martedì 29 settembre 2020

De’generazione.


Come funziona la giurisdizione? In gerarchia. Dato un “punto (di sospensione)”, da lì si radica ed espande quel “tutto”, proprio come da un seme prende piede ad immagine e somiglianza l’accon-discendenza. O come radioattività, inquinamento, conseguenza, filiazione, etc. 

La gerarchia parte da lì, oppure, ciò che puoi appurare è “solo” apparenza? Bè… dipende dal grado di approfondimento che intendi porre in tale questione, che deriva dunque anche dal modus (atteggiamento) attraverso cui ti adoperi, essendo tu come un investigatore privato, oppure, “tu” un dispositivo replicante

Secondo l’accezione “Dio”, è sua facoltà “governare (essere)” anche per mezzo di attributi particolari quali, la non località, l’ubiquità, l’essere wireless, da remoto, in leva, etc. ovvero, la propria giurisdizione “cade” ovunque, comunque, quantunque, anche se l’individuo non lo sa, non lo ricorda, non è d’accordo, lo ignora, se ne frega, etc. 

Dunque, se “Dio” insiste in tale strategia allora significa che ogni “seme”, proveniente da tale luogo comune globale, è indipendente tanto quanto basta a “Dio” per farsene continuamente qualcosa. Ergo, il “libero arbitrio” è al pari della consolidata apparenza che “sulla carta” equivale a qualcosa di tangibile, eppure sostanzialmente o realmente non è affatto così. 

Qualcosa che… 

lunedì 28 settembre 2020

Volere volare.


L’essere (“a Massa” = nell’Anti-Sistema) può essere “meglio” inquadrato attraverso “metafore”, alias, frattalità espansa, che richiede atteggiamento sostanziale al fine di essere auto decodificata l’auto caratteristica ambientale informazione o “dato”, che è significato, verità, memoria (esperienza) oppure “è già successo” e continua a succedere analogamente (o, appunto, a livello di sostanza – ma – in qualcosa che causalmente si blinda oltre, per mezzo del “di fatto”, che antepone alla verità, la “verità” da tribunale o de noantri).

Ebbene, tali metafore permettono di “meglio inquadrare la situazione”, permettendo di auto immaginarsi o “sentire” o, addirittura, di logicizzare essenzialmente. Eccone una:

l’essere “umano” è come sul fondo di un oceano, immerso nell’aria ed appesantito da tutto il “carico (peso, zavorra, palla al piede, etc.)” che si porta “dietro o dentro o attaccato”. Come i pesci nuotano, gli individui possono allora “volare”.

 

venerdì 25 settembre 2020

Ecce come.


Cosa significa “tifare” per una certa “s-quadra”?

Di nonsolocalcio si tratta, ovviamente. Essendo un modus diffuso globalmente, non importa dove, quando, perché. Il “tifo”, oltre che ad essere una malattia contagiosa (guarda non caso), è una inclinazione – che arriva a sviluppare vera e propria di-pendenza – verso una certa situazione di fondo, che “prende” ed attanaglia sino alle viscere o “dentro” e che, in definitiva, divide ulteriormente l’individuo, andando a costituire una fascia altrui che dalla profondità guida, segue, controlla sostanzialmente e potenzialmente ogni “fase” della routine dell’ospite. 

Come ben sai, infatti, chi è sede di “virus” è l’ospite e non colui che ospita. Un concetto fuorviante e controintuitivo, ma tant’è… significante; non sei tu ad ospitare l’altrui compresenza, bensì, sei ospite in casa tua che, quindi, è “tua” così come allora tu sei “tu”, nell’Anti-Sistema. 

“Ora”, sei tante “cose” tutte assieme (contemporaneamente, come il potenziale). Ergo, quando sei chiamato a scegliere o a “decidere”, ad esempio al lavoro oppure in qualsiasi frangente della vita, in quale maniera incide essere ancheospite del tifo”?