischero". Che sapessero qualcosa?

"Arrivederci Maestro. Però! Mamma mia du Carmine!", grande Troisi :)

lunedì 13 dicembre 2010

Un Diario per Amico.





Ringrazio la cara amica Patrizia per le segnalazioni fornitemi. Questo articolo inizia con dei ringraziamenti: perché? 

Perché è tutto ribaltato a questo mondo, per cui capovolgere ciò che è ribaltato significa “raddrizzare”. Il concetto si applica molto bene anche al termine “Antisistema”, ossia alla “negazione del Sistema”. 

La legge d’ottava che si impantana nei semitoni, come quasi usualmente ci succede, produce una inversione del suo “cammino”, dando luogo all’inversione della spinta originaria. Se, dunque, oggi viviamo nella negazione del Sistema è perché delle “azioni” relative a degli intenti positivi, sono decadute nelle spire dello smarrimento dei semitoni della scala musicale e, senza uno shock addizionale, non hanno trovato nuova linfa per il proprio proseguire, per cui, con il tempo e la smemorizzazione del sé, sono degenerate nel loro esatto contrario. Proprio come un boomerang, che torna sempre indietro ma con effetto opposto all’intento originario: il voler colpire o lanciare, diventa l’essere colpiti.

Azione – Reazione.

Nello scenario 3D, fluttuante tra un minimo ed un massimo, possiamo soggiornare in diverse modalità:
  • avendo una mente che registra il passato, tramite un loop di abitudini
  • avendo una mente che scrive il futuro, attraverso una modifica del modo di pensare
Il perché di questa differenza e la spiegazione dei due stati è direttamente usufruibile dai dvd di Joe Dispenza che sono liberamente accessibili su Youtube a questi indirizzi:

Devo anche ringraziare gli amici Domenico e Loredana per la grande pazienza nel sopportare le mie continue “paturnie” anche troppo "colorite", e l’amica Loredana per la costanza dimostrata nel sopportare le mie pressanti esternazioni nel lungo pellegrinaggio di questa travagliata esistenza. Grazie di Cuore amici!

Nulla succede per caso. Ne sono certo. Per cui, ciò che mi è successo in questi ultimi due anni, ha certamente una o più morali da comprendere: e non è assolutamente facile

Scrivo questo, perché non voglio passare né per uno sbruffone né per un ritenuto Messia, riversando giornalmente nel Blog il mio punto di osservazione. 

Questo è un diario di una esperienza, delle tante, di Vita. Tutto qua. 

Non ho nessuna pretesa di salvare il Mondo. Non intendo salvare nessuno, al di fuori del mio senso di esistenza in Terra. Se poi, “salvando” me stesso, posso essere d’aiuto ad altri: ben venga anche questo processo. È sempre una questione di “risonanza” e di “vibrazione”. Termini forse anche abusati, ma che esulano dal normale concetto di comunicazione tra esseri umani “medi”, magari al bar, di fronte ad una tazzina di abitudinario caffè torcibudella.

A me il caffè fa letteralmente schifo: ma quanti me ne sono bevuti in passato? E perché? Perché la mia mente andava a ruota del passato. Per non fare figure? Per il gusto di una sana consuetudine? Perché faceva piacere agli altri? Bevevo io perché faceva piacere ad altri! Wow.
Ma, ora che ci penso… Non sono molto diverso anche oggi. Dunque? Scrivo una cosa e ne faccio un’altra. Sempre meglio, non trovate?

La coerenza è davvero difficile da mantenere. Bene, anzi male. Ho deciso di scrivere di me, da oggi, aprendomi al web. Basta pontificare indirettamente ed in maniera indistinta. Questo spazio è un diario e come tale deve rimanere, anzi deve “essere”…
Aprirò le porte del mio Mondo, del mio “Museo”. Ciò che ne uscirà sarà il frattale di ciò che è inerente al senso dell’evoluzione inserita nel ciclo della Vita: il cercare di comprendere se stessi.

Ho sempre sostenuto che “porto tempesta”. Sarà vero?

