lunedì 13 maggio 2019

Ancora.



Complimenti… Davvero molti complimenti…”.
Fabio Fazio
“Così (qua)” s’espresse Fazio, allora presentatore dell’ultima “versione” del Festival di San Remo: 
Complimenti…”.
Le parole furono indirizzat3 verso Daniele Silvestri e Rancore, non appena terminò l3 loro “esibizione”:
Ho sedici anni
ma è già da più di dieci
che vivo in un carcere.
Nessun reato commesso là, fuori
fui condannato ben prima di nascere…”.
Argentovivo - Daniele Silvestri
È curios3 che tale composizione l’abbia sentita per l3 prima volta, ieri. 
Ma non è assolutamente “curioso” l’effetto che ha scatenat3, “sentendo” tutt3 come dovrebbe essere, ossia, significativamente e, quindi, persino al di là (Oltre Orizzonte) rispetto al mezzo vettore (singolarità + ambiente/circostanz3).
I “dieci anni” – di quotidianità - contrassegnano anche l’esperienza (in) SPS, laddove anche i numeri non sono “curiosità”. Ergo:
se l’auto constatazione dell’essere sedicenn3, porta fuori l3 stato d’animo da es/in-clus3, contemporaneamente
il “sentire” a posteriori (dopo i cinquanta), comporta l’auto comprensione non tanto di un “problema personale, quanto di più di un ambiente in toto che funge come “condanna... ben prima di nascere…”.
Per cui, “ora”, mi chiedo:
esprimersi attraverso tale “testo” (che è soprattutt3 nel significato che “vale”)
che cosa comporta in termini di coerenza a posteriori?
Ovvero, Silvestri e Rancore hanno solamente cantato, sul palco dell’Ariston?
Meglio: 
ogni “artista” che si esibisce in pubblico, cantando la propri3 “canzone (musica, arte)”, che cosa esprime sostanzialmente, in un luogo comune “a Massa”, dove fa sempre molt3 comodo che ci sia sempre un/il proprio pubblico (pagante)? 
Che tipo di potenziale incarna, allora, l’essere costantemente “a Massa”
E che tipo di recita(zione) portano “avanti” tali kermesse, farcite da coloro che vi si esibiscono “sopra/dentro”? 
Quest3 Spazio (Potenziale) Solid3 (Io) comporta il prendere talmente sul serio tale situazione (versione del reale manifest3 “qua, così”), da rimanere sul pezzo praticamentesempre, senza mirare a nulla che non comporti valore aggiunto in termini di… cosa?
Ricchezza personale? Successo? Vana(gloria)? Interesse privat3? Emersione sociale (l’essere qualcun3)? Esibizione pubblica? Gloria imperitura? Onore? Sentirsi speciali, “migliori”?
O più semplicemente, lavorare.
Bah. 
Leggil3 un po’ come vuoi/credi, ma… “no”. 
Tutt3 ciò ti viene solamente “accreditat3” per mezzo del seguito, che si crea non appena c’incocci, attraverso tale esposizione o bagno pubblico.
Ovvero, instaurando un3 forma di attrazione gravitazionale, che se non padroneggiat3 allora comporta “nuovamente” status quo AntiSistema.
Un modo come qualsiasi altr3, per/di alimentare ciò (chi) sembra non esistere, nonostante, c’è.
Tale essere “personaggio” comporta l’essere “rivoluzionario”, che non apporta alcun3 “rivoluzione” = nulla de che, a livello sostanziale;
se non il continuamente “lamentare” un3 situazione “insostenibile”, che va denunciat3 – e viene regolarmente “denunciat3” pubblicamente – senza che con ciò vada a tras-mutare niente. 
Dunque, l’artista diventa un pilone mobile per il segnale wireless AntiSistema, che r-ac-coglie il consenso di parte dell’essere pubblic3, ch’è l3 “torta” in(de)finita d’auto spartirsi anche tra… “artist3”. 
La “loro” parte di guadagno interpersonale. Il motivo per cui possono, poi, permettersi di sopravvivere “sopra alle righe”. 
Dunque, tal3 personaggi diventano “figh3” e, non… altr3 di significativamente... Oltre Orizzonte
Un limite che va a combaciare con il termine delle trasmissioni “via immaginazione”, che si ferma sempre ad essere im-possibile, fantascienza, utopia, complottismo, paranoia, malattia, problema, etc.
Silvestri e Rancore, assieme a Fazio, che cosa (chi) rappresentano massivamente
Gerarchia. AntiSistema. 
Ossia, proprio coloro che assumono il ruolo d3 “campion3”, stanno esclusivamente lavorando (ognun3 di loro è ripagat3 per fare e dire ciò che è “liber3” di dire e fare). 
