martedì 9 novembre 2010

Divisi ma uniti.





Il mondo nel quale si muove la nostra odierna “coscienza morale” è delimitato da due confini. L’uomo vive tra due mondi dal carattere completamente diverso: un mondo esteriore regolato da leggi naturali e un mondo interiore, sperimentato come realtà soggettiva. Chi nell’estasi spezza confini esteriori, “vede” immagini; chi fa l’esperienza del proprio io attraverso la via mistica interiore “sperimenta” sentimenti.
Fonte: L’uomo alla soglia di Bernard Lievegoed

La nostra società, sempre più “mescolata”, è alle prese con la sua estrema frammentazione. Questa dinamica corrisponde alla fase finale di un “progetto” nel “progetto”. Un sogno attuato con lungimiranza dall’Antisistema nel sogno del Piano Divino, la cui chiave di lettura è il linguaggio sincronico attualizzato dalla comparsa di “opportunità”, di punti di svolta, bivi, decisioni, che mai rappresentano il frutto della casualità, dal momento in cui sin troppe Leggi Celesti regolano ogni ambito del bacino globale della Creazione. 

Al livello dimensionale attuale, nella dualità, ogni “cosa” è vera e falsa allo stesso tempo ed il punto prospettico da cui si “osserva” fa la differenza nel predominio di una verità sull’altra. Le forme pensiero focalizzate nel paradigma in auge, corrispondono al veicolo che determina temporaneamente quale "piatto della bilancia" ha la meglio sull’altro. Gli usi, le abitudini, le consuetudini, fissano negli inconsci le regole imposte dalla forma energetica di Controllo

I moderni mass media determinano l’imprinting della società globalizzata e suddivisa allo stesso tempo.

Ecco allora che lo “Spirito” dell’affermazione di Lievegoed prende maggiore corpo. I due confini a cui allude, quello esteriore e quello interiore, trovano la relativa rappresentazione frattale, ad esempio, proprio nello sviluppo della scienza o delle dinamiche espansive e riduttive del vivere in città. Nel piccolo e nel grande ci si perde senza una bussola interiore in grado di amministrare ogni tipo di esperienza disposta dall’Essere. Questa “bussola” è rappresentata dal livello di conoscenza e di presenza verso se stessi, una sorta di equilibrio o di barra antirollio. Questa barra è un altro frattale che rappresenta il ruolo del “senso di presenza”, della Spiritualità, del “Io Sono”:

La barra antirollio è un semplice organo meccanico che mette in connessione due bracci o portamozzi di due sospensioni del tipo a ruote indipendenti di uno stesso asse, in modo da opporsi al rollio. Questa barra è conformata e fissata in modo da lavorare a torsione, questo perché ha una forma a "C", dove le estremità son fissate alle sospensioni, mentre la parte centrale è collegata al telaio in modo elastico e non vincolante, in modo che la barra possa contrapporsi a una diversa escursione delle due sospensioni.
Con questa conformazione la barra antirollio riesce a trasferire parte della forza dalla sospensione non in compressione a quella in esercizio, il che permette una migliore stabilità, senza andare a compromettere il confort al superamento di una buca o dosso, dato che permette l'uso di sospensioni più morbide.
Fonte: Wikipedia

Abbiamo due ruote indipendenti che fanno parte di uno stesso asse, in cui questa barra si oppone al rollio, alla disarmonia, alla mancanza di equilibrio dovuto alle asperità del territorio da esplorare ma anche di colui che è alla guida. Ogni aspetto "solidificato" dell’energia, ogni oggetto creato dall’uomo, è la contrapposizione fisica di una verità spirituale/eterica. Se noi osservassimo con “occhi” diversi e con pazienza quello che l’uomo ha “inventato”, potremmo comprendere il linguaggio dei frattali. La profondità della comprensione è soggettiva, proprio come gran parte delle esperienze umane in Terra. 

Trasferire convenientemente una parte della “forza” da una parte non soggetta a “lavoro” ad un’altra "in tensione" rappresenta un grande risultato in termini di efficienza energetica e di equilibrio che, a cascata, sarà in grado di riversarsi sull’intero mono esteriore percepito come reale.