Concludo, per oggi, riportando il materiale segnalato dall’amica Patrizia. “Amica! Porta pazienza anche tu con me. Grazie”. Non posso citare la fonte perché è materiale tratto da una e-mail. Ciò a proposito di “coerenza”. Non dimentichiamo che viviamo in un reame duale, nel quale per ogni “cosa” esiste sempre l’esatto suo opposto. L’equilibrio è una preziosità ancora solo intuibile, almeno per me: 

Buona  giornata...

Dicono  che tutti i giorni dobbiamo mangiare una mela per il ferro e una  banana per il potassio.
Anche un'arancia per la vitamina C e una tazza di thè verde  senza zucchero per prevenire il diabete.
Tutti i giorni dobbiamo bere due litri d'acqua (sì, e poi  pisciarli, che richiede il doppio del tempo che hai perso per  berli).

Tutti i giorni bisogna bere un Actimel o mangiare uno yogurt  per avere i 'L.Cassei Defensis', che nessuno sa bene che cosa cavolo  sono però sembra che se non ti ingoi per lo meno un milione e mezzo  di questi bacilli (?) tutti i giorni inizi a vedere  sfocato.

Ogni giorno un'aspirina, per prevenire l'infarto, e un  bicchiere di Vino rosso, sempre contro l'infarto ed un altro di  bianco, per il sistema nervoso, ed uno di birra, che già non mi  ricordo per che cosa era.
Se li bevi tutti insieme, ti può dare un'emorragia cerebrale,  però non ti preoccupare, perché non te ne renderai neanche  conto.

Tutti i giorni bisogna mangiare fibra. Molta, moltissima  fibra, finché riesci a cagare un maglione. Si devono fare tra i 4 e  6 pasti quotidiani, leggeri, senza dimenticare di masticare 100 volte ogni boccone.
Facendo i calcoli, solo per mangiare se ne vanno 5  ore.
Ah, e dopo ogni pasto bisogna lavarsi i denti, ossia dopo  l'Actimel e la fibra lavati i denti, dopo la mela i denti, dopo la  banana i denti... e così via finché ti rimangono 3 denti in bocca,  senza dimenticarti di usare il filo interdentale, massaggiare le  gengive, il risciacquo con Listerine...

Bisogna dormire otto ore e lavorare altre otto, più le 5  necessarie per mangiare, 21. Te ne rimangono 3, sempre che non ci  sia traffico.

Secondo le statistiche, vediamo la tele per tre ore al giorno.  Già, non si può, perché tutti i giorni bisogna camminare almeno  mezz'ora (attenzione: dopo 15 minuti torna indietro, se no la  mezz'ora diventa una).
Bisogna mantenere le  amicizie perché sono come le piante, bisogna innaffiarle tutti i giorni. E anche quando vai in vacanza, suppongo.
Inoltre, bisogna tenersi informati, e leggere per lo meno due  giornali e un paio di articoli di rivista, per una lettura  critica.

Ah!, si deve fare l'amore tutti i giorni, però senza cadere  nella routine: bisogna essere innovatori, creativi, e rinnovare la  seduzione.
Bisogna anche avere il tempo di spazzare per terra, lavare i  piatti, i panni, e non parliamo se hai un cane o ... dei FIGLI???                 
Insomma, per farla breve, i conti danno 29 ore  al giorno.