Quindi, ogni “denuncia” che va in onda, attraverso toccanti testi e note musicali, non appena terminano i cinque minuti di tale durata, a quale “destino” va inesorabilmente in-contro, se sempre (nel) “qua (così)”? 
Bè, ai “complimenti” di chi presenta, che ha bene in mente l’ago dell3 bilancia “audience”, attraverso cui viene misurat3 e verso cui deve allora sempre avere l3 massima attenzione. 
A scapito di cosa/chi, se non proprio del significato che percorre tutt3 ma (ma) che necessita, nell’AntiSistema, di essere auto decodificat3 attraverso atteggiamento “formulare”, o, grado di coerenza sostanziale/permanente, che proprio facendo in tal modus viene sempre meno.
Dopo essere stat3 “emozionat3” da simili mix, non appena termina l3 “canzone”, termina anche l’effetto trascinamento
Perché, l3 domande a cui rispondono coloro che ti hanno appena “colpit3”, fungono da schiacciasassi o da acqua che spegne subito l’incendio o, meglio, il principio (potenziale) d’incendio (poiché, prevenire è meglio che/di curare).
Ergo, è proprio ciò che più insiste, che meno viene colt3, quando risulta “normale” il mondo rovesciat3.
Costretto a rimanere seduto per ore
immobile e muto per ore
io, che ero argento vivo, signore
che ero argento vivo e qui dentro si muore.
Questa prigione corregge e prepara una vita
che non esiste più da almeno vent'anni.
A volte penso di farla finita
e a volte penso che dovrei vendicarmi.
Però la sera mi rimandano a casa lo sai
perché io possa ricongiungermi a tutti i miei cari
come se casa non fosse una gabbia anche lei
e la famiglia non fossero i domiciliari…”.
Argentovivo - Daniele Silvestri
Bell3 parole”. Sì. 
Parole che rimangono tali, quando sostanzialmente sei sul palco perché stai lavorando, anche se non ti puoi permettere di dirl3 nemmeno a te stess3, che hai ali di pubblico dall3 tua parte e parti ancora da conquistare.
Sì, perché “piove sempre sul (già) bagnat3” e “chi più ne ha (e) più ne vuole”. 
No? (In) gerarchia
Dunque, sei sempre ri-pagat3, quando compi bene il “tu3” mestiere, che non finisce mai, nemmeno quando rispondi a domande che spengono ogni scintilla precedente.
In quale modo rispondi a…? 
In modo da (non) risultare in-coerente (tale è l’equazione ma non l’essere “formulare”). 
Sì perché c’è sempre significato in tutt3 ciò che fai, anche se è significativ3 l3 strascico che auto comporta, ogni volta, l3 fine delle trasmissioni che decretano l’andare a letto, a dormire, a “riposare”… che “domani è un altro giorno”.
Un altr3 “gi(o)r(n)o di giostra”. 
Ossia, proprio quel che sopporto sempre meno, se non in termini di… potenziale (contemporaneo), o, di “speranza (mai fine a se stess3)”.
Quando “due” che lavorano, s’incontrano sul palco pubblico, che cosa succede
Che cosa comporta il lavorare? Cosa crea/manutiene l3 “necessità (ora, diritto)”… lavoro?
“È già success3” e… continua a succedere.
Lavoro = dipendenza, im-pieg3, “comanda padron3”, etc. Da/in cui ogni parvenza di “destra e/o sinistra (in gerarchia)” =pari son”.
E il tempo scorre di lato ma non lo guardo nemmeno.
E mi mantengo sedato per non sentire nessuno.
Tengo la musica al massimo, e volo
che con la musica al massimo, rimango solo.
E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
perché alla fine si esce e non saprei dove andare.
Ma non capiscono un cazzo, no
io non mi ci riconosco
e non li voglio imitare.
Avete preso un bambino che non stava mai fermo
l'avete messo da solo davanti a uno schermo
e adesso vi domandate se sia normale
se il solo mondo che apprezzo, è un mondo virtuale.
Io che ero argento vivo dottore
io così agitato, così sbagliato
con così poca attenzione, ma mi avete curato
e adesso, mi resta solo il rancore…”.
Argentovivo - Daniele Silvestri
Divide et impera
Compresenza “ombra” eco-dominante. SottoDomin3. “Mafia”… Speculazione. AntiSistema = (nel) “qua (così)”.
Quando è “tutt3” ad essere tale, non riesci più (nel “tempo” = incanto) a scorgere l3 differenza di potenziale sostanziale, che sussiste nell’essere “nei ranghi, ordinat3 e copert3”, anche se sei assolutamente “rivoluzionari3” perlomeno nell’auto crederti tale.