Dicevamo che la società moderna è sia globale che individuale e dispersa sempre più finemente entro le stanze delle proprie case e tra le maglie del vivere quotidiano. Le due dinamiche spingono allo stesso tempo in maniera antitetica, perché l’opera del Controllo si oppone al rilascio dell’umanità stessa e perché l’umanità deve esplorare ogni possibilità racchiusa dalla geometrica solidità della terza dimensione. La divisione delle acque del Mar Rosso ad opera di Mosè, rappresenta proprio frattalmente queste doppie dinamiche disarticolanti: un intero popolo che per andare avanti deve chiedere una divisione dell’unità che altrimenti lo “sovrasterebbe” e la manifestazione di un potere potenzialmente alla portata di ognuno, insito nelle proprie capacità e caratteristiche dormienti, un appuntamento con un esame solo rimandato.

Altro frattale, esistente attualmente, che rispecchia la frammentazione e l’unità allo stesso tempo è la “griglia” di computer globale nata per unire ed aumentare la potenza di calcolo a disposizione: 

I Grid computing o sistemi Grid sono un’infrastruttura di calcolo distribuito, utilizzati per l’elaborazione di grandi quantità di dati, mediante l’uso di una vasta quantità di risorse. In particolare, tali sistemi permettono la condivisione coordinata di risorse all’interno di un’organizzazione virtuale.
Il termine “Griglia” è stato coniato intorno alla metà degli anni Novanta. Il vero e specifico problema alla base del concetto di Griglia è la condivisione coordinata di risorse all’interno di una dinamica e multi-istituzionale organizzazione virtuale (Virtual Organization, brevemente indicata con VO). La condivisione non è limitata solo allo scambio dei file, ma si estende all’accesso diretto a computer, a software, in generale a tutto l’hardware necessario alla risoluzione di un problema scientifico, ingegneristico o industriale. Gli individui e le istituzioni, che mettono a disposizione della griglia le loro risorse per la medesima finalità, fanno parte della stessa VO.
Fonte: Wikipedia 

Wow!

Tornando a Lievegoed, comprendo adesso perché io non abbia ancora avuto esperienze OBE; perché la mia “direzione” intrapresa è quella interna, ossia la via mistica della sperimentazione dei sentimenti.

Non “vedo” immagini ma “sento” gradazioni dell’Essere. È il verso scelto per adesso.

Ora comprendo anche cosa rappresentava il sogno ricorrente dello scheletro che appariva sulla montagna e che mi buttava puntualmente giù dal dirupo. Che cosa rappresentava? Ecco: 

L’uomo incontra il “piccolo Guardiano della soglia” immergendosi nel proprio inconscio. Si tratta di una reale figura spirituale che noi stessi abbiamo prodotto.  Essa è il compendio degli aspetti negativi del nostro passato, formatosi sia dalle precedenti incarnazioni che da quella presente.  Alla nostra esperienza questa Entità ci appare come un terribile essere spettrale che sbarra il cammino, impedendoci di avanzare con la coscienza nella parte inconscia del nostro essere.
Fonte: L’uomo alla soglia di Bernard Lievegoed

Nulla è per caso e tutto è opportuno. Questo libro, apparso per la prima volta in Vita mia ieri sera e sfogliato a caso, a pagina 122 mi ha donato questa visione lucida del mio “paesaggio” interno. Ringrazio coloro che lo hanno veicolato a me e la mia Essenza che lo ha ricompreso nel proprio "raggio d’azione".

Riporto, non so ancora per quale motivo, due domande ed due risposte:

Avrò successo nel mio intento?
Lascia andare il senso della tua Vita e perdona colui che giunge per te. Sii pieno di speranza.
In che senso?
Ignora il livello che soggiace al pulviscolo e andrai verso il tuo Porto.

 

lunedì 8 novembre 2010

Una diversa visione delle umane cose.






Ecco un “pezzo” di storia frattale dimenticata. Un pezzo della storia dell’umanità lontana e logora. Probabilmente vicina alle “origini”. Dove è scritta? In un antico libro rinvenuto sotto al deserto? In un rotolo smangiato dal tempo e dalla corrosione della dimenticanza? No… Nelle parole di un film. Un film molto recente. Un film dell’industria consumistica americana e, dunque, globale. Mi riferisco a “Scontro fra Titani”. Comprendo l’ilarità che può scatenare questa mia affermazione. Non la giudico e passo oltre.