L'unica possibilità che mi viene in mente è fare varie cose  contemporaneamente: per esempio: ti fai la doccia con acqua fredda e  con la bocca aperta così ti bevi i due litri d'acqua. Mentre esci  dal bagno con lo spazzolino in bocca fai l'amore (tantrico) col compagno/a che nel frattempo guarda la tele e ti racconta, mentre tu  lavi per terra.
Ti è rimasta una mano  libera? Chiama i tuoi amici! E i tuoi genitori. Bevi il vino (dopo aver chiamato i tuoi ne avrai bisogno). Il BioPuritas con la mela te  lo può dare il tuo compagno/a, mentre si mangia la banana con  l'Actimel, e domani fate cambio.
Però se ti rimangono due minuti liberi, invia questo messaggio  ai tuoi Amici (che bisogna innaffiare come una  pianta).
Adesso ti lascio, perché tra lo yogurt, la mela, la birra, il  primo litro d'acqua e il terzo pasto con fibra della giornata, già  non so più cosa sto facendo ... però devo andare urgentemente al  bagno. E ne approfitto per lavarmi i denti....
SE TI HO GIÁ MANDATO QUESTO MESSAGGIO PERÓ PERDONAMI  : É L'ALZHEIMER, CHE NONOSTANTE TUTTE LE CURE NON SONO ANCORA RIUSCITO A  COMBATTERE
 
Infine, una grande segnalazione, sempre da parte di Patrizia. Ecco il link per “usufruire” nientepopodimenoche dello splendore architettonico ed artistico della Cappella Sistina, Giudizio Universale compreso:

Link:  http://www.vatican.va/various/cappelle/index_sistina_it.htm 

Una vera e propria meraviglia, sia l’originale che la sua ricostruzione, durata all’incirca tre anni.
 
Ah, una ultima cosa che ho trovato. Si sa: cosa trovata, cosa da condividere! Bah:

"Importante: NON è vero che i virus sono nell'aria, come ci raccontano i medici allopati e gli "esperti" che vogliono spaventare le popolazioni con la paura delle epidemie (es. influenze tipo Spagnola, Sars, Aviaria, Suina, ecc.) che si diffondono nell'aria che respiriamo, per il semplice motivo che i virus (proteine a DNA con involucro di grassi) NON possono galleggiare e quindi viaggiare  nell'aria, cioè nelle Flugge (bollicine di vapor acqueo in sospensione nell'aria), come ci raccontano i cosiddetti "esperti", gestiti dalle multinazionali dei farmaci e  vaccini, perche essi sono 1.000 volte più grandi della più  grossa bollicina di vapor acqueo (Flugge)!"
Fonte: www.mednat.org
 

lunedì 2 novembre 2009

Il "pioggiare" emozionale ed il "fermo" del tempo.


 


Oggi piove; particelle di tempo e di energia polarizzate conciliano lo stato meditativo naturale. La sinfonia globale delle gocce d’acqua riverbera echi del sé assopito come un gatto alla finestra. Oh, quale bellezza d’estasi il perdersi entro un simile manto di carezze…
Ognuno se lo dovrebbe concedere di tanto in tanto, secondo i ritmi della Madre Natura, a prescindere dal ciclo produttivo umano. Con le gocce d’acqua, lanciate al galoppo verso di noi, assaporiamo l’unione col cielo e con l’intenzione divina. E lunghi brividi e senso di completezza col tutto e, prima ancora, con noi stessi: meraviglioso. Odo e provo l’emozione dell’appartenenza al creato. Dentro di me tutte le stelle e le galassie del tempo. Fuori di me il nulla dal quale siamo nati. Nel cerchio continuo di questa parte di evoluzione…
 

Lunghe e palpabili sensazioni di piacere, come energia sconosciuta, si libravano irregolari lungo il corpo immobile, vivide. Quasi riuscissero a sollevarlo nell’aria, mantenendolo nell’oblio delle sensazioni. In quell’assurda ed allo stesso tempo preziosissima affinità romantica legata ai ritmi della natura…… gocce piene che s’infrangono contro ogni cosa. Simili a vibrazioni capaci di tornare indietro nel tempo, agli antichi giorni. Il grido della terra, ma anche il suono levigato, arrotondato, come un coccio di bottiglia dal mare. Una bolla. Un soffio capace di assumere i comandi della psiche, un breve dono di serenità, un circolo chimico chiuso, una droga ….. il suono stereo della pioggia. 
Silenzio.
Come in un film, la colonna sonora in questa buia notte è lo scroscio della pioggia. Ovunque. E nient’altro. Costante nel proprio repentino ripetersi.
Passano in rassegna le immagini della città deserta  ma, nel grande e ritrovato ordine,  ciò che anima il silenzio è solo il ragno fluido dell’acqua piovana su e tra ogni qual cosa: a velarne i contorni, a mutarne le apparenze, quasi si divertisse. Lo scroscio della pioggia sulla città ansiosa di riprendere la vita…..
“… Sai che di notte nel sogno
si alzano città e genti,
mostri e fate Morgane
dagli spazi misteriosi dell’anima,
sono la tua immaginazione ed opera, te stesso,
sono il tuo sogno…..”
Da “ Il mondo un nostro sogno “ di H. Hesse.

