venerdì 12 agosto 2016

Convertire il luogo comune, in immagine reale (sostanza).



Il processo è alquanto intricato (reso complesso). Ma, non complesso, se
godidella prospettiva analoga (non certo per “valore etico, morale, universale, etc.”, bensì, solamente per “posizionamento panoramico, senza per questo perdere, smarrire, snaturare la tua originale centralità sovrana) a quella che lo ha immaginato "qua, così" (creato, ideato, ispirato, retro ingegnerizzato):
  • un “luogo comune” è la condensazione di quella che era/è, l’idea portante di un progetto, esistente nella mente della grande concentrazione di massa (“qua, così”… della dominante e/o delle sottodominanti, facenti sempre “parte” della dominante, per riflesso frattale espanso)
allo stesso tempo
  • un “luogo comune” – ti sembra (appare) – come qualcosa di abbastanza fumoso, da non essere “vero” (nel senso che descrive piuttosto una caratteristica non fisica; qualcosa che confonde, attraverso un processo che lo porta a crearsi e che convenzionalmente la Massa non utilizza, anche e soprattutto, per poter “risalire la corrente”, che lo ha permesso), ossia “che non te ne fai nulla”… avendo ben chiara una simile impressione (deduzione simbolica), derivante dal moto della freccia, che l’arco teso lancia verso il bersaglio, senza la possibilità di ritornare indietro, non lasciando traccia alcuna, rilevabile, della relativa traiettoria dipinta per aria.
Di quale “processo” si tratta
  

giovedì 11 agosto 2016

The Ring.


 
Le “cose si ‘santificano’ nel tempo”
Come il fabbro, alle prese col ferro battuto sul fuoco, le “cose” si ratificano per mezzo della compresenza tra la Massa e la relativa “accettazione”, in quanto processo di materializzazione finale per “asfissia (‘libera’ accettazione, abitudine)”.
Sempre tali “cose”, si manifestano poiché esiste una “necessità (presunta, apparente, fisica)” nella Massa.
Una necessità che deriva dall’espansione virale di un “problema”.
Ora, in un ambiente nel quale “nulla accade per caso (non visto che esiste la ragione fondamentale dominante)”, chiediti – allora – “perché esiste il problema stesso?”.
Perché esiste la “necessità di… sopravvivere”.
 
Cioè?
Dal momento in cui sei convint3 di dover fare/essere “qualcosa”, allora consegue che tutto quello che “non è quel qualcosa”, si ritrova come in rotta di collisione con la “tua” direzione di marcia.
Ma… “qua, così”… perché sei convint3 di dover fare/essere quel qualcosa?
Perché le condizioni di vita, di esperienza, di tradizione, di scienza, di cultura, di interesse, etc. te lo impongono, ma in una maniera “come se tutto questo provenisse solo ed esclusivamente da te, per mezzo della natura, degli altri, delle necessità, delle tradizioni, della scienza, degli interessi, etc.”.
Perché gli Stati sono indebitati, tutti quanti? Anche Cina e Arabia Saudita… 
  

mercoledì 10 agosto 2016

Correggi il tiro.


La prospettiva che "vede tutto". Anche gli aerei in volo...
In SPS (attraverso SPS/Me), ormai, si è ”fatta largo (aperta)” una prospettiva centrale (con a cuore la “giustizia naturale per chiunque, chiunque inclus3”.
Quel tipo di giustizia che ti aspetteresti di ritrovare, osservando il mondo con occhi giusti, ossia, attraverso l’idonea prospettiva/aspettativa, sterilizzata da ogni e qualsiasi forma di “interesse personale”) “lato tuo/umanità, centrale”.
Qualcosa che rileva e decodifica, attentamente, tutto quello che succede… ponendolo alla luce di una realtà manifesta sostanzialmente “preda di un ordine di potere compresente e non manifesto”.
La ragione fondamentale a/per tutto quello che “qua, così”, accade, continuando a succedere dal “momento di ‘è già successo’”.
 
Questa “discendenza” è il frutto, derivante dunque dal “seme”:
  • frutto che rigenera in continuazione, “nuovo seme”
  • sempre lo stesso che, solamente, si auto rinnova attraverso il conseguire della Massa, resa come inerte, inerme, sotto ad incanto.
SPS denuncia le motivazioni alle fondamenta dell’ingiustizia “qua, così”.
Di quello “stato di cose (realtà manifesta)” che abitudinariamente, ormai, hai riassunto ed elevato (indirettamente) a “stato di normalità”, mandando giù quello che era un “boccone troppo amaro, per essere vero”.
Tu preferisci “far finta di niente”, poiché la schermatura AntiSistemica è troppo spessa, per essere trapassata (anche se non lo sai). Ergo:
  • il “tuo” preferire
è, di più
  • un lasciarti andare nella/alla corrente dello/nello status quo.