martedì 27 gennaio 2015

Cosa non devi (s)cordare?



L'etica della reciprocità o regola d'oro è un valore morale fondamentale che "si riferisce all'equilibrio in un sistema interattivo tale che ciascuna parte ha diritti e doveri; la norma secondaria della complementarità afferma che i diritti di ciascuno sono un dovere per l'altro".
Essenzialmente si tratta di un codice etico in base al quale ciascuno ha diritto a un trattamento giusto e il dovere e la responsabilità di assicurare la giustizia agli altri. L'etica della reciprocità tra individui è il fondamento della dignità, della convivenza pacifica, della legittimità, della giustizia, del riconoscimento e del rispetto tra individui, delle religioni civili.
La reciprocità è la base essenziale per il moderno concetto di diritti umani.
Un elemento chiave della regola è che chi cerca di vivere in base ad essa tratta tutte le persone, e non solo i membri della propria comunità di appartenenza, con rispetto.
La regola d`oro ha radici in molte culture diverse. Importanti filosofi e personaggi religiosi l'hanno formulata in modi diversi. La "reciprocità" sintetizza con viva autenticità in sé le parole "libertà" e "uguaglianza". Le dottrine sulla libertà considerano l'etica della reciprocità tra individui un fondamento ovvio.
Ogni ingiustizia avrebbe origine da qualche precisa violazione del Principio di Reciprocità tra individui.
Secondo l'antropologia, l'etica della reciprocità è l'unica regola universalmente accettata, pur con notevoli varianti
Di solito, l'etica della reciprocità viene affermata e accettata senza un tentativo di giustificarla e di darle un fondamento; al massimo si mette in evidenza il vantaggio comune, il quale ricade, di conseguenza, anche su colui che la pratica, anche se a quest'ultimo può apparire troppo lontano
Islam.
La regola d'oro è implicitamente espressa in alcuni versi del Corano ed è esplicitamente dichiarata nei detti di Maometto. Un translitterazione comune è… "Desidera per il tuo prossimo ciò che desideri per te stesso" o "Ama il tuo prossimo come ami te stesso"…
Link

Non fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te stesso”.
Confucio

Il "non" è una "privazione" e, pertanto, funziona ma al contrario, fingendo da detonatore di specificità, nella fattispecie:
una discriminante che (ri)copre l'interesse.
 Il “detto” più moderno è, però, “cantato in salsa umoristica”:
È facile fare il gay con il culo degli altri”…
I Savonesi
Ossia, la morale vale solo in maniera unidirezionale:
da "te" verso gli altri e non viceversa.
Quando sei tu a “ricevere”… allora tutto cambia e ti “offendi”, te la prendi.
Un esempio?
  • la strage alla redazione di Charlie Hebdo (la difesa del proprio diritto, della propria libertà di pensiero)
  • la revisione dell’Olocausto (la difesa del proprio diritto, della propria libertà di pensiero)...

lunedì 26 gennaio 2015

Saranno ovunque, nella "tua" stabilità.


 
I ricordi che ha seppellito quel giorno, sono le fondamenta di ciò che siamo oggi…”.
John Wick
Che cosa “c’è” alle “fondamenta di ciò che siamo oggi”?
Che cosa sono certi (ri)cordi “seppelliti”?
Che cosa “è”… un banco di memoria?
Che cosa “è”… un hard disk e(s)terno?
Proprio come quello che hai tu in casa tua?
Che cosa (ri)cordi? A quale causa contribuisci? Cosa intrecci, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, ad ogni “santo” giorno?
Perché la società attuale ti sembra tanto “strana” e perché tutto (ri)entra in un ambito che, “senti”, assolutamente distante da te? Perché non c’è cambiamento concreto ma… solo, una vacua speranza s(u/o)pportata da un substrato di realtà emersa, che concretamente non cambia mai, seppure si parli sempre di “innovazione, evoluzione, cultura, civiltà… amore”?
Perché ti senti così (im)potente nelle “tue” decisioni, quando esse sono (ri)volte al tuo “sacrosanto” diritto di poter “incidere nella caratteristica reale, che chiamano (chi?) società”?
Perchè (ri)esci solo a “dire la tua”, in una maniera sempre disinnescata all'origine? Il "diritto alla satira" è concreto?


venerdì 23 gennaio 2015

Se lo dice lui, allora...


Alcuni sono “scelti” per (s)confortare, dicendo la verità “sul/del come stanno/vanno le cose”.
SPS (Io) è tra questi (l'oceano è composto da "gocce")...
Da dove giunge l’ispirazione, che (re)spira da qualsiasi direzione e parte?

Il reale emerso è un fitto habitat, comandato a “distanza” (wireless ombra) ed ombreggiato da una situazione di dominio non apparente, se non nella (re)distribuzione proporzionale frattale – per mezzo della legge di frattalità, che “amalgama tutto insieme, (man)tenendo conto delle debite proporzioni esistenti sostanzialmente, al di là di ogni gradazione di “dubbio” (credo, apparenza, appartenenza, incanto, interesse, paradigma, etc.) tra forze emerse e non, tra potenza e… potenziale.

Appar(ten)enza.

Questo, se leggi SPS da qualche tempo, lo sai già, ma:
tra potenza e… potenz(i)a(le)”?
He He He…
La caratteristica frattale del tutto (una sorta di clonazione delle forze, utilizzata come riferimento a specchio, per amalgamare la realtà emersa di conseguenza. Come per miscelare l’impasto della “farina, con la quale si andrà a caratterizzare l’ambiente del reale di riferimento) è, appunto, nel tutto.
È ipotizzabile che, nel tutto, sia (ri)flessa – oltre a quello che SPS ripete da sempre – anche quella componente di “potenziale”, (ri)ferita al “10” (20) che la percentuale di “squilibrio prevedibile 90 (80)” (ri)porta e (ri)colora fedelmente, nella situazione d’insieme sociale ed ambientale (realtà emersa)?
Il potenziale è un punto di approdo che "è" ad una certa “distanza”, dal “dove sei ora tu”.
Il potenziale, dunque, (auto)esiste… perché “è” (im)possibile.
Essendo (im)possibile… esso “è”, sia che:
  • sia possibile
  • sia impossibile.
Perché? Perché “ci puoi pensare”. Perché “lo puoi pensare”. Ok?

È il terzo stato l’(im)possibile, e se lo puoi (ri)pensare, allora lo puoi immaginare e, dunque, la “tua” mente ha in sé perlomeno una sua parziale traccia di (ri)ferimento. Per cui, la frattalità lo deve (re)distribuire nel Mondo.
Il potenziale è “scolpito” nel reale, anche quando non lo vedi.
Nel “10” (20) che controlla il “90” (80) c’è potenziale.
Nel “90” (80) che viene controllato dal “10” (20) c’è potenziale.
Ma… “che cosa intende SPS per potenziale”?