E’ notte e tutto tace entro il manto di acqua cadente……
Persino i lampioni stradali nel riversare le loro docce di luce sulle vie ammutolite, sembrano prostrarsi a quel ritratto di sommaria infatuazione. Come fiori avvizziti desiderosi di riabbracciare il giorno. Tristezza? Lo potrebbe sembrare. Certo, un animo che si ritenga felice lo potrebbe anche pensare. Ma nel momento in cui lo pensasse, sarebbe poi tanto sicuro di esserlo veramente? (….Sommaria infatuazione ….).
Lo spirito della notte, il mistero, il rumore incessante della pioggia ed infine il sogno a coprire la maschia avanzata del tempo:
                …ed il mondo immenso vive il tuo respiro ( H. Hesse ).
Da “Prospettiva Vita“.


"Il subconscio rappresenta i nove decimi della nostra identità, cioè la parte più grande di noi stessi. Possiamo paragonarlo a un vecchio un po' pigro che non vuole esser disturbato. Il vecchio signore legge il giornale, fuma forse la pipa, coi piedi nelle pantofole. E' stanco di rumore, di agitazione; anni di esperienza gli hanno insegnato a proteggersi da tutte le interruzioni e distrazioni superflue.
Il subconscio, come un vecchio un po' sordo, non sente, quando lo si chiama per la prima volta. La seconda volta fa il sordo perché non vuol sentire, perché non vuol essere disturbato. La terza, si irrita perché l'intruso gli dà fastidio mentre avrebbe voglia di leggere i risultati delle corse, e rifiuta ogni sforzo. Insistete, ripetete la vostra fede e finalmente il 'vecchio' sussulterà, e allorché la vostra affermazione sarà radicata nel vostro subconscio avrete la fede automatica."
Da “I SEGRETI DELL'AURA”.

A me piace scrivere fermando il tempo, descrivendo quel fermo immagine sensoriale che scaturisce dall’osservazione di sé fuori e dentro di sè… il tempo, fermo, viene poi rilasciato progressivamente descrivendolo emozionalmente…
 