L’auto disinnesco opera, appunto, “ben prima di nascere…”, essendo “comitato di benvenut3” o firewall ambientale assolutamente “trasparente”.
Perché “rischiare di perdere tutt3”? 
Infatti, “lavori” sempre, in modo da meritarti l3 “paga” che archetipicamente comporta anche il “tradimento (per pochi denari)”. 
Poi, quando rimani sol3 coi sensi di colpa, che non ci sono ma esistono per/in “te”, comprendi (forse) ma non serve analogamente a nulla, poiché altresì sarebbe meglio “ricordare” anche attraverso tale esperienza. 
Fartene qualcosa sostanzialmente “formularmente” è l’essere sempre (sempre) da te in te e, non, da “te” in te o da te in “te” o da “te” in “te”…
E anche se non “comprendi”, facendo “click” e gettando tutt3 nel “cestino”, rimane comunque sempre significato, che non ha alcun verso né direzione di spinta, essendo e rimanendo informazione ambientale (memoria) frattale espansa e che, in quanto tale, si diffonde ovunque come se fosse aria atomizzat3 o acqua che scorre lungo ogni declivio caratterizzando il mondo, persino quando è il mondo che crede di caratterizzarl3, auto indirizzando e dunque pretenziosamente controllando.
Ho sedici anni
ma è già da più di dieci
che ho smesso di credere
che ci sia ancora qualcosa là, fuori.
E voi lasciatemi perdere
è così facile da spiegare, come si nuota in mare
ma è una bugia, non si può imparare
ad attraversare quel che sarò…
Nella testa girano pensieri che io non spengo
non è uno schermo
non interagiscono se li tocchi.
Nella tasca un apparecchio
che è specchio di quest'inferno
dove viaggio, dove vivo, dove mangio, con gli occhi.
Sono fiori e scarabocchi in un quaderno
uno zaino come palla al piede, un'aula come cella.
Suonerà come un richiamo paterno
il mio nome dentro l'appello
e come una voce materna, la campanella suonerà.
È un mondo nato dall'arte
per questo artificiale.
In fondo è un mondo virtuoso
forse per questo virtuale.
Non è una specie a renderlo speciale.
E dicono che tanto è un movimento chimico
un fatto mentale.
Io che non mentivo
che ringraziavo ad ogni mio respiro
ad ogni bivio, ad ogni brivido della natura.
Io che ero argento vivo in questo mondo vampiro
mercurio liquido se leggi la nomenclatura.
Ho sedici anni
ma già da più di dieci vivo in un carcere
e c'è un equivoco nella struttura
e fingono ci sia una cura, un farmaco ma su misura.
E parlano, parlano, parlano, parlano
mentre mio padre mi spiega
perché è importante studiare
mentre mia madre annega nelle sue stesse parole
tengo la musica al massimo, ancora
ma non capiscono un cazzo, no.
E allora, ti dico un trucco per comunicare
trattare il mondo intero come un bambino distratto.
Con un bambino distratto davvero
è normale che sia più facile spegnere
che cercare un contatto.
Io che ero argento vivo signore
io così agitato così sbagliato
da continuare a pagare in un modo esemplare
qualcosa che non ricordo di avere mai fatto.
Ho sedici anni…
e vivo in un carcere.
Se c'è un reato commesso là fuori
è stato quello di nascere.”.
Argentovivo - Daniele Silvestri
Sin dove si spinge l3 recita(zione)
Non importa più. (In)tanto, se (se) sei “formulare”, allora, è sempre di significato che si tratta ed ogni situazione è sempre l3 più adatta.
“Complimenti…”, allora. “Fai…” che è sempre l’ora
E se non capisci, vai Oltre, poiché si tratta di Orizzonte. Stop ad ogni guerra tra impoverit3 dentro. Di più, si tratta di… ritrovare il proprio centro.
Siamo a Parigi nel 1815. Dopo la caduta di Napoleone si devono decidere le sorti politiche della Francia. Talleyrand organizza un incontro a cena con Fouché, capo del governo provvisorio.
I due sono eterni rivali e giostrano un duello con le parole, i ricordi e la politica. Il primo vuole il salvacondotto per Luigi XVIII, il secondo mantenere il proprio potere.
Arriveranno a un'intesa anche se il nascente regime non promette niente di nuovo
A cena col diavolo Link
Siamo (nel) “qua (così)”… nel 1815? No. Anc-Ora.
       
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2019
Bollettino numero 2551
Riproduzione libera”.