La verità frattale è contenuta dappertutto e si ripropone in continuazione. Basta essere ricettivi! Per cui non occorre fare costose campagne di scavi in pieno deserto e non bisogna disperare perché la “conoscenza” è stata quasi interamente trafugata, manipolata, nuovamente nascosta. No. Perché la “verità”, ciò che si è compiuto sulla Terra in un bacino molto dilatato di tempo, e non solo negli ultimi 5000 anni, è sempre tra di noi; la verità si riforma nelle nostre strutture sociali, individuali, nei nostri edifici, nelle forme delle città e del territorio, in ciò che scriviamo, pensiamo, diciamo, in ciò che compiamo e non compiamo.

È frattale proprio come le trame, i disegni naturali che si ripetono all’infinito se li si osserva attentamente. Olografica e frattale. Ogni “granello” di Creazione la comprende per intero. Indagando nei frattali possiamo comprendere ciò che è successo e che, oggi, ancora ci “plasma” come un sogno di materia eterica solidificata, come un incantesimo

Riporto solo alcuni dialoghi della pellicola in questione.

“Le storie più antiche del mondo sono scritte nelle stelle. Storie di un era che precede uomini e Dei… Fu Zeus a creare l’uomo e l’uomo alimentava con le sue preghiere l’immortalità degli Dei. Ma con il tempo il popolo dei mortali divenne insoddisfatto, cominciò a dubitare degli Dei e alla fine si sollevò contro di loro”.

Tra l’altro approfitto di questa citazione per rendere omaggio all’illustre Zecharia Sitchin che è scomparso il 9 ottobre 2010. Devo molto a questo uomo e lo ringrazio per quello che ha compiuto nel corso della sua intera Vita. Riporto una breve descrizione di questo uomo, scritta dal fondatore del Gruppo Macro, Giorgio Gustavo Rosso:

“Sitchin è un grande scienziato e ricercatore, che ha avuto il coraggio di sfidare il conformismo degli archeologi con tante prove che mettono in discussione la versione ufficiale. La sua speranza era che venissero esaminati i resti di un ritrovamento e che si potesse confermare che il DNA di questa entità non era di provenienza terrestre, e così aggiungere una prova scientifica inconfutabile e decisiva a tutte le altre che aveva raccolto in appoggio alla sua convinzione che la razza umana, di cui facciamo parte, è l’effetto, il risultato di un incrocio genetico tra abitanti della Terra e di un altro pianeta, Nibiru”.

Andiamo avanti. Abbiamo il padre adottivo di Perseo che solleva le reti da pesca, da cui dipendeva la sopravvivenza della sua intera famiglia, e amaramente si accorge che sono vuote e lacerate dagli scogli. 

A chi devo rivolgere la nostra gratitudine per questa gloriosa munificenza? A Poseidone? A Zeus? Chi devo ringraziare?
Ringrazia gli uomini che li provocano! Afferma premurosamente la propria moglie Barbara.
Hanno distrutto la mia isola, mandato la peste sulla tua. Si prendono tutto quello che vogliono! Siamo solo schiavi.
Gli Dei ci hanno dato la Vita; di questo dovremmo essere grati. Incalza ancora Barbara.
Sono stanco di dover ringraziare per gli avanzi… Sono un pescatore. Perseo è un pescatore. Persino questo ci hanno rubato: ciò che siamo!   Eppure vogliono il nostro Amore.
Un giorno qualcuno si dovrà ribellare. Un giorno qualcuno dovrà dire: Basta!

Accidenti! Ma queste sono parole e concetti importanti. Che ci fanno in un film di produzione tipica dell’Antisistema? Come  è possibile? Perché offrire questa prospettiva al “grande” pubblico? Non sarà pericoloso per l’energia di Controllo? Non sta esagerando nella propria spavalderia?

No. Perché la verità è frattale e non ci si può fare nulla! 