Ben presto giunse la luce. L’alba fu bellissima, mostrando un sole crescente ed un po’ giocoliere, che lentamente si staccava dalla linea dell’orizzonte; il rosso era perfettamente racchiuso in una forma sferica, tanto d’apparire simile ad un palloncino colorato e riempito ad elio, scappato dalle mani di qualche ragazzino distratto. Quella ch’era sembrata una leggera venatura luminescente era divenuta, in seguito, quel simbolo di fuoco impresso nel dna di ogni principio vitale, raggiungendo apici impensabili.
Tutte le notti si congedano rimettendo lo spettacolo della prima luce, quasi interpretassero il sogno, la fame, di un intero pianeta.
E la luce scavò sentieri per ogni luogo, invadendo e riconquistando, a memoria e pacificamente, le opportune porzioni di spazio; colei che parla nel nostro presente d’aspetti del proprio passato, appare simile ad un antiquario per il quale, lo scorrere del tempo assume i precisi connotati della preziosità.
Raggi di luce splendevano su di un coccio, verdognolo, di bottiglia; altri risvegliavano il sonno della fauna, in parte impreparata, simili ad una sveglia naturale dalla fluttuante puntualità. Si divertivano, persino, a duellare con le forme materiali esistenti, nel tentativo di pennelleggiare fogge d’ombra tremule, chissà, come per esorcizzarne il possibile ritorno in massa. Il nuovo giorno sorse veloce , recando con sé una schiera di rumori silenti, voci di madre natura, come il delicatissimo schiudersi dei fiori, nei campi, o la frenetica attività del becco di un pulcino all’interno dell’uovo o, ancora, il quasi immobile e regolare volo delle rondini, fisse nella propria perfezione. E l’uomo?
Una fila di macchine ciancianti inondò il manto stradale, ululante d’orrore alla solita furia pendolare, poi, il silenzio di un semaforo, che, solitario, durante la notte aveva quietamente commutato per ore, fu destato con risolutezza dalle ingiurie di due automobilisti insofferenti. Gli scarichi presero a ruttare biossido di carbonio, fermi in code fumanti di centinaia di metri. Gli ultimi avanzi della vegetazione ricordavano i resti storici di antiche civiltà; arbusti scheletrici ed impolverati chiedevano l’elemosina lungo nidiate di serpi in catrame già rovente. Da qui la routine: lo sferragliare del tempo ad un ritmo di cinque settimi.
Scoccarono le sette e trenta minuti, le otto ed, ancora, le otto e mezza, infine le nove; era un flusso, la piena, che doveva per forza passare.
Una sinfonia inevitabile, geremiade di una società tanto cacofonica quanto poliedrica: coriandoli diversi, come gettati dagli spalti di uno stadio.

Da “Prospettiva Vita“.

Questa è la storia di un gattone che, una notte, sfidò il “mostro” della strada…
Nel cuore della notte un grosso gattone nero, dall'aria alquanto arruffata, quatto quatto stava attraversando la placida strada. Un ombra nelle tenebre. Il lungo  viale, in ogni direzione lo si guardasse, appariva dormiente. Una fila di alberi, incredibilmente rigogliosi, lo adornava su ciascuno dei due lati, formando un tunnel naturale ancora più buio della notte. Dal fogliame, reso fluttuante da un alito soave di vento, traspariva la maculata immagine della luna; fissa, oltre quel continuo ondeggiare, quasi a scandire il ritmo dell'eternità. Piovigginava. In lontananza, il rumore di una moto in accelerazione, lo mise sull'attenti. Le orecchie, delicatamente appuntite, si mossero, automatiche, tese a valutare l'entità del possibile pericolo. Era fermo, in prossimità di una linea bianca tratteggiata della mezzeria viabile. Silenzio. Fu attirato dai moscerini che volteggiavano attorno ad una piantina illuminata della città. Ripetitivi. Il semaforo, lampeggiante a quell'ora, duecento metri più avanti, dipingeva, sui muri di una casa, strane figure spiritate. Ogni volta uguali ma, sfuggevoli, indecifrabili.  Magiche. Un improvviso gorgoglio risalì da un tombino stradale, poi ancora il silenzio. Il gattone, peraltro conosciutissimo da quelle parti, mosse gli occhi attorno al mondo li per li visibile. "Seduto", con la coda adagiata ed uniforme al folto pelo disordinato, prese a leccarsi, a turno, le zampe anteriori, strofinandosele, poi, sull'enorme faccione da cartoons. Comunque attento. Inaspettatamente un rumore si fece largo in lontananza. Sempre più intenso ed insistente. Alzato di scatto il muso tondo, le orecchie tornarono a muoversi all'unisono ed in varie direzioni. Gli occhi gialli, come la luna, si ravvivarono, trasformandolo nella creatura leggendaria, capace di incutere anche paura. Rimase immobile, con il resto del corpo, usufruendo della tiepida unione con il manto di catrame cittadino. Era quella la vita di un animale ? In costante attesa del pericolo ? Una macchina apparve lungo il viale, uscita da una via laterale .... ( prima marcia ) ... i fari, durante la svolta, parvero arrancare nel buio, successivamente "riguadagnarono" la carreggiata ..... ( seconda marcia ) .... il gattone si rizzò sulle quattro zampe muovendo qualche lieve ed affrettato "passo" verso il centro della corsia ..... ( terza marcia ) .... il rumore di quel mostro lo angosciava. Era terrorizzato ..... ( quarta marcia ) ..... due colpi di luce accecante lo investirono, paralizzandolo .... ( quinta ) .... le gomme trasmettevano a terra tutta la potenza e la pressione dei cavalli motore. Per quanti suoi simili ciò era equivalso all'ultimo rumore udito in vita ? L'auto si spostò il più possibile sulla destra, lampeggiando veloce con gli abbaglianti. A cento chilometri all'ora, avrebbe spolpato quel povero gatto, ma non riuscì minimamente a rallentare. Era una forza superiore che s'irradicava progressivamente nella volontà. Il nazistico effluvio di provare potere su di altri. Il gattone si trovava sempre là.  In mezzo alla strada ed in rotta di ... collisione. Sempre più vicino, come un matador. Quasi fosse costituito da cemento armato. Poi, vincendo l'assurdo, con un balzo si trasferì sul ciglio della strada, restando vigile nell'accompagnare, con lo sguardo, il mostro battente in ritirata. Vide due luci rosse adornarlo posteriormente, ed altrettante manifestarsi poco dopo. Infine il rumore scemò progressivamente, sino a quando tutto ritornò alla calma. E fu di nuovo silenzio. Lo aveva sconfitto. Tanto valeva riprovarci !?!.

