venerdì 16 settembre 2016

Insensibile attraverso i sensi (3)



È questo il tuo problema. Credi di poter scegliere…”.
La zampa di scimmia
Cosa descrive e racconta, Dante? Quale simbologia è codificata nella “sua” opera?
Cosa c’è di più “materiale (alias: di più vicino)” all’essere umano, appallottolato nella società umana?
L’inferno o, nel mezzo, il purgatorio. Mentre il paradiso è qualcosa di molto più inaccessibile. La “visione” dantesca è, così, molto ma molto concreta (tanto dal percepirla, simbolicamente, come una... "denuncia").
Tanto quanto lo è una vera e propria “mappa del territorio (dove il territorio è, allo stesso tempo e tuttavia, sia il reale manifesto che quello potenziale)”.
Che "cosa" c'è... sotto?
  
Allora; devi sapere che “per te, è più facile - se ‘qua così’ - andare a finire all’inferno o nel purgatorio”, dal momento in cui “è già successo”. 
Un luogo AntiSistemico, infatti, è già di per sé… quanto “auto descrive” Dante e non c’è bisogno di “andarci a finire dentro (se ti ci manifesti, già, al di dentro”.
Il “giudizio” è qualcosa che viene emesso dall’autorità, anche quando questa sembra non esserci, eppure “tutto funziona analogamente, allo stesso modo di... quando è fisicamente compresente (il “segno” di una sorta di automatismo, sempre vigile e sempre all’opera)”.
Non solo. Dante che cosa ti fa capire, "smarrendosi nella selva"?
Che “due, delle tre,” aree destinate alla tua anima”, sono “sotto alla terra”. Ossia, che il luogo del post morte è ancora “qua, così”. Segno frattale espanso che la sua indicazione riguarda il quando sei in vita e il quando sei mort3 (poiché non v’è alcuna differenza, se sempre all’interno di un giogo, lungi dal “mollare la presa”).
Che cosa c’è, allora, sotto alla terra? Sotto ai tuoi piedi. Sotto di te, nella "tua" forma attuale. Al di là di ciò che, usualmente, vedi ma non osservi a livello frattale espanso…
  

giovedì 15 settembre 2016

Insensibile attraverso i sensi (2)

Immagina e… chiediti:
quando si accende una “spia luminosa”, in qualche apparecchiatura tecnologica, che cosa indica?
Indica che ha raggiunto un “limite”?
 
Oppure, indica - di più - che ha raggiunto un “limite previsto”?
La differenza è sottile e “fa, appunto, la differenza”.
Ma... tra cosa e cosa?
La tecnologia è composta da “componenti”.
Le componenti hanno fisica natura, per cui, funzionano entro un certo range di parametri e sino ad un certo punto (anche per la sola usura). Le caratteristiche di fabbrica, dei singoli “pezzi”, si applica all’assieme del dispositivo, che si viene a creare lavorando in sinergia.
Ergo:
in una società globalizzata e, soprattutto, interessata alla “filosofia del guadagno industriale, pianificato a monte”, nel contesto conseguente di “obsolescenza programmata”… che cosa ti puoi tranquillamente e logicamente, aspettare?
Che ogni singolo componente abbia una “data di scadenza” e che, quindi, la stessa caratteristica si spalmi anche nella/alla “macchina”.
Dunque, “qua, così” – chiediti – “che cosa è un limite di fabbrica”? E cosa indica quella “spia” che si accende esteriormente?
  

mercoledì 14 settembre 2016

Insensibile attraverso i sensi (1)



(Per qualche motivo tecnico, per oggi le citazioni non sono tutte riportate nel color verde. Mi scuso per l'inghippo).
    
Così come ti viene dato tutto “qua, così”, alfine, per essere te stess3 e “dire tutto di te (tecnologia)”, allo stesso modo, anche il manifestarti in vita può rappresentare la stessa identica, frattale espansa, “cosa (caratteristica)”…
è “incarnandoti in seno alla vita” che,  di fatto, acquisisci una identità fisica e “finita”, perfettamente controllabile e mappabile (come quell’Ip, che ogni “macchina” ha... in quanto “indirizzo logico/fisico e ogni “essere umano” ha, in quanto codice fiscale, impronta digitale, retina, Dna, etc.).
Prima di manifestarti nel “qua, così”, chi/cosa sei? 
 
La risposta non è prevista, poiché non ricordi. 
Dunque, è “apparendo in un livello fisico di rilievo e misurazione diretta/indiretta”, che acquisisci una quadratura reale manifesta ("senso").
Qualcosa che è possibile meglio ricomprendere, attraverso proprio quello che ti succede, “una volta viv3, ‘qua così’”:
  • infatti, ciò che ti succede “dopo, nella lunga sequela di ‘ora’, riguarda sempre il ‘prima’, ossia, quello che ‘è già successo’”, non fosse altro per il motivo che… il “già successo” costituisce il “prima di”. Ora, avendo causalmente dimenticato, non riesci nemmeno a “capire” quale sia il prima, il dopo, il durante, etc. Per cui, non ti resta che “mettere insieme” queste particelle temporali, in una sequenza logica, che puoi ricavare, anche senza ricordare, a partire dalla tua esperienza diretta seppure “qua, così”.
Esiste, dunque:
  • prima (“è già successo”)
  • ora (“sta succedendo”)
  • dopo (“succederà”).
Ma, il “dopo” è, ancora una volta, qualcosa che “è già successo (dopo che/di…)”. 
   
Più che il futuro, "dopo" è… un passato...