Nemmeno l’Antisistema può opporsi alle leggi celesti. E di questo dobbiamo farci forti. Dobbiamo comprendere che la sacra fiamma della verità non si può spegnere. Può essere coperta o quasi soffocata, ma non spenta. E non mi riferisco alla speranza, la cui esistenza è proprio un frattale della “fiamma” che alimenta l’uomo infinitamente. Di sola speranza non si può vivere, come non si può vivere di sola forza di volontà. Occorre immaginare qualcosa di nuovo. Elevare il personale punto prospettico. Guardare da un’altra prospettiva, proprio come fa fare ai propri allievi il professore John Keating nell’Attimo fuggente

Andiamo avanti. Siamo nell’Olimpo e gli Dei sono riuniti in cerchio, preoccupati per il comportamento degli uomini, sempre più spavaldi e rivoluzionari nei loro confronti. Parla Zeus e poi interviene suo “fratello” Ade, il sovrano degli Inferi.

Io ho creato gli uomini! E loro ricompensano il mio Amore con la sfida?
Tu li hai creati per una sola ragione. Perché le loro preghiere alimentassero la nostra immortalità. Ma il tuo Amore è sin troppo grande. Sono diventati forti e questo mi costringe a riemergere perché ora siamo tutti minacciati. … Lascia che scateni la mia forza. Gli uomini torneranno a pregare. Tu potrai crogiolarti nel loro timore e noi torneremo ad essere potenti.
Tu affermi che è l’Amore ad alimentarci, ma tu dipendi dal loro Amore. Io ho imparato a vivere del loro dolore e della paura.

Caspita! Parole ancora più forti di prima. È più facile ottenere energia dalla paura piuttosto che dall’Amore, perché quest’ultima non sappiamo nemmeno cosa sia, proprio come afferma "tra le righe" Benigni quando “canta” il Paradiso di Dante

La luce dell’Amore di Dio ci può distruggere tanto è potente e tanto noi siamo impreparati a riceverla. 

Ricordo anche un discorso di Roy Martina in questo senso.
Fratelli e sorelle: è questa la verità! Per adesso la verità è questa! Ci rappresenta ancora. Con le nostre preghiere alimentiamo ancora “qualcosa” che necessita di questa vera e propria forma d’energia che possiamo evocare. Noi siamo i loro “figli”, le loro batterie come rappresentato benissimo in Matrix. Non è una questione di denaro. Riguarda una forma di potere ben diversa. E riguarda anche una questione di sopravvivenza a 360 gradi, innestata in un piano evolutivo, educativo, molto ben celato.

Questo è l’Antisistema. 

La forma d’onda, il velo costruito sul mondo, l’incantesimo, il sogno altrui, il paradigma, l’eggregora, la consuetudine e l’abitudine in uso nel mondo intero è un qualcosa che richiede di soffrire per alimentare un qualcosa d’altro: un principio potente che si nutre di noi e che è nato da noi

Noi che siamo suoi figli. Come è possibile? È possibilissimo se ci pensate bene. Uscire dal “rompicapo” equivale a comprendere che ci siamo auto rinchiusi in circoli viziosi, in loop senza fine e senza uscita. Un esempio? È nato prima l’uovo o la gallina? Ma chi se ne frega! Questa domanda è una trappola da cui non se ne esce con la logica. Per comprendere le fattezze della trappola energetica, dobbiamo elevare il nostro punto prospettico. Vedere da un’altra altezza o almeno angolazione. Solo in quel modo ci accorgeremo che sono nati contemporaneamente, l’uovo e la gallina, e la domanda ha il solo scopo di incatenare coloro che se lo sono chiesto almeno una volta in Vita propria: tutti. Tutti! perché questa domanda è frattale anch’essa: è dappertutto sotto varie forme e “salse”. È come dire che “la palla è rotonda”…

Se cercate “preghiera” all’interno di questo Blog, troverete altri articoli sviluppati proprio evidenziando questa potente modalità di invio di energia. 

Attenzione a chi eleviamo le nostre preghiere, fossero santi o divinità, umani o oggetti.

Cerchiamo di rimanere nel nostro “centro”: in quella frequenza c’è tutto quello che ci serve per proseguire nel cammino.

Sintonizziamoci sulla radio del nostro CuoRe.
 
