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Se (se) di evoluzione ti “piace” parlare, allora “che sia evoluzione e… cambiamento” anche il tuo nutrimento, ossia, la sostanza della realtà manifesta dei fatti “qua, così”.
Qualcosa che “attualmente” non coincide minimamente, ma (ma) solo apparentemente, con un simile stato delle cose…
L’apparenza – fai attenzione – è, allo stesso modo della fisica, anch’essa… fisica.
Non pensare che tale inclinazione sia paragonabile a qualcosa di impalpabile.
L’apparenza, al suo stadio massimo, è assolutamente reale, concreta, solida, materiale, etc.
Quando (se) vai a “sbattere contro a questa apparenza”, ti fai male. Sì, perché… è come scontrarti contro un muro di mattoni.
Hai presente? Ti fai molto, molto, male.
Anche se, per la verità, l’entità del danno dipende dalla velocità con la quale procedi. Comunque vada, la “misurazione” con un muro fa sempre (sempre) male.
È, allora, “apparente”… che cosa (chi)?
Di più, il “credo” che ispira ed auto convince singolarità e (oltre alla soglia critica) Massa, ad agire in un predeterminato volere.
È apparente ciò che non intende e non prevede assolutamente... apparire.
Posso solamente dire, da semplice studioso del comportamento animale, che il punto di vista rappresentato dal “fenotipo esteso” mi ha fatto vedere gli animali e i loro comportamenti in maniera diversa e penso di comprenderne meglio certi aspetti.
Il fenotipo esteso non costituisce di per sé un'ipotesi dimostrabile, ma cambia così drasticamente il nostro modo di osservare... da condurci ad elaborare ipotesi verificabili che altrimenti non ci saremmo neppur lontanamente immaginati…
Il fenotipo esteso – Richard Dawkins
“Ma che cosa stiamo dicendo, raccontando questo? Niente…”.
Nomi e cognomi
Dunque, per “dire qualcosa (sostanzialmente)” che cosa manca?
Il “nome cognome” è, di più, la consapevolezza centrale e portante che – anche da sola – fa la differenza (la consapevolezza, espansa alla globalità sociale, dà luogo ad una nuova “specie” umana).
La specie pensa in una certa maniera.
La "nuova" specie, pensa diversamente (è, quindi, oltre che potenziale, anche immaginabile e, dunque, possibile/percorribile/manifestabile).
Qualcosa che non necessita di essere dimostrat3, sopra a tutto nella modalità che “qua, così” ti viene richiest3 di formulare, avendo “mani e piedi col-legati”.
Tale forma di dimostrazione non esiste, in quanto che... “lo sai già che è così”.
Un computer senza “l’esistenza (segnale) della Rete” rimane un dispositivo, potenzialmente, in grado di “connettersi (in 'attesa')”.
Una pianta cresce e si riproduce in vari modi, rimanendo un unico organismo (specie), ma (ma) un singolare seme può attecchire in maniera particolare (la "distanza" dai propri simili conta a livello giurisdizionale e di... "attrazione, gravitazione"), dando luogo ad un impianto radicale potenzialmente altro, dal quale potrà generarsi un intero diverso organismo unico singolare (specie)... altrimenti come ti spieghi la "diversità" ambientale?
A meno che... la realtà manifesta sia un "progetto". Ipotesi da non escludere a priori; il che non eliminerebbe del tutto la possibilità "auto evolutiva", appena sopra accennata (se prevista in quanto "legge naturale... auto programmata (frattale espansa").
Nell’isolamento, ogni computer lavora localmente, ignorando proprio la possibilità di “sentire” ogni altro simile.
La Rete, che cosa “è”?
Una infrastruttura adatta a fungere da “luogo comune”, in maniera tale da “avere un appuntamento, lì (all’esterno rispetto ad ogni computer)”.
Computer ed infrastrutture sono considerabili come organismi vivi?