Da “Prospettiva Vita“.

 " ..... che meraviglia il fuoco di quelle pallide pupille
         di quei chiari fanali
         di quei viventi opali
         che fissi mi contemplano .... “.
                  " Il gatto " / I fiori del male - Baudelaire.


domenica 1 novembre 2009

Tremonti: " Non si è mai visto niente di simile".



“Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei fiumi, delle stelle e passano accanto a sé stesse senza meravigliarsi.” (S. Agostino)
All’inizio del 2009 ho deciso di unire il sacro al profano; ho, in questo senso, collegato il mio cammino spirituale al mondo speculativo della finanza. Perché? Nel personale tentativo di riprendere la “padronanza” della vita, alcuni “segni” mi hanno fatto comprendere che “era giunto il momento di esprimere con forza ed in concretezza quello che, in profondità, esalava da me stesso, dai comignoli delle fucine dell’essere”. Ho deciso di abbandonare la strada che stavo percorrendo, per imboccarne una diversa, nuova, tra le rovine di molti altri che mi avevano preceduto. Questa strada conduce alla libera manifestazione o concretizzazione del mio sogno di “libertà”, il cui primo passo è stato proprio il coraggio di decidere e scegliere di “fare così”. L’intenzione si è trasmutata in concretezza, il “sentire” in coraggio, lo spunto in audacia. Secondo me è solo con il “fare” che si da il via alla manifestazione fisica di quello che crediamo. Sino a quando si rimane in uno stato di potenziale paludoso, senza provare a dar luogo agli stimoli che sorgono dai nostri centri di potere, saremo preda di quei due semitoni mancanti nella scala musicale e saremo destinati ad essere “carne da cannone”. Con tutto il rispetto per chi non se la sente di mettersi in gioco, per chi necessita delle calde ed accoglienti braccia delle “certezze” di questa vita che, altresì, questa vita stessa sta sempre più facendo materia di “rarità”. Il mio pensiero negli ultimi tre anni e mezzo è cambiato e prospetticamente non credo più ad un destino già scritto per ognuno di noi; il destino è rappresentato dal nostro carattere e, quest’ultimo, rappresenta il mix delle nostre emozioni e dunque delle vibrazioni e delle “frequenze” alle quali siamo attualmente agganciati. È così che la natura di questo “luogo” unisce l’essenza alla forma. Io ricordo sempre che l’attuale Antisistema, nel quale siamo immersi, si è formato con lo scopo di permetterci  di evolvere. Lo so che è un concetto estremo, ma è quello che penso in cuor mio. Ieri ho notato la copertina di “Focus” ( se non erro ) nella quale si vedeva l’immagine della Terra ed il relativo titolo asseriva che “ La Terra è una nave spaziale con a bordo 6 miliardi di passeggeri ( noi ) “; è vero! Ma per quale motivo questa “nave” ci ha imbarcati? Ragazzi, questa nave è la nostra casa e lo rimarrà sino a quando non raggiungeremo il prossimo livello evolutivo. Questo livello è previsto qua, nelle 3D… Ecco cosa dice la Cabala a proposito del luogo dove ci troviamo:
“Il nostro glorioso mondo è nella Sephirah Malkhut di Assiah, è quello nel quale siamo immersi non appena ci svegliamo a questa vita dove siamo ricoperti al massimo dalla materia e dove, a prima vista, l’infinito ci separa dal nostro Creatore. Noi siamo gli attori di questo Mondo o palcoscenico, ma la Luce (le Sephiroth), l’anima che è dentro di noi cerca di farsi strada, ci vuole illuminare e indicare il cammino, sentiamo come un impulso o una voce flebile che ci dice che dobbiamo fare qualcosa, che dobbiamo capire, che dobbiamo risvegliarci, che ce la possiamo fare, ci dice che abbiamo le possibilità per conseguire “virtute e conoscenza” e, addirittura conquistare altri mondi. Questa flebile voce è nelle nostre menti e nel centro del nostro cuore, essa ci dice pure che non siamo soli nell’universo, che c’è un Grande Padre, Creatore dell’Universo, che veglia su di noi e che ci ha affidato un compito importante. Si ha così il desiderio di saperne di più e questo desiderio ci mette in comunicazione con energie superiori e più siamo spontanei e genuini nel nostro desiderio, più le nostre invocazioni raggiungono le forze superiori.
Malkuth, come già detto, ha la funzione di dare forma, concretezza, tangibilità e chiarezza a ciò che sui Piani Superiori era intangibile e indefinito, così che le emanazioni di tutte le altre Sephiroth, divengano a noi illuminate e visibili in quanto riflesse dagli aspetti concreti di Malkuth. In fisica si dice che vediamo gli oggetti solo mediante i raggi di luce che essi riflettono dalla loro superficie ; se essi non riflettono, perché al buio, non sono visibili.”
( http://www.fuocosacro.com )