 

venerdì 5 novembre 2010

Invasori silenziosi.




Un intero paese in vendita.
Se un appartamento non vi basta e una villa vi sembra piccola potete provare ad acquistare un intero paese.
Fonte: Yahoo

Torniamo al potere del denaro. Con tanto denaro si potrebbe acquistare un paese e fondare una comunità, renderla indipendente energeticamente e provvedere al proprio mantenimento staccandosi dallo Stato. Sì, è possibile farlo, a patto che:
  • il nucleo di persone sia in risonanza e motivato
  • il nucleo di persone accetti di non usare denaro all’interno della comunità
  • il nucleo di persone si fidi di una propria amministrazione che deve scendere a patti con “l’esterno” della comunità per quello che temporaneamente può ancora mancare e che necessita di un pagamento
  • il nucleo di persone non permetta la creazione di figure estranee alla Vita collettiva della comunità stessa, tipo “l’amministratore”
Ciò che mi sovviene è la comunità tipica e “sana” della Roma dei primi tempi, dove ognuno aveva un ruolo ed un compito ben preciso, ma faceva capo comunque alla Vita comunitaria che, per i tempi, equivaleva a lavorare nei campi per il pubblico sostentamento. 

Tempi e luoghi in cui coloro che desideravano “emergere”, compiendo il bene di tutti, lo facevano rimanendo sempre in prima fila e lavorando sempre più degli altri e non il contrario

Le consuetudini, i valori e gli esempi pubblici erano ben diversi da quelli di oggi. La centralità religiosa era ancora opportunamente un miraggio. Non intendo mitizzare un epoca così lontana di cui probabilmente non sappiamo esattamente come si viveva in realtà, tuttavia mi sembra, a naso, che quell’epoca fosse perlomeno regolata da valori personali molto preziosi che nel tempo sono andati perduti, smarriti

Non è semplice vivere insieme. 

Nel passato la gente si univa di fronte ad un invasore che metteva chiaramente in pericolo l’esistenza di tutti. Poi le cose tornavano come prima. Cosa significa questo fatto? Che le comunità tendevano a sopravvivere, che erano regolate da questo istinto primordiale preservante. Oggi come siamo? 

La sopravvivenza si è spostata in altro ambito: in ambito economico. 

Oggi le famiglie temono l’insicurezza finanziaria e dunque il loro futuro. Futuro che è dipinto sempre più a tinte più fosche: ma di chi? Dagli Stati stessi, i quali avvertono che gli attuali tenori di Vita non saranno più possibili nel futuro. Le pensioni saranno sempre più limate verso il basso. Dunque? In un paese come il nostro, ma non solo il nostro, in cui gli anziani sono sempre di più, in cui i pensionati sono sempre di più, cosa succederà? 

La sopravvivenza è messa in serio rischio. L’invasore non esiste più! L’invasore ha già invaso tempo fa ed è qua tra di noi, in maniera invisibile, fantomatica, paradossale, subdola. È una serpe intelligente che ci conosce molto bene. Non ha più necessità di un esercito e di armi. È entrato dentro di noi. Siamo noi stessi. 

E noi come possiamo difenderci da un fantasma tanto concreto? 

Non possiamo più nemmeno unirci per far fronte al pericolo comune. Perché? Perché non lo avvertiamo, i nostri sensi sono stati sopiti dall’uso di droghe autorizzate come lo zucchero. La nostra divinità è stata addormentata tramite nenie ipnotizzanti ed ammaliatrici.
Noi ci siamo lasciati andare sulle onde di false promesse. Di un progresso che è illusorio, falso, oscurante, lontano dai suoi valori più edificanti. 

E la responsabilità è solo nostra!
 
In questo momento è andata via la corrente a casa mia. Bah…
Degli allarmi suonano, dei cani abbaiano. C’è tuttavia un silenzio nuovo e diverso dal solito.
Un silenzio dettato dalla mancanza di inquinamento elettromagnetico.

Comunque si parla sempre di invasori silenziosi

Va bene, prendo questo fatto come un motivo per concludere un articolo alternativo a ciò che possiamo leggere sui quotidiani e sentire alla televisione. 

Il nemico è una illusione.