Spirito ed economia dunque. Ho scelto questo connubio non a caso. Il mio sogno è molto ardito. Esso coinvolge tutti nelle proprie pieghe caratteristiche. Sto cercando di trovare delle modalità nuove per invertire il "giro del fumo" nella speculazione di Borsa. Solo facendo così quel mondo potrà comprendere quanto sia "sbagliato". E poi le condividerò con coloro che si sentono in risonanza. Ma, ricordate sempre, che io non sono solo questo! Questo punto è molto importante e necessita di un prossimo articolo per essere sviscerato. Riverbera, da queste dimensioni, la possibilità che nuova energia si immetta nel vasto bacino del mondo dannato della speculazione, nelle terre di Mordur, nelle lande desolate dove quasi tutti coloro che s’avventurano perdono tutto quello che hanno. Quel mondo di nera energia DEVE essere bonificato, trasmutato, solarizzato, DEVE cambiare secondo quello che è il nostro volere….
In questo senso le nuove forze energetiche devono spingere per mutare le apparenze d questa illusione che chiamiamo “Vita” e nei suoi riflessi, uno dei quali è proprio il mondo della finanza e della Borsa.  Se una entità superiore volesse misurare il grado evolutivo della famiglia umana, potrebbe scegliere di sondare il sistema economico in auge, ad esempio. E cosa capirebbe se lo misurasse oggi? Direbbe: “ Hanno ancora bisogno di tempo, di molto tempo “; e deciderebbe di tornare a vedere fra molti anni. La questione tempo è una componente basilare di questa intelaiatura di Universo, tanto che il ministro Tremonti inizia il suo discorso di esordio alla “Giornata mondiale del risparmio” il 29 ottobre 2009 in questo modo:
"Oggi la logica del tempo è solo una logica relativa perchè ci permette di comprendere cosa sta accadendo dall''inizio della crisi; c’è stato un rallentamento della velocità assoluta del tempo con una messa in discussione dei tempi fondamentali perciò per guardare al futuro è fondamentale guardare alla dimensione del tempo: proprio per questo le azioni messe in campo dagli organismi internazionali sono state tese all''arbitraggio del tempo, a guadagnare tempo, a dilatare il tempo. La storia insegna che non si e'' mai visto niente di simile".
Tremonti sottolinea come oggi “ si cerchi un equilibrio tra lo spazio dell''economia e il tempo della Politica “.  Il ministro parla della crisi come di " un continuo divenire, un pò come in un video-game: si è bloccata e questo grazie agli interventi degli Stati che hanno trasmesso un messaggio di fiducia ".

La dimensione tempo è basilare. Gli Stati hanno temporaneamente stoppato la crisi, per prendere tempo. Per avere più tempo. Ma se il modo di “fare” del mondo finanziario non cambierà, ed anche in fretta, la crisi si inasprirà seguendo le pieghe del tempo. E, a giudicare, da come stanno facendo introiti le banche di tutto il mondo, non sembra che abbiano compreso la “lezione”.
La prossima ondata di “crisi” non sarà molto tenera perché non ci sono alternative quando non si hanno “orecchie per sentire”…
Ho deciso di scrivere e di riversare il filo delle mie esperienze in questo blog e continuerò a farlo sino a quando reputerò che “ è cosa buona e utile “…

L'immagine è tratta da Hegel.net
 

sabato 3 ottobre 2009

Il mio mostro preferito.




La mia anima… anima? E che cos’è? Inizio un discorso, o vorrei iniziarlo e subito sono attanagliato dai dubbi! Starò veramente parlando della mia anima? Oppure volevo dire “ la mia coscienza?” O il mio sé, o vero sé, o ego, falso ego… che altro? Volevo veramente iniziare un discorso facendo riferimento ad un qualcosa che c’è dentro di me? Si, su questo sono sicuro! Qualcosa che c’è dentro di me e che è vigile, attento osservatore; qualcosa che mi rende unico, diverso da un sasso. Ma che cosa è? Come posso fare un discorso, o scrivere agli altri se non conosco me stesso, ossia questa parte interiore che, riconosco, essere molto importante? Allora che faccio? Scrivo lo stesso? Certo! Altrimenti cosa ci sto a fare qua? Cosa ci faccio su questa Terra se non metto radici… Ho visto un video molto bello che parla dei Chakra ( a chi interessa posso passare il link – aaaaaaahhhhhhhh così siete costretti a scrivere, a farvi vivi ); ebbene io penso di avere problemi già al primo, quello sacrale… il più basso, quello che esprime il contatto con la madre Terra, quello che ci deve far mettere, appunto, radici con l’ambiente. Si, io penso di avere questa “ruota” un po’ malfunzionante, perché “mi sono sempre sentito come un pesce fuor d’acqua”. Però se è vero che ognuno di noi è qua, anche, con una missione ben precisa da svolgere e, se è vero, che in questo Universo vige la legge del libero arbitrio, vuole dire che:
-    sono qua per mia volontà
-    sono qua per un motivo
Non ricordo purtroppo. Altrimenti sarebbe troppo facile no? E penso; “ è così difficile intraprendere un dialogo con il mio vero sé! Ci ho provato in tanti modi… ma nulla! Sono talmente stanco e rassegnato che mi lascio andare nella corrente del caos, come un legnetto nel letto di un fiume in piena. “
Così è più facile! E allora penso che il mio potere divino, abbia rispettato in pieno il mio volere e mi ha servito una bella vita di… caos. Con un “Mostro” che mi evita di guardarmi dentro, levandomi il tempo, le forze, la volontà, l’energia. E io che mi accorgo di tutto ciò, mi arrabbio pure sprofondando sempre di più!
“ Maledetto MOSTRO! “ – urlo con tutto